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domenica 12 luglio 2020

Un rapporto non sempre facile


APPROFONDIMENTI


I TITOLI ONORIFICI E LO STATUS  MILITARE
                                                                                      Alessandro Gentili *

Premessa. “Miles, Magister, Magistratus” costituivano la triade su cui si sono basate le più grandi civiltà. E la componente militare era il primo di quei capisaldi. Ma i tempi cambiano, così come cambiano valori e riferimenti. Capita spesso di vedere in televisione, sui giornali o nelle cerimonie persone che vestono uniformi sulle quali spiccano tanti, a volte forse troppi, nastrini colorati o addirittura vistose e sovrabbondanti onorificenze, decorazioni e distintivi di ogni genere. Tuttavia, se tali distinzioni onorifiche sono previste o sono autorizzate, nulla da ridire, fermo però restando il senso della misura ed il limite del buon gusto, che non guastano mai (1). Il militare, il soldato è uno che ha scelto la carriera delle armi, è un professionista della guerra, è un combattente, potrebbe anche dover essere una persona un po’ rude,  mai un vanitoso, almeno non troppo e non in modo appariscente.
 L’evoluzione delle insegne onorifiche sulle uniformi. Chiariamoci, i nastrini sono dei rettangolini di stoffa colorata, corrispondenti ai colori dei  nastri cui sono appese decorazioni od onorificenze, sono regolamentati e vanno indossati secondo un preciso ordine. Vestire i nastrini –e talora le relative insegne metalliche, i così detti medaglieri – costituisce uso pubblico della decorazione o della onorificenza e di conseguenza - se la decorazione o l’onorificenza fossero non autorizzate, non autorizzabili o addirittura “contra legem” – costituirebbe come ipotesi minima una infrazione disciplinare sino a giungere alla violazione di norme penali. Fino agli anni ’80 si incontravano ancora anziani ufficiali o anziani marescialli che si fregiavano solo di medaglie al valore militare, croci di guerra o di medaglie ricordo di qualche campagna di guerra e distintivi d’onore per ferite di guerra o  di avanzamento per merito di guerra: uomini, militari d’altri tempi. Poi, per una decina di anni gli ufficiali e i marescialli più anziani esibivano al massimo il nastrino di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, la Medaglia Mauriziana, la Medaglia al Merito di Lungo Comando (o equipollente per le altre FFAA) e la Croce di Anzianità di Servizio. Qua e la – ma erano rari – qualche nastrino variopinto di qualche ordine cavalleresco (pontifici, Malta, Santo Sepolcro). Poi dagli anni ’90 iniziano le prime missioni di pace all’estero e per le nostre Forze Armate, fino ad allora spente negli entusiasmi e senza prospettive ma forti ancora di centinaia di migliaia di uomini, si apre una nuova era che ancora continua. Da allora è un fiorire di distintivi e di medaglie ricordo che, unite a onorificenze e decorazioni nazionali ed estere e nastrini rappresentativi di brevetti, fanno talora apparire militari di truppa, sottufficiali e ufficiali come non apparivano neppure i reduci delle infinite  guerre napoleoniche. Vi sono militari che esibiscono nastrini strutturati su 10 o addirittura più righe e, con la “grande uniforme”, indossano medaglieri e placche che neppure i sovrani dei secoli scorsi si sognavano di esibire. Per non parlare poi di militari di truppa, sottufficiali o giovani ufficiali  che esibiscono inopportunamente anche vistose onorificenze indossate sotto il colletto della camicia e sopra al nodo della cravatta (come quelle dei commendatori e dei grandi ufficiali)! Vi è stato anche un lungo periodo in cui si è registrato un ridicolo proliferare di riconoscimenti di malattie dipendenti da causa di servizio, con contestuale concessione di distintivi d’onore per feriti in servizio, in palese e grossolana violazione delle relative norme di concessione.
Il “mercato” delle onorificenze. Di pari passo a questo malcostume, poco consono alla marzialità ed alla sobrietà che dovrebbe distinguere il mondo militare, ha sempre esercitato grande attrattiva, e non solo tra i giovani militari, a volte ingenuamente e smodatamente ambiziosi e arrivisti, il mondo dei falsi ordini cavallereschi o comunque il mercato ufficiale di talune decorazioni od onorificenze concesse previo pagamento di consistenti somme di denaro. Ne sanno qualcosa i tantissimi decorati di una medaglietta  di una certa croce rossa concessa da un noto e piccolo Stato straniero o gli insigniti di qualche famoso e assolutamente legittimo ordine cavalleresco, il cui ingresso e le cui progressioni nella gerarchia onorifica corrispondono essenzialmente ad un prezzario in euro da tre zeri in su (con la vecchia lira gli zeri andavano da 5 a 6)! Da qualche parte, un “grand’ufficialato” – anch’esso legittimo e riconoscibile in Italia – un 25 o 30  anni fa veniva ceduto solo per 15 milioni di lire e andava a ruba! Oggi, quello Stato sembrerebbe non lo faccia più.  Ma, intendiamoci, la vendita di titoli nobiliari e di onorificenze per molti secoli è stata prassi comune per tantissimi sovrani che avevano bisogno di rimpinguare le casse dello Stato, sempre vuote, ieri come oggi.
Legislazione italiana. In Italia, caduta la monarchia, venuta meno la concessione dei  titoli  cavallereschi del Regno e della dinastia, e con la nuova Costituzione che  disconosceva i  titoli nobiliari (2), si venne a creare un pericoloso vuoto nella “fons honorum” che generò una incredibile risorgere e  proliferare di pseudo discendenti di antiche dinastie ex regnanti  che iniziarono a concedere a titolo oneroso fantasiosi ed improbabili  titoli nobiliari e cavallereschi. La Repubblica affrontò il problema con la legge 3 marzo 1951, n. 178 “Istituzione dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e disciplina del conferimento e dell’uso delle onorificenze” che, tra l’altro, negli artt. 7 e 8,  statuisce che “I cittadini italiani non possono usare nel territorio della Repubblica onorificenze o distinzioni cavalleresche loro conferite in Ordini non nazionali o da Stati esteri, se non sono autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica . . . “  e che “. . . è vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione , da parte di enti, associazioni o privati . . .  “. Entrambi gli articoli prevedono per i contravventori sanzioni amministrative e penali. Il successivo art. 9 prescrive inoltre che “L’Ordine della SS. Annunziata e le relative onorificenze sono soppressi. L’Ordine della Corona d’Italia (3) è soppresso e cessa il conferimento delle onorificenze dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. . . Per gli altri Ordini ed onorificenze, istituiti prima del 2 giugno 1946, si provvederà con separata legge”.
Gli ordini non nazionali. La citata legge n. 178 del 1951 precisava, altresì, nell’art. 7 che “L’uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche della Santa Sede e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro continua ad essere regolato dalle disposizioni vigenti (3). Nulla è parimenti innovato alle norme in vigore per l’uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche del Sovrano Militare Ordine di Malta” (5). L’art. 7 della legge 178/1951 introduce  purtroppo nell’ordinamento dello Stato anche un istituto, quello degli “Ordini non nazionali”, sul cui significato sono stati scritti fiumi di inchiostro e che hanno avuto l’effetto di legittimare incomprensibilmente onorificenze concesse oggi dai capi riconosciuti, dal diritto pubblico internazionale, delle dinastie ex regnanti in Italia, esclusa però Casa Savoia. Così, con decreto del Ministro degli Affari Esteri vengono discrezionalmente autorizzati cittadini italiani a fregiarsi delle insegne e dei titoli cavallereschi concessi dai Borboni delle Due Sicilie (ramo napoletano e ramo spagnolo), dai Borboni che regnarono su Parma e su Lucca, dagli Asburgo Lorena che regnarono in Toscana, dai Duca di Modena,  eccetera. A tal proposito, nella considerazione che tali onorificenze vengono concesse col dichiarato presupposto della “provata fedeltà e benemerenze acquisite”,  nei confronti delle case reali o principesche ex regnanti, non si comprende come possano militari italiani che hanno giurato fedeltà alla Repubblica – e sino al 1978, pure al suo Capo – pensare di poter seriamente fregiarsi di quelle insegne!
 Ordini cavallereschi cattolici e diaconi permanenti. Altrettanta perplessità destano i militari che diventano cavalieri “militanti” dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme o del Sovrano Militare Ordine di Malta (6), strutturati gerarchicamente,  i quali promettono solennemente un impegno totale  di professione della fede cattolica e di servizio per l’Ordine, di cui diventano membri, che in astratto potrebbe essere incompatibile con il loro status militare. E in parallelo, ma questo non attiene ai titoli onorifici pur evidenziandosi talora per una qualche vanità,  si ripropone con ciò, infatti, una incredibile situazione di sicura - quanto ignorata -  incompatibilità di militari in servizio permanente che diventano “Diaconi Permanenti” della Chiesa Cattolica, ovvero Ministri Sacri dell’ordine sacerdotale, sottomessi all’autorità del Vescovo che li ha ordinati e che sono  tenuti al servizio liturgico della Diocesi di appartenenza. Ma ormai si è instaurata una prassi per la quale sono numerosissimi i militari, anche di grado molto elevato, finanche nelle forze di polizia ad ordinamento militare,  che intraprendono incomprensibilmente questa missione quando sono ancora in attività di servizio. Se si è instaurata questa “moda” è perché probabilmente vige una grande ignoranza circa i fondamenti dell’ordinamento canonico e perché lo stesso Ordinariato Militare per l’Italia ha impropriamente e inopportunamente favorito queste scelte, molto poco militari . . .
 Onorificenze illegali o non autorizzabili. Una nota dolentissima si pone per tutti quei militari che con scarso senso etico e una certa sfrontata sconsideratezza esibiscono – violando la legge, che a volte loro per primi dovrebbero far rispettare in quanto alcuni di essi sono ufficiali e agenti di polizia giudiziaria – insegne o decorazioni di falsi ordini cavallereschi o di ordini non più esistenti e comunque non autorizzati (7). Tra questi, desta oggi non poca perplessità il fatto che il Capo di Casa Savoia, Vittorio Emanuele (8), che ha sempre concesso in città estere onorificenze degli ordini del suo casato - a torto o a ragione soppressi dalla Repubblica, ma comunque soppressi -  continui a pensare di poterli ancora conferire, dopo aver chiesto ed ottenuto di rientrare con suo figlio in Italia e porre fine alla loro condizione di esiliati e di apolidi ed aver prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica.
 Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Merita una annotazione anche qualche irregolarità di taluni militari afferente alle onorificenze dell’ “Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. L’Ordine è destinato a “. . . ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari”. La legge 178/1951 stabilisce che “. . . Il numero massimo delle nomine che potranno farsi annualmente è determinato con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine”. Ordinariamente, le onorificenze vengono concesse con decreti datati  2 giugno o 27 dicembre, rispettivamente festa della Repubblica e anniversario della promulgazione della Costituzione. Solo per orientamento, si precisa che il  grado di “Cavaliere” dal 1973 ad oggi è stato conferito ben 145.092 volte, quello di “Ufficiale” dal 1991 per ben 33.214 volte, quello di “Commendatore” dal 1973 per ben 48.004 volte, e così via. Le onorificenze così preventivate per ogni anno vengono assegnate in quote per ciascun Ministero. Per quanto attiene il Ministero della Difesa il “contingente onorifico” viene ripartito in aliquote proporzionali tra personale militare e dipendenti civili della Difesa. Per i militari viene assegnato agli Stati Maggiori ed alle singole Forze Armate che a loro volta possono ripartirlo tra le categorie del personale e tra militari in servizio attivo e talora tra quello in congedo. Le onorificenze vengono conferite ai militari ed a civili del pubblico impiego che si sono distinti “per lunghi e segnalati servizi” su motivata  proposta dei loro superiori, secondo cadenze stabilite dalle singole Amministrazioni centrali. Oggi, ad esempio, le proposte per il personale militare vengono inoltrate di massima dopo circa 25 anni di servizio e sono riservate ai più alti gradi dei sottufficiali e degli ufficiali. Di massima, oggi viene conferito il grado di  “Cavaliere di Gran Croce” al Capo di SMD, ai Capi di SM di Forza Armata, ai Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, mentre il grado di “Grande Ufficiale” è riservato ai Generali di Corpo d’Armata ed equiparati,  quello di “Commendatore” ai Generali di Divisione ed equiparati, quello di “Ufficiale” ai Generali di Brigata ed equiparati e quello di “Cavaliere” ai Colonnelli ed equiparati. Eccezionalmente, per particolari meriti o circostanze ufficiali, con “motu proprio” del Presidente della Repubblica questi criteri possono essere superati, pur restando nella regolarità. Ma non è infrequente il malvezzo di farsi segnalare da politici o altre personalità che, per superare la normativa vigente per i militari, non ne  dichiarano lo status nella proposta e ottengono il conferimento al di fuori del contingente riservato al Ministero della Difesa. E’ una prassi scorretta e molto diffusa, che crea malcontento e disagio nei reparti dove anziani ufficiali o sottufficiali ne sono invece sprovvisti. E quando ciò si verifica i superiori gerarchici dovrebbero intervenire con procedimenti disciplinari o addirittura promuovendo il procedimento di revoca. Cosa che invece non avviene mai.
 Istruzione sul conferimento delle onorificenze ecclesiastiche. Altre situazioni censurabili si verificano nel conferimento di onorificenze pontificie, dell’Ordine del Santo Sepolcro e dello SMOM, regolamentato dalla “ Istruzione sul conferimento di onorificenze pontificie ecclesiastiche e laiche” (9) che descrive dettagliatamente a chi competa inoltrare le proposte e le modalità, i requisiti, le benemerenze con cui possono essere concesse, distinguendole per il Clero secolare, Religiosi e Religiose, Laici, per l’Ordine Piano, quello di San Gregorio Magno, di San Silvestro Papa, per la Medaglia “Benemerenti” e “Croce Pro Ecclesia et Pontifice” e  con uno specialissimo  paragrafo dedicato a “CARABINIERI E MILITARI IN GENERE”. Per essi è statuito che “Le onorificenze vengono concesse solo a chi abbia raggiunto il grado di Capitano e seguenti. Si eviti dunque di sollecitarne la concessione per Marescialli, Sottotenenti  e Tenenti. A Capitani, Capitani Maggiori (10) e Maggiori viene concesso l’Ordine di San Silvestro; a Tenenti Colonnelli, Colonnelli e Generali l’Ordine di San Gregorio Magno, nei diversi gradi” (11). Seguono poi le istruzioni per Ecclesiastici del servizio diplomatico della S. Sede, per il Corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede,  per gli Officiali della Curia romana e per i Laici che prestano servizio nella Curia Romana. In proposito,  si registrano però risultati ben difformi nell’applicazione pratica per quanto riguarda i militari. Ed appare assai curiosa la rubrica adottata per i militari, ovvero  “CARABINIERI E MILITARI IN GENERE”. Infatti, queste prescrizioni sono ampiamente violate, ovviamente, anche qui,  tacendo nelle proposte lo status militare ed il grado rivestito dei candidati alla ricompensa onorifica, talché si registrano situazioni di sottufficiali che conseguono addirittura commende o gli altissimi gradi di “Grande Ufficiale” (spesso denominato in quegli ordini “Commendatore con Placca”) e di “Cavaliere di Gran Croce”,  ordinariamente riservato ”. . . ad Eminentissimi Cardinali di S.R.C., ad altissime Personalità (12) civili e militari che abbiano acquisito speciali ed importanti meriti . . . “ (13).
La Santa Sede e gli ordini cavallereschi. Infine, va evidenziata una reiterata e netta posizione della Santa Sede nei confronti di singoli, gruppi od associazioni che - vantando asserite continuità con antichi ordini o dinastie -  carpiscono la buona fede dei cittadini e riescono ad organizzare solenni cerimonie di investiture in pseudo ordini cavallereschi in chiese o cappelle cattoliche, ottenendo addirittura che alti gradi delle gerarchie ecclesiastiche accettino di divenire loro protettori (14). In proposito la Santa Sede si espresse in modo ultimativo, ma inutilmente, già nel 1952 con la pubblicazione sull’Osservatore Romano dell’elenco degli ordini non riconosciuti. Problematica riproposta sempre sull’Osservatore Romano il 4 luglio del 2002 e poi il 17 ottobre 2012 con un intervento dal titolo: “Precisazione sugli Ordini equestri” che testualmente recita: “La Segreteria di Stato, a seguito di frequenti richieste di informazioni in merito all’atteggiamento della Santa Sede  nei confronti degli Ordini equestri dedicati a Santi o aventi intitolazioni sacre, ritiene opportuno ribadire quanto già pubblicato in passato: oltre ai propri Ordini equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa) , la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta – ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta – e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e non intende innovare in merito” (15). Una presa di posizione che provoca sconcerto tra alcuni ordini – considerati “non nazionali”, ex art. 7 della legge 178/1951 - che pure trovano riconoscimento nell’ordinamento giuridico della Repubblica. Con ciò la Santa Sede non li dichiara certo falsi o illegittimi, semplicemente prende le distanze da una realtà che non interessa più la Chiesa Cattolica ed i suoi Sommi Pontefici, che da Paolo VI hanno rinunciato all’esercizio della loro suprema “fons honorum”, senza più concedere titoli nobiliari, nobilitare la propria famiglia di origine che un tempo veniva invece elevata a rango principesco, né concedere i cavalierati dei supremi Ordini del Cristo e dello Speron d’Oro.
Ordini di Malta e del Santo Sepolcro. Per concludere, sembra non inutile spendere due parole per meglio chiarire cosa sono effettivamente gli ordini riconosciuti e tutelati dalla Santa Sede, ovvero lo SMOM e l’Ordine del Santo Sepolcro. Si consideri che essi sono gli unici due veri e propri ordini cavallereschi della cristianità che in qualche modo hanno mantenuto fede alla vocazione originaria e svolgono una attività istituzionale, giuridicamente riconosciuta dal diritto internazionale pubblico, dall’ordinamento canonico e da quello della Repubblica. Tutti gli altri ordini, compresi i cinque pontifici, anche se illustri e antichissimi, sono di fatto solo ordini di merito. Sia l’Ordine di Malta che il Santo Sepolcro annoverano nelle loro file molti militari, a volte forse troppi, e non sempre consapevoli degli obblighi che dovrebbero sapere di avere assunto e che poi violano frequentemente. Talché chi scrive consiglia vivamente ai militari in servizio di evitare di chiedere di entrare in queste importanti ma impegnative e onerose milizie. Come già accennato per i militari che divengono “ Diaconi Permanenti”,  anche l’ingresso come membri dell’Ordine di Malta e del Santo Sepolcro è bene sia rinviato al termine del servizio attivo, anche perché talora possono verificarsi gravi situazioni di disagio o di incompatibilità per chi è militare o funzionario dello Stato (16). Nulla da ridire per chi invece è insignito di onorificenze concesse da questi due Ordini e che non comportano appartenenza agli stessi.
 La storia di questi due ordini affonda le radici in un passato lontano, ai tempi delle crociate, ma nel tempo essi si sono più volte adattati alle mutate situazioni geo-politiche e ciò che essi sono oggi poco ha a che vedere con quei tempi antichi, dove spesso storia e leggenda si intrecciano. L’Ordine di Malta ha avuto una sua vita illustre ed è stata una potente marineria sino alla cacciata nel 1797  da Malta ad opera di Napoleone. Dopo tale disastroso evento l’Ordine subì traversie di ogni genere, giunse persino ad abiurare la religione cattolica e passare sotto la protezione dello Zar Paolo I. Solo nel 1879, con il Gran Maestro Giovanni Battista Ceschi, quindi con Galeazzo von Thun und Hohenstein e poi con Ludovico Chigi della Rovere l’Ordine finalmente fiorirà e giungerà rinnovato sino ai nostri giorni. L’Ordine di Malta è oggi strutturato su sei gran Priorati e 48 Associazioni nazionali. L’Associazione nazionale italiana gestisce le attività sanitarie dell’Ordine in Italia e dispone di un Corpo Militare, ausiliario dell’Esercito Italiano ed il “Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta” che coopera nelle emergenze di Protezione Civile. Quanto all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, ispira le sue  origini agli eventi della prima crociata ma difficilmente essi sono  riconducibili all’Ordine di oggi. L’Ordine così come lo conosciamo oggi è quello riconfigurato  dal Pontefice Pio IX che nel 1847 ricostituì il Patriarcato Latino di Gerusalemme – ripristinando quello istituito ai tempi della creazione del breve Regno di Gerusalemme – e volle affidare ai cavalieri del Santo Sepolcro il compito di sostenerne le attività caritative. Successivamente nell’Ordine vennero ammesse anche le donne e si consenti ai cavalieri di ricevere l’investitura nei luoghi di residenza, mentre prima ciò poteva avvenire solo a Gerusalemme. Oggi l’Ordine è una “Associazione internazionale pubblica di fedeli” con personalità giuridica vaticana e sede nello Stato Città del Vaticano, affidato dal pontefice ad un Cardinale Gran Maestro, in carica dall’8 dicembre 2019  il Cardinale Fernando Filoni. L’Ordine conta attualmente circa 30.000 cavalieri e dame ripartiti in oltre 60 Luogotenenze e Delegazioni Magistrali, nel mondo intero,  con la missione di rafforzare tra i suoi membri la pratica della vita cristiana, di aiutare le opere delle istituzioni della Chiesa cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme, e sostenere la presenza dei cristiani nei territori biblici (17).
 La Custodia di Terra Santa. Un cenno merita anche la meritoria opera svolta dai Frati Francescani Minori della “Custodia Terrae Sanctae”,  che opera ininterrottamente – a differenza degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro – nei territori biblici dal XIII secolo, quando lo stesso San Francesco si recò in pellegrinaggio in  Medio Oriente riuscendo ad incontrare a Damietta in Egitto il sultano Melek-al-Kamel, che consentì la presenza dei  francescani in Terra Santa. E oggi, da allora, i frati minori custodiscono e presidiano  i luoghi più sacri della cristianità, in condizioni mai facili e convivono con difficoltà la custodia della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme e quella della Natività a Betlemme assieme ai litigiosi  Greci ortodossi ed  Armeni ortodossi. Rapporti difficili, da tempo regolati approssimativamente con un decreto del Sultano ottomano risalente al  1767, noto come “Status quo”. A proposito di decorazioni, giova ricordare che il Custode di Terra Santa concede dal 1901, per mandato papale, con suo diploma, ai pellegrini nei luoghi sacri della Palestina la “Medaglia di Leone XIII”, “Croce Signum Sacri Itineris Hierosolimitani”, nota anche come “Medaglia del Pellegrino” nei tre gradi d’oro, d’argento e di bronzo. L’acquisto della medaglia consente alla Custodia di aiutare economicamente le persone povere e malate di Terra Santa, devolvendo loro la totalità di queste offerte. 
Ordine delle precedenze degli ordini cavallereschi. Nel concludere questo intervento, non voglio esimermi dall’esprimere il mio avviso circa una questione che si ripropone in tutte le cerimonie religiose, oggetto di una lunga controversia: l’ordine delle precedenze tra l’Ordine del Santo Sepolcro e l’Ordine di Malta-SMOM. In proposito, con  bolla di Papa Benedetto XIV del 1746 si statuisce che l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme abbia la precedenza su tutti gli altri, ad eccezione di quello supremo dello Speron d’Oro. Ma occorre ricordare che quell’Ordine del Santo Sepolcro – i cui cavalieri avevano il rango di Conti Palatini ed appartenevano esclusivamente alla nobiltà - non avrebbe molto a che vedere con quello riformato da Pio IX nel 1847. Per altri, la precedenza spetterebbe invece all’Ordine di Malta per via del suo carattere sovrano, però non del tutto riconosciuto dalla Santa Sede. E’ un dato di fatto che nel cerimoniale della Repubblica Italiana  le insegne dell’Ordine di Malta precedono quelle di tutti gli altri ordini, sia pontifici, che del S. Sepolcro  che  degli ordini “non nazionali”. Stando così le cose, mi pare corretto dover riconoscere la precedenza all’Ordine del Santo Sepolcro nelle cerimonie religiose; tra l’altro il Cardinale Gran Maestro nell’Ordinamento canonico ha un rango superiore al Gran Maestro dell’Ordine di Malta, che avendo solo il rango cardinalizio non è un cardinale. Invece nelle cerimonie dello Stato italiano la precedenza è sicuramente dell’Ordine di Malta (18).
Conclusione. Ma, a ben vedere, né questo né tutte le problematiche che si sono dianzi illustrate sono poi così tanto veramente importanti . . . Primum vivere, deinde philosophari!




(*) L’Autore, Socio Onorario dell’Accademia Araldica e Nobiliare Italiana,  è  Generale di Brigata dell’Arma dei Carabinieri, ora nella Riserva,  ed è Generale di Gendarmeria della Repubblica di San Marino, ora in congedo.  Ha frequentato il 155° Corso dell’Accademia Militare e la 55^ Sessione ordinaria dell’Istituto Alti Studi della Difesa-IASD ed  è laureato in giurisprudenza ed in diritto canonico. Nel tempo ha potuto maturare una specifica competenza anche in tema di ordini cavallereschi e diritto nobiliare, producendo e pubblicando numerosi studi, collaborando con riviste di settore e prendendo parte a convegni o tenendo conferenze, sempre con particolare riferimento alla problematica dei falsi ordini. Da ricordare le pubblicazioni “La disciplina giuridica delle onorificenze cavalleresche”, Roma, 1991, e “Nobiltà e diritto nobiliare oggi in Italia”, Roma, 1992.
(1) Per una precisa informazione si rimanda alla pubblicazione “Stato Maggiore della Difesa – V Reparto – Ufficio Affari Generali, SMD G010, Regolamento per la disciplina delle uniformi, Roma 2002 “, reperibile agevolmente anche in rete, che nelle pagine da 77 a 83 riporta esaustive notizie compendiate nell’All. C con lo schema (illustrato) rappresentante l’ordine di successione, l’elencazione nominativa in ordine di precedenza di tutte le decorazioni ammesse ed il prospetto delle uniformi su cui indossare i nastrini e le decorazioni.
(2) La XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione dispose che “I titoli nobiliari non sono riconosciuti. I predicati di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome.  L’Ordine mauriziano è conservato come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.  Le legge regola la soppressione della Consulta araldica”.
(3) Sarà sostituito con l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
(4) Così il RD 10 luglio 1930 n.974 “Disposizioni relative all’uso delle onorificenze degli Ordini equestri e dei titoli nobiliari pontifici”. Il Regio decreto agli art. 2 e 3 prescrive che i cittadini italiani possono fregiarsi nel territorio dello Stato delle onorificenze degli Ordini equestri pontifici  e dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme previa autorizzazione concessa (oggi, n.d.r.)  con decreto presidenziale e diploma della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
(5) Le onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche del Sovrano Militare Ordine di Malta invece sono immediatamente recepite nell’ordinamento giuridico della Repubblica e vengono trascritte direttamente sui documenti matricolari dei militari previa presentazione di istanza corredata di copia autentica del diploma di concessione. Va precisato però che tale disposizione opera esclusivamente per il solo ordine riconosciuto a suo tempo dal Regno d’Italia, denominato “Sovrano Militare Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta” – “Sovrano Militare Ordine di Malta” (SMOM), la cui sede è nel Palazzo Magistrale di Via Condotti in Roma ed il cui 80° Principe Sovrano e Gran Maestro è dal 2 maggio 2018 Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Principe Sovrano e Gran Maestro cui il Regno d’Italia riconobbe il rango di Capo di Stato e cui la Santa Sede riconosce il rango di Cardinale. Non sono autorizzati né riconoscibili altri ordini che, pure si definiscono con diversificate ma simili denominazioni  come cavalieri di Malta, quali quelli dei rami autonomi prussiano-luterano, russo-ortodosso  e  inglese-anglicano creatisi dopo la perdita dell’isola di Malta né numerose sedicenti associazioni ed ordini che ad esso ordine pretendono di ricondursi, aventi spesso sede in Malta o negli USA.
(6) Ovviamente non ci si riferisce ai militari insigniti di titoli cavallereschi dei soli “Ordini di merito” conferiti per meriti speciali da questi due antichi ed importanti Ordini cavallereschi. Tali titoli infatti non comportano una appartenenza e relativa militanza negli stessi ordini. Ci si riferisce infatti all’Ordine al Merito Melitense dello SMOM (Collare, Collare con Spade, Gran Croce, e via di seguito sino a scendere a Ufficiale con Spade, Croce con Spade e alle medaglie di benemerenza) ed alle decorazioni di Merito del Santo Sepolcro di Gerusalemme (ovvero, Croce con placca d’oro, Croce con placca d’argento e Croce al merito).
(7) Tra i casi più ricorrenti le insegne dell’Ordine dei  Santi Maurizio e Lazzaro, quelle dei Templari, dell’Ordine della Corona di Ferro, di pseudo ordini di Malta e così di seguito.
(8) Peraltro la sua qualità di Capo riconosciuto di Casa Savoia è stata ininterrottamente messa in discussione dai monarchici italiani, dopo la morte di Umberto II, e dal Capo del Ramo dei Savoia –Aosta. Ma non è questa la sede per disquisire di essa problematica.
(9) Istruzione - allegata alla Lettera apostolica “motu proprio” “PONTIFICALIS DOMUS” promulgata il 28 marzo 1968 dal Sommo Pontefice  Paolo VI  -  aggiornata al 13 marzo 2001.
(10) E’ riferito al desueto grado di 1° Capitano.
(11) L’ “Ordine Supremo di Cristo” e l’ “Ordine dello Speron d’Oro”, anche se non aboliti, non vengono attualmente presi in considerazione.
(12) E non ci si riferisce alla statura fisica (ndr)!
(13) Va da se che se gli “speciali ed importanti meriti” possono essere frutto di una valutazione discrezionale, l’essere “Cardinale di S.R.C.” o “altissima Personalità civile o militare” è un dato di fatto su cui non si può equivocare, pena scadere nel ridicolo.
(14) Presentando questi alti prelati come “Protettori” del loro Ordine, in parallelo con la figura, ad esempio, del “Cardinale Patrono” che rappresenta il Santo Padre presso lo SMOM.
(15) Così l’autore in Rivista Nobiliare, Anno XIII, n. 2,  luglio-dicembre 2018, in “Santa Sede e Ordini cavallereschi oggi”, pagg. 4 e ss.
(16) Ricordo per tutti, lo scandalo che negli anni ’90 colpì la Luogotenenza siciliana dell’Ordine del Santo Sepolcro il cui Luogotenente Conte Cassina e Gran Priore Mons Cassisa, Vescovo di Monreale, vennero indagati per attività mafiosa. Uno scandalo che coinvolse una infinità di personalità (La Repubblica pubblicò un articolo “Prefetti, politici, giudici uniti nel Santo Sepolcro” che fu una autentico terremoto che coinvolse agenti di servizi segreti, affiliati alla Loggia P2, ecc  ecc) e che indusse il Procuratore capo di Napoli dell’epoca a chiedere ai vertici delle forze di polizia i nominativi di tutti i funzionari e ufficiali appartenenti all’ordine col proposito di indagarli. Per fortuna degli interessati quel contestato procuratore perse il posto e quegli elenchi non vennero mai compilati . . .  Ma anche lo SMOM non è immune da scandali. Recentissimo il terremoto provocato da un duro intervento di Papa Francesco con  la cacciata nel gennaio del 2017 del Principe Sovrano e Gran Maestro Fra’ Mattew Festing e il contestuale commissariamento dell’Ordine, superato solo con la elezione del 2 maggio 2018 del nuovo Gran Maestro, Fra’ Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto.

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