Cerca nel blog

domenica 26 luglio 2020

Anzio. Il progetto di sbarco nei suoi dettagli

APPROFONDIMENTI
 Sviluppo del 
Progetto 2017/2
 Manoscritto 5





(post precedente in data 21 luglio 2020)
Fu infine convenuto che la maggior parte dell’appoggio aereo dovesse essere dato dall’aviazione dislocata nella zona di Napoli, e, per economia di spazio, nella testa di sbarco dovesse essere dislocata solo una squadriglia da caccia.
In un primo tempo, nel progetto, fu ripresa in esame la convenienza di lanciare un gruppo di paracadutisti americani poco prima dell'ora di sbarco, per tagliare la strada che dai Colli Laziali portava ad Anzio e impedire, o almeno ritardare, l'arrivo di rinforzi nemici. Ma l'idea fu abbandonata per ragioni di segretezza, e forse anche perché non si ripetessero i gravi incidenti verificatisi all'atto dello sbarco in Sicilia[1].
Circa i paracadutisti britannici, ne fu invece previsto senz'altro l'impiego in linea per necessità di fanteria.

Quale testa di sbarco si riprese in esame quella della zona di Anzio. Però, poiché le forze erano aumentate, si progettò di utilizzare anche la spiaggia occidentale per sbarcarvi una delle divisioni.
Tenuto conto delle difficoltà di prevedere il tempo favorevole oltre 48 ore, per lo sbarco del primo convoglio (d’assalto) furono preventivati due giorni. A tal fine, per rendere rapidissimo lo scarico, i veicoli dovevano essere imbarcati con il loro normale carico, in modo che, subito dopo lo sbarco, potessero raggiungere direttamente i reparti. Alla celerità di scarico avrebbe dovuto concorrere la marina, limitando il carico dei mezzi per diminuirne il pescaggio e farli avvicinare il più possibile a riva. Per lo sbarco dei carichi maggiori avrebbero infine collaborato 30 mezzi da sbarco carri armati (LCT), tutti i mezzi da sbarco d'assalto (LCA), quelli per veicoli e personale (LCVP) e quelli anfibi (D.U.K..W.).
Considerate le difficoltà di scaricare i materiali direttamente sulle spiagge altro che con buon tempo, la modesta capacità del porto di Anzio e la possibilità che questo fosse reso inutilizzabile dai tedeschi, fu previsto e disposto per il suo immediato riattamento, e, qualora non si presentasse più riattabile, di costruire un molo a pontoni sulla riva.
La base prescelta per l'imbarco e per i successivi rifornimenti fu il porto di Napoli ed i porti viciniori. Per evitare, però, una dannosa congestione di questi porti fu stabilito che i materiali più pesanti dovessero essere caricati ad Algeri su 8 navi “Liberty” (4 avrebbero dovuto partire assieme al convoglio e 4 avrebbero seguito più tardi).
La valutazione dei rifornimenti da portare al seguito fu oggetto di ampie discussioni prima di venire ad una precisazione.
Tenuto soprattutto conto della presumibile reazione nemica, si valutò alfine che le forze avessero al seguito otto giornate di viveri e materiali.
L'afflusso dei rifornimenti sarebbe dovuto poi continuare per almeno quindici giorni, poiché si ritenne molto improbabile che, prima di tale periodo, il Corpo di spedizione potesse congiungersi al grosso della 5a Armata per ristabilire la normale via di rifornimento[2]. Era evidente che, se fosse mancata la disponibilità dei mezzi per realizzare questo programma, le forze sbarcate si sarebbero dovute ritirare.
Con l'impiego successivo dei mezzi rientrati alla base dopo lo sbarco del Corpo di spedizione, si previde infine il completamento dei reparti sbarcati ed il trasporto della 1a divisione corazzata americana e di un gruppo tattico della 45a divisione di fanteria pure americana, per sostenere le forze nella difesa o per dare maggiore impulso nell'offesa.

L'impiego delle forze sbarcate fu preventivato considerando che il nemico, pur avendo subito gravi perdite e benché disponesse di truppe stanche, avrebbe pur sempre reagito violentemente. Si ritenne infatti che, se anche le riserve avversarie fossero state richiamate sulla fronte della 5a Armata in seguito all'azione offensiva di questa, il nemico, vedendosi minacciato sulle linee di comunicazione, avrebbe cercato di manovrare per linee interne per ributtare il Corpo di spedizione in mare, o almeno per contenerne al massimo l'azione. Il calcolo fatto sulla base delle informazioni raccolte faceva prevedere che il nemico avrebbe potuto oppone all'atto dello sbarco la forza di circa una divisione; il giorno successivo: un’altra divisione, un reggimento di fanteria S.S., un gruppo di combattimento di composizione imprecisata e, forse, un reggimento corazzato; il terzo giorno: una divisione corazzata trasferendola dal settore adriatico. Le possibilità di poter far affluire G.U. dall'Italia settentrionale si ritenne molto scarsa per l'opposizione che avrebbe incontrato da parte dell'azione aerea alleata. Due divisioni sarebbero potute affluire dalla zona a nord dell'Arno, ma si valutò che ciò non sarebbe stato possibile prima di una quindicina di giorni dopo lo sbarco.
Anche nel nuovo progetto, il compito affidato al Comandante del Corpo di spedizione fu di «impadronirsi ed assicurarsi una testa di sbarco in prossimità di Anzio, e poi avanzare sui Colli Albani».
Per assicurare la sorpresa non vi sarebbe stato bombardamento aereo o navale preliminare[3]; solo tre mezzi da sbarco carri armati con cannoni razzo, dopo la delimitazione della zona effettuata da due sommergibili, avrebbero dovuto eseguire tiri di sbarramento per 5 minuti.
L'immediato successivo sbarco doveva avvenire a cura: del Comandante del Gruppo sbarco d’assalto «X Ray», nel porto di Anzio («rangers») e nella spiaggia di Nettuno-Torre Astura (3a divisione americana); del Comandante del Gruppo sbarco d'assalto «Peter» (1 brigata della 1a divisione inglese e 2 Commandos), sulla spiaggia a ovest di Anzio, tra lo sbocco di F.so della Caffarella e T.re Caldara. I tre contingenti avrebbero poi dovuto avanzare, collegandosi tra loro, fino a costituire una testa di sbarco di circa 13 Km. di raggio, centro Anzio. Consolidata la testa di sbarco, il Corpo di spedizione avrebbe dovuto avanzare, per tagliare le comunicazioni che portano verso il Garigliano, a circa 22 Km. a sud-est di Roma, cioè all'incirca fino alla zona di Albano Laziale.
Inizialmente, nella previsione di un contrattacco nemico nello stesso giorno di sbarco, la 1a divisione inglese (meno una brigata), un reggimento carri armati e due reggimenti di artiglieria, dovevano essere tenuti in riserva. Anche il 504° gruppo paracadutisti, che doveva sbarcare dopo la 3a divisione fanteria americana, doveva rimanere in riserva.
Nel periodo precedente e durante lo sbarco, l'aviazione strategica avrebbe dovuto provvedere ad interrompere le comunicazioni tra l'Italia settentrionale e centrale ed a neutralizzare le forze aeree tedesche dislocate in Italia. Per lo sbarco, l'aviazione tattica doveva invece proteggere il convoglio durante l'avvicinamento e l'attacco vero e proprio delle spiagge, e provvedere al successivo appoggio delle truppe dopo lo sbarco e all'osservazione del tiro delle artiglierie navali e terrestri. La direzione dell’impiego delle forze aeree durante l'assalto e la sistemazione della testa di sbarco dovevano far capo ad una nave dislocata al largo della costa.
Per  adeguare il nuovo piano  alle effettive possibilità  ed a tutti i prevedibili sviluppi operativi, furono tenute varie riunioni durante la sua progettazione allo scopo di decidere circa: la disponibilità dei mezzi da sbarco necessari ; la forza del Corpo di spedizione, in relazione al continuo variare della situazione ed alle più recenti informazioni sul nemico ; l'entità dei rifornimenti da portare al  seguito  ed  il migliore  dispositivo per la successiva alimentazione delle truppe sbarcate ; il giorno dello sbarco, in rapporto alla disponibilità o meno di poter rinforzare  la testa  di sbarco ; ecc.
Il 12 gennaio, il piano denominato “Shingle” (ciottolo) fu infine approvato. L'inizio dello sbarco fu fissato per le ore 2 del giorno 22 gennaio.


[1] Dovuti all'azione contraerea propria, perché lancio principale e assalto si verificarono contemporaneamente   alla reazione aerea (vera o supposta) del nemico.
[2] Dopo il congiungimento, i rifornimenti per il Corpo di spedizione avrebbero dovuto seguire la via terrestre.
[3] Per ingannare il nemico fu previsto, oltre la preparazione di un finto sbarco nella zona di Livorno concentrando piccoli mezzi da sbarco e stazioni radio nei porti della Corsica, che, nello stesso momento dello sbarco ad Anzio, fosse effettuato il bombardamento del porto di Civitavecchia.




(segue con post in data 2 agosto 2020; i precedenti sono stati pubblicati in data 9 e 21 26 luglio 2020)



(Puddu M., Lo sbarco e la Battaglia di Anzio, Roma, Tipografia artistica, 1956)

Nessun commento:

Posta un commento