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sabato 11 marzo 2023

1945. La Guerra di Liberazione. il nemico. La Coalizione hitleriana

                                                                                                              APPROFONDIMENTI


 

Massimo  Coltrinari


7. Il Nemico. La coalizione hitleriana

Nel 1945 i tedeschi, dopo la fallita operazione nelle Ardenne, in cui Bastone divenne il simbolo della volontà americana di non retrocedere, erano in una condizione disperata. La Germania era ridotta allo stremo, le sue città bombardate e devastate, mentre su tutti i fronti si continua a ritirarsi. Hitler e i suoi più stretti collaboratori si occupavano solo di dettagli, mai affrontando il nodo principale. Un qualsiasi governo avrebbe già affrontato il dilemma se continuare a combattere o ad arrendersi, in quanto non vi era più nessuna speranza non solo di vittoria, ma di sopravvivere. Non chiedere la resa significava solo e solamente procurare ulteriori danni ed ulteriori tragedie alla Germania ed al popolo tedesco.

I motivi per cui non si creò una forza di opposizione che estromettesse il vertice nazista e attraverso un nuovo governo chiedere la resa, è da ricercarsi principalmente nelle conseguenze del fallito attentato ad Hitler del 20 luglio 1944.

La tradizionale obbedienza tedesca all’autorità costituita era stata rafforzata dal fatto che tutti i tedeschi alle armi avevano dovuto prestare giuramento non allo Stato o al Reich, ma alla persona di Hitler. Questo significava che, vivo Hitler, pochissimi erano disposti a ribellarsi. Passo necessario era la eliminazione fisica del capo nazista, e quindi tutto l’apparato di vertice. Non essendo riusciti ad ottenere questo i militari non erano sicuri che i loro dipendenti li seguissero sulla strada della ribellione e della rivolta.

 

Un altro fattore che impediva iniziative di vasta portata era quella che si può chiamare la sindrome del “Novembre 1918”. Una delle leggende che scaturì dalla fine della prima guerra mondiale, trasformato dal nazismo in uno dei suoi pilatri per la creazione del consenso, fu il cosiddetto “tradimento” dei politici nei confronti dei militari. Berlino chiese la resa nel novembre 1918 quanto ancora l’Esercito tedesco occupava la Francia ed il Belgio, e non era stato sconfitto nella battaglia finale e nessun soldato nemico aveva messo piede sul suolo tedesco. Questa sindrome nel 1945 fece sì che nessun alto comandante ebbe il coraggio di proporre o avviare proposte di resa separata. Nessuno voleva essere ricordato come colui che contribuì o decise la sconfitta del Reich. Le trattative di resa in Italia iniziarono nell’ottobre 1944, ma si conclusero solo e solamente due settimane dopo che era stata lanciata l’offensiva finale e furono accettate dagli Alleati solo per la paura che le armi tedesche cadessero in mano ai partigiani.

Il fronte degli ex-nemici, rimase in piedi fino a che Hitler non si suicidò il 30 aprile 1945. Per la Germania fu un disastro totale, ma ebbe anche il merito di far emergere nelle sue reali dimensioni tutti i risvolti di questo regime, una vera iattura per l’essere umano in quanto tale.

 

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