ATTIVITA' CESVAM
I
GIORNI TRAGICI DELL’ARMISTIZIO NEL DIARIO SEGRETO DEL GENERALE
MARIO ROATTA. INCONTRO ALLA SOCIETÀ TARQUINENSE D’ARTE E STORIA-18
NOVEMBRE ORE 16,30
Sabato 18
novembre,
ore 16. 30
alla Società Tarquinense d’arte e storia
(via
delle Torri, 33 – Tarquinia)
presentazione del libro Mario
Roatta.
Diario.
6 settembre – 31 dicembre 1943,
a cura di Francesco Fochetti ( Mursia).
Partecipano:
Alessandra Sileoni, presidente della Società
Tarquiniense d’Arte e Storia;
Donato Tamblè,
professore e dirigente MiBACT,
vicepresidente Società Italiana di Storia
Militare; Massimo Coltrinari, generale
Francesco Fochetti,
archivista storico e curatore del
volume
Sei metri lineari di documenti, appunti, diari, fotografie: a quasi cinquant’anni dalla sua morte ritrovato l’archivio del generale Mario Roatta, Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, membro del Consiglio della Corona, tra i protagonisti più discussi del Ventennio e soprattutto dell’8 settembre e del periodo del Governo brindisino. L’importante scoperta si deve all’archivista storico Francesco Fochetti che, con una complessa e delicata operazione di raccolta di informazioni e contatti con gli eredi, è riuscito a individuare e recuperare l’archivio segreto del generale e , in collaborazione con la Soprintendenza archivistica del Lazio, portare a buon fine le pratiche per il riconoscimento del Notevole interesse storico.
Fochetti
ha curato la pubblicazione per Mursia del primo volume dei
Diari di Roatta, relativo al periodo 6 settembre – 31
dicembre 1943. (Mario Roatta, Diario. 6 settembre-
31 dicembre 1943. A cura di Francesco Fochetti. Con
inserto fotografico. Euro 21,00, Mursia).
Delle
carte di Roatta si supponeva l’esistenza, ma le vicende giudiziarie
post belliche che investirono il generale - accuse per le presunte
attività illegali del SIM, Servizio Informazioni Militari, compreso
il coinvolgimento nell’omicidio dei fratelli Rosselli nel 1937, per
la mancata difesa di Roma nei giorni dell’8 settembre 1943 e
l’inchiesta sulla presunta condotta inumana al comando della II
Armata in Croazia - lo indussero a seppellire, moralmente
e materialmente, l’archivio.
Con la
pubblicazione del primo volume del diario e altre che
seguiranno, questo prezioso archivio viene ora messo a disposizione
degli studiosi e del pubblico, dopo un rigoroso processo di
ricomposizione e trascrizione.
Nel
diario del 1943, scritto nell’immediatezza degli avvenimenti,
emergono con evidenza il caos dei comandi delle Forze Armate, le
incertezze del Re pronto a smentire il governo sull’Armistizio, la
mancanza di informazioni che i vertici militari e politici avevano su
quello che stava avvenendo a Roma o nei Balcani dove si consumava,
tra le altre, la tragedia di Cefalonia. E ancora: le trattative con
Eisenhower per il cosiddetto «Armistizio lungo», i complicati
rapporti con i nuovi alleati, i dettagli privati e quotidiani del
governo provvisorio a Brindisi. Roatta assiste alla caduta di un
mondo dalle cui rovine verrà travolto: il governo jugoslavo lo
accusa di crimini di guerra. Il maresciallo Tito vuole la sua testa,
gli alleati premono e Badoglio la servirà loro su un piatto
d’argento.
Biografia Mario Roatta
Il generale Mario Roatta
nasce a Modena il 2 gennaio 1887 da Maria Antonietta Richard,
originaria di Doussard nell’Alta Savoia e da Giovan Battista
Roatta, militare di carriera del Regio Esercito. Frequentata
l’Accademia di Modena e si perfeziona nell’uso delle lingue,
soprattutto in Germania. Nella Prima Guerra mondiale, col grado di
capitano, combatte su numerosi fronti; pluridecorato e con il grado
di tenente colonnello, a febbraio 1919 è inviato a Berlino, per
organizzare il rimpatrio dei prigionieri, redigere rapporti
sull’esercito tedesco e sulla rivolta Spartachista. A luglio fa
parte della «Commissione militare interalleata di controllo», di
Versailles. Sposa nel 1922 Ines Mancini, comanda col grado di
colonnello, la «Scuola centrale di fanteria» di Civitavecchia e dal
1926 al 1930 è addetto militare a Varsavia (dove trasferisce la sua
famiglia, accresciuta nel 1928 dalla nascita del figlio
Sergio), con competenze su Lettonia, Estonia, Finlandia. Nel 1930
viene nominato comandante dell’«84°reggimento di fanteria» e poi
al Corpo d’armata di Bari. Il 15 gennaio 1934 assume la carica di
capo del SIM (Servizio di Informazioni Militare) di cui, con un’opera
di riorganizzazione e miglioramento tecnologico migliorerà
l’efficienza, e per questo in seguito promosso al grado di
generale. Nominato nel 1936 Capo missione nel corpo militare inviato
in Spagna, assumerà la falsa identità di Mancini Roberto, lasciando
quindi il comando del SIM al vicecapo Angioy. Rimpatriato a dicembre
1938 in seguito al ferimento durante la battaglia di Malaga, è poi
nominato generale di divisione. Inviato come addetto militare a
Berlino da luglio a novembre 1939, il 16 novembre è nominato
Sottocapo di Stato Maggiore, dal 24 marzo 1941 al 20 gennaio 1942 è
Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, quindi generale al comando
della II armata in Croazia fino al 10 febbraio 1943, quando viene
destinato al comando della VI armata in Sicilia. Il 1° giugno 1943 è
nuovamente Capo di Stato Maggiore dell’Esercito; membro del
Consiglio della Corona, in seguito all’armistizio, il 9 settembre
si trasferisce a Brindisi, con gli Stati Maggiori e il governo, al
seguito del Re. Destituito l’11 novembre dalla sua carica, per le
pressioni esercitate sui governi alleati da Tito, comandante
dell’«Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia»,
per presunti crimini durante il comando della II armata in Croazia.
Ritornato a Roma, sottoposto a inchiesta dalla Commissione per la
mancata difesa di Roma, il 16 novembre 1944 viene arrestato negli
uffici dell’Alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo e
poi processato per le presunte attività illegali del SIM (
compreso il coinvolgimento nell’omicidio dei fratelli Rosselli nel
1937). Ricoverato nell’Ospedale militare Virgilio, la sera del 4
marzo 1945 evade, sottraendosi alla sentenza di condanna
all’ergastolo del 12 marzo 1945, iniziando così una lunga
latitanza. Il 6 marzo 1948 la Cassazione annulla la sentenza, il 19
febbraio 1949 il Tribunale militare di Roma stabilisce di non
procedere contro le accuse di resa colposa e abbandono di comando e
nel 1951 la Procura militare archivia l’istruttoria per i presunti
crimini di Guerra. Presente in Spagna dal 1948, vi resterà fino al
rientro definitivo nel 1967 a Roma, dove muore il 6 gennaio 1968.
Francesco Fochetti,
curatore.
Archivista storico, si
occupa di tutela delle fonti documentali conservate in istituzioni
pubbliche e private. Nominato dal 2007 Ispettore archivistico
onorario dalla Direzione Generale per gli archivi, è autore
del recente rinvenimento dell’archivio del generale Mario Roatta,
di cui, in sinergia con la Soprintendenza archivistica e
bibliografica del Lazio, ha curato la Dichiarazione di notevole
interesse storico, procedendo allo studio analitico
e alla pubblicazione delle parti più rilevanti.
Per informazioni: ufficio stampa Mursia
– 0227727326 –email: press@mursia.com
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