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giovedì 6 luglio 2023

Storia del Risorgimento

 DIBATTITI

Cristoforo De La Moriciere in divisa di ufficiale degli Zuavi francesi

Massimo Coltrinari

Da una storia a La Storia

La cattura del generale De La Moriciére non fu voluta?

18 settembre 1860  (I Parte)

 

Massimo Morroni dovrà mettere in campo tutta la sua cortesia ed il suo autocontrollo se, dopo dieci anni dalla richiesta, provvedo a dargli una risposta. Correva l’anno 2011 ed eravamo nel pieno delle celebrazioni del 150° anniversario degli avvenimenti del 1860. Si è sentito di tutto in quelle rievocazioni, in una corsa davanti ai microfoni delle televisioni ed alle pagine dei giornali a chi ne sapeva di più. Il livello, ovviamente, di tali interventi non avrebbe fatto fare salti di gioia a ricercatori avvezzi al rigore scientifico in tema di storia, mal la storia non è la medicina, per la seconda tutti hanno un timore reverenziale e non ne parlano e leggono la ricetta del medico come fosse il vangelo rilevato anche quando prescrive la crema omeopatica per i calli, per la prima tutti si sentono autorizzati non solo a parlare ma anche a dare interpretazioni definitive e assolute.

In questo bailamme onirico, mi arrivò la richiesta di Massimo Morroni: chiedeva di dare una parere con risposta ad una pubblicazione dell’agosto 1910  dal titolo “La cattura del generale Lamoricière non fu voluta?”[1]

La conclusione dell’articolo così recita. “… a me basta aver trovato conforto di testimonianze le quali ancora una volta assodino, che se il generale Lamoriciere nella sua ritirata, si trovò fuori dal tiro dei cannoni non fu abilità la sua, e che imperizia o altro da parte dell’esercito piemontese, l’essere riuscito senza molestie a scappare da Castelfidardo ad Ancona”[2]

Lo Sgarbi che abbiamo ascoltato a luglio in Osimo avrebbe e non solo avrebbe usato termini all’indirizzo dell’autore che il lettore facilmente può immaginare quando è di fronte a tante bugie, insulti e conclusioni frutto solo di ignoranza e arroganza. In questa conclusione non vi è niente di vero, eppure quando si chiama in ballo “l’imperizia” di un esercito, qualche relazione, qualche libro occorreva leggerlo e controllate con dati di fatti tale asserzione.

Il tema, in ogni caso, è quanto mai intrigrante. Un vero giallo. In pratica si sostiene che dopo gli eventi dello scontro del 18 settembre 1860 il Comando sardo diede disposizioni per non catturare il capo dell’armata pontificia. A sostegno di ciò si portano testimonianze (raccolte nel 1910) di testimoni oculari che asserivano questa tesi. Per giungere alla conclusione di cui sopra.

Chi fa storia sa che, se si vuole avere successo, soprattutto editoriale, non devi scrivere ciò che constati dai documenti oggettivi raccolti, ma quello che il pubblico a cui ti rivolgi vuole che tu dica, che l’editore ha le sue esigenze, che il marketing pure, che il “political correct” va rispettato, che qualche piacere bisogna pur farlo, che il Presidente della Fondazione, della Banca, dell’Istituto Onnicomprensivo ecc. ha un figlio  che vuole scrivere di storia e via con le note litanie del caso che non sono proprio lauretane. Ne abbiamo avuto una testimonianza ad Osimo, il 16 luglio 2021, quanto il noto giornalista Paolo Mieli, nel tessere le lodi degli scrittori locali, tra cui ovviamente Massimo Moroni, sostenendo che le loro opere sono genuine, non sono condizionate ne dall’editore, ne dal pubblico ne da altro e quindi questi scrivono quello che credono sia giusto scrivere. Lodi giuste. Ovviamente è vero, se lo dice Paolo Mieli, anche il contrario, che è la tesi sopra esposta se vuoi avere successo non seguire la strada degli scrittori locali, scrivi quello che vogliono che tu dica, come la “ritirata” di Lamoriciere” l’ordine di non catturalo, l’imperizia di un esercito ecc., ovvero scrivi una storia, non La Storia

Passati dieci anni, insistendo per non cercare di acquisire successo e notorietà popolari, e qui chiamo come testimone Luca, che sa quanti dei miei libri sono venduti, rispondo a Massimo Morroni.

Capoverso per capoverso, scritto in corsivo, riporto il testo inviatomi

“E’ noto come, non appena decisa la battaglia di Castelfidardo. Il generale Lamoriciere, con parte del suo Stato Maggiore tentasse la ritirata in Ancona, prendendo la via della marina, cioè Numana, Sirolo, Monte Conero strada Trave Ancona”

Il comandante in capo dell’Esercito pontifico gen. Cristoforo De la Moricière[3], che aveva come obbiettivo di portare in Ancona il maggior numero di soldati, verso le 12-12, 30 (lo scontro era iniziato alle 9,20) dopo il ferimento a morte del gen De Pimodan alle 11,30, finalmente diede l’ordine a tutti i combattenti, di cercare di svincolarsi dai combattimenti e puntare verso nord, cioè verso Ancona. Non vi è qui lo spazio per la descrizione del bel piano tattico che ideò e che verso le 11.00 era riuscito ad attuare. Un ordine arrivato troppo tardi che costò caro ai pontifici. In Ancona degli 8500 uomini ne arrivarono solo 127 il quel 18 settembre una decina nei giorni successivi. Non si tratto quindi di una “ritirata”, ma di una “avanzata” per raggiungere Ancona, che è alla base del piano strategico messo in atto il 12 settembre. Dato l’ordine, il De La Morciere ed i suoi ufficiali e le truppe a lui vicine lo misero in atto.

“Ebbene, più volte mi sono chiesto come da Camerano, dove erano 8 pezzi di artiglieria, ed un generale, Il Della Rocca che risiedeva nella casa del marchese Giulio Manciforte, non si fosse fermato il fuggiasco e catturato. Non sapevo spiegare questo fatto se non con con l’ammettere che nessuno s’era accorto della ritirata del Lamoriciere o che assolutamente, forser per evitare complicazioni internazionali, non fi fosse voluto arrestare. Sempre piùm però mi venivo confermando in questa seconda ipotesi perché contenporanei della battaglia, tuttora viventi, tra il quali il segretario del comune di Caemrano, signor Leonardo Zoppo, ricordano di aver veduto benissimo a occhio nudo, il Lamoriciere e gli altri a cavallo e di aver scroto col cannocchiale perfino i filetti delle monture. Dunque?

Di questi giorni,[4] In questa rinnovata primavera della patria,ho voluto procedere ad una inchiesta sul fatto, e bebche nulla ( mi è stato assicurato) risulti negli archivi del Comune di Camerano, ne alcuna mermoria scritta risulti inpropositoin casa del marchese Manciforte, da testimonianze di vecchi che conservano piena lucidità di mente, m’è stato confermato che non si è voluto assolutamente arrestare il capo delle orde papaline.”

La tesi oggetto dell’inchiesta è che il Comando Sardo diede ordini di non catturare De La Moricière e di lasciarlo libero per raggiungere Ancona.

Vedremo in una prossima nota le testimonianze oculari portate a sostegno di questa tesi. Adesso si può inizialmente dire che dare ordine di non catturare il comandante in capo nemico sul campo e lasciarlo libero di entrare in Ancona, dove avrebbe assunto il comando della difesa, sarebbe stato un grave errore. Si permetteva al nemico di avere un generale, il comandante in capo, al comando della piazzaforte che si doveva investire, non è certo una scelta intrelligente, contrari ali interessi propri. Cialdini pochi giorni prima aveva fatto arrestare a Pesaro mons. Bella, delegato apostolico, e tratto in modo insultante ed indecoroso. Si sostiene che potevano esserci delle complicazioni internazionali. L?estensore dell’articolo sapeva che De La Moricière fu fatto prigioniero il 29 settembre successivo ed imbarcato su una nave il 3 ottobre ed inviato a Genova per essere messo in libertà.

Ma l’errore grave dell’estensoreè di carenza di conoscenza dell’evolversi dei fatti. Il responsabile di tale ordine dovrebbe essere, secondo lui, il gen. Morozzo della Rocca, che aveva preso alloggi a Camerano nella villa dei marchesi di Manciforte.

Ebbene quel 18 settembre 1860 il gen. Morozzo della Rocca, comandante il V Copro d’Armata era al suo Q.G. a Perugia. Il giorno dopo 19 settembre, lo raggiunse l’ordine, dopo gli esiti dello scontro di Castelfidardo, di dirigere il suo Corpo d’Arma nelle Marche. Cosa che fce ripercorrendo la strada che il De La Moriciere con i suoi uomini aveva percorso dieci giorni prima. IL 23 settembre si incontrò a Lreto, con Cialdini, Persano e Fanti, e ricevette l’rdine di portare lungo la marina le sue truppe, per dare l’assalto finale ad Ancona. Raggiunge Camerano il 24 settembre e prese alloggi presso la villa del  marchese Manciforte.

Quindi un errore macroscopico asserire che Morozzo della Rocca diede l’ordine di non catturare il De La Moricière per il semplice fatto che era a Perugia.

Camerano, il 18 settembre 1860 era stata occupata dal 23° Reggimento fanteria della Brigata “Como” con la sua batteria  ( qui il dato è esatto, 8 pezzi) su ordine del Generale Cuglia di Sant’Orsola, che ricevette gli elogi del Cialdini per questa iniziativa. Ma era una mossa preventiva per contrastare eventuali uscite pontificie da Ancona come era successo il giorno innanzi. Cugia occupò Camerano nella prima mattina del 18 settembre, ma basta guardare la carta, non era assolutamente in gradi di sbarrare il cammino di De La Moriciere , ammesso che Cugia alle 16 del 18 settembre avesse avuto la notizie che De La Moriciere si stava dirigendo su Ancona.

Tirando le somme di questa prima parte al commento dello scritto si può dire che l’impianto di ricerca dell’Autore è completamente errato, e quindi, le relative conclusioni errate. Vedremo nella prossima nota come questa narrazione sia stata suffragata da testimoni oculari.

   



[1] Pubblicata su “Per il primo cinquantenario della liberazione delle Marche”, numero unico pubblicato dall’Associazione Mrchigiana per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma, 1910”

[2] Ibidem

[3] La scritta “Lamoriciere” è una storpiatura del vero nome, De La Moricièere.

[4] Siamo nel 1910 nei giorni che si celebravano il cinquatenario degli avvenimenti.


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