APPROFONDIMENTI
Contributi per il centenario.
Il Bollettino
straordinario della Federazione di Milano, anno 1932.
Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E. Mussolini il 21 aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma all’Istituto del Nastro Azzurro”.
Giorgio Madeddu
Collaboratore Ce.S.Va.M.
(Ia prima parte è stata pubblicata in data 19 marzo 2023)
In un contesto di grande armonia e collaborazione tra la gli organi nazionali e quelli periferici, prende cosi forma il Bollettino straordinario che, in prima pagina, riporta l’editoriale a cura del Presidente Nazionale, la Medaglia d’Oro Gen. Amilcare Rossi, dal titolo “Da Roma”; al centro, la già citata lettera del Segretario Nazionale e, sotto di questa, il “Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E. Mussolini il 21 aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma all’Istituto del Nastro Azzurro”, come articolo di spalla, in tre colonne, un pezzo dedicato a “La donna e la guerra”.
Premesso che chi scrive ha giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione, pare giusto sottolinearlo, questo contributo al lavoro di ricerca per il centenario, consisterà nella presentazione dei diversi articoli riportati nel Bollettino straordinario della Federazione di Milano.
In questo primo contributo si presenterà il “Discorso pronunciato in Campidoglio da S.E. Mussolini il 21 aprile 1923 in occasione dell’offerta dell’Orifiamma all’Istituto del Nastro Azzurro”.
Il giorno del Natale di Roma del 1923 imponenti cerimonie si svolgevano nelle piazze d’Italia, a Roma le strade intorno all’Altare della Patria e i prati intorno al Colosseo erano gremiti di militari di tutte armi e della Milizia Nazionale. Dopo la rassegna, il Presidente del Consiglio Mussolini, il Generalissimo Diaz e il Generale De Bono rendevano omaggio alla tomba al Milite Ignoto, lo sfilamento dei reparti concludeva la mattinata.
Alle 15, “nell’aula massima” del Campidoglio, si svolgeva la cerimonia di consegna dell’orifiamma all'Istituto del Nastro Azzurro. In rappresentanza dell’Istituto erano presenti le medaglie d'oro Viola, Brenci, Baruzzi, Cattaneo, Pizzarello, De Cesaris, Rossi, Paolini, Mazzoni, Alonzo, Maccari, Martelli, Pergolesi, Bottini, mentre per il governo, oltre al Presidente del Consiglio, presenziarono il ministro Federzoni e i sottosegretari Acerbo, Finzi, Sardi, Vassallo, tra le numerose autorità presenti anche il Gen. De Bono comandante della Milizia, il Prefetto Zoccoletti, il Presidente del Consiglio Provinciale Orrei, l’ammiraglio Cagni, l’on. Bottai, numerosi i decorati al Valore Militare e gli invitati.
Del discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio, oltre i contenuti di cui si dirà, colpisce la brevità: poco più di una cartella, meno di 400 parole. Mussolini, tra l’altro, lo premetteva in apertura: “Questa cerimonia sarà breve secondo il perfetto stile fascista e il mio non sarà un discorso! Il mio compito, del resto, è molto semplice: si tratta di consegnare questo Orifiamma all'Istituto Nazionale del Nastro Azzurro.”
Il Capo del governo ricordava ai presenti che “L'Istituto del Nastro Azzurro è la nuova potente aristocrazia italiana, un'aristocrazia che è sorta da un travaglio così duro che potrebbe giustamente essere definito un calvario. Coloro che lo compongono sono i valorosi fra i valorosi: gli ufficiali e soldati che hanno compiuto gesta memorabili. Vorrei, o Signori, richiamare la vostra attenzione sul prodigio di questo rinnovarsi della nostra razza, che balza in piedi all'annuncio del cimento, si batte e vince!”
L’apparato ideologico del fascismo iniziava a prendere forma e consolidarsi ed era già permeante nella narrazione pubblica, concetti quali la razza e il popolo guerriero erano presenti anche nella celebrazione della gesta dei soldati italiani e nella rievocazione dei caduti, “… Abbiamo da salvare l'esercito dei nostri seicentomila morti, che si immolarono nel nome della Patria. E accanto a questi morti ci sono i nostri cento e cento giovanetti che si offrirono in olocausto e caddero perché l'Italia si rinnovellasse, perché lo sforzo della guerra non andasse perduto.”
Mussolini, nel suo discorso, non trascurava di avvisare i nemici interni ed esterni: “… chi si opporrà a questo travaglio del popolo italiano sarà travolto e schiantato (n.d.a. - altra fonte schiacciato)! Da qualunque parte venga sotto qualunque bandiera si presenti! Noi siamo duri e inflessibili!”, il Capo del governo prosegue il suo discorso apostrofando pesantemente quanti, prima della guerra, assunsero posizioni critiche, “Dove sono le piccole canaglie che prima della guerra si sputavano addosso per dire che il popolo italiano non si sarebbe battuto? In quale antro si sono nascosti con la loro vergogna questi sordidi servi dello straniero?
Con linguaggio sempre diretto ed in prima persona, Mussolini si avviava alla conclusione del discorso lanciando il suo monito: “Dico agli italiani, a tutti gli italiani, che sento la responsabilità del mio compito: la sento e l'affronto: e tutte le mie forze tendono perché il mio compito sia assolto. Indietro non si torna! Si procederà sempre più oltre verso quell’Italia imperiale che è il nostro sogno e la nostra fede!”
Al discorso del Presidente del Consiglio rispondeva la Medaglia d'Oro capitano Ettore Viola che, “… a nome degli eroi morti e vivi assenti e presenti, noti ed ignoti…”, ringraziava Mussolini per il dono che nel “… fatidico giorno avete voluto fare l'Istituto del Nastro Azzurro”, assicurando che, “… oggi come ieri, come domani, una sola sarà accanto a voi l’aspirazione nostra: ben meritare la Patria rinnovellata.”.
Concluso in ringraziamento il capitano Viola riceveva in consegna dal Presidente del Consiglio l’Orifiamma, costituito da un drappo in seta azzurra e nel mezzo, ricamato in oro, il fascio.
Conclusasi la cerimonia per le autorità e gli invitati fu servito un rinfresco.
Il discorso dell’Orifiamma, riletto a distanza di quasi 100 anni, rivela quanto il regime, nato con la violenza, sino dalle sue origini istillasse odio in ogni pubblica occasione. Un manifesto ideologico che sarà concretizzato durante il ventennio, con l’epilogo a tutti noto.
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