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martedì 14 novembre 2017

La Grande Guerra: tre sommergibili da ricordare

APPROFONDIMENTI 

L'Atropo, il Giacinto Pollino, ed il Balilla

Nel 1916 la minaccia subacquea fu, con il prosieguo della guerra, uno dei principali problemi da risolvere per tutte le Marine impegnate nella guerra. La Regia Marina ricevette all’inizio del 1916 rinforzi  con l’arrivo di nuovi sommergibili. La principale base era Venezia, mentre Ancona era sussidiaria. A Venezua erano di base quattro squadriglie composte dai sommergibili Jantina, Delfini, Atropo, Salpa, Argonauta, Zoea, Fisalia, Argo, Pullino, Squalo, Tricheco si aggiunsero i sommergibili F1, F2, F3 e quindi dal sommergibile Ferraris.  Nel corso dell’anno la flottiglia venne raggiunta da sei sommergibili inglesi Classe “B” e da tre sommergibili italiani classe “H”.
La difesa costiera e foranea fu affidata ai piccoli sommergibili classe “A” e classe “B”.

L’attività dei sommergibili italiani  nel 1916 con operazioni ed azioni alcune degne di rilievo, che diedero alla Regia Marina due Medaglie d'oro al Valor Militare, dei mezzi subacquei, come quella, per iniziare, del sommergibile Atropo che, momentaneamente basato in Ancona, che al comando del tenente di vascello Giotto Maraghini compì una missione più difficile delle altre: quella di penetrare nel Quarnarolo. In questa missione aveva a bordo un pilota esperto e preparat, Nazario Sauro. Con i suoi suggerimenti il 3 giugno 1916 l’Atropo silurò il piroscafo nemico Albanien. La missione, coronata da successo ( l’Albanien fu la prima nave affondata da un sommergibile italiano, e tale primato spetta all’Atropo)  fu utile in quanto permise di verificare quali rotte seguivano le unità nemiche, l’entità del traffico interno alle isole, e raccolse dati sulla entità ed esistenza di sbarramenti di torpedini in alcuni punti e passaggi obbligati.

Vista l’azione brillante e di successo dell’Atropo, il 4 luglio 1916 uscì da Venezia il sommergibile Giacinto Pullino, al comando del tenente di vascello Ubaldo degli Uberti, con a bordo come pilota ancora Nazario Sauro. Presa posizione a poche miglia da Fiume, silurò a prua il piroscafo San Mauro, innescando però la reazione austriaca sia con mezzi di superficie che con mezzi aerei. Il sommergibile italiano subì questa caccia per ore, navigando in immersione, fino al definitivo sganciamento. Questa situazione divenne la prassi nella guerra subacquea: portato l’attacco nelle line di traffico nemiche, conseguito il successo, si doveva subire la reazione nemica prima di riuscirsi a sganciare.
Il 30 luglio 1916  di nuovo il Giacinto Pullino entro in missione con l’obbettivo di attaccare il traffico mercantile in entrata o uscita dal porto di Fiume, con a bordo sempre Nazario Sauro. Nell’attraversare il canale tra lo scoglio Galiola e l’isola di Unie, il Pullino urtò uno scoglio e si incagliò; i tentativi di disincagliarlo furono vani. Dato l’ordine di abbandonare la nave, distrutti i cifrari, i documenti ed ogni cosa utile al nemico, rimaneva la delicata questione di Nazario Sauro, imbarcato con il nome di Nicolò Sambo, che se catturato, sarebbe stato, come fu, impiccato per tradimento. Sauro decise
di allontanarsi da solo su un battellino a remi, mentre il resto dell’equipaggio si dava prigioniero. Fu catturato e salì il patibolo a Pola, il  10 agosto 1916. Entrò nella leggenda della Grande Guerra, una delle Medaglie d'Oro al Valor Militare della Marina Militare più nota

  

Altro episodio molto doloroso fu la perdita del sommergibile Balilla, uno dei sommergibili più grandi della Regia Marina, ordinato nell’anteguerra in Germania per avere a disposizione un sommergibile di tipo oceanico, con un equipaggio di 38 uomini, il doppio dei sommergibili “adriatici”. Il 13 luglio 1916 lascia Brindisi, al comando del capitano di corvetta Paolo Tolosetto Farinati degli Uberti, per la prima missione di guerra sotto capo Planka, insieme al sommergibile francese Faraday e ai britannici H2 ed H3. Messosi sulla rotta Lissa- Mulo, il sommergibile non diede più notizie alla base dal 15 luglio 1916. Il 20 luglio da intercettazioni radio del nemico si venne a sapere che unità nemiche il 15 luglio avevano affondato un sommergibile nemico. Varie le ipotesi che si fecero a Brindisi della scomparsa del Balilla, tra cui quella di aver urtato una mina. Però a fine agosto, superstiti del sommergibile U16, affondato, raccontarono che nei pressi di Capo Planka nella notte  tra il 14 ed il 15 luglio 1916 affondarono un sommergibile nemico. Attaccato da due torpediniere che stanno rientrando nella baia di San Giorgio a Lissa, il Balilla viene ripetutamente colpito  dai tiri delle navi e poi raggiunto da un siluro, che lo divide in due tronconi, che affondano rapidamente. La verità completa emergerà dagli archivi di Vienna in cui i rapporti di dopo missione ricostruiscono la fine del  sommergibile italiano. 

A guerra ormai conclusa, dopo aver appresa la esatta fine del Balilla è conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare al capitano di corvetta Farinati degli Uberti, la Medaglia d’Argento al Valor Militare al suo secondo, tenente di vascello Carlo Faldi e la Medaglia di Bronzo al tenente di vascello Emilio Borsi e a tutto l’equipaggio del sommergibile, per il loro eroico comportamento.

Redazionale.
centrostuducesvam@istitutonastroazzurro.org

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