NOTIZIE CESVAM
Il Valore Militare nella meornia
e nelle opere materiche
di Alessia Biasiolo
Domenica primo settembre 2019, la
professoressa Alessia Biasiolo, in rappresentanza del CESVAM, ha partecipato
alla cerimonia di intitolazione della sezione dei Fanti di Prevalle (Brescia)
alla Medaglia d’Oro al Valor Militare Mario Cicognini. Nell’occasione, al
termine del corteo seguito alla cerimonia religiosa, è stata scoperta una targa
dedicata a Cicognini presso il monumento ai Fanti nel paese bresciano, dopo la
consegna del nuovo nastro per la bandiera sezionale.
La motivazione della Medaglia d’Oro al
Valor Militare recita: “Comandante di Compagnia, in numerosi audaci fatti
d’arme dava continue prove di valore personale e di cosciente sprezzo del
pericolo. In un’azione di ripiegamento, essendosi accorto che un militare
gravemente ferito era rimasto sul terreno, ritornava da solo sul posto e,
caricandoselo sulle spalle, riusciva, incurante del fuoco del nemico, a trarlo
in salvo. Durante una successiva azione, rimasto isolato col reparto su di una
posizione da lui conquistata, resisteva ad oltranza ai contrattacchi di forze
soverchianti. Privo ormai di ufficiali e ferito a sua volta, non desisteva
dall’impari lotta, dalla quale si disimpegnava in seguito ad ordine superiore.
Rifiutava quindi il ricovero all’ospedale per non lasciare il reparto in vista
della imminente ripresa offensiva. Ripresa l’azione e raggiunto il nemico,
fortemente sistemato a difesa, si impegnava a fondo ed avuto dal comandante
avversario un rifiuto alle sue intimidazioni di resa, insisteva nell’attacco,
giunto per primo col gagliardetto in pugno sull’obiettivo conteso. Mentre in
piedi, a stretto contatto del nemico, ammirato per tanto ardimento, incitava i
suoi a proseguire nell’azione, veniva colpito a morte da una raffica di
mitragliatrice”. Mario Cicognini cadde a trent’anni fra quota 1143 e 1489 di
Monte Golico a S. Minas, sul fronte greco-albanese, il 22 aprile 1941, classe
1911 di Pontevico (Brescia), lasciando papà Giovanni e mamma Rita Pavoni. Aveva
il grado di tenente e comandava la Compagnia Arditi del 77° Fanteria “Lupi di
Toscana”.
Giovanni e Rita avevano un alto figlio
sotto le armi, classe 1915; dopo aver frequentato l’Accademia, era impegnato
nel Dodecaneso per operazioni nell’Egeo. Una volta morto Mario, venne
avvicinato a casa: prima a Taranto e, dopo i fatti del luglio/settembre 1943,
sempre più verso casa, trovandosi a militare nella R.S.I. I due ragazzi erano
legatissimi e il ricordo di Mario era sempre forte: più che un fratello
maggiore era un amico e in questi termini ha raccontato al figlio, Alessandro
Cicognini Pavoni che è stato intervistato a proposito della cerimonia di
Prevalle.
“La cerimonia è stata organizzata in
maniera eccellente e ha consentito di fare riflettere molte persone, anche se necessiterebbero
di un adeguato approfondimento per capire veramente. Ero lusingato e commosso
allo stesso tempo: che un fatto d’arme accaduto così lontano nel tempo e anche
dal modo di sentire attuale, possa raccogliere così tante persone, perfetti
sconosciuti, una domenica mattina, è inusuale. Mio padre sarebbe stato molto
contento, se fosse stato presente”.
“Signor Cicognini, come si trasmettono i
valori rappresentanti da un congiunto Medaglia d’Oro al Valore Militare ai
figli, ancora bambini, oggi?”.
“Ai miei figli cerco di fare capire che la
condizione in cui ci troviamo è frutto di un grande flusso della Storia.
L’iniziativa personale di zio Mario ha consentito a tanti sottoposti di tornare
a casa e di creare una vita propria. Hanno potuto continuare a vivere, hanno creato
una famiglia e questo grazie al sacrificio di Mario. Il messaggio ai miei figli
è che il benessere, le strutture e le istituzioni vengono costruiti con il
sacrificio dei singoli, in vario modo e a vari livelli, ma non sono mai
scontati. Noi oggi dobbiamo impegnarci nelle modalità più idonee per continuare
a costruire, a poter usufruire noi e poi lasciare, qualcosa di buono”.
Questo è ciò che rimane di Mario
Cicognini, oltre al cappello, al bastone a picozza che era solito usare, alla
corrispondenza che riceveva al fronte, diligentemente conservata come legame
con la famiglia.
Per noi, impegnati nel CESVAM proprio a
sottolineare l’importanza storica, e quindi sociale, delle Medaglie al Valore, è
stata l’occasione di vedere l’eroismo di Cicognini materializzato: la famiglia
di Alessandro, rappresentante di tutte le altre che sono state salvate da un
atto eroico, vissuto dall’eroe in quell’istante come un gesto normale di
dedizione e di rispetto dell’impegno preso per la nazione.
Alessia Biasiolo
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