Riportiamo un editoriale di Sergio Benvenuto da www.pensalibero.it per comprendere una delle armi più letali usate da Mosca ( e Cina) contro l'occidente: la disinformazione.
Guerra in Ucraina: “È colpa nostra!”
Una confutazione analitica e molto argomentata della fake news che l'invasione dell'Ucraina sia responsabilità della NATO. La verità è che la Russia, dopo aver fallito il comunismo, ha fallito anche il capitalismo. E questo, anche per il paragone con la Cina, è causa di una grossa frustrazione.
”La politica di espansione della NATO nell’Est Europa è stata la causa diretta della guerra in Ucraina”. Mi colpisce la popolarità di questa teoria, che attraversa obliquamente chi è di sinistra e chi è di destra, le persone colte e quelle incolte. È la tesi è anche di un politologo famoso come John Mearsheimer, caro appunto a parte della sinistra e a parte della destra. Questa espansione, aggiungono alcuni, è stata un’umiliazione per la Russia, e bisogna tener conto della “psicologia” (dei russi? di Putin? dell’élite dominante in Russia?). Èsempre colpa “nostra”, ovvero dell’Occidente. Se qualcuno ci odia, sicuramente ha delle ottime ragioni per odiarci (anche gli ebrei tedeschi avrebbero dovuto fare questo ragionamento, quando Hitler andò al potere?). Putin sarà anche uno cattivo, ma alla base c’è un errore dell’Occidente. Un errore, leggi: una sua strategia malvagia di egemonia.
C’è una versione forte (paranoide) di questa tesi: che l’Occidente ha espanso la NATO a Est proprio per spingere la Russia a fare la guerra (tesi di gran parte del M5S e di Moni Ovadia). E c’è una versione debole (psicologista) della tesi: le intenzioni dell’Occidente erano forse buone, ma di fatto non hanno tenuto conto della sensazione dei russi di sentirsi accerchiati e minacciati. Credo però che la versione debole sia per lo più una maschera della versione forte: noi, l’Occidente, siamo il Male.
Non c’è nulla di più stupido del dire “in politica dobbiamo guardare soprattutto ai fatti!” I fatti li conosciamo tutti, se vogliamo conoscerli: il punto è con questi fatti quale storia ci raccontiamo. Ed è lì che scattano i pregiudizi, gli assunti acritici, le presupposizioni puramente “narrative”.
Talvolta replico agli amici sostenitori di questa tesi che, in realtà, negli ultimi 20 anni era stata la Russia a infliggere una serie di umiliazioni agli Stati Uniti. L’invasione dell’Iraq nel 2003 era stata un disastro che di fatto ha aperto nuovi spazi di influenza all’Iran. La lunga avventura afghana è finita nel 2021 nel modo più inglorioso per gli americani: in pochi giorni i talebani hanno distrutto da cima a fondo quel tanto che gli occidentali avevano costruito in vent’anni in Afghanistan a gran fatica. In Siria, l’Occidente ha lasciato carta bianca alla Russia e all’Iran nel loro sostegno a Bashar al-Assad, con la distruzione di città e i massacri di massa che ne sono seguiti. Gli Stati Uniti non hanno nemmeno reagito quando il governo siriano e i suoi alleati hanno usato – probabilmente proprio per saggiare la reattività occidentale – le armi chimiche, anche se gli USA avevano promesso che non avrebbero permesso di superare quella linea rossa[1]. Quando nel 2008 la Russia ha tolto con la forza l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia alla Georgia l’Occidente non ha alzato un dito, come non l’ha alzato nel 2014 quando Putin ha occupato la Crimea e l’ha subito annessa alla Russia. Nel frattempo la Cina dilagava economicamente e politicamente in Asia e in Africa, diventando di fatto il principale paese coloniale al mondo. Noi sazi del nostro splendore europeo non ci siamo resi conto del declino geopolitico delle democrazie liberali, ma una parte del mondo se ne è bene accorta!
Tendo a pensare che Putin abbia interpretato il laissez-faire occidentale come prova della fiacchezza, codardia, debolezza delle liberal-democrazie in generale e degli USA in particolare. Ha pensato che nemmeno all’occupazione dell’Ucraina le liberal-democrazie avrebbero reagito, perché spaventate dall’idea di entrare in guerra e infiacchite dalla loro decadenza. In sostanza, credo che Putin sia caduto in un errore simile a quello commesso da Hitler e Mussolini quando si convinsero che le liberal-democrazie erano ormai imbelli e “pacifiste”: non avevano reagito al rifiuto tedesco di continuare a pagare i danni di guerra, né all’Anschluss con l’Austria, né all’annessione di gran parte della Cecoslovacchia… Hitler pensò quindi che poteva invadere anche la Polonia, e che se fosse scoppiata la guerra l’avrebbe vinta facilmente contro quei fifoni. Per dirne una, nel 1939 Mussolini era veramente convinto che ormai la marina italiana fosse superiore a quella inglese. Anche Putin pensava che avrebbe rapidamente occupato tutta l’Ucraina puntando direttamente su Kyiv. Non è dall’umiliazione ma dalla miope sottovalutazione dell’avversario che scaturiscono nefaste aggressioni che portano alla guerra. Analogamente, forse Putin pensava davvero che la potenza militare russa fosse superiore a quella euro-americana. È quel che si chiama wishful thinking.
“Espandere la NATO a Est è stato un errore”. Ma un errore per chi?
Certamente non per i paesi prima sottoposti al dominio sovietico, in particolare non per i paesi baltici[2] che vi entrarono. Le aggressioni russe hanno anzi dimostrato in modo solare che non hanno commesso affatto un errore: potevano rischiare di fare la fine dell’Ucraina. Quanto agli ucraini, possono pensare che sia stato invece un grande errore della NATO non ammetterla tra i suoi membri subito dopo l’occupazione della Crimea! Ora i paesi NATO non dovrebbero sostenere i costi elevati di una guerra spaventosa. La NATO poteva proporre alla Georgia e all’Ucraina di entrarvi. Putin non osa attaccare un paese NATO, dato che forse è pazzo ma non è scemo. Potremmo sostenere con argomenti forti che l’errore della NATO sia stato quello di non espandersi abbastanza a Est, dato che l’essere membro della NATO è un deterrente straordinario per ogni attacco.
E in effetti nessun paese NATO è mai stato attaccato dal 1949 (atto di costituzione della NATO) in poi. Tranne in un caso: il Regno Unito fu attaccato dall’Argentina con l’invasione delle isole Falkland nel 1982. Ma UK non chiese l’aiuto NATO pensando di risolvere la questione da sola in breve tempo, e così fu[3].
“Se la NATO non si fosse espansa a Est, Putin non avrebbe attaccato Kyiv”. Può darsi, ma chi può dirlo? La storia non si fa con i ‘se’. Diffidare della verosimiglianza! Fino al 24 febbraio 2022 molti giudicavano del tutto inverosimile, e a ragione, l’invasione russa dell’Ucraina. Eppure l’inverosimile è accaduto.
Si può sostenere che estendere la NATO a Est sia stato sbagliato perché avere realismo politico significa capire quanto siano irrealistici gli altri. È questo il grande paradosso della politica: che per essere razionali e realistici bisogna capire e non sottovalutare le fantasie irrazionali, i deliri, i pregiudizi, le fedi irrealistiche… dell’altro. C’è un’analogia tra politica e psichiatria. Credere nella strategia win-win è un’illusione: spesso l’avversario non vuole vincere assieme a te, vuole stravincere grazie alla tua distruzione. È una mia convinzione filosofica: l’essere umano è un animal irrationale. Quindi, si dirà, anche se nessuno ha mai minacciato la Russia, avremmo dovuto tener conto del fatto che essa si sarebbe sentita minacciata.
Che nessuno da Occidente abbia minacciato la Russia mi pare evidente. Al contrario, quella che chiamo Dottrina Merkel puntava su una crescente interdipendenza economica tra Europa e Russia, prova ne sia che alla fine del 2021 il 40% del gas usato dai paesi europei, e il 49% usato dalla Germania, era di importazione russa[4]. Se uno vuol minacciare un paese si lega mani e piedi alle forniture di quel paese? Alla base di questa politica c’era un’idea anch’essa filosofica, ma sbagliata: che quel che conta fondamentalmente nei rapporti politici sono gli interessi economici. Un’idea comune al marxismo e al liberismo. Se questi interessi sono convergenti, allora ci sarà la pace. Ma tutta la storia mostra che questo è falso: gli interessi economici sono anche importanti, ma ancora più importanti sono i deliri dei popoli… Molti pensano di essere astuti vedendo dietro tutti i conflitti dei moventi economici, mentre per me questo è il massimo dell’ingenuità. Se si è perspicaci, si vedrà che spesso gli interessi economici sono solo degli alibi.
I leader americani ed europei si sono detti: “La NATO è un’alleanza puramente difensiva, è impossibile quindi che la Russia si senta minacciata da essa”. Certo, ma se nella mente di Putin c’era il progetto di invadere altri paesi, allora sì che la NATO era minacciosa. Se già aveva in mente di annettersi l’Ucraina – perché la considera parte integrante della Russia – l’idea che l’Ucraina potesse entrare nella NATO era una insopportabile minaccia… ai suoi piani. Ci si sente minacciati da qualcuno, spesso, perché questo qualcuno vanifica le proprie minacce. In effetti, non c’è mai stato il progetto di invadere o umiliare la Russia! Appunto, ognuno interpreta i fatti come vuole, cioè come gli fa comodo.
Si prenda il modo in cui, per esempio, intervenne la NATO in Kosovo nel 1999, smentendo in effetti la vocazione puramente difensiva della NATO (e perciò fu un errore). A Occidente del Kosovo abbiamo interpretato la missione balcanica come un modo per evitare una guerra sanguinaria (ne avevamo già viste di belle in Bosnia e altrove) cercando di favorire la convivenza della maggioranza albanese e della minoranza serba in quella regione. Il Kosovo è una piccola regione assolutamente priva di interesse economico e geopolitico: occuparla appariva un’operazione di polizia internazionale. Ma all’Est del Kosovo l’intervento NATO è stato letto in tutt’altro modo: come un atto imperialistico dell’Euro-America ai danni di un paese slavo, la Serbia, da sempre alleato di Mosca[5]. Così a molti russi l’invasione dell’Ucraina nel 2022 non appare così diversa dall’invasione del Kosovo da parte della NATO. Quell’”invasione” del 1999 fu salutata dagli albanesi come una liberazione, ma certo non dai serbi… I russi hanno letto lì una slavofobia dell’Occidente, che però è smentita da mille altri fatti. Paesi slavi come la Polonia, la Cechia, la Slovenia, la Slovacchia… sono ottimi amici dell’America e dell’Occidente. Insomma, i fatti storici e politici acquistano senso solo attraverso narrazioni. E crediamo per lo più in narrazioni che non tengono, solo perché ci piace narrare il mondo in un certo modo.
È vero che nel 1949 la NATO fu costituita come barriera contro l’URSS e il Patto di Varsavia. Ma oggi non ci sono né l’URSS né il Patto di Varsavia, per cui nessuno ha mai detto che essa si espandeva contro la Russia. La NATO era un meccanismo di difesa anti-comunista, non anti-russa. Nel 2000 Putin aveva chiesto a Clinton di poter entrare nella NATO, e Clinton rispose che se ne poteva discutere[6]… Oggi, certo, dopo l’invasione dell’Ucraina la NATO ha assunto di nuovo una funzione anti-russa, ma non per sua scelta. Perché allora Putin e tutti coloro che credono nella sua narrazione leggono la NATO come una minaccia alla Russia? Perché Putin ha sempre rimpianto l’impero sovietico e ha sempre pensato che questo dovesse essere ricostruito in chiave nazionalista russa. I nemici dell’URSS sono quindi per lui anche, oggi, i nemici della Russia. Questa identificazione tra URSS e Russia è insomma corollario della narrazione imperialista di Putin della Russia come Terza Roma.
Credo che davvero la Russia si senta davvero umiliata, ma non perché certi paesi confinanti abbiano voluto tutelarsi entrando nella NATO. Tutti conveniamo che, se l’obiettivo di Putin era quello di indebolire la NATO, ha ottenuto invece l’effetto opposto di rafforzarla enormemente. Qualche anno fa Macron disse che la NATO era in morte cerebrale[7], e quando lo disse aveva ragione. Oggi invece è viva e pimpante grazie a Putin. Ha aggregato anche la Svezia e la Finlandia. A questo proposito, sono rimasto di stucco quando ho sentito più di un professore universitario dire che la Russia ha attaccato l’Ucraina perché stavano entrando nella NATO Svezia e Finlandia! In realtà Svezia e Finlandia erano del tutto contrarie a entrare nella NATO… fino al febbraio 2022. L’accecamento delle narrazioni a cui ci aggrappiamo produce il rovesciamento più scandaloso delle relazioni più ovvie di causa-effetto, di prima-e-poi. Come nella società “1984” di Orwell il regime aveva imposto una Neolingua, oggi l’accecamento ideologico crea una Neologica.
La Russia certamente si sente umiliata, ma avanzo una ragione diversa di questo sentimento.
Tanti russi si sentono profondamente frustrati dal fatto che in oltre 30 anni, dopo la caduta del comunismo, la Russia non è riuscita a modernizzarsi, e ha perso di fatto lo status di grande potenza. Essi vedono che la Cina, partita da una posizione ben più arretrata rispetto a quella della Russia, nello stesso arco di tempo è diventata una grande potenza politica e militare oltre che economica, grazie a una frenetica modernizzazione. La forza della Russia si basa sul gas e sul petrolio, su cose che essa non ha inventato né prodotto. Possiamo dire che finora la Russia, dopo aver fallito il comunismo, ha fallito anche il capitalismo. Come dice un mio amico russo: “Abbiamo avuto prima il peggio del socialismo, poi il peggio del capitalismo”. Ma come sappiamo in psicoanalisi, molto spesso per evitare la posizione depressiva (che comporta la domanda “perché ho fallito?”) si ricorre alla posizione paranoide: si dà all’Altro tutta la colpa delle proprie magagne. Per dirla in modo molto stringato, la paranoia consiste essenzialmente nell’attribuire all’Altro propri pensieri e desideri. Se oggi Putin ha convinto tanti russi del fatto che le liberal-democrazie vogliono distruggere la Russia, è perché Putin ribalta così un suo profondo desiderio di attacco e distruzione delle liberal-democrazie.
Così l’Occidente liberal-democratico è divenuto il persecutore simbolico della Madre Russia. Gli si è attribuita una volontà di declassare e distruggere la Russia che è solo nelle menti di chi ci crede. Tutti noi, e non solo gli ucraini, paghiamo il prezzo di questo delirio di persecuzione.
Sergio Benvenuto
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