GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIEDE
La centralità delle donne nei circuiti radicali attivi in Europa e nei Balcani
L’attività di monitoraggio dei principali circuiti radicali, attivi in Europa e nei Balcani, ha fatto emergere, ancora una volta, il ruolo non più marginale delle donne nelle dinamiche logistico/operative delle organizzazioni jihadiste. Le figure femminili, appartenenti ai nuclei familiari di noti estremisti, spesso in passato ritenute non direttamente implicate nelle attività dell’organizzazione, stanno gradualmente assumendo ruoli chiave nello svolgimento di attività connesse a:
• l’indottrinamento e il reclutamento online, incentrato sul supporto alle donne musulmane e la promozione di un loro ruolo più attivo nel jihad; • la creazione e divulgazione di materiale propagandistico a sostegno dei “fratelli” mujaheddin;
• l’assistenza economica a gruppi/cellule in territorio europeo e/o in teatro di guerra, ricorrendo anche ai canali del money transfer e del crowd-funding;
• la triangolazione delle comunicazioni tra i componenti dei circuiti radicali per eludere le misure di controllo delle Autorità. L’arresto, lo scorso novembre a Milano, di una giovane estremista italo-kosovara, coniugata con un membro dei “Leoni dei Balcani”, anch’esso di origine kosovara, confermerebbe proprio tale trend. Le indagini condotte dagli organi inquirenti italiani, sulla base anche delle segnalazioni dell’intelligence, hanno infatti evidenziato il ruolo strategico della donna nell’intrattenere contatti con detenuti per reati di terrorismo e consorti di esponenti di spicco del citato network, nonché con altre donne detenute nei campi in Siria al fine di facilitarne la fuga. E’ altresì emersa una intensa attività di proselitismo svolta nei confronti di ragazze, anche minorenni, secondo i principi dello Stato Islamico
Dalla Relazione annuale al Parlamento 2021. Ufficio pere l'Informazione e la Sicurezza della Repubblica
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