APPROFONDIMENTI
Sviluppo del
Progetto 2017/2
Manoscritto 5
(post precedente in data 21 luglio 2020)
Fu
infine convenuto che la maggior parte dell’appoggio aereo dovesse essere dato
dall’aviazione dislocata nella zona di Napoli, e, per economia di spazio, nella
testa di sbarco dovesse essere dislocata solo una squadriglia da caccia.
In
un primo tempo, nel progetto, fu ripresa in esame la convenienza di lanciare un
gruppo di paracadutisti americani poco prima dell'ora di sbarco, per tagliare
la strada che dai Colli Laziali portava ad Anzio e impedire, o almeno
ritardare, l'arrivo di rinforzi nemici. Ma l'idea fu abbandonata per ragioni di
segretezza, e forse anche perché non si ripetessero i gravi incidenti
verificatisi all'atto dello sbarco in Sicilia[1].
Circa
i paracadutisti britannici, ne fu invece previsto senz'altro l'impiego in linea
per necessità di fanteria.
Quale
testa di sbarco si riprese in esame quella della zona di Anzio. Però, poiché le
forze erano aumentate, si progettò di utilizzare anche la spiaggia occidentale
per sbarcarvi una delle divisioni.
Tenuto
conto delle difficoltà di prevedere il tempo favorevole oltre 48 ore, per lo
sbarco del primo convoglio (d’assalto) furono preventivati due giorni. A tal
fine, per rendere rapidissimo lo scarico, i veicoli dovevano essere imbarcati
con il loro normale carico, in modo che, subito dopo lo sbarco, potessero
raggiungere direttamente i reparti. Alla celerità di scarico avrebbe dovuto
concorrere la marina, limitando il carico dei mezzi per diminuirne il pescaggio
e farli avvicinare il più possibile a riva. Per lo sbarco dei carichi maggiori
avrebbero infine collaborato 30 mezzi da sbarco carri armati (LCT), tutti i
mezzi da sbarco d'assalto (LCA), quelli per veicoli e personale (LCVP) e quelli
anfibi (D.U.K..W.).
Considerate
le difficoltà di scaricare i materiali direttamente sulle spiagge altro che con
buon tempo, la modesta capacità del porto di Anzio e la possibilità che questo
fosse reso inutilizzabile dai tedeschi, fu previsto e disposto per il suo immediato
riattamento, e, qualora non si presentasse più riattabile, di costruire un molo
a pontoni sulla riva.
La
base prescelta per l'imbarco e per i successivi rifornimenti fu il porto di
Napoli ed i porti viciniori. Per evitare, però, una dannosa congestione di
questi porti fu stabilito che i materiali più pesanti dovessero essere caricati
ad Algeri su 8 navi “Liberty” (4 avrebbero dovuto partire assieme al convoglio
e 4 avrebbero seguito più tardi).
La
valutazione dei rifornimenti da portare al seguito fu oggetto di ampie
discussioni prima di venire ad una precisazione.
Tenuto
soprattutto conto della presumibile reazione nemica, si valutò alfine che le
forze avessero al seguito otto giornate di viveri e materiali.
L'afflusso
dei rifornimenti sarebbe dovuto poi continuare per almeno quindici giorni,
poiché si ritenne molto improbabile che, prima di tale periodo, il Corpo di
spedizione potesse congiungersi al grosso della 5a Armata per ristabilire la
normale via di rifornimento[2].
Era evidente che, se fosse mancata la disponibilità dei mezzi per realizzare
questo programma, le forze sbarcate si sarebbero dovute ritirare.
Con
l'impiego successivo dei mezzi rientrati alla base dopo lo sbarco del Corpo di
spedizione, si previde infine il completamento dei reparti sbarcati ed il
trasporto della 1a divisione corazzata americana e di un gruppo tattico della
45a divisione di fanteria pure americana, per sostenere le forze nella difesa o
per dare maggiore impulso nell'offesa.
L'impiego
delle forze sbarcate fu preventivato considerando che il nemico, pur avendo
subito gravi perdite e benché disponesse di truppe stanche, avrebbe pur sempre
reagito violentemente. Si ritenne infatti che, se anche le riserve avversarie
fossero state richiamate sulla fronte della 5a Armata in seguito all'azione
offensiva di questa, il nemico, vedendosi minacciato sulle linee di
comunicazione, avrebbe cercato di manovrare per linee interne per ributtare il
Corpo di spedizione in mare, o almeno per contenerne al massimo l'azione. Il
calcolo fatto sulla base delle informazioni raccolte faceva prevedere che il
nemico avrebbe potuto oppone all'atto dello sbarco la forza di circa una
divisione; il giorno successivo: un’altra divisione, un reggimento di fanteria
S.S., un gruppo di combattimento di composizione imprecisata e, forse, un
reggimento corazzato; il terzo giorno: una divisione corazzata trasferendola
dal settore adriatico. Le possibilità di poter far affluire G.U. dall'Italia
settentrionale si ritenne molto scarsa per l'opposizione che avrebbe incontrato
da parte dell'azione aerea alleata. Due divisioni sarebbero potute affluire
dalla zona a nord dell'Arno, ma si valutò che ciò non sarebbe stato possibile
prima di una quindicina di giorni dopo lo sbarco.
Anche
nel nuovo progetto, il compito affidato al Comandante del Corpo di spedizione
fu di «impadronirsi ed assicurarsi una testa di sbarco in prossimità di Anzio,
e poi avanzare sui Colli Albani».
Per
assicurare la sorpresa non vi sarebbe stato bombardamento aereo o navale
preliminare[3]; solo tre mezzi da sbarco
carri armati con cannoni razzo, dopo la delimitazione della zona effettuata da
due sommergibili, avrebbero dovuto eseguire tiri di sbarramento per 5 minuti.
L'immediato
successivo sbarco doveva avvenire a cura: del Comandante del Gruppo sbarco
d’assalto «X Ray», nel porto di Anzio («rangers») e nella spiaggia di
Nettuno-Torre Astura (3a divisione americana); del Comandante del Gruppo sbarco
d'assalto «Peter» (1 brigata della 1a divisione inglese e 2 Commandos), sulla
spiaggia a ovest di Anzio, tra lo sbocco di F.so della Caffarella e T.re
Caldara. I tre contingenti avrebbero poi dovuto avanzare, collegandosi tra
loro, fino a costituire una testa di sbarco di circa 13 Km. di raggio, centro
Anzio. Consolidata la testa di sbarco, il Corpo di spedizione avrebbe dovuto
avanzare, per tagliare le comunicazioni che portano verso il Garigliano, a
circa 22 Km. a sud-est di Roma, cioè all'incirca fino alla zona di Albano
Laziale.
Inizialmente,
nella previsione di un contrattacco nemico nello stesso giorno di sbarco, la 1a
divisione inglese (meno una brigata), un reggimento carri armati e due
reggimenti di artiglieria, dovevano essere tenuti in riserva. Anche il 504°
gruppo paracadutisti, che doveva sbarcare dopo la 3a divisione fanteria americana,
doveva rimanere in riserva.
Nel
periodo precedente e durante lo sbarco, l'aviazione strategica avrebbe dovuto
provvedere ad interrompere le comunicazioni tra l'Italia settentrionale e
centrale ed a neutralizzare le forze aeree tedesche dislocate in Italia. Per lo
sbarco, l'aviazione tattica doveva invece proteggere il convoglio durante
l'avvicinamento e l'attacco vero e proprio delle spiagge, e provvedere al
successivo appoggio delle truppe dopo lo sbarco e all'osservazione del tiro
delle artiglierie navali e terrestri. La direzione dell’impiego delle forze
aeree durante l'assalto e la sistemazione della testa di sbarco dovevano far
capo ad una nave dislocata al largo della costa.
Per adeguare il nuovo piano alle effettive possibilità ed a tutti i prevedibili sviluppi operativi,
furono tenute varie riunioni durante la sua progettazione allo scopo di
decidere circa: la disponibilità dei mezzi da sbarco necessari ; la forza del
Corpo di spedizione, in relazione al continuo variare della situazione ed alle
più recenti informazioni sul nemico ; l'entità dei rifornimenti da portare
al seguito ed il
migliore dispositivo per la successiva
alimentazione delle truppe sbarcate ; il giorno dello sbarco, in rapporto alla
disponibilità o meno di poter rinforzare
la testa di sbarco ; ecc.
Il
12 gennaio, il piano denominato “Shingle” (ciottolo) fu infine approvato.
L'inizio dello sbarco fu fissato per le ore 2 del giorno 22 gennaio.
[1]
Dovuti all'azione contraerea propria, perché lancio principale e assalto si
verificarono contemporaneamente alla
reazione aerea (vera o supposta) del nemico.
[2]
Dopo il congiungimento, i rifornimenti per il Corpo di spedizione avrebbero
dovuto seguire la via terrestre.
[3]
Per ingannare il nemico fu previsto, oltre la preparazione di un finto sbarco
nella zona di Livorno concentrando piccoli mezzi da sbarco e stazioni radio nei
porti della Corsica, che, nello stesso momento dello sbarco ad Anzio, fosse
effettuato il bombardamento del porto di Civitavecchia.
(segue con post in data 2 agosto 2020; i precedenti sono stati pubblicati in data 9 e 21 26 luglio 2020)
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