APPROFONDIMENTI
Sviluppo del
Progetto 2017/2
Manoscritto 5
Manoscritto 5
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L’assalto
“Il 22 gennaio, cinque minuti dopo la
mezzanotte, nella oscurità più profonda, il convoglio d’assalto gettò le ancore
al largo di Capo d’Anzio e sostò tranquillamente sul Mediterraneo in calma. Vi
era un brusio di attività repressa mentre gli ufficiali davano le ultime
istruzioni, gli uomini si arrampicavano
nelle tozze imbarcazioni d’assalto che le gr, facendole oscillare, calavano in
mare. Imbarcazioni pattugliavano attivamente fra il naviglio da sbarco,
organizzandolo in formazione, indi guidarono le prime ondate nella notte senza
luna. Per accrescere la sorpresa,i cannoni delle navi da guerra di scorta
rimasero in silenzio; poi, soltanto dieci minuti prima dell’ora H (02.00), un breve, terrificante
bombardamento di razzi scoppiò con rombo assordante da due LCT (R) britannici
lungo la spiaggia. Queste nuove imbarcazioni per il lancio dei razzi (ognuna di
esse trasporta 798 razzi da 5 pollici) erano impiegate per disorganizzare ogni
possibile agguato nemico, farsaltare campi minati lungo l’approdo; quando le
navi cessarono il fuoco dinanzi a loro, la spiaggia si stendeva ancora scura e
silenziosa.
Quando la prima ondata di mezzi da sbarco
toccò la spiaggia e gli uomini si slanciarono per raggiungere il riparo delle
dune non c’era alcun nemico ad attenderli. Spingendosi rapidamente all’interno,
le truppe meravigliate si resero conto ben presto che era accaduto qual cosa di
inatteso: avevano colto il nemico completamente di sorpresa. Benchè i Tedeschi
sapessero che uno sbarco anfibio fosse imminente, credevano che non sarebbe
stato effettuato che un po’ più tardi nel tempo. Le due divisioni che avevano
avuto il compito di difendere questa costa erano state mandate sul fronte
meridionale soltanto tre giorni prima, e il settore costiero e a zona sud di
Roma era tenuta soltanto da deboli forze. Per conseguenza, fatta eccezione per
poca artiglieria da costa e per distaccamenti antiaerei, la sola resistenza
immediata allo sbarco di Anzio fu opposta da elementi isolati della 29a
divisione Panzer Granatieri Corazzati. Soltanto tre compagnie del Genio ed il
II battaglione del 71° Reggimento Panzer Granatieri Corazzati erano stati
lasciati a difesa della costa dalla foce
del fiume Tevere fino al canale Mussolini, una estensione di 9 miglia di costa
era occupata da una sola compagnia.. Inoltre le truppe della zona di Anzio non
erano state messe in guardia contro un imminente sbarco alleato. Le difese
costiere si riducevano a campi di mine sparsi lungo l’approdo “Peter”
utilizzato dalla 1a divisione britannica, qualche casamatta la maggior parte
delle quali non equipaggiata, qualche pezzo dia artiglieria, pochi 88 mm e
diversi vecchi pezzi italiani, francesi, jugoslavi gran parte delle quali non
venne usata contro gli attaccanti. Con l’aiuto del mare calmo e della pratica
assenza di opposizione, gli invasori si stabilirono in fretta sulla spiaggia.[1]
Dalla destra la 3a divisione passò rapidamente sulle spiagge ed est di Nettuno.
Spazzando via poche pattuglie nemiche sbigottite, si spinse celermente
all’interno, si piazzò sulla linea della fase iniziale e serrò sotto per
respingere contrattacchi.”[2]
Il gen. Clark, accompagnato dal gen. di
brigata Donald W. Brann e da altri membri dello Stato Maggiore della V Armata
arrivò alla testa di sbarco in una lancia PT della Marina, si trasferì su di un
DUKW e sbarcò intorno alle ore 10.00. Pattuglie motorizzate del 3°
Recconaissance and Provisional Troops” muoveva decisamente innanzi per prendere
e distruggere i ponti sul canale Mussolini, che scorreva sulla destra. Soltanto
al ponte più meridionale vennero a contatto con qualche tedesco. Qui essi
distrussero con “bazookas” tre autoblindo uccidendo e catturando undici uomini
della pattuglia nemica.
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