DIBATTITI
Kiev si allontana da Mosca
Non sono tutte rose e fiori i
rapporti, nel secolo breve, dalla caduta dell’Impero degli Zar e dalla
Rivoluzione d’ottobre del 1917 al 2014, i rapporti tra Mosca e Kiev, e quelli
tra Kiev e Mink, cioè Tra Ucraina e Bielorussia.
Quello che oggi Putin non perdona all’Ucraina, mentre ha
ridotto la Bielorussia a stato vassallo, è che ha osato portare alla attenzione
dell’Occidente situazioni che dovevano rimanere segrete. Durante il viaggio del
2010 e quello del 2011 rimanemmo sopresi su come gli Ucraini portavano quasi
sempre la nostra attenzione su che cosa era successo in quelle terre durante la
costruzione della URSS. Mentre il mondo conosce ormai la verità sull fosse di
Kaityn, in cui 11.000 ufficiali polacchi sono stati giustiziati per annientare
la borghesia polacca, strage voluta da Stalin per aver una Polonia socialista
all’indomani della vittoria contro la Germania, da trasformare in baluardo
dalle offese occidentale, nulla si sapeva delle fosse di Sandarmokh. Qui cui la
Polizia Segreta di Stalin, la NKVD, nel 1937-1938 giustiziò migliaia di sospetti, durante le
famose purghe di quel periodo.
L’Ucraina ha osato, attraverso i suoi studiosi (ad esempio
Juri Dmtriev) dare prove oggettive di questi crimini e stragi stalinisti,
confutando la versione ufficiale russa che voleva continuare ad attribuire la
responsabilità ai finlandesi, come, fino al 1990, Kaityn ai tedeschi.
In ogni dittatura comunista, e non, Dmitriev fu osteggiato in
ogni modo, dileggiato e screditato in ogni sede ed infine accusato, con prove
false, di pedofilia in un procedimento davanti a un tribunale di giudici
orientati con una sentenza già predisposta. Questa procedura giuridica è prassi
in Russia, sotto qualsiasi regime come strumento per eliminare gli oppositori.
Gli Ucraini hanno
osato sfidare il Cremlino e di aver smascherato le menzogne su cui, come ogni
dittatura, è costruita la Russia di Putin. Ciò che spinge gli storici ucraini a
cercare di dire la verità su base oggettiva e documentale è il dato che la loro
terra fu massacrata dagli anni trenta agli anni quaranta, con un sterminio
preordinato mediante una pianificata carestia che causò 2-5 milioni tra il 1932
ed il 1933. Tutto quello che è stato scritto su questa situazione è stato ampiamente
dimostrato che era falso, e tutti i falsificatori del passato hanno dovuto fare
i conti, non tanto in Russia o in Ucraina, quanto nelle sedi libere
dell’occidente i cui lavori scientifici corretti hanno portato alla luce verità
inconfessabili.
L’Ucraina ha sempre
avuto questa tendenza: portare i crimini sovietici alla conoscenza dell’Occidente.
Mentre nel 2011 constatavamo questo, ci domandavano quale sarebbe stata la reazione
di Mosca. Il dibattito storiografico è sempre interessante, ma a quel tempo
prevalse la tendenza a considerare
questa opera degli Ucraini, meritoria e degna di nota, non per altro per riabilitare
la memoria delle vittime, ma senza conseguenze politiche.
Nelle cosiddette “terre del sangue” tra il Mar Baltico ed il
mar Nero, sono state eliminate perché potenziali oppositori o “tiepidi” nei
confronti della idea sovietica oltre 14 milioni di persone dovute, oltre alla
carestia programmata, alla incuria militare, ad una persecuzione organizzata e
pianificata. Secondo Costantino Sicov, “ l’Ucraina
ha così allargato il campo delle responsabilità di tutto ciò che è successo
all’epoca. Non le è stato perdonato”…” E’ per questo che il Cremlino tenta di
annientarla e di seppellirla in una terra di nessuno” l’Ucraina….” Non dimentica i tempi disumani e ne porta
testimonianza al mondo intero. Ma attesta pure che quel male non è ancora
finito.”[1]
Nel 2010 e 2011 si arrivò a considerare un parallelismo tra
il negazionismo dei crimini nazisti, e quello dei crimini del comunismo, in cui
la versione putiniana dei fatti era vista in un quadro revisionista. In realtà
oggi possiamo dire che è solo e puro negazionismo, per accreditare versioni di
dittature in cui la disinformazione, la intossicazione dei dati e dei fatti è
dottrina ampiamente applicata. A quel tempo un altro aspetto che contribuì ad
aumentare la nebbia dietro cui il disegno putiniano veniva celato era il
rapporto con la Germania nazista.
Gli Ucraini accolsero con fiori ed applausi l’arrivo delle
truppe naziste nel giugno del 1941. Questo agli occhi di Stalin, ancora
sconvolto dall’enorme errore che fece riponendo ogni fiducia, quasi granitica,
nelle parole di Hitler che non lo avrebbe mai attaccato, divenne una accusa
imperdonabile per Kiev. Il popolo ucraino reagì quasi spontaneamente ad una
politica di oppressione e stermini che i sovietici attuarono non solo in
Ucraina, ma in tutta l’Europa orientale sotto il loro controllo. Lotta non solo
di classe, ma ideologica e intransigente. I tedeschi, con miopia assoluta, non
accolsero nel loro schieramento gli Ucraini, e anche loro misero a ferro e
fuoco l’Ucraina, con una politica di spoliazione simile a quella sovietica.
Nel contesto della guerra nacque un movimento di guerriglia
ucraino, che prima si rivolse contro i nazisti, ma che aveva radici ideologiche
sociali e morali nella opposizione a Mosca. Questa resistenza, come già detto, in
una nota precedente durò fino al 1956, ed occorrerà approfondirla.
Nel 2010 e nel 2011 pensavamo che questi aspetti della storia,
le oltre 44 deportazioni in massa di popolazioni, tra cui i tedeschi del Volga,
i Tartari di Crimea ecc. le stragi, le carestie pianificate, fossero oggetto di studi e approfondimenti per
sapere e contribuire a creare freni per impedire che si ripresentassero. Gli
Ucraini, con i loro studiosi, pensavano fossero sulla strada giusta, da
condividere. In realtà avevano posto le premesse del loro annientamento,
iniziato il 24 febbraio 2022. Questo ci permette anche di capire ogniqualvolta
Mosca parla di Ucraini nazisti e nazionalisti, il vero motivo di tale asserzioni:
ovvero difesa a tutto tondo di quanto attuato da Stalin in nome del comunismo e lotta a chi vuole
dimostrare versioni diverse da quella ufficiale. Una sorta di difesa memoria
del male che con i tempi che stiamo vivendo aggiunge altri capitoli. (continua)
[1] Da
LIMES, Rivista di Geopolitica, Il Capo Putin, n. 4/ 2022. Pag. 49. “Lettera da
Kiev” Costantin Sicov.
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