L'Atropo, il Giacinto Pollino, ed il Balilla:
Nel 1916 la minaccia subacquea fu, con il prosieguo della
guerra, uno dei principali problemi da risolvere per tutte le Marine impegnate
nella guerra. La Regia Marina ricevette all’inizio del 1916 rinforzi con l’arrivo di nuovi sommergibili. La
principale base era Venezia, mentre Ancona era sussidiaria. A Venezua erano di
base quattro squadriglie composte dai sommergibili Jantina, Delfini, Atropo, Salpa, Argonauta, Zoea, Fisalia, Argo,
Pullino, Squalo, Tricheco si aggiunsero i sommergibili F1, F2, F3 e quindi
dal sommergibile Ferraris. Nel corso dell’anno la flottiglia venne raggiunta
da sei sommergibili inglesi Classe “B” e da tre sommergibili italiani classe “H”.
La difesa costiera e foranea fu affidata ai piccoli
sommergibili classe “A” e classe “B”.
L’attività dei sommergibili italiani nel 1916 con operazioni ed azioni alcune degne
di rilievo, che diedero alla Regia Marina due Medaglie d'oro al Valor Militare, dei mezzi subacquei, come quella, per iniziare, del sommergibile Atropo
che, momentaneamente basato in Ancona, che al comando del tenente di
vascello Giotto Maraghini compì una missione più difficile delle altre: quella
di penetrare nel Quarnarolo. In questa missione aveva a bordo un pilota esperto
e preparat, Nazario Sauro. Con i suoi suggerimenti il 3 giugno 1916 l’Atropo silurò il piroscafo nemico Albanien. La missione, coronata da
successo ( l’Albanien fu la prima
nave affondata da un sommergibile italiano, e tale primato spetta all’Atropo)
fu utile in quanto permise di verificare quali rotte seguivano le unità
nemiche, l’entità del traffico interno alle isole, e raccolse dati sulla entità
ed esistenza di sbarramenti di torpedini in alcuni punti e passaggi obbligati.
Vista l’azione brillante e di successo dell’Atropo, il 4 luglio 1916 uscì da Venezia
il sommergibile Giacinto Pullino, al
comando del tenente di vascello Ubaldo degli Uberti, con a bordo come pilota
ancora Nazario Sauro. Presa posizione a poche miglia da Fiume, silurò a prua il
piroscafo San Mauro, innescando però la reazione austriaca sia con mezzi di superficie
che con mezzi aerei. Il sommergibile italiano subì questa caccia per ore, navigando
in immersione, fino al definitivo sganciamento. Questa situazione divenne la
prassi nella guerra subacquea: portato l’attacco nelle line di traffico nemiche,
conseguito il successo, si doveva subire la reazione nemica prima di riuscirsi a
sganciare.
Il 30 luglio 1916 di
nuovo il Giacinto Pullino entro in missione con l’obbettivo di attaccare il traffico
mercantile in entrata o uscita dal porto di Fiume, con a bordo sempre Nazario
Sauro. Nell’attraversare il canale tra lo scoglio Galiola e l’isola di Unie, il Pullino urtò uno scoglio e si
incagliò; i tentativi di disincagliarlo furono vani. Dato l’ordine di
abbandonare la nave, distrutti i cifrari, i documenti ed ogni cosa utile al
nemico, rimaneva la delicata questione di Nazario Sauro, imbarcato con il nome
di Nicolò Sambo, che se catturato, sarebbe stato, come fu, impiccato per
tradimento. Sauro decise
di allontanarsi da solo su un battellino a remi, mentre il
resto dell’equipaggio si dava prigioniero. Fu catturato e salì il patibolo a
Pola, il 10 agosto 1916. Entrò nella leggenda della Grande Guerra, una delle Medaglie d'Oro al Valor Militare della Marina Militare più nota
Altro episodio molto doloroso fu la perdita del sommergibile
Balilla, uno dei sommergibili più
grandi della Regia Marina, ordinato nell’anteguerra in Germania per avere a
disposizione un sommergibile di tipo oceanico, con un equipaggio di 38 uomini,
il doppio dei sommergibili “adriatici”. Il 13 luglio 1916 lascia Brindisi, al
comando del capitano di corvetta Paolo Tolosetto Farinati degli Uberti, per la
prima missione di guerra sotto capo Planka, insieme al sommergibile francese Faraday e ai britannici H2 ed H3. Messosi
sulla rotta Lissa- Mulo, il sommergibile non diede più notizie alla base dal 15
luglio 1916. Il 20 luglio da intercettazioni radio del nemico si venne a sapere
che unità nemiche il 15 luglio avevano affondato un sommergibile nemico. Varie
le ipotesi che si fecero a Brindisi della scomparsa del Balilla, tra cui quella di aver urtato una mina. Però a fine
agosto, superstiti del sommergibile U16, affondato, raccontarono che nei pressi
di Capo Planka nella notte tra il 14 ed
il 15 luglio 1916 affondarono un sommergibile nemico. Attaccato da due
torpediniere che stanno rientrando nella baia di San Giorgio a Lissa, il Balilla viene ripetutamente colpito dai tiri delle navi e poi raggiunto da un
siluro, che lo divide in due tronconi, che affondano rapidamente. La verità completa
emergerà dagli archivi di Vienna in cui i rapporti di dopo missione
ricostruiscono la fine del sommergibile
italiano.
A guerra ormai conclusa, dopo aver appresa la esatta fine del Balilla è conferita la Medaglia d’Oro al
Valor Militare al capitano di corvetta Farinati degli Uberti, la Medaglia d’Argento
al Valor Militare al suo secondo, tenente di vascello Carlo Faldi e la Medaglia
di Bronzo al tenente di vascello Emilio Borsi e a tutto l’equipaggio del
sommergibile, per il loro eroico comportamento.
Redazionale.
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