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martedì 17 settembre 2019

Giuseppe Bonacini Volontario di guerra 3


ARCHIVIO
I Volontari di Guerra

Impressioni di guerra
   L'ardore patriottico dei Volontari Ciclisti Automobilisti del 1915


Elisa Bonacini





Note di memoria su Giuseppe Bonacini   (Reggio Emilia 1892-1961) Dopo l'esperienza nei Volontari Ciclisti Automobilisti , si arruolò a fine 1915 nel Corpo dei Bersaglieri del  Regio Esercito. Durante la seconda guerra mondiale, seppure mutilato di guerra, fu Comandante del Distretto militare di Reggio Emilia.


La testimonianza di Osvaldo, compagno d'armi nei V.C.A.

Attraverso le parole dell'amico Osvaldo “compagno d'armi”, che compare pure in alcuni scatti fotografici , tratte da un articolo da lui scritto nel marzo 1961 su un giornale di Reggio Emilia pochi giorni dopo la morte ecco la descrizione di Giuseppe Bonacini e qualche ricordo di quei giorni condivisi negli aspri combattimenti sulle Alpi Venete.

Peppino era un emiliano, un tipo gioviale,un carattere forte, un animo generoso, un fisico robusto, un cuore semplice e puro.
“La sua caratteristica essenziale”così mi scrive il caro amico Maurizio da Gualdo Tadino “ era già indicata nel suo nome: la bontà, e la generosità. Certo, io credo il più generoso di quanti conobbi nel battaglione. Mi ricordo quandosi caricava anche dello zaino dell'eroico, ma fisicamente debole Manfredi, il mazziniano...”.
Come era premuroso e gentile verso gli amici, così era fermo e deciso nelle azioni guerresche.
E spingeva in sella i ritardatari ed aiutava in ogni modo i commilitoni.
E quante premure ebbe sempre per me!
Ricordo il suo allarmato accorrere quando, sul Costone dell'Altissimo uno shrapnel scoppiò
proprio sulla mia testa: Avevo sentito tambureggiare i pallini sulle foglie e sulle rocce, tutto intorno a me. “Osvaldo, sei ferito?” ansimo'. Io intanto mi tastavo una gamba, dove avevo sentito la percossa di un botto, nei calzoni avevo un foro: la pallottola la trovai l'indomani, affondata nella calza di lana.
Un giorno, sempre a Dosso Casina, noi due eravamo stati distaccati di pattuglia oltre la linea, quando giunse il primo rifornimento di viveri: il Battaglione ne era privo da un paio di giorni.
Al nostro rientro, più nulla era rimasto dei viveri. Noi eravamo morti di fame, fummo autorizzati ad andare a rifornirci nella lontana seconda linea.
A braccetto, un poco barcollando, tornammo dal sergente Pagano che, verso Redecol, dirigeva i servizi : “Date due gamelle di vitto a questi due! “ ordinò Pagano. Che scorpacciata facemmo!
Infilammo poi alcune pagnotte in un bastone e tornammo tosto tosto in linea.
Un capitano degli Alpini, notandoci sulla esposta mulattiera mentre le artiglierie del Brione ci avevano chiaramente presi di mira, ci aveva raggiunti e rimproverati.
“Ma signor Capitano”, aveva risposto Peppino, “siamo mezzo morti di fame!”
 E quando ci arruolammo per la seconda volta nei V.C.A., in Piazza S. Angelo (n.d.r. a Reggio Emilia) io e Adami firmammo l'arruolamento anche a nome di Peppino. E l'indomani, recatici a Reggio, Peppino lietamente ci ringraziò:” Avrei voluto vedere se eravate capaci di partire senza di me!”.

In seguito, dopo un breve periodo a Pesaro, fece domanda per frequentare il corso allievi ufficiali e partì per Laveno, dove lo rividi qualche mese più tardi, in occasione di una mia licenza.
Non appena nominato Aspirante, Peppino volò a Pesaro per trascorrere qualche giorno con noi.
Poi andò al fronte. Nel maggio 1917 fu ferito a Castagnevizza, ma nel mese di giugno raggiungeva il 1° Battaglione Bersaglieri Ciclisti, in zona di guerra
Nel giugno 1918 fu nuovamente ferito in modo grave da una bomba a mano in una coscia. (Lo vide trasportare in barella il nostro povero Carletto Rocca, che era tra i rincalzi). Abbisognò di lunghe cure :si può dire dovesse ad ogni medicazione subire il raschiamento dell'osso. “E' un santo” disse allora la suora che l'assisteva.
Nella seconda guerra mondiale, sebbene mutilato, ebbe funzione di comando del Distretto Militare di Reggio Emilia.
(vds articoli precedenti in data 3 e 10 settembre 2019)


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