Il
piano di Alberto Pollio 1909 -1914
Gen. Alberto Pollio
Alberto Pollio subentrò a
Tancredi Saletta nel 1909. Sotto la direzione del gen. Pollio, l’Esercito uscì
dalla sua impasse. La situazione politica internazionale procedeva sempre più
evidentemente verso una maturazione che non lasciava adito a dubbi nei riguardi
di una soluzione bellica dei gravi e inconciliabili dissensi esistenti fra le
maggiori Potenze Europee. Al generale Pollio si poneva, perciò, il problema di
una sollecita preparazione dell’Esercito, in vista di un conflitto nel quale
sarebbe stato coinvolto. Numerosi provvedimenti, di vasta portata, e di
notevole impegno, furono avviati a realizzazione: un consistente aumento della
forza bilanciata, l’impianto di fortificazioni a sbarramento della linea del
Tagliamento, della Carnia, del Cadore; l’ammodernamento delle artiglierie,
alcune delle quali erano superate ed antiquate; la costituzione di notevoli
scorte di munizioni e di tutti gli altri mezzi materiali occorrenti per una
guerra che sarebbe stata di vaste proporzioni; il miglioramento del sistema
ferroviario nazionale la cui situazione limitava alla linea del Piave le possibilità di radunata dell’Esercito di campagna.
A questi problemi di natura logistica si affiancava quello prettamente
operativo che richiedeva, quale base primordiale, la revisione dell’intera
dottrina tattica alla luce delle evoluzioni intervenute in Europa negli ultimi
tempi. Furono affrontati, definiti o avviati a decisiva soluzione problemi
organizzativi e di potenziamento, quali:
. la sistemazione difensiva
della frontiera con l’Austria, che era stata esclusa, nei periodo precedenti,
dalle predisposizioni fortificatorie in base alla situazione politica dell’alleanza
in atto. Tale decisione si adeguava esattamente alle condizioni del momento
determinante dall’atteggiamento austriaco ed era indice preciso di una
evoluzione dei concetti e degli orientamenti politici italiani sul piano
internazionale.
. l’adozione della ferma
biennale per tutte le armi, ad esclusione dei Carabinieri, con estensione dell’obbligo di leva a tutti i
cittadini;
. incremento degli
stanziamenti ordinari di bilancio mediante assegnazioni straordinarie (che raggiunsero la cifra di 553 milioni)
ripartite in più esercizi;
. l’integrazione con
mitragliatrici dell’armamento della Fanteria e della Cavalleria;
. la progressione
sostituzione del traino animale con il traino meccanico, entro i limiti
dell’ancora scarso sviluppo di questo nuovo
e modernissimo mezzo tecnico;
. una prima creazione di una
organizzazione aerea;
. l’ammodernamento e il
potenziamento organico delle varie specialità di artiglieria (da campagna, a
cavallo, da montagna, pesante campale, d’assedio);
. l’organizzazione, su razionale
pianificazione, dei servizi di campagna.
Sul piano operativo i termini
operativi di debolezza erano quelle tradizionali: maggior tempo per
mobilitazione e radunata; rapporto di forze favorevoli (4 Armate contro le 12 o
di più dell’Austria-Ungheria); mentalità difensiva di Capi e di quadri. Per la
prima volta in uno studio dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano si
ipotizzava che, contenuto il nemico, seguendo le circostanze, si doveva riconquistare
il terreno perduto ed inseguire il nemico nel suo stesso territorio.
Progetto di Radunata e schieramento a nord est 1904 |
Il piano di Pollio messo a punto del 1913 prevedeva:
. la 1a Armata lungo il
saliente trentino dalla Valtellina-Valcamonica fino al Brenta;
. la 4a Armata a fronteggiare
la rimanente linea di confine trentino dal Brenta a Pieve di Cadore ed a difesa
dell’alto Cadore;
. la 2a Armata e la 3a Armata
sul Piave tra Montebelluna al mare. La prima delle due con un corpo d’armata
spostato in avanti verso il medio Tagliamento a sostegno dell’occupazione avanzata
della Carnia; la seconda, invece, avrebbe dislocato un altro Corpo d’Armata a
cavallo del Tagliamento inferiore ed a sostegno dell’occupazione avanzata del
basso Friuli e delle tre divisioni di Cavalleria che si sarebbero radunate ad
Udine, Codroipo e Latisana con il compito d prendere contatto con il nemico.
Due Corpi d’Armata sarebbero restati uno a Padova ed uno sul Mincio a
disposizione del Comando Supremo.
. era previsto anche un Corpo
d’Armata ed una divisione per la difesa del territorio da sbarchi dal mare e la
costituzione di un Corpo d’Armata d’osservazione lungo la frontiera svizzera.
Un
interessante dato riguardante la mobilitazione italiana è il cambiamento del
concetto base, avvenuto sul finire della gestione Pollio e l’inizio della
gestione Cadorna (inizio estate 1914). Fino al 1914, la radunata e la mobilitazione
si soprapponevano. In pratica i reparti giungevano nelle zona di radunata e qui
venivano implementati e completati per poi essere inviati in zona di
operazione. Dal gennaio 1915 questo concetto di mobilitazione fu cambiato: si
adottò il principio di compiere sul posto la mobilitazione scindendola dalla
radunata, ovvero di completare le unità ed i reparti nei loro organici di
guerra, nelle sedi stanziali, completare l’addestramento e poi avviare unità e
reparti alla zona di radunata per essere prontamente impiegabili, senza
ulteriori strascichi.
Questo
sistema aveva l’indubbio vantaggio di mandare al fronte reparti ed unità già
costituiti ed in grado di essere impiegati immediatamente, mentre con il precedente
il completamento avveniva afflusso durante.
Si
ebbe, a margine, fitti contatti con l’autorità politica, per definire il nuovo
modello di mobilitazione. In breve la radunata e la mobilitazione del vecchio
sistema fu definita “camoscio”, dal colore della carta su cui era scritta e
stampata; il nuovo modello la radunata e la mobilitazione fu definita “rossa”
in quanto era stampata su carta rossa.
In
marzo Cadorna illustra ai dipendenti comandanti di Armata i lineamenti della
mobilitazione e radunata “rossa”, e le peculiarità diverse rispetto a quella
“camoscio”.
Progetto di Radunata e schieramento a nord-est 1909
Pollio
prese atto dei miglioramenti nella organizzazione dell’Esercito, il buon fine
raggiunto dalla organizzazione in 1a, 2a, 3a, categoria che aveva dato la
creazione e la disponibilità di numerosi reparti della varie armi. Si
apportarono miglioramenti, alla vigilia dello scoppio della guerra, soprattutto
nella difesa del saliente trentino e la difesa degli altipiani, e soprattutto
del settore Brenta-Piave ritenuto molto critico.
Queste
innovazioni non portarono ad una riformulazione del piano, ma ad un successivo
e consequenziale aggiornamento della situazione operativa.
Nel 1913 il progetto operativo era ancora vincolato
alla difensiva: questo tenendo conto dei fattori di debolezza dell’Esercito Italiano
rappresentati dai tempi molto lunghi di mobilitazione e radunata, dallo
sfavorevole rapporto di forze con l’Esercito e dalla cronica mentalità difensiva. Tutto questo sommato significava
che nelle prime settimane di guerra l’Esercito austriaco avrebbe conquistato
tutto il Veneto.
Pollio prevedeva, nel suo piano, che contenuto
nel migliore dei modi l’attacco nemico, ipotizzava una manovra controffensiva
da condursi sulla base delle circostanze del momento, al fine di conquistare il
territorio italiano invaso e inseguire il nemico nel suo territorio.
La caratteristica del piano di Pollio era che
prevedeva, come novità, la possibilità di una controffensiva da lanciarsi
appena avute le forze necessarie, dopo aver contenuto l’iniziale azione nemica.
Tutto
questo Pollio lo tradusse nelle “Norme
generali per l’impiego delle Grande Unità di guerra”, datato appunto 1913.
Il
punto di forza del piano Pollio era la constatazione che, in quell’anno,
l’Italia, in un conflitto con l’Austria, ben difficilmente si sarebbe trovata
sola; le forze alleate giunte in Italia avrebbero potenziato l’azione
controffensiva, che mista anche all’irredenntismo ed altri fattori contingenti,
avrebbe permesso di conseguire la vittoria in termini accettabili.
Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
Progetto di Radunata e schieramento a Nord-Est 1913 |
Le carte dei piani di schieramento sono tratte da
Ruffo M., L'Italia nella Triplice Alleanza. I piani operativi dello Stato verso l'Austria-Ungheria dal 1885 al 1915, Roma, Ministero della Difesa , Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1998.
Un omaggio e un complimento all'amico Maurizio Ruffo per il volume sopra citato
che si consiglia
di leggere e studiare a complemento di questa nota
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