DIBATTITI
Sulla persona di Publio Flavio
Vegezio Renato2 si sa molto poco. Sicuramente, oltre che del
trattato qui presentato (a cui è stato dato anche il generico titolo De re militari), fu autore della Mulomedicina, un trattato di
veterinaria, anch'esso in quattro libri,3 che presenta numerose
affinità sia stilistiche sia nell’architettura delle argomentazioni,
soprattutto nelle parti prefatorie, con l’Epitoma.
Egli visse probabilmente tra la fine del IV secolo e i primi decenni del V
d.C., da una famiglia di codici si può forse desumere che l’alta carica di comes sacrarum largitionum, carica
simile a quella di un ministro delle finanze.4 Sempre nei codici
leggiamo che fu vir illustris,
appartenne cioè al ceto più alto della società tardoromana. Dal prologo alla Mulomedicina si può dedurre che, in
quanto allevatore di cavalli, dovette essere anche un ricchissimo possidente
terriero. Anche se qualcuno ha sostenuto che Vegezio fosse stato attivo
all’interno dell’esercito, si è generalmente portati a credere il contrario,
data la mancanza nel suo trattato militare di espliciti riferimenti agli
aspetti pratici della vita militare a lui contemporanea.5 Si può
anche pensare che non fosse militare di professione anche dal fatto che la
classe a cui apparteneva era tradizionalmente esclusa dall’esercito.6
Si crede inoltre che Vegezio fosse cristiano, visto che riporta la formula del sacramentum militare, del giuramento
cioè su Dio, Gesù e sullo Spirito santo, oltre che sull’imperatore (II, 5, 3);
il nome Renatus sarebbe un'ulteriore conferma.7 Egli è stato insomma
un tipico esponente dell’élite
senatoria della fine del IV secolo, di cui facevano parte politici,
intellettuali ed eruditi pagani e cristiani, come Simmaco, Nicomaco Flaviano,
Agorio Pretestato, Macrobio, Avieno e tanti altri.
2 Questo
il nome adottato dai più. In realtà la tradizione offre al riguardo dati non
unitari. Nel manoscritto più antico dell'Epitoma
e in quelli della Mulomedicina
compare il nome di Publius Vegetius
Renatus. Nella sua edizione del trattato militare K. Lang 1869 stampa il
nome di Flavius Vegetius Renatus e
crede che i due trattati non abbiano lo stesso autore (p. XI n. 2). Questo nome
è in effetti presente nella tradizione medievale, soprattutto nel IX secolo
(cfr. Ph. Richardot 1998, pp. 6 sg.). Il nome Flavius, all'inizio un gentilizio imposto da Costantino agli alti
funzionari dell'impero, divenne presto un titolo onorifico, ambito persino dai
capi barbari romanizzati. Pertanto il nome completo sembra essere Publius (Flavius) Vegetius Renatus, come
è ormai accettato da A. R. Neumann 1965 (RE) in poi, Cfr. anche M. D. Reeve
2000, pp. 247 sg.
3 Edizione
a cura di E. Lommatzsch 1903. Si veda anche V. Ortoleva 1992. Anche la Mulomedicina vegeziana ebbe una sua
fortuna, se si pensa che fu molto popolare nel medioevo e che alla prima
traduzione trecentesca in italiano ne seguirono altre, a ulteriore conferma del
grande interesse per i testi tecnico-scientifici antichi e tardoantichi nutrito
dagli umanisti. Cfr. Ph. Richardot 1998, pp. 5 sg.
4 L’unico
a mettere in dubbio questo dato è W. Goffart 1977, p. 87.
5 Vede in
Vegezio un soldato di professione D. K. Silhanek 1972. Tra gli altri A. Marcone
1981 dà invece per scontato che Vegezio fosse «estraneo per competenza ed
esperienza ai problemi militari» (p. 121), così anche E Wille 1986, pp. 11 sg.
J.-M. Carrié 1989 ricorda che in generale le arti della guerra erano scritte
«in gran parte da civili del tutto estranei alla vita militare» (p. 103). 6
Così M. Lenoir 1996, p. 86 e implicitamente B. Meißner 1999, p. 285.
7 Cfr. I.
Kajanto 1965, p. 137. Dell'adesione di Vegezio alla religione cristiana si è
recentemente occupato V. Marek 2001, che non fornisce però nessun nuovo dato,
ma si limita a discutere e contestualizzare risultati altrui.
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