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sabato 3 marzo 2018

La difesa del Confine orientale in epoca della Triplice.


 Il piano di Alberto Pollio 1909 -1914


Gen. Alberto Pollio

Alberto Pollio subentrò a Tancredi Saletta nel 1909. Sotto la direzione del gen. Pollio, l’Esercito uscì dalla sua impasse. La situazione politica internazionale procedeva sempre più evidentemente verso una maturazione che non lasciava adito a dubbi nei riguardi di una soluzione bellica dei gravi e inconciliabili dissensi esistenti fra le maggiori Potenze Europee. Al generale Pollio si poneva, perciò, il problema di una sollecita preparazione dell’Esercito, in vista di un conflitto nel quale sarebbe stato coinvolto. Numerosi provvedimenti, di vasta portata, e di notevole impegno, furono avviati a realizzazione: un consistente aumento della forza bilanciata, l’impianto di fortificazioni a sbarramento della linea del Tagliamento, della Carnia, del Cadore; l’ammodernamento delle artiglierie, alcune delle quali erano superate ed antiquate; la costituzione di notevoli scorte di munizioni e di tutti gli altri mezzi materiali occorrenti per una guerra che sarebbe stata di vaste proporzioni; il miglioramento del sistema ferroviario nazionale la cui situazione limitava alla linea del Piave  le possibilità di radunata dell’Esercito di campagna. A questi problemi di natura logistica si affiancava quello prettamente operativo che richiedeva, quale base primordiale, la revisione dell’intera dottrina tattica alla luce delle evoluzioni intervenute in Europa negli ultimi tempi. Furono affrontati, definiti o avviati a decisiva soluzione problemi organizzativi e di potenziamento, quali:
. la sistemazione difensiva della frontiera con l’Austria, che era stata esclusa, nei periodo precedenti, dalle predisposizioni fortificatorie in base alla situazione politica dell’alleanza in atto. Tale decisione si adeguava esattamente alle condizioni del momento determinante dall’atteggiamento austriaco ed era indice preciso di una evoluzione dei concetti e degli orientamenti politici italiani sul piano internazionale.
. l’adozione della ferma biennale per tutte le armi, ad esclusione dei Carabinieri,  con estensione dell’obbligo di leva a tutti i cittadini;
. incremento degli stanziamenti ordinari di bilancio mediante assegnazioni straordinarie  (che raggiunsero la cifra di 553 milioni) ripartite in più esercizi;
. l’integrazione con mitragliatrici dell’armamento della Fanteria e della Cavalleria;
. la progressione sostituzione del traino animale con il traino meccanico, entro i limiti dell’ancora scarso sviluppo di questo nuovo  e modernissimo mezzo tecnico;
. una prima creazione di una organizzazione aerea;
. l’ammodernamento e il potenziamento organico delle varie specialità di artiglieria (da campagna, a cavallo, da montagna, pesante campale, d’assedio);
. l’organizzazione, su razionale pianificazione, dei servizi di campagna.
Sul piano operativo i termini operativi di debolezza erano quelle tradizionali: maggior tempo per mobilitazione e radunata; rapporto di forze favorevoli (4 Armate contro le 12 o di più dell’Austria-Ungheria); mentalità difensiva di Capi e di quadri. Per la prima volta in uno studio dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano si ipotizzava che, contenuto il nemico, seguendo le circostanze, si doveva riconquistare il terreno perduto ed inseguire il nemico nel suo stesso territorio.

Progetto di Radunata e schieramento a nord est 1904


 Il piano di Pollio messo a punto del 1913 prevedeva:
. la 1a Armata lungo il saliente trentino dalla Valtellina-Valcamonica fino al Brenta;
. la 4a Armata a fronteggiare la rimanente linea di confine trentino dal Brenta a Pieve di Cadore ed a difesa dell’alto Cadore;
. la 2a Armata e la 3a Armata sul Piave tra Montebelluna al mare. La prima delle due con un corpo d’armata spostato in avanti verso il medio Tagliamento a sostegno dell’occupazione avanzata della Carnia; la seconda, invece, avrebbe dislocato un altro Corpo d’Armata a cavallo del Tagliamento inferiore ed a sostegno dell’occupazione avanzata del basso Friuli e delle tre divisioni di Cavalleria che si sarebbero radunate ad Udine, Codroipo e Latisana con il compito d prendere contatto con il nemico. Due Corpi d’Armata sarebbero restati uno a Padova ed uno sul Mincio a disposizione del Comando Supremo.
. era previsto anche un Corpo d’Armata ed una divisione per la difesa del territorio da sbarchi dal mare e la costituzione di un Corpo d’Armata d’osservazione lungo la frontiera svizzera.

Un interessante dato riguardante la mobilitazione italiana è il cambiamento del concetto base, avvenuto sul finire della gestione Pollio e l’inizio della gestione Cadorna (inizio estate 1914).  Fino al 1914, la radunata e la mobilitazione si soprapponevano. In pratica i reparti giungevano nelle zona di radunata e qui venivano implementati e completati per poi essere inviati in zona di operazione. Dal gennaio 1915 questo concetto di mobilitazione fu cambiato: si adottò il principio di compiere sul posto la mobilitazione scindendola dalla radunata, ovvero di completare le unità ed i reparti nei loro organici di guerra, nelle sedi stanziali, completare l’addestramento e poi avviare unità e reparti alla zona di radunata per essere prontamente impiegabili, senza ulteriori strascichi.
Questo sistema aveva l’indubbio vantaggio di mandare al fronte reparti ed unità già costituiti ed in grado di essere impiegati immediatamente, mentre con il precedente il completamento avveniva afflusso durante.
Si ebbe, a margine, fitti contatti con l’autorità politica, per definire il nuovo modello di mobilitazione. In breve la radunata e la mobilitazione del vecchio sistema fu definita “camoscio”, dal colore della carta su cui era scritta e stampata; il nuovo modello la radunata e la mobilitazione fu definita “rossa” in quanto era stampata su carta rossa.
In marzo Cadorna illustra ai dipendenti comandanti di Armata i lineamenti della mobilitazione e radunata “rossa”, e le peculiarità diverse rispetto a quella “camoscio”.
Progetto di Radunata e schieramento a nord-est 1909

Pollio prese atto dei miglioramenti nella organizzazione dell’Esercito, il buon fine raggiunto dalla organizzazione in 1a, 2a, 3a, categoria che aveva dato la creazione e la disponibilità di numerosi reparti della varie armi. Si apportarono miglioramenti, alla vigilia dello scoppio della guerra, soprattutto nella difesa del saliente trentino e la difesa degli altipiani, e soprattutto del settore Brenta-Piave ritenuto molto critico.
Queste innovazioni non portarono ad una riformulazione del piano, ma ad un successivo e consequenziale aggiornamento della situazione operativa.
 Nel 1913 il progetto operativo era ancora vincolato alla difensiva: questo tenendo conto dei fattori di debolezza dell’Esercito Italiano rappresentati dai tempi molto lunghi di mobilitazione e radunata, dallo sfavorevole rapporto di forze con l’Esercito e dalla cronica mentalità difensiva. Tutto questo sommato significava che nelle prime settimane di guerra l’Esercito austriaco avrebbe conquistato tutto il Veneto.
 Pollio prevedeva, nel suo piano, che contenuto nel migliore dei modi l’attacco nemico, ipotizzava una manovra controffensiva da condursi sulla base delle circostanze del momento, al fine di conquistare il territorio italiano invaso e inseguire il nemico nel suo territorio.
 La caratteristica del piano di Pollio era che prevedeva, come novità, la possibilità di una controffensiva da lanciarsi appena avute le forze necessarie, dopo aver contenuto  l’iniziale azione nemica.
Tutto questo Pollio lo tradusse nelle “Norme generali per l’impiego delle Grande Unità di guerra”, datato appunto 1913.
Il punto di forza del piano Pollio era la constatazione che, in quell’anno, l’Italia, in un conflitto con l’Austria, ben difficilmente si sarebbe trovata sola; le forze alleate giunte in Italia avrebbero potenziato l’azione controffensiva, che mista anche all’irredenntismo ed altri fattori contingenti, avrebbe permesso di conseguire la vittoria in termini accettabili.

Massimo Coltrinari
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org



Progetto di Radunata e schieramento a Nord-Est 1913

Le carte dei piani di schieramento sono tratte da
 Ruffo M., L'Italia nella Triplice Alleanza. I piani operativi dello Stato verso l'Austria-Ungheria dal 1885 al 1915, Roma, Ministero della Difesa , Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio Storico, 1998.

Un omaggio e un complimento all'amico Maurizio Ruffo per il volume sopra citato
che si consiglia
 di leggere e studiare a complemento di questa nota



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