DIBATTITI
Giovanni Riccardo Baldelli
La storia di una Forza Armata
non è fatta solo di eventi bellici e delle storie degli uomini che vi hanno
fatto parte, ma comprende anche lo studio della sua struttura organica nei
diversi momenti che hanno attraversato la sua esistenza. Il Regio esercito alla
fine del 1° conflitto mondiale costituiva un apparato bellico considerevole-le,
strutturato su svariate grandi unità e reparti che avevano combattuto una
guerra particolare, soprattutto per gli aspetti pedoclimatici dell’ambiente
operativo.
La forza armata dovette far fronte, in tempi abbastanza brevi, a causa di ragioni economiche e sociali, alla smobilitazione della massa dei combattenti alle armi. Il concetto dell’uomo solo al comando avvenuta con l’avvento del fascismo, si rifletté anche sulle forze armate italiane e, in particolare sul Regio esercito, in quanto Mussolini avendo avocato a sé, per la quasi totalità del ventennio, i poteri di ministro, esercitò i propri poteri per prendere alcune decisioni o avallare provvedimenti ordinativi che avrebbero influito in modo negativo sulla condotta della seconda guerra mondiale. In circa venti anni, dal 4 novembre 1918 al 10 giugno 1940, il Regio esercito fu attraversato da diversi riordini organici che non migliorarono l’efficienza globale dello strumento militare terrestre, in quanto si tenne poco conto degli ammaestramenti del primo conflitto mondiale, dello sviluppo tecnologico.
Non ci fu lo spirito né la voglia di mettere il naso fuori dal salotto di casa per scoprire cosa stesse accadendo negli altri eserciti, dove, invece, grazie anche alla lungimiranza di pochi, combinando la struttura organica delle unità, i nuovi mezzi motocorazzati e i pro-cedimenti d’impiego, si ottennero risultati che risulteranno utili nel corso del conflitto che scoppierà il 1° settembre 1939.
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