APPROFONDIMENTI
Le considerazioni dei nostri avversari
I generali tedeschi parlando, concordi, delle
truppe austriache, affermano ripetutamente la netta superiorità dell’esercito
tedesco sull'alleato ed i risultati della guerra sembrano dar loro ragione. Ma
per quello che ci concerne, occorre mettere in chiaro due cose l'esercito
austriaco, formato di nazionalità diverse, che avevano nella guerra mondiale
interessi assai disparati, risultò naturalmente composto di parti di
diversissimo valore militare; ora contro l’Italia, non si era portato
l’esercito austriaco, ma, per quanto si poteva, la parte migliore di esso; ed
il Falkenhayn lo afferma parlando della fronte russa. Lo stesso era avvenuto
per la fronte serba finchè esistette. Nel 1915 «la posizione dei territori
degli alleati rispetto alla Serbia avrebbe reso possibili le più efficaci
operazioni avvolgenti. Questa circostanza non potè tuttavia essere pienamente
sfruttata. Le truppe austro-ungariche esistenti nella Bosnia Erzegovina,
indebolite da cessioni fatte alla fronte dell’Isonzo, non erano in grado di
attuare un'offensiva contro la Serbia».
Nell’esercito austro-ungarico le truppe tedesche e
le magiare si dimostrarono, durante tutta la guerra, ottime truppe; la guerra
contro l’Italia era talmente popolare pressochè in tutto l'impero e l'odio
contro di noi così generale, che la combattività delle truppe ne era
naturalmente esaltata. Afferma il generale tedesco Cramon, addetto, durante la
guerra, al gran quartier generale austriaco: «In seguito alla dichiarazione di
guerra dell’Italia, la popolazione sud-slava fu presa da profonda eccitazione che
si manifestò nel desiderio che le truppe di nazionalità croata o slovena
fossero impiegate contro l’Italia». Ed il Falkenhayn conferma: «Era ancor più
importante che il comando austriaco non fosse riuscito mai a considerare
imparzialmente la precedenza da darsi alle due fronti (russa ed italiana).
L’indignazione, a lungo covata contro l’alleata diventata nemica, divampava
ovunque con vive fiamme in tutto l'impero danubiano. Ciò era vantaggioso, in
quanto che il giusto sdegno innalzava la forza di resistenza delle truppe
imperiali. Esso aveva però il grande inconveniente di indurre il comando
austriaco a dare in certo modo il primo posto a questa fronte sulle altre. A
questo però aveva, anche se incoscientemente, contribuito la convinzione che la
Germania fosse più costretta a supplire colle proprie forze ad eventuali
rovesci su altre fronti che non su quella italiana . . . .».
Hindenburg, a sua volta, scrive colla solita
efficace brevità: «Contro la Russia l’esercito austriaco combatteva soltanto
coll’animo, contro l’Italia invece anche col cuore».
Fatto sta che l’esercito austriaco sulla nostra
fronte dimostrò un elevato grado di combattività. Il Cramon, mentre lamenta i
difetti dell’organizzazione austriaca, conferma però che il soldato era ottimo:
«Durante i miei molti viaggi con l’Imperatore Carlo io ho avuto occasione di
visitare quasi l’intera fronte. Ho potuto venire quindi alla conclusione che la
stoffa dell’uomo dell’esercito austriaco non era inferiore a quella delle altre
potenze e che esso non meritava i rimproveri che spesso gli furono rivolti. Su
di un terreno roccioso che rendeva indicibilmente difficili i lavori di difesa,
sotto il fuoco nemico che moltiplicava le difficoltà, tra i ghiacci e le nevi,
su montagne che sembravano accessibili solo agli alpinisti, fra le più gravi
difficoltà di rifornimento e la mancanza delle cose più necessarie, la truppa
colla sua perseveranza ha compiuto grandi cose».
Si vedrà come anche da parte austriaca non mancò,
fra i combattenti, chi riconobbe lealmente il valore di quell’avversario che
essi chiamavano ereditario solo perchè, dopo essere stato soggetto per qualche
secolo, aveva ardito cacciare i dominatori del suo paese.
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