APPROFONDIMENTI
Quando gli Austrici si mostrarono ipocriti
«La triplice è debole perchè è
un’alleanza difensiva» scrisse Ludendorff nel «Memoriale del miliardo » del
dicembre 1912; ora, dire che un’alleanza difensiva è debole equivale a
dichiarare che si ha di mira una politica aggressiva e poichè la politica degli
imperi centrali non si poteva evidentemente, nel 1914, considerare come
difensiva, ne derivò che gli uomini politici di Vienna e di Berlino non
stettero a perdere tempo per cercare di dimostrare a Roma che l’Italia aveva
l'obbligo di intervenire. Tale compito — strano a dirsi — se lo assunsero i
militari, Conrad e Moltke. Cominciò Conrad a chiedere senz’altro a Cadorna
quali forze avrebbe mandato in aiuto all’Austria (oltre quelle pattuite per
l’invio in Germania), allegando impegni verbali insussistenti del generale
Pollio da poco defunto: l’effetto del tentativo fu nullo.
Ai due capi di stato maggiore
non rimase che dare libero sfogo, nella loro corrispondenza, a plateali
ingiurie contro il nostro paese. L'argomento delle promesse di Pollio è
talmente privo di valore che il generale von Kuhl nella sua opera «Der
Weltkrieg» ammette che «il generale Alberti ha ragione che era affare del
governo e non dello stato maggiore decidere se nell’agosto 1914 si fosse
verificato il casus foederis e se le
convenzioni militari dovevano entrare in vigore».
Ma il von Kuhl osserva che
«secondo la lettera del trattato della triplice l’Italia doveva soddisfare ai
suoi impegni tosto che la Germania fosse, senza provocazioni da parte sua,
attaccata dalla Francia: ora, prima ancora che la dichiarazione di guerra
tedesca alla Francia fosse nota a Roma, l’Italia dichiarò che non si verificavano
le condizioni previste dal trattato».
Nessun commento:
Posta un commento