APPROFONDIMENTI
I TITOLI ONORIFICI E LO STATUS MILITARE
Alessandro Gentili *
Premessa. “Miles, Magister, Magistratus” costituivano
la triade su cui si sono basate le più grandi civiltà. E la componente militare
era il primo di quei capisaldi. Ma i tempi cambiano, così come cambiano valori
e riferimenti. Capita spesso di vedere in televisione, sui giornali o nelle
cerimonie persone che vestono uniformi sulle quali spiccano tanti, a volte
forse troppi, nastrini colorati o addirittura vistose e sovrabbondanti
onorificenze, decorazioni e distintivi di ogni genere. Tuttavia, se tali
distinzioni onorifiche sono previste o sono autorizzate, nulla da ridire, fermo
però restando il senso della misura ed il limite del buon gusto, che non
guastano mai (1). Il militare, il soldato è uno che ha scelto la carriera delle
armi, è un professionista della guerra, è un combattente, potrebbe anche dover
essere una persona un po’ rude, mai un
vanitoso, almeno non troppo e non in modo appariscente.
L’evoluzione delle insegne onorifiche sulle uniformi. Chiariamoci,
i nastrini sono dei rettangolini di stoffa colorata, corrispondenti ai colori
dei nastri cui sono appese decorazioni
od onorificenze, sono regolamentati e vanno indossati secondo un preciso
ordine. Vestire i nastrini –e talora le relative insegne metalliche, i così
detti medaglieri – costituisce uso pubblico della decorazione o della onorificenza
e di conseguenza - se la decorazione o l’onorificenza fossero non autorizzate,
non autorizzabili o addirittura “contra legem” – costituirebbe come ipotesi
minima una infrazione disciplinare sino a giungere alla violazione di norme
penali. Fino agli anni ’80 si incontravano ancora anziani ufficiali o anziani
marescialli che si fregiavano solo di medaglie al valore militare, croci di
guerra o di medaglie ricordo di qualche campagna di guerra e distintivi d’onore
per ferite di guerra o di avanzamento
per merito di guerra: uomini, militari d’altri tempi. Poi, per una decina di
anni gli ufficiali e i marescialli più anziani esibivano al massimo il nastrino
di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica, la Medaglia Mauriziana, la
Medaglia al Merito di Lungo Comando (o equipollente per le altre FFAA) e la
Croce di Anzianità di Servizio. Qua e la – ma erano rari – qualche nastrino
variopinto di qualche ordine cavalleresco (pontifici, Malta, Santo Sepolcro).
Poi dagli anni ’90 iniziano le prime missioni di pace all’estero e per le
nostre Forze Armate, fino ad allora spente negli entusiasmi e senza prospettive
ma forti ancora di centinaia di migliaia di uomini, si apre una nuova era che
ancora continua. Da allora è un fiorire di distintivi e di medaglie ricordo
che, unite a onorificenze e decorazioni nazionali ed estere e nastrini
rappresentativi di brevetti, fanno talora apparire militari di truppa,
sottufficiali e ufficiali come non apparivano neppure i reduci delle infinite guerre napoleoniche. Vi sono militari che
esibiscono nastrini strutturati su 10 o addirittura più righe e, con la “grande
uniforme”, indossano medaglieri e placche che neppure i sovrani dei secoli
scorsi si sognavano di esibire. Per non parlare poi di militari di truppa,
sottufficiali o giovani ufficiali che
esibiscono inopportunamente anche vistose onorificenze indossate sotto il
colletto della camicia e sopra al nodo della cravatta (come quelle dei
commendatori e dei grandi ufficiali)! Vi è stato anche un lungo periodo in cui si
è registrato un ridicolo proliferare di riconoscimenti di malattie dipendenti
da causa di servizio, con contestuale concessione di distintivi d’onore per
feriti in servizio, in palese e grossolana violazione delle relative norme di
concessione.
Il “mercato” delle
onorificenze. Di
pari passo a questo malcostume, poco consono alla marzialità ed alla sobrietà
che dovrebbe distinguere il mondo militare, ha sempre esercitato grande
attrattiva, e non solo tra i giovani militari, a volte ingenuamente e smodatamente
ambiziosi e arrivisti, il mondo dei falsi ordini cavallereschi o comunque il
mercato ufficiale di talune decorazioni od onorificenze concesse previo
pagamento di consistenti somme di denaro. Ne sanno qualcosa i tantissimi
decorati di una medaglietta di una certa
croce rossa concessa da un noto e piccolo Stato straniero o gli insigniti di
qualche famoso e assolutamente legittimo ordine cavalleresco, il cui ingresso e
le cui progressioni nella gerarchia onorifica corrispondono essenzialmente ad
un prezzario in euro da tre zeri in su (con la vecchia lira gli zeri andavano
da 5 a 6)! Da qualche parte, un “grand’ufficialato” – anch’esso legittimo e
riconoscibile in Italia – un 25 o 30
anni fa veniva ceduto solo per 15 milioni di lire e andava a ruba! Oggi,
quello Stato sembrerebbe non lo faccia più.
Ma, intendiamoci, la vendita di titoli nobiliari e di onorificenze per
molti secoli è stata prassi comune per tantissimi sovrani che avevano bisogno
di rimpinguare le casse dello Stato, sempre vuote, ieri come oggi.
Legislazione italiana. In Italia, caduta la monarchia,
venuta meno la concessione dei
titoli cavallereschi del Regno e
della dinastia, e con la nuova Costituzione che
disconosceva i titoli nobiliari
(2), si venne a creare un pericoloso vuoto nella “fons honorum” che generò una
incredibile risorgere e proliferare di
pseudo discendenti di antiche dinastie ex regnanti che iniziarono a concedere a titolo oneroso
fantasiosi ed improbabili titoli
nobiliari e cavallereschi. La Repubblica affrontò il problema con la legge 3
marzo 1951, n. 178 “Istituzione dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana
e disciplina del conferimento e dell’uso delle onorificenze” che, tra l’altro,
negli artt. 7 e 8, statuisce che “I
cittadini italiani non possono usare nel territorio della Repubblica
onorificenze o distinzioni cavalleresche loro conferite in Ordini non nazionali
o da Stati esteri, se non sono autorizzati con decreto del Presidente della
Repubblica . . . “ e che “. . . è
vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni
cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione , da parte di enti,
associazioni o privati . . . “. Entrambi
gli articoli prevedono per i contravventori sanzioni amministrative e penali.
Il successivo art. 9 prescrive inoltre che “L’Ordine della SS. Annunziata e le
relative onorificenze sono soppressi. L’Ordine della Corona d’Italia (3) è
soppresso e cessa il conferimento delle onorificenze dell’Ordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro. . . Per gli altri Ordini ed onorificenze, istituiti prima
del 2 giugno 1946, si provvederà con separata legge”.
Gli ordini non
nazionali. La citata
legge n. 178 del 1951 precisava, altresì, nell’art. 7 che “L’uso delle
onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche della Santa Sede e dell’Ordine
Equestre del Santo Sepolcro continua ad essere regolato dalle disposizioni
vigenti (3). Nulla è parimenti innovato alle norme in vigore per l’uso delle
onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche del Sovrano Militare
Ordine di Malta” (5). L’art. 7 della legge 178/1951 introduce purtroppo nell’ordinamento dello Stato anche
un istituto, quello degli “Ordini non nazionali”, sul cui significato sono
stati scritti fiumi di inchiostro e che hanno avuto l’effetto di legittimare
incomprensibilmente onorificenze concesse oggi dai capi riconosciuti, dal
diritto pubblico internazionale, delle dinastie ex regnanti in Italia, esclusa
però Casa Savoia. Così, con decreto del Ministro degli Affari Esteri vengono
discrezionalmente autorizzati cittadini italiani a fregiarsi delle insegne e
dei titoli cavallereschi concessi dai Borboni delle Due Sicilie (ramo
napoletano e ramo spagnolo), dai Borboni che regnarono su Parma e su Lucca,
dagli Asburgo Lorena che regnarono in Toscana, dai Duca di Modena, eccetera. A tal proposito, nella
considerazione che tali onorificenze vengono concesse col dichiarato
presupposto della “provata fedeltà e benemerenze acquisite”, nei confronti delle case reali o principesche
ex regnanti, non si comprende come possano militari italiani che hanno giurato
fedeltà alla Repubblica – e sino al 1978, pure al suo Capo – pensare di poter
seriamente fregiarsi di quelle insegne!
Ordini cavallereschi cattolici e diaconi permanenti. Altrettanta
perplessità destano i militari che diventano cavalieri “militanti” dell’Ordine
Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme o del Sovrano Militare Ordine di
Malta (6), strutturati gerarchicamente,
i quali promettono solennemente un impegno totale di professione della fede cattolica e di
servizio per l’Ordine, di cui diventano membri, che in astratto potrebbe essere
incompatibile con il loro status militare. E in parallelo, ma questo non
attiene ai titoli onorifici pur evidenziandosi talora per una qualche
vanità, si ripropone con ciò, infatti,
una incredibile situazione di sicura - quanto ignorata - incompatibilità di militari in servizio
permanente che diventano “Diaconi Permanenti” della Chiesa Cattolica, ovvero
Ministri Sacri dell’ordine sacerdotale, sottomessi all’autorità del Vescovo che
li ha ordinati e che sono tenuti al
servizio liturgico della Diocesi di appartenenza. Ma ormai si è instaurata una
prassi per la quale sono numerosissimi i militari, anche di grado molto
elevato, finanche nelle forze di polizia ad ordinamento militare, che intraprendono incomprensibilmente questa
missione quando sono ancora in attività di servizio. Se si è instaurata questa
“moda” è perché probabilmente vige una grande ignoranza circa i fondamenti
dell’ordinamento canonico e perché lo stesso Ordinariato Militare per l’Italia
ha impropriamente e inopportunamente favorito queste scelte, molto poco
militari . . .
Onorificenze illegali o non autorizzabili. Una nota dolentissima si
pone per tutti quei militari che con scarso senso etico e una certa sfrontata
sconsideratezza esibiscono – violando la legge, che a volte loro per primi
dovrebbero far rispettare in quanto alcuni di essi sono ufficiali e agenti di
polizia giudiziaria – insegne o decorazioni di falsi ordini cavallereschi o di
ordini non più esistenti e comunque non autorizzati (7). Tra questi, desta oggi
non poca perplessità il fatto che il Capo di Casa Savoia, Vittorio Emanuele
(8), che ha sempre concesso in città estere onorificenze degli ordini del suo
casato - a torto o a ragione soppressi dalla Repubblica, ma comunque soppressi
- continui a pensare di poterli ancora
conferire, dopo aver chiesto ed ottenuto di rientrare con suo figlio in Italia
e porre fine alla loro condizione di esiliati e di apolidi ed aver prestato
giuramento di fedeltà alla Repubblica.
Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Merita una annotazione
anche qualche irregolarità di taluni militari afferente alle onorificenze dell’
“Ordine al Merito della Repubblica Italiana”. L’Ordine è destinato a “. . .
ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere,
delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività
svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati
servizi nelle carriere civili e militari”. La legge 178/1951 stabilisce che “.
. . Il numero massimo delle nomine che potranno farsi annualmente è determinato
con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del
Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine”. Ordinariamente, le
onorificenze vengono concesse con decreti datati 2 giugno o 27 dicembre, rispettivamente festa
della Repubblica e anniversario della promulgazione della Costituzione. Solo
per orientamento, si precisa che il
grado di “Cavaliere” dal 1973 ad oggi è stato conferito ben 145.092
volte, quello di “Ufficiale” dal 1991 per ben 33.214 volte, quello di
“Commendatore” dal 1973 per ben 48.004 volte, e così via. Le onorificenze così
preventivate per ogni anno vengono assegnate in quote per ciascun Ministero. Per
quanto attiene il Ministero della Difesa il “contingente onorifico” viene
ripartito in aliquote proporzionali tra personale militare e dipendenti civili
della Difesa. Per i militari viene assegnato agli Stati Maggiori ed alle
singole Forze Armate che a loro volta possono ripartirlo tra le categorie del
personale e tra militari in servizio attivo e talora tra quello in congedo. Le
onorificenze vengono conferite ai militari ed a civili del pubblico impiego che
si sono distinti “per lunghi e segnalati servizi” su motivata proposta dei loro superiori, secondo cadenze
stabilite dalle singole Amministrazioni centrali. Oggi, ad esempio, le proposte
per il personale militare vengono inoltrate di massima dopo circa 25 anni di
servizio e sono riservate ai più alti gradi dei sottufficiali e degli
ufficiali. Di massima, oggi viene conferito il grado di “Cavaliere di Gran Croce” al Capo di SMD, ai
Capi di SM di Forza Armata, ai Comandanti Generali dell’Arma dei Carabinieri e
della Guardia di Finanza, mentre il grado di “Grande Ufficiale” è riservato ai
Generali di Corpo d’Armata ed equiparati,
quello di “Commendatore” ai Generali di Divisione ed equiparati, quello
di “Ufficiale” ai Generali di Brigata ed equiparati e quello di “Cavaliere” ai
Colonnelli ed equiparati. Eccezionalmente, per particolari meriti o circostanze
ufficiali, con “motu proprio” del Presidente della Repubblica questi criteri
possono essere superati, pur restando nella regolarità. Ma non è infrequente il
malvezzo di farsi segnalare da politici o altre personalità che, per superare
la normativa vigente per i militari, non ne
dichiarano lo status nella proposta e ottengono il conferimento al di
fuori del contingente riservato al Ministero della Difesa. E’ una prassi
scorretta e molto diffusa, che crea malcontento e disagio nei reparti dove
anziani ufficiali o sottufficiali ne sono invece sprovvisti. E quando ciò si
verifica i superiori gerarchici dovrebbero intervenire con procedimenti
disciplinari o addirittura promuovendo il procedimento di revoca. Cosa che
invece non avviene mai.
Istruzione sul conferimento delle onorificenze ecclesiastiche. Altre
situazioni censurabili si verificano nel conferimento di onorificenze
pontificie, dell’Ordine del Santo Sepolcro e dello SMOM, regolamentato dalla “
Istruzione sul conferimento di onorificenze pontificie ecclesiastiche e laiche”
(9) che descrive dettagliatamente a chi competa inoltrare le proposte e le
modalità, i requisiti, le benemerenze con cui possono essere concesse,
distinguendole per il Clero secolare, Religiosi e Religiose, Laici, per
l’Ordine Piano, quello di San Gregorio Magno, di San Silvestro Papa, per la
Medaglia “Benemerenti” e “Croce Pro Ecclesia et Pontifice” e con uno specialissimo paragrafo dedicato a “CARABINIERI E MILITARI
IN GENERE”. Per essi è statuito che “Le onorificenze vengono concesse solo a
chi abbia raggiunto il grado di Capitano e seguenti. Si eviti dunque di
sollecitarne la concessione per Marescialli, Sottotenenti e Tenenti. A Capitani, Capitani Maggiori (10)
e Maggiori viene concesso l’Ordine di San Silvestro; a Tenenti Colonnelli,
Colonnelli e Generali l’Ordine di San Gregorio Magno, nei diversi gradi” (11).
Seguono poi le istruzioni per Ecclesiastici del servizio diplomatico della S.
Sede, per il Corpo diplomatico accreditato presso la S. Sede, per gli Officiali della Curia romana e per i
Laici che prestano servizio nella Curia Romana. In proposito, si registrano però risultati ben difformi nell’applicazione
pratica per quanto riguarda i militari. Ed appare assai curiosa la rubrica
adottata per i militari, ovvero
“CARABINIERI E MILITARI IN GENERE”. Infatti, queste prescrizioni sono
ampiamente violate, ovviamente, anche qui,
tacendo nelle proposte lo status militare ed il grado rivestito dei
candidati alla ricompensa onorifica, talché si registrano situazioni di
sottufficiali che conseguono addirittura commende o gli altissimi gradi di
“Grande Ufficiale” (spesso denominato in quegli ordini “Commendatore con
Placca”) e di “Cavaliere di Gran Croce”,
ordinariamente riservato ”. . . ad Eminentissimi Cardinali di S.R.C., ad
altissime Personalità (12) civili e militari che abbiano acquisito speciali ed
importanti meriti . . . “ (13).
La Santa Sede e gli
ordini cavallereschi.
Infine, va evidenziata una reiterata e netta posizione della Santa Sede nei
confronti di singoli, gruppi od associazioni che - vantando asserite continuità
con antichi ordini o dinastie -
carpiscono la buona fede dei cittadini e riescono ad organizzare solenni
cerimonie di investiture in pseudo ordini cavallereschi in chiese o cappelle
cattoliche, ottenendo addirittura che alti gradi delle gerarchie ecclesiastiche
accettino di divenire loro protettori (14). In proposito la Santa Sede si
espresse in modo ultimativo, ma inutilmente, già nel 1952 con la pubblicazione
sull’Osservatore Romano dell’elenco degli ordini non riconosciuti. Problematica
riproposta sempre sull’Osservatore Romano il 4 luglio del 2002 e poi il 17
ottobre 2012 con un intervento dal titolo: “Precisazione sugli Ordini equestri”
che testualmente recita: “La Segreteria di Stato, a seguito di frequenti
richieste di informazioni in merito all’atteggiamento della Santa Sede nei confronti degli Ordini equestri dedicati
a Santi o aventi intitolazioni sacre, ritiene opportuno ribadire quanto già pubblicato
in passato: oltre ai propri Ordini equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine
dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San
Silvestro Papa) , la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare
Ordine di Malta – ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di
Gerusalemme, di Rodi e di Malta – e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme e non intende innovare in merito” (15). Una presa di posizione che
provoca sconcerto tra alcuni ordini – considerati “non nazionali”, ex art. 7
della legge 178/1951 - che pure trovano riconoscimento nell’ordinamento
giuridico della Repubblica. Con ciò la Santa Sede non li dichiara certo falsi o
illegittimi, semplicemente prende le distanze da una realtà che non interessa
più la Chiesa Cattolica ed i suoi Sommi Pontefici, che da Paolo VI hanno
rinunciato all’esercizio della loro suprema “fons honorum”, senza più concedere
titoli nobiliari, nobilitare la propria famiglia di origine che un tempo veniva
invece elevata a rango principesco, né concedere i cavalierati dei supremi
Ordini del Cristo e dello Speron d’Oro.
Ordini di Malta e del
Santo Sepolcro. Per
concludere, sembra non inutile spendere due parole per meglio chiarire cosa
sono effettivamente gli ordini riconosciuti e tutelati dalla Santa Sede, ovvero
lo SMOM e l’Ordine del Santo Sepolcro. Si consideri che essi sono gli unici due
veri e propri ordini cavallereschi della cristianità che in qualche modo hanno
mantenuto fede alla vocazione originaria e svolgono una attività istituzionale,
giuridicamente riconosciuta dal diritto internazionale pubblico,
dall’ordinamento canonico e da quello della Repubblica. Tutti gli altri ordini,
compresi i cinque pontifici, anche se illustri e antichissimi, sono di fatto
solo ordini di merito. Sia l’Ordine di Malta che il Santo Sepolcro annoverano
nelle loro file molti militari, a volte forse troppi, e non sempre consapevoli
degli obblighi che dovrebbero sapere di avere assunto e che poi violano
frequentemente. Talché chi scrive consiglia vivamente ai militari in servizio
di evitare di chiedere di entrare in queste importanti ma impegnative e onerose
milizie. Come già accennato per i militari che divengono “ Diaconi
Permanenti”, anche l’ingresso come
membri dell’Ordine di Malta e del Santo Sepolcro è bene sia rinviato al termine
del servizio attivo, anche perché talora possono verificarsi gravi situazioni
di disagio o di incompatibilità per chi è militare o funzionario dello Stato
(16). Nulla da ridire per chi invece è insignito di onorificenze concesse da
questi due Ordini e che non comportano appartenenza agli stessi.
La storia di questi
due ordini affonda le radici in un passato lontano, ai tempi delle crociate, ma
nel tempo essi si sono più volte adattati alle mutate situazioni geo-politiche
e ciò che essi sono oggi poco ha a che vedere con quei tempi antichi, dove
spesso storia e leggenda si intrecciano. L’Ordine di Malta ha avuto una sua
vita illustre ed è stata una potente marineria sino alla cacciata nel 1797 da Malta ad opera di Napoleone. Dopo tale
disastroso evento l’Ordine subì traversie di ogni genere, giunse persino ad
abiurare la religione cattolica e passare sotto la protezione dello Zar Paolo
I. Solo nel 1879, con il Gran Maestro Giovanni Battista Ceschi, quindi con
Galeazzo von Thun und Hohenstein e poi con Ludovico Chigi della Rovere l’Ordine
finalmente fiorirà e giungerà rinnovato sino ai nostri giorni. L’Ordine di
Malta è oggi strutturato su sei gran Priorati e 48 Associazioni nazionali.
L’Associazione nazionale italiana gestisce le attività sanitarie dell’Ordine in
Italia e dispone di un Corpo Militare, ausiliario dell’Esercito Italiano ed il
“Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta” che coopera nelle emergenze
di Protezione Civile. Quanto all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme, ispira le sue origini agli
eventi della prima crociata ma difficilmente essi sono riconducibili all’Ordine di oggi. L’Ordine
così come lo conosciamo oggi è quello riconfigurato dal Pontefice Pio IX che nel 1847 ricostituì
il Patriarcato Latino di Gerusalemme – ripristinando quello istituito ai tempi
della creazione del breve Regno di Gerusalemme – e volle affidare ai cavalieri
del Santo Sepolcro il compito di sostenerne le attività caritative. Successivamente
nell’Ordine vennero ammesse anche le donne e si consenti ai cavalieri di
ricevere l’investitura nei luoghi di residenza, mentre prima ciò poteva
avvenire solo a Gerusalemme. Oggi l’Ordine è una “Associazione internazionale
pubblica di fedeli” con personalità giuridica vaticana e sede nello Stato Città
del Vaticano, affidato dal pontefice ad un Cardinale Gran Maestro, in carica
dall’8 dicembre 2019 il Cardinale
Fernando Filoni. L’Ordine conta attualmente circa 30.000 cavalieri e dame
ripartiti in oltre 60 Luogotenenze e Delegazioni Magistrali, nel mondo
intero, con la missione di rafforzare
tra i suoi membri la pratica della vita cristiana, di aiutare le opere delle
istituzioni della Chiesa cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del
Patriarcato Latino di Gerusalemme, e sostenere la presenza dei cristiani nei
territori biblici (17).
La Custodia di Terra Santa. Un cenno merita anche la meritoria
opera svolta dai Frati Francescani Minori della “Custodia Terrae Sanctae”, che opera ininterrottamente – a differenza
degli Ordini di Malta e del Santo Sepolcro – nei territori biblici dal XIII
secolo, quando lo stesso San Francesco si recò in pellegrinaggio in Medio Oriente riuscendo ad incontrare a
Damietta in Egitto il sultano Melek-al-Kamel, che consentì la presenza dei francescani in Terra Santa. E oggi, da
allora, i frati minori custodiscono e presidiano i luoghi più sacri della cristianità, in
condizioni mai facili e convivono con difficoltà la custodia della Basilica del
Santo Sepolcro a Gerusalemme e quella della Natività a Betlemme assieme ai
litigiosi Greci ortodossi ed Armeni ortodossi. Rapporti difficili, da
tempo regolati approssimativamente con un decreto del Sultano ottomano
risalente al 1767, noto come “Status
quo”. A proposito di decorazioni, giova ricordare che il Custode di Terra Santa
concede dal 1901, per mandato papale, con suo diploma, ai pellegrini nei luoghi
sacri della Palestina la “Medaglia di Leone XIII”, “Croce Signum Sacri Itineris
Hierosolimitani”, nota anche come “Medaglia del Pellegrino” nei tre gradi
d’oro, d’argento e di bronzo. L’acquisto della medaglia consente alla Custodia
di aiutare economicamente le persone povere e malate di Terra Santa, devolvendo
loro la totalità di queste offerte.
Ordine delle precedenze
degli ordini cavallereschi. Nel concludere questo intervento, non voglio esimermi dall’esprimere il
mio avviso circa una questione che si ripropone in tutte le cerimonie
religiose, oggetto di una lunga controversia: l’ordine delle precedenze tra
l’Ordine del Santo Sepolcro e l’Ordine di Malta-SMOM. In proposito, con bolla di Papa Benedetto XIV del 1746 si
statuisce che l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme abbia la
precedenza su tutti gli altri, ad eccezione di quello supremo dello Speron
d’Oro. Ma occorre ricordare che quell’Ordine del Santo Sepolcro – i cui
cavalieri avevano il rango di Conti Palatini ed appartenevano esclusivamente
alla nobiltà - non avrebbe molto a che vedere con quello riformato da Pio IX
nel 1847. Per altri, la precedenza spetterebbe invece all’Ordine di Malta per
via del suo carattere sovrano, però non del tutto riconosciuto dalla Santa
Sede. E’ un dato di fatto che nel cerimoniale della Repubblica Italiana le insegne dell’Ordine di Malta precedono
quelle di tutti gli altri ordini, sia pontifici, che del S. Sepolcro che
degli ordini “non nazionali”. Stando così le cose, mi pare corretto
dover riconoscere la precedenza all’Ordine del Santo Sepolcro nelle cerimonie
religiose; tra l’altro il Cardinale Gran Maestro nell’Ordinamento canonico ha
un rango superiore al Gran Maestro dell’Ordine di Malta, che avendo solo il
rango cardinalizio non è un cardinale. Invece nelle cerimonie dello Stato
italiano la precedenza è sicuramente dell’Ordine di Malta (18).
Conclusione. Ma, a ben vedere, né questo né tutte
le problematiche che si sono dianzi illustrate sono poi così tanto veramente
importanti . . . Primum vivere, deinde philosophari!
(*) L’Autore, Socio Onorario dell’Accademia Araldica e
Nobiliare Italiana, è Generale di Brigata dell’Arma dei
Carabinieri, ora nella Riserva, ed è
Generale di Gendarmeria della Repubblica di San Marino, ora in congedo. Ha frequentato il 155° Corso dell’Accademia
Militare e la 55^ Sessione ordinaria dell’Istituto Alti Studi della Difesa-IASD
ed è laureato in giurisprudenza ed in
diritto canonico. Nel tempo ha potuto maturare una specifica competenza anche
in tema di ordini cavallereschi e diritto nobiliare, producendo e pubblicando
numerosi studi, collaborando con riviste di settore e prendendo parte a
convegni o tenendo conferenze, sempre con particolare riferimento alla
problematica dei falsi ordini. Da ricordare le pubblicazioni “La disciplina
giuridica delle onorificenze cavalleresche”, Roma, 1991, e “Nobiltà e diritto
nobiliare oggi in Italia”, Roma, 1992.
(1) Per una precisa informazione si rimanda alla
pubblicazione “Stato Maggiore della Difesa – V Reparto – Ufficio Affari
Generali, SMD G010, Regolamento per la disciplina delle uniformi, Roma 2002 “,
reperibile agevolmente anche in rete, che nelle pagine da 77 a 83 riporta
esaustive notizie compendiate nell’All. C con lo schema (illustrato)
rappresentante l’ordine di successione, l’elencazione nominativa in ordine di
precedenza di tutte le decorazioni ammesse ed il prospetto delle uniformi su
cui indossare i nastrini e le decorazioni.
(2) La XIV disposizione transitoria e finale della
Costituzione dispose che “I titoli nobiliari non sono riconosciuti. I predicati
di quelli esistenti prima del 28 ottobre 1922 valgono come parte del nome. L’Ordine mauriziano è conservato come ente
ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge. Le legge regola la soppressione della
Consulta araldica”.
(3) Sarà sostituito con l’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana.
(4) Così il RD 10 luglio 1930 n.974 “Disposizioni relative
all’uso delle onorificenze degli Ordini equestri e dei titoli nobiliari
pontifici”. Il Regio decreto agli art. 2 e 3 prescrive che i cittadini italiani
possono fregiarsi nel territorio dello Stato delle onorificenze degli Ordini
equestri pontifici e dell’Ordine
Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme previa autorizzazione concessa
(oggi, n.d.r.) con decreto presidenziale
e diploma della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
(5) Le onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche
del Sovrano Militare Ordine di Malta invece sono immediatamente recepite
nell’ordinamento giuridico della Repubblica e vengono trascritte direttamente
sui documenti matricolari dei militari previa presentazione di istanza
corredata di copia autentica del diploma di concessione. Va precisato però che
tale disposizione opera esclusivamente per il solo ordine riconosciuto a suo
tempo dal Regno d’Italia, denominato “Sovrano Militare Ordine Ospitaliero di
San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta” – “Sovrano Militare Ordine di
Malta” (SMOM), la cui sede è nel Palazzo Magistrale di Via Condotti in Roma ed
il cui 80° Principe Sovrano e Gran Maestro è dal 2 maggio 2018 Fra’ Giacomo
Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Principe Sovrano e Gran Maestro cui il
Regno d’Italia riconobbe il rango di Capo di Stato e cui la Santa Sede
riconosce il rango di Cardinale. Non sono autorizzati né riconoscibili altri
ordini che, pure si definiscono con diversificate ma simili denominazioni come cavalieri di Malta, quali quelli dei
rami autonomi prussiano-luterano, russo-ortodosso e
inglese-anglicano creatisi dopo la perdita dell’isola di Malta né
numerose sedicenti associazioni ed ordini che ad esso ordine pretendono di
ricondursi, aventi spesso sede in Malta o negli USA.
(6) Ovviamente non ci si riferisce ai militari insigniti di
titoli cavallereschi dei soli “Ordini di merito” conferiti per meriti speciali
da questi due antichi ed importanti Ordini cavallereschi. Tali titoli infatti
non comportano una appartenenza e relativa militanza negli stessi ordini. Ci si
riferisce infatti all’Ordine al Merito Melitense dello SMOM (Collare, Collare
con Spade, Gran Croce, e via di seguito sino a scendere a Ufficiale con Spade,
Croce con Spade e alle medaglie di benemerenza) ed alle decorazioni di Merito
del Santo Sepolcro di Gerusalemme (ovvero, Croce con placca d’oro, Croce con
placca d’argento e Croce al merito).
(7) Tra i casi più ricorrenti le insegne dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, quelle dei
Templari, dell’Ordine della Corona di Ferro, di pseudo ordini di Malta e così
di seguito.
(8) Peraltro la sua qualità di Capo riconosciuto di Casa
Savoia è stata ininterrottamente messa in discussione dai monarchici italiani,
dopo la morte di Umberto II, e dal Capo del Ramo dei Savoia –Aosta. Ma non è
questa la sede per disquisire di essa problematica.
(9) Istruzione - allegata alla Lettera apostolica “motu
proprio” “PONTIFICALIS DOMUS” promulgata il 28 marzo 1968 dal Sommo
Pontefice Paolo VI -
aggiornata al 13 marzo 2001.
(10) E’ riferito al desueto grado di 1° Capitano.
(11) L’ “Ordine Supremo di Cristo” e l’ “Ordine dello Speron
d’Oro”, anche se non aboliti, non vengono attualmente presi in considerazione.
(12) E non ci si riferisce alla statura fisica (ndr)!
(13) Va da se che se gli “speciali ed importanti meriti” possono
essere frutto di una valutazione discrezionale, l’essere “Cardinale di S.R.C.”
o “altissima Personalità civile o militare” è un dato di fatto su cui non si
può equivocare, pena scadere nel ridicolo.
(14) Presentando questi alti prelati come “Protettori” del
loro Ordine, in parallelo con la figura, ad esempio, del “Cardinale Patrono”
che rappresenta il Santo Padre presso lo SMOM.
(15) Così l’autore in Rivista Nobiliare, Anno XIII, n.
2, luglio-dicembre 2018, in “Santa Sede
e Ordini cavallereschi oggi”, pagg. 4 e ss.
(16) Ricordo per tutti, lo scandalo che negli anni ’90 colpì
la Luogotenenza siciliana dell’Ordine del Santo Sepolcro il cui Luogotenente
Conte Cassina e Gran Priore Mons Cassisa, Vescovo di Monreale, vennero indagati
per attività mafiosa. Uno scandalo che coinvolse una infinità di personalità
(La Repubblica pubblicò un articolo “Prefetti, politici, giudici uniti nel
Santo Sepolcro” che fu una autentico terremoto che coinvolse agenti di servizi
segreti, affiliati alla Loggia P2, ecc
ecc) e che indusse il Procuratore capo di Napoli dell’epoca a chiedere
ai vertici delle forze di polizia i nominativi di tutti i funzionari e
ufficiali appartenenti all’ordine col proposito di indagarli. Per fortuna degli
interessati quel contestato procuratore perse il posto e quegli elenchi non
vennero mai compilati . . . Ma anche lo
SMOM non è immune da scandali. Recentissimo il terremoto provocato da un duro
intervento di Papa Francesco con la
cacciata nel gennaio del 2017 del Principe Sovrano e Gran Maestro Fra’ Mattew
Festing e il contestuale commissariamento dell’Ordine, superato solo con la
elezione del 2 maggio 2018 del nuovo Gran Maestro, Fra’ Giacomo Dalla Torre del
Tempio di Sanguinetto.
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