Il blog è espressione del Centro Studi sul Valore Militare - Ce.S.Va.M.- istituito il 25 settembre 2014 dal Consiglio Nazionale dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare.Lo scopo del CEsVAM è quello di promuovere studi sul Valore Militare.E' anche la continuazione on line della Rivista "Quaderni" del Nastro Azzurro. Il Blog è curato dal Direttore del CEsVAN, Gen. Dott. Massimo Coltrinari (direttore.cesvam@istitutonastroazzurro.org)
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martedì 31 gennaio 2017
domenica 29 gennaio 2017
Editoriale. Gennaio 2017
EDITORIALE.
L'inizio del 2017 ha coinciso con lo sviluppo dei programmi avviati dal CESVAM nel 2016. Si stanno realizzando quelli del segmento "convegni" in cui si mostra le attività di ricerca studio che sostengono le pubblicazioni e i Quaderni. Nel solo mese di Gennaio esponenti del CESVAM hanno partecipato al Convegno sullo Sbarco di Anzio, il 19 scorso, in cui si sono poste le base per lo sviluppo del relativo programma, che ha come obiettivo la pubblicazione del volume, già in fase avanzata di approntamento relativo a questo evento; il convegno con l'Accademia Templare, 20 e 21 gennaio, in cui la relazione di padre Hadad ha sottolineato l'importanza, con la continuazione il 18 e 19 marzo p.v.; la partecipazione del Direttore alla Giornata della Memoria a Pistoia, capitale europea della cultura per il 2017, presso poli scolastici previsto per il 30 gennaio, in cui si incontreranno numerose scolaresche; il convegno sulla ricostruzione del Regio Esercito organizzato dall'ANPI di Perugia, che si terrà a Terni il prossimo 2 Febbraio in cui svolgeranno relazioni sia il Direttore che il Dott. Giovanni Cecini; il convegno dedicato ai soldati italiani in Albania, che si terrà il prossimo 3 febbraio alla Fondazione Gramsci, ii cui sviluppi sono quanto mai promettenti.
Al riguardo, al nostro Mario Bova, che collabora con il CESVAM, è arrivata questa email in risposta all'invito da parte dell'Ambasciatore d'Italia in Albania, che riportiamo
Caro Ambasciatore, complimenti per questa iniziativa, che mi interessa molto. Purtroppo non potrò esserci, ma mi farebbe molto piacere conoscerne gli esiti ed esaminarne i possibili seguiti, perché ritengo che questo aspetto della presenza militare italiana in Albania - che io sto appena iniziando a conoscere - meriti di essere approfondito e divulgato
Sarei molto lieto di collaborare, ad esempio incoraggiando la tenuta a Tirana di un evento analogo, ma mi rimetto alle tue valutazioni.
Cordialmente,
Queste risposta significa che il CESVAM, che già aveva avviato il Progetto relativo, ( che prevede la edizione di due volumi nella Collana Storia in Laboratorio - I Libri del Nastro Azzurro, di cui uno già approntato, ed uno pronto alla ristampa, integra questo progetto con la messa allo studio dell'ipotesi di organizzare un convegno in Albania nella prossima primavera. Ipotesi che sarà sottoposta alla valutazione del Presidente Nazionale per la fattibilità.
Infine, avviata la fase realizzativa del Convegno dedicato alla Missioni all'Estero che si terrà in occasione della Giornata del Decorato in cui oltre al Direttore, ed al prof Ramaccia si ipotizza rappresentanti dello Stato Maggiore Difesa.
Come ben si vede, l'attività del CESVAM è stata avviata anche nel settore "divulgazione", anche grazie al Comitato per la Comunicazione e L'informazione del Nastro Azzurro. La sostanziale crescita costante ora impone un vaglio di esame per la partecipazione "fisica" dei soci e simpatizzanti, altrimenti il rischio è quello di operare non come un Centro Studi ma come un Cenacolo accademico.
Massimo Coltrinari
L'inizio del 2017 ha coinciso con lo sviluppo dei programmi avviati dal CESVAM nel 2016. Si stanno realizzando quelli del segmento "convegni" in cui si mostra le attività di ricerca studio che sostengono le pubblicazioni e i Quaderni. Nel solo mese di Gennaio esponenti del CESVAM hanno partecipato al Convegno sullo Sbarco di Anzio, il 19 scorso, in cui si sono poste le base per lo sviluppo del relativo programma, che ha come obiettivo la pubblicazione del volume, già in fase avanzata di approntamento relativo a questo evento; il convegno con l'Accademia Templare, 20 e 21 gennaio, in cui la relazione di padre Hadad ha sottolineato l'importanza, con la continuazione il 18 e 19 marzo p.v.; la partecipazione del Direttore alla Giornata della Memoria a Pistoia, capitale europea della cultura per il 2017, presso poli scolastici previsto per il 30 gennaio, in cui si incontreranno numerose scolaresche; il convegno sulla ricostruzione del Regio Esercito organizzato dall'ANPI di Perugia, che si terrà a Terni il prossimo 2 Febbraio in cui svolgeranno relazioni sia il Direttore che il Dott. Giovanni Cecini; il convegno dedicato ai soldati italiani in Albania, che si terrà il prossimo 3 febbraio alla Fondazione Gramsci, ii cui sviluppi sono quanto mai promettenti.
Al riguardo, al nostro Mario Bova, che collabora con il CESVAM, è arrivata questa email in risposta all'invito da parte dell'Ambasciatore d'Italia in Albania, che riportiamo
Caro Ambasciatore, complimenti per questa iniziativa, che mi interessa molto. Purtroppo non potrò esserci, ma mi farebbe molto piacere conoscerne gli esiti ed esaminarne i possibili seguiti, perché ritengo che questo aspetto della presenza militare italiana in Albania - che io sto appena iniziando a conoscere - meriti di essere approfondito e divulgato
Sarei molto lieto di collaborare, ad esempio incoraggiando la tenuta a Tirana di un evento analogo, ma mi rimetto alle tue valutazioni.
Cordialmente,
Queste risposta significa che il CESVAM, che già aveva avviato il Progetto relativo, ( che prevede la edizione di due volumi nella Collana Storia in Laboratorio - I Libri del Nastro Azzurro, di cui uno già approntato, ed uno pronto alla ristampa, integra questo progetto con la messa allo studio dell'ipotesi di organizzare un convegno in Albania nella prossima primavera. Ipotesi che sarà sottoposta alla valutazione del Presidente Nazionale per la fattibilità.
Infine, avviata la fase realizzativa del Convegno dedicato alla Missioni all'Estero che si terrà in occasione della Giornata del Decorato in cui oltre al Direttore, ed al prof Ramaccia si ipotizza rappresentanti dello Stato Maggiore Difesa.
Come ben si vede, l'attività del CESVAM è stata avviata anche nel settore "divulgazione", anche grazie al Comitato per la Comunicazione e L'informazione del Nastro Azzurro. La sostanziale crescita costante ora impone un vaglio di esame per la partecipazione "fisica" dei soci e simpatizzanti, altrimenti il rischio è quello di operare non come un Centro Studi ma come un Cenacolo accademico.
Massimo Coltrinari
sabato 28 gennaio 2017
venerdì 27 gennaio 2017
Siria. Mosca propone una nuova costituzione
DIBATTITI
Si parla di futuro nella crisi siriana
MASSIMO COLTRINARI*
Si sono conclusi ad Astana, capitale del Kazahkistan, i colloqui del vertice tra Russia, Turchia, Siria Iran e Ribelli Democratici per il consolidamento della tregua in atto e per trovare una soluzione alla guerra siriana, che dura da oltre cinque anni. Nessuno si aspettava grossi risultati da questo vertice. Il risultato più importante è che i contatti andranno avanti. Il capo della diplomazia russa, S. Lavrov, infatti, incontrerà oggi venerdi 27 gennaio, a Mosca, i rappresentanti della opposizione democratica moderata siriana per discutere il prolungamento della tregua.
Il principale risultato del vertice di Astana è stato la creazione di un meccanismo di monitoraggio della tregua da parte di Russia, Turchia, ed Iran; ma tutti i partecipanti al summit sono convinti che ogni soluzione militare della guerra non può che passare da una soluzione della crisi politica. Proprio per questo le discussioni si sono incentrate su un punto fondamentale: il futuro politico della Siria e la nuova costituzione.
Lo scorso 20 gennaio, nella Sala Grande della Presidenza Nazionale del nastro Azzurro, si è tenuto un convegno, a cui ha partecipato Padre Hadad, Rettore della Basilica di S, Maria in Cosmedin a Roma, in cui è stata presentata una ampia visione della Siria come passato e come presente. Il prossimo 18 marzo si terrà il secondo Convegno in cui si parlerà del futuro della Siria.
Giunge quindi molto opportunamente lo sviluppo del vertice di Astana. Si comincia a parlare di futuro in Siria, mentre fino ad oggi ci si era cristallizzati su un presente senza via di uscita. Mosca, ed è questa la novità, ha presentato alle due parti, ovvero al Governo del Presidente Assad ed ai ribelli della opposizione moderata una bozza di costituzione, preparata da specialisti russi. Questa iniziativa è volta ad accelerare il processo politico, senza voler interferire negli affari interni della Siria.
Mosca, quindi, sottolinea che sarà il popolo siriano a dover decidere l'assetto politico del futuro.
Secondo Teheran il vertice di Astana ha rafforzato la legittimità del governo di Damasco. Secondo Ali Akbar Velayati, consigliere per la politica estera della Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, il vertice di Astana mostra che tutte le parti, incluse anche la Turchia e i ribelli che si ispirano alla posizione turca ma anche altri gruppi che non erano presenti, hanno riconosciuto la legittimità del governo siriano sia direttamente che indirettamente.
Questo è un dato da interpretare in quanto La Turchia da sempre ha negato la legittimità del governo di Assab. Sembra che l'atteggiamento turco si stia evolvendo di fronte ai nuovi rapporti tra Mosca e Waschington, in cui si è insiedata l'amministrazione Trump. La Turchia cerca anche, in questa evoluzione, un appoggio di Mosca nella lotta contro i Curdi. Da notare che ad Astana erano assenti rappresentati della UE e Statunitensi. Per l'Europa, questa assenza, è un punto non positivo in quanto è esclusa dalla discussione, mentre sopporta tutto il peso della crisi umanitaria siriana. Ad Astana non è stato trattato il problema della emergenza umanitaria, che è veramente inaccettabile, ma a tutti i presenti il problema al momento non è di prima priorità proprio perchè è stato addossato a terzi, ovvero all'Europa.
Il vertice di Astana ha avuto note critiche da alcuni esponenti della oppoizione democratica, che hanno sottolineato come il governo di Damasco e l'Iran sono i responsabili dell'assenza di progressi sensibili nei negoziati.
In ogni caso questi esponenti hanno mostrato interesse a che la Russia continui la sua azione nei confronti della crisi siriana, in quanto vedono in Mosca un ruolo garante che ha influenza sia sull'Iran che sulla Siria.
(continua)
* Note preparare nel contesto del Convegno che l'Istituto del nastro Azzurro ha promosso, in collaborazione con l'Accademia Templare, sul passato, sul presente e sul futuro della Siria.
CHIUNQUE SIA INTERESSATO A PARTECIPARE AL DIBATTITO E' INVITATO A LASCIARE UN COMMENTO A QUESTO SCRITTO OPPURE A SCRIVERE ALLA EMAIL
centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org
giovedì 26 gennaio 2017
Pubblicità ed alimenti nel Ventenni Italiano
di Alessia Biasiolo*
La
Germania non poteva non guardare anche all’Italia per le proprie scelte
alimentari in epoca nazista.
La
ricaduta del giovedì nero statunitense sull’Europa, influì fortemente anche sul
Belpaese: nel 1929 eravamo nella seconda decade dell’autarchia e in periodo di
forte protezionismo doganale.
La
piazza più importante per la vetrina dei prodotti italiani, e autarchici, era
senz’altro Milano, in cui le merci venivano propagandate più ampiamente.
La
propaganda evidenziava una vita moderna, emancipata, simbolo di una borghesia
che stava vivendo, almeno sulla carta, un periodo favorevole. Le tasse
aumentavano e le crisi produttive erano sempre dietro l’angolo, ma l’idea di
avere una classe borghese imprenditorialmente forte, era suffragata da forti
prese di posizione della Confindustria, dalla nascita o crescita di gruppi
industriali, dal forte aumento di adepti dei gruppi sindacali. Su tutto, una
visione futurista del prodotto e della pubblicità, che porterà alla
sostituzione del cartellonista come interprete delle necessità commerciali
delle aziende, con artisti scelti o selezionati dalle aziende stesse per
pubblicizzare i propri prodotti secondo una visione aziendale frutto di
strategia messa in atto a tavolino, ancor prima di realizzare il prodotto
stesso. Le aziende cominciarono proprio a cavallo tra le due guerre mondiali a
cercare una propria identità distintiva sugli altri prodotti, a volere creare
un segno per lasciarlo. Risorsa indiscussa per le aziende italiane fu proprio
il Futurismo, determinato auto-promotore, i cui seguaci erano profondamente
consapevoli dell’importanza della pubblicità, soprattutto per abbattere le
barriere tra alta e bassa società. I futuristi che lavorarono per la pubblicità
furono molti, da Marinetti che creò pubblicità per Snia Viscosa, oppure Farfa
che creò per Ferrania, mentre Fiat Balilla scelse di essere rappresentata dal
Futurismo di Diulgheroff. Fu però Fortunato Depero ad essere il più innovativo
grafico del movimento: collaborò con la Davide Campari dal 1924 al 1939,
creando per l’azienda di bevande non soltanto pubblicità, ma anche oggetti,
come pupazzi, lampade, vassoi e la bottiglia icona Campari Soda. Inoltre,
Depero ha progettato per la Campari chioschi e architetture pubblicitarie,
ideando delle vere e proprie opere d’arte con l’aiuto dell’azienda: il libro
bullonato, ad esempio, venne realizzato proprio grazie all’aiuto di Davide
Campari. L’insegnamento l’artista lo traeva dai musei, dalle grandi opere del
passato, sosteneva, perché tutta l’arte dei secoli passati, secondo Depero, era
improntata all’esaltazione (del guerriero, del religioso, delle cerimonie,
delle vittorie), in chiave pubblicitaria, per fare restare nella memoria dei
contemporanei e dei posteri qualcosa. Sempre secondo Depero, “i prodotti nostri
hanno bisogno di un’arte nuova altrettanto splendente, altrettanto meccanica e
veloce, esalatrice della dinamica, della pratica, della luce, delle materie
nostre”. L’arte pubblicitaria, secondo il futurista, poteva poi essere piazzata
dovunque, per terra, sui muri, nei treni, nelle vetrine, ed essere colorata,
moltiplicata, non sepolta nei musei, ma viva. Quindi le aziende dovevano avere
l’intelligenza strategica di usare il valore artistico della funzione
pubblicitaria per costruire qualcosa di unico sul mercato e distinguersi in
ogni dove. Depero teneva presente, poi, che anche le persone erano cambiate,
non camminavano più avendo il tempo di leggere un manifesto sul muro, ma
sfrecciavano veloci in treno e in automobile o su un autobus, di certo più
veloce del tram. Quindi bisognava creare pubblicità belle, colorate, veloci da
leggere e da capire, funzionali al prodotto. La scuola dell’Art Decò fu
fondamentale: le linee potevano e dovevano essere diagonali, le lettere grandi
e maiuscole, la novità doveva catturare l’attenzione. Depero applicò queste
innovazioni per la Campari, ma anche per Unica, Strega, San Pellegrino,
Presbitero, Schering, non limitandosi al disegno, ma a riflettere gli umori
politici del Paese, le nuove prospettive verso un’arte unica. Spesso nelle
pubblicità venivano ricordati l’esotico, il dogma, le teorie sulla razza,
testimoniando il complesso rapporto tra aziende, politica e arte futurista. Gli
oggetti delle pubblicità diventano grandi, ingombranti: devono colpire lo
spettatore, il visitatore delle fiere. Colpire l’immaginario della persona
comune, piccola, con un’immagine di grandezza che, se è vero che era politica
in quel tempo in Italia, era quanto più la raffigurazione di come si poteva
diventare se si acquistava, se ci si impossessava proprio di quel prodotto.
Alla Fiera di Milano, ad esempio, accanto ai prodotti alimentari si esponevano
opere che avevano lo scopo di stupire e impressionare positivamente: carri
armati, maschere antigas, apparati antiaerei, aerei, camere-rifugio antiaereo, ma
anche i più moderni mezzi per comunicare come la macchina per scrivere e,
soprattutto, il telefono. Anche questo grande, come nella pubblicità della Stipel.
L’oggetto doveva e poteva fare sentire potenti, grandi come doveva esserlo
l’Italia in quei frangenti storici. Quali erano i prodotti alimentari
pubblicizzati in Italia? Possiamo darne solo qualche esempio, scelto tra quelli
che richiamano i cibi citati nei precedenti articoli. Un grande fermento
ruotava attorno alle proteine animali: molti stand fieristici o manifesti
pubblicitari erano dedicati ai grassi, sia per l’alimentazione che non, in modo
da studiarne le proprietà e gli usi, e di sostenere la diffusione di grassi
animali come di surrogati. È il caso della margarina, che ebbe vasta diffusione
dalla seconda metà degli anni Venti, soprattutto quando era necessaria per
sostituire il carente burro. Achille Luciano Mauzan aveva curato, nel 1926, una
pubblicità per la Società Anonima Angelo Arrigoni di Crema. Le società anonime
erano pullulate in Italia soprattutto dai primi anni del Novecento, quando la
quasi improvvisa ripresa economica aveva convinto della bontà del tramutare
imprese anche di stampo artigianale in Società Anonime appunto, poi in Società
per Azioni. Non che il burro non si usasse più, certo, come recitavano le
cremerie Zatti Verderi Chiesi di S. Ilario D’Enza nel 1935: “Esigete Super
Burro”, di pura panna, mentre c’era il patriottico “Burro Vittoria”, sempre
finissimo di pura panna. Era il momento dell’estratto per brodo, salutare,
economico e capacissimo di sostituire spese per acquistare la carne e per
cuocerla. Le ditte produttrici erano molte, dalla Liebig che aveva messo a punto
la ricetta per il mitico dado per brodo, al “Vero estratto di carne australiano
Arrigoni” di Genova, in vasetti e dadi (1925), all’estratto di carne “Food” del
1925, che diverrà ben presto troppo “straniero”; al “Nutreina” dei Laboratori
Scientifici di Milano (1925), al “Bovis” della ditta Luciani (1930),
all’estratto di carne “Texas” (1935), che rispondeva ai migliori requisiti
fissati dalle norme vigenti, prodotto dalla ditta Italiana Texas a Milano.
Molto successo l’ebbe anche l’estratto Wührer (1924, 1931), dell’omonima ditta
produttrice di birre di Brescia. L’estratto, infatti, di brodo di manzo o di
pollo, veniva prodotto accanto allo stabilimento birrario di Viale della
Bornata nella Leonessa d’Italia. La produzione di birra in Italia aveva, in
quel momento, andamento altalenante: l’aumento delle accise indeboliva le
vendite della bevanda, ma allo stesso tempo convincevano lo Stato che l’incasso
in tasse era penalizzato se si esagerava nella tassazione anche per rispondere
alla domanda di maggiori controlli verso l’abitudine di ubriacarsi di molti
operai durante i giorni liberi. La birra italiana Wührer, che aveva incamerato
molte altre aziende tra cui la Birra Italia, era in grado di competere con le
birre straniere, soprattutto bavaresi e austriache, pertanto ben si piazzava
nelle vendite, e anche l’estratto per brodo omonimo ebbe un notevole successo.
Accanto alle birre italiane, soprattutto dalla seconda metà degli anni Trenta e
fino al 1941-1942, proprio alla Fiera di Milano, la quarta per importanza
mondiale, si trovarono le birre tedesche, esposte in interessanti stand dove la
mescita e l’assaggio erano seguiti da un folto pubblico di giornalisti. La
presenza degli stand tedeschi non era stata vista di buon occhio da tutti,
specialmente da chi, già non essendo allineato alla politica fascista, ma
troppo in vista per subirne le conseguenze, aveva contestato o comunque non
aveva digerito affatto la presa di posizione sulle leggi razziali. La visita
dei padiglioni fieristici milanesi che, appunto, costituivano quanto di più
interessante e moderno circolava sulle piazze mondiali, avveniva sempre anche
da parte delle autorità, tra le quali il re Vittorio Emanuele III, il duca
d’Aosta, molti ambasciatori stranieri, molte autorità civili e militari, tra
cui spiccavano annualmente il ministro Starace, Vittorio Mussolini e altri,
accompagnati da gerarchi fascisti e poi anche nazisti. Se è vero che il Re
prediligeva visitare gli stand dell’aeronautica, ad esempio, o delle bellissime
vetture Balilla, è anche vero che per la Fiera giravano bellissime signorine,
vestite in tailleur, che portavano con sé cestini di caramelle al miele
Ambrosoli (1939); che pubblicizzavano i tortellini o la stessa birra.
L’Amaretto di Saronno o i biscotti Lazzaroni divennero i testimoni
dell’evoluzione della società in corso: la famosa scatola Lazzaroni di
biscotti, molto inglese nella fattezza così come era inglese il sapore dei
biscotti stessi, non doveva mancare nei salotti buoni delle città italiane. I
biscotti e le caramelle cominciarono a spopolare, simbolo proprio della
rinascita economica del primo dopoguerra: aziende come Saiwa, fondata a Genova
da Pietro Marchese, o Elah nata da Francesco Ferdinando Moliè nel 1909, sempre
più producevano preparati per budini, creme da tavola e dessert vari. Lazzaroni
veniva pubblicizzata, nel 1934, da trampolieri, mentre Elah scelse l’abitudine
degli animali esotici, come l’elefante. Magnesia S. Pellegrino aveva invece
scelto lo struzzo, mentre altri si accontentavano delle più caserecce capre.
Animali che circolavano per le fiere vivi, naturalmente, con la pubblicità montata
addosso (1935), oppure su eleganti calessini che essi stessi tiravano. Sempre
per restare in tema, quasi l’Italia non fosse toccata dalla miriade di ricerche
scientifiche sulle carie da zuccheri, oppure sulla necessità della dieta povera
di zuccheri che spesso venivano sbandierate nell’alleata Germania, Unica, che
produceva la famosissima caramella Nougatine ricoperta di cioccolato fondente,
utilizzava la sagoma di un nero delle colonie (1931) per la propria pubblicità.
Avevamo poi Pernigotti (dal 1868) per il torrone, Venchi dal 1878 per la
produzione di praline, Perugina (fondata nel 1907) che negli anni Venti si
affermerà con il famoso Bacio. Battaglie per la conquista dei mercati a suon di
cioccolatini, ma anche di panettone: nel 1919, Angelo Motta apre a Milano un
piccolo laboratorio che diverrà un’industria e anche questo tipo di produzione
diverrà campo di battaglia, contro Gioacchino Alemagna nel 1921 e con il figlio
di questi Alberto poi, per conquistare sempre più acquirenti. Sarà la Perugina
a scegliere di investire, per prima, nella radio per la propria pubblicità.
Finanzierà con Buitoni la realizzazione di due serie di puntate di una rivista
radiofonica intitolata “I quattro moschettieri”, liberamente tratta dal libro
di Alexandre Dumas. L’idea ebbe un successo clamoroso, tanto che diverrà “I
quattro moschettieri in pallone”: quattro personaggi in maschera scenderanno sulla
Fiera di Milano in pallone e circa centomila persone si raduneranno intorno
agli stand delle due aziende ideatrici dell’iniziativa. Il clamore fu tale che
le produzioni si moltiplicarono, e a queste si unì quella del famoso feroce
Saladino (personaggio molto amato dalla retorica di regime), il quale ebbe la
sua fetta di successo grazie soprattutto alla raccolta di figurine, con le
quali si doveva appunto dare la caccia a quella che raffigurava il mitico
personaggio da battere con le novelle “crociate”. I tempi volevano poi, oltre
ad un popolo italiano forte (grazie al riso, ad esempio, alla pastina all’uovo,
alla pasta glutinata, al VOV, all’olio d’oliva Sasso, alla farina alimentare
Carlo Erba, al massimo ricostituente per bambini “Eutrofina”, al vital
nutrimento ROM, e molto altro) delle donne dedite alla casa, alla cura della
prole, al decoro che poteva garantire una nazione forte e con solide basi.
Rivolta alle donne era la pubblicità delle macchine per scrivere, dato che il
lavoro di segretaria ben si addiceva ad un signorina, e così Marcello Dudovich
disegnerà il manifesto per la Olivetti nel 1925, mentre lo studio Boggeri
curerà quello per la stessa azienda nel 1934. Passiamo da una ragazza semplice,
dal rossetto rosso e abito immacolato, all’avvenente e seducente, elegante
signora degli anni Trenta, in cappello a larga tesa blu, capace di guardare al
futuro. Naturalmente erano rivolte prevalentemente alle donne le pubblicità
della moda, quando le novità si ammiravano a La Rinascente, dal nome dannunziano
del 1917, con pubblicità sempre con lo scopo di illustrare una sana morale
borghese. Le donne erano eleganti, benestanti, quasi mai massaie, lavoratrici o
contadine e gli uomini erano sicuri di sé, appartenenti ad una classe borghese
dominatrice. Come nei film degli anni Venti, le giovinette delle immagini erano
snob, studiavano in collegio privato, vivevano in ville lussuose e bevevano
champagne telefonando alle amiche per organizzare partite a tennis o gite a
prendere il sole, in automobili decappottabili dai motori rombanti. Andava
mitizzata la vita vista dal basso, dal provincialismo di gran parte d’Italia
che doveva guardare alla borghesia fascista, in questo caso, come a simbolo a
cui aspirare. Da un lato la modernità e dall’altro l’autarchia, la miseria
delle piccole città e delle campagne, il mito della guerra, pubblicizzato da
slogan come “Ali fasciste sul mondo”, “Lavoro e armi”. La moda doveva non solo
colpire e incuriosire, attirare acquirenti con le novità, ma anche trovare
soluzioni sempre nuove, soprattutto con la difficoltà di approvvigionamento di
tessuti a seguito dell’embargo. Proprio questo momento fu foriero per l’Italia di
ulteriore creatività: venne prodotta la seta artificiale, il rayon, ma anche lo
sniafiocco (il cotone nazionale), l’albene, il selenal, il tessile per
l’indipendenza, il lanital, fibra prodotta dalla Snia Viscosa, tratta dalla
caseina e pubblicizzata come la “nostra lana” o i “tessuti dell’impero”. Nel 1937,
tutte queste nuove fibre tessili venivano prodotte in 7 milioni di chili in
Italia, ad indicare come l’impegno all’indipendenza dagli altri Paesi avesse
creato un volano per l’industria. Il rayon utilizzato per la produzione delle
calze da donna, divenne idea anche per i manifesti, come quelli del 1934
ritraenti una figura di donna in poltrona a cui venivano messe in risalto le
lucentissime gambe, seducenti grazie alle calze di rayon. Che arrivava con le
“5000miglia del Rayon” (Federico Seneca, 1935). Interessante l’insegna della De
Angeli-Frua, produttrice di tessuti, che dichiarava che i loro prodotti
“Vincono le sanzioni”. Mano a mano che la creazione pubblicitaria si
approfondiva, più gli stili si intersecavano. Futurismo e Cubismo si intrecciavano
e i contrasti cromatici diventavano eleganti, la sintesi creava una magia
unica, teatrale.
La
pubblicità italiana del Ventennio ritraeva un Paese dedito a crearsi nazione
forte, autoritaria più che autorevole, per imporsi sugli altri e nelle colonie
come punto di riferimento e faro di cultura in senso stretto e politico. Di
certo, una propensione a dettare legge a tavola c’era e, per questi versi, per
fortuna è anche rimasta.
Alessia
Comm. Biasiolo, Socia del Nastro Azzurro, Federazione di Brescia
mercoledì 25 gennaio 2017
Siria: negoziati ad Astana
GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE
martedì 24 gennaio 2017
Lanzarotto Malocello. Ulteriori ricerche
DIBATTITI
RIFLESSIONI
SU
UN VOLTO IGNOTO
ALFONSO LICATA e FERNANDO ACITELLI
Che
da un volto non si possa risalire ad un’identità, lascia l’animo
in tormento. Vorremmo che ogni busto, anche scheggiato, almeno di
quel tempo antico che è a noi più familiare, ovvero il
greco-romano, mostrasse, nel cartiglio, un nome. Di quel volto non
chiederemmo gli antenati e neppure i nomi dei genitori ma ci
accontenteremmo di quel
nome. Se questo accade, sembra tutto in ordine e la nostra
inquietudine subito si placa: dunque quel busto possiede un nome e
questo fatto, subito, ci infonde coraggio. Quei tratti, di uomo o di
donna, così egregiamente esposti nel marmo – pario o pentelico –
ci parlano proprio in virtù di quel nome che è alla base del busto.
Allora la nostra memoria, entrando in azione, elabora immagini e noi
diveniamo, non proprio inconsapevolmente, custodi di nomi o, per
meglio dire, di esistenze. Le possiamo ripetere a noi stessi o anche
citarle a chi condivide il nostro tempo, magari svelando il luogo
dove abbiamo visto quei busti con tanto di nome sotto, nel cartiglio.
L’identità svelata si fa amicizia.
Basta un nome e così, tra noi ed il busto, è l’amicizia ad
imporsi. Il busto diviene uno di famiglia, e possiamo citarlo ad ogni
momento. Quale differenza quando da un busto con cartiglio e nome,
magari di Germanico o di Agrippina minore, passiamo alla semplice
rappresentazione di tipi
umani,
come ad esempio volto di pugile, volto di rétore, volto di
giovinetto, volto di filosofo. Manca in essi più di qualcosa, manca
il nome, ovvero l’esile elemento dell’identità che in molti casi
ci aiuta a vivere e smuove subito la mente per archiviare
quell’esistenza. La storia ci riserva molte sorprese e questo non
soltanto da un punto di vista archeologico con nuovi tesori ad
emergere in punti ritenuti impensabili, ma anche come mancanza di
dati su alcune figure che hanno indubbiamente detto
la loro quando
ne fu tempo. E’ il caso del navigatore Lanzarotto Malocello il cui
volto non è neppure accennato. Per lui non avremmo preteso un busto
ma almeno un disegno dei suoi tratti. E com’è possibile che di un
navigatore, anzi, di colui che nel 1312 a bordo d’una nave – o
più navi – superò le Colonne d’Ercole raggiungendo le isole
Canarie, non si possegga un riferimento, sia pure minimo, del suo
volto? Nessuno s’occupò di lui oppure fu proprio lui che non lo
ritenne necessario. E così, quando arriviamo dinanzi al suo nome, il
silenzio si fa fragore. Avendo perlustrato, per quello che era
possibile, la traiettoria della sua vita, ebbene, nulla è uscito
fuori del suo volto e così il Malocello è un pensiero forte ma
trova la sua fragilità proprio nella mancanza d’un busto o d’un
disegno che possa svelarci i tratti. Egli rappresenta esattamente il
contrario di quanto abbiamo detto in precedenza a proposito di quei
volti anonimi bene allineati nelle sale di museo, cioè volto
di vecchio,
volto
di filosofo,
volto
di giovinetto.
In questo caso c’è il busto e a mancare è il nome, ovvero
l’identità. Nel caso di Lanzarotto Malocello il nome storicamente
brilla ma i tratti del viso sono in quell’altrove
che
spesso osiamo definire nulla.
Se torniamo nel nostro museo abituale, quello che ci conforta, cioè
quello che è riferibile al mondo romano, possiamo imbatterci in
statue di Cicerone, di Caligola, di Nerone, di Ottavia, di Adriano e
di sua moglie Lavinia (e addirittura dell’amante dell’imperatore,
Antinoo). Ma dentro di noi, sebbene lontani, ci urlano anche i busti
di Omero, di Pericle, di Demostene, di Aristotele, di Alessandro
Magno, di Plotino… Ebbene, passano mille e più anni e invece di
quietarci con una ritrattistica certa, ecco che i volti che
c’interessano e per i quali abbiamo speso con gioia molto del
nostro tempo, sono assenti, non rintracciabili, mai scolpiti né
disegnati. Il nostro stupore è al sommo e non sappiamo rassegnarci e
allora mettiamo in campo tutte operazioni di supporto, di sostegno
per Malocello e innanzitutto lavoriamo di fantasia dipingendone noi i
tratti interiormente e donandogli quanto era della sua epoca avendo
visto e incontrato molti tipi
umani.
Ecco allora che è stata nostra l’idea di una medaglia, d’un
flash
medievale in bronzo su cui aggrapparci. E ciò per colmare questa
lacuna e dare ad ognuno la possibilità di riconoscerlo tra la folla
della Storia. E’ nostra l’unica immagine, più sognata che vera,
ma non per questo meno attendibile. Sapevamo di capigliature e
abbigliamento in giovani uomini di quei secoli – il XIII e il XIV –
e allora ci
siamo lasciati andare,
per così dire, ovvero abbiamo “inciso” quanto ci sembrava
giusto, corretto e bene addentro in quel tempo storico. Poi la
traiettoria: Genova-Isole Canarie. E’ questa la nostra salvezza a
proposito di Lanzarotto Malocello. In mancanza del suo volto non
possiamo che rivolgerci alla sua splendida azione personale, quella
che, di fatto lo storicizza. Di questa traiettoria che poi,
metafisicamente, è quella di ognuno di noi, sappiamo abbastanza per
poter sentire amicizia nei suoi confronti, proprio quel sentimento
che avvertiamo quando in un museo, il cartiglio sotto un volto di
marmo ci avvisa essere quello il busto dell’imperatore Nerva,
Traiano, Caracalla e suo fratello Geta. Che gioia con Caracalla!
Esistono addirittura i volti dei suoi genitori, Settimio Severo e
Giulia Domna ed essi sono visibili e sicuramente li toccheremmo se
non vi fosse il sistema d’allarme…! Il poeta, il filosofo pongono
continuamente domande ed una in particolare nel caso di specie: e se
oltre al volto di Lanzarotto Malocello vi fossero anche quelli dei
suoi genitori, di quanto aumenterebbe la nostra gioia? Non
rispondiamo per non abusare di aggettivi e superlativi. Contentiamoci
di sapere che Malocello si mise per mare perché la vita di tutti i
giorni non gli bastava e di sicuro cercava in quell’ignoto del mare
qualcos’altro,
cioè il luogo dove l’orizzonte coincideva con il cielo e lì,
forse, sarebbe stato possibile poter, se non scovare, almeno sentire
l’odore (la sostanza) di Dio.
lunedì 23 gennaio 2017
domenica 22 gennaio 2017
Convegno Istituto Nastro Azzurro ed Accademia Templare. 20-21 gennaio 2017. Cronaca
NOTIZIE CESVAM
Una nota Cronaca
Slobodan Popovic*
Dove
si nasconde la verita` e cognizione vera della storia? Se negli
articoli di giornale di mas-media i quali impongono, da molte norme,
una interpretazione infangata e distorta di discorso del passato o
nelle analisi obbietive dei ricercatori o nei libri i cui molti
definiscono col termine teoria di complotto o il trace di questa
risposta richiede un approccio eclettico e secondo lui i principi
metodologici che estraggano solo le cose ottime di ogni? Se noi di
nuovo ci siamo stati trapolati e sviati?
Consapevoli
dei fatti e allo stesso tempo i testimoni vivi che il mondo e` una
struttura dinamica che si permanente e continuamente trova nella fase
di cambiamento, sia positive sia negative, che sulle alcune noi con
la nostra volonta`, potere e potenza possiamo influenzare, mentre
alcune semplicemente se ne vanno a chetichella e fioriscono come
concostanza di cause, benche noi abbiamo dettagliatamente e
interamente pianificato le azioni strategiche?
L`ordine
internazionale fu creato dal sistema di Westfalia, fu
contestualizzato dai principi militari-democratici e liberali dei
diritti umani in aggiunta rinforzato con la mentalita` della potenza
vincente e autoproclamata dei valori universali, in questo momento
misurato delle teorie politicologiche e delle scuole dei pensieri
occidentali si trova nella fase di ristrutturazione, di cui
conseguenze come tettonice, noi ne parleremo. La scacchiera
contamporanea delle relazioni internazionali qualle stuttura e`
cambiata molto profondo, dopo la crisi economica globale emerse
perche gli Stati Uniti non condussero la politica finanziaria
sostenibile con amplio diviero verso economia reale, diventava
multipolare con 4 giocatori geopolitici. Questi giocatori geopolitici
e influenti con i loro progetti enormi, colossi e pretenziosi
impongono la questione se si possa creare qualche tipo di vincolo tra
i mossi geopolitici e geostrategici e il pace al livello globale?
Come un esempio illustrattivo noi scegliamo la Siria nella quale si
incrociavano i vettori funziamenti del concetto della sicurezza sia
vecchia che nuova. Negli ultimi anni Siria e` una zona colpita della
guerra, e prima di questo sul come la Siria era un esempio come
multiculturalismo e multireligiousness potevano fare una simbiosa
perfetta, più preciso la armonia in diversità. Era cosi affinche il
egemone occidentale non si e` comparso con la nuova idea
infrastrutturale, avviando la cettena delle azioni da gia collaudati
principi dei diritti umani e della battaglia verso il terrorismo.
D`altro canto Russia, un socio tradizionalmente buono a Siria, ha
reagito, inanzitutto con lo scopo di proteggere i suoi interessi
nazionali e gli scopi vitali come uno strumento contro la strategia
di contenimento. Con questo movimento Russia ci ha fatto vedere che
essa e` preparata di rispondere a ogni sfida di mondialismo i quali
principi hanno molto ingenuamente striminzito la Unione Sovietica.
La
domanda che si succedera` con Siria, che conseguenze sentiva e Europa
passiva, iniziano una catena dei presupposti discussi al convegno all`Istituto Nastro Azzurro. I soci e partecipanti di quest` Istituto
hanno raccolto questa opportunita`, come parte di soft power, di
migliorare, presentare e fare un quadro piu preciso chi e che,
infatti, sono Templari. Con il dibattito argomentato i membri dei
Templari cene hanno espresso i suoi pensieri sia che i principi, gli
atteggiamenti e i metodi con cui vogliono gettare la base per
ricostruire o ritornare il pace in Siria.
Slobodan
Popovic*, Università di Belgrado, attualmente presso la Cattedra di Geografia Generale della Università Sapienza per un periodo di ricerca e studi. Per autenticità riportiamo il testo in Italiano come pervenuto
sabato 21 gennaio 2017
venerdì 20 gennaio 2017
Italia Centrale: Terremoto neve e degnità civica
NOTIZIE CESVAM
Da Marco Severini, riceviamo e pubblichiamo:
Gent.me e Gent.mi,
Da Marco Severini, riceviamo e pubblichiamo:
Gent.me e Gent.mi,
domani, venerdì 20 gennaio 2017, è un giorno importante per la nostra Associazione.(Associazione di Storia Contemporane)
Non perché ci sia un convegno o un libro da presentare, né tanto meno
una ricorrenza, una presentazione o una conferenza.
Ma perché ospiteremo un collega che ha perso, a causa del terremoto, tanto, molto,
meno la dignità e la forza con cui andare avanti.
Ci porterà la sua testimonianza (che a breve diventerà un libro).
Spero che sarete presenti - e che divulgherete l'invito allegato ad amici e parenti che vivono a Senigallia e dintorni -
per un'occasione di dialogo, umanità e riflessione.
Buona serata.
Marco Severini
Presidente ASC
in questi giorni di portata storica, noi vogliamo essere presenti.
giovedì 19 gennaio 2017
Anzio 73° Anniversario dello Sbarco Convegno
Convegno
Strategia e Tattica dello Sbarco di Anzio. Analisi e Considerazioni
Luigi Marsibilio: L'azione dei Ragers per uscire dalla testa di ponte di Anzio
Giacarlo Ramaccia, Gli Americani non volevano sbarcare. Analisi dei rapporti strategici tra Statunitensi e Britannici
Massimo Coltrinari: L'allargamennto della testa di pinte di Anzio e la reazione tedesca: 24-28 gennaio 1944
RIPORTIAMO IL TESTO BASE E DOCUMENTALE DELLA PRIMA PARTE DELLA RELAZIONE
DI MASSIMO COLTRINARI
1.1. L’assalto.
2.2. La situazione 23-24 gennaio.
2.3.
Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio.
2.1.
L’assalto
“Il 22 gennaio, cinque minuti dopo la
mezzanotte, nella oscurità più profonda, il convoglio d’assalto gettò le ancore
al largo di Capo d’Anzio e sostò tranquillamente sul Mediterraneo in calma. Vi
era un brusio di attività repressa mentre gli ufficiali davano le ultime
istruzioni, gli uomini si arrampicavano
nelle tozze imbarcazioni d’assalto che le gr, facendole oscillare, calavano in
mare. Imbarcazioni pattugliavano attivamente fra il naviglio da sbarco,
organizzandolo in formazione, indi guidarono le prime ondate nella notte senza
luna. Per accrescere la sorpresa,i cannoni delle navi da guerra di scorta
rimasero in silenzio; poi, soltanto dieci minuti prima dell’ora H (02.00), un breve, terrificante
bombardamento di razzi scoppiò con rombo assordante da due LCT (R) britannici
lungo la spiaggia. Queste nuove imbarcazioni per il lancio dei razzi (ognuna di
esse trasporta 798 razzi da 5 pollici) erano impiegate per disorganizzare ogni
possibile agguato nemico, farsaltare campi minati lungo l’approdo; quando le
navi cessarono il fuoco dinanzi a loro, la spiaggia si stendeva ancora scura e
silenziosa.
Quando la prima ondata di mezzi da sbarco
toccò la spiaggia e gli uomini si slanciarono per raggiungere il riparo delle
dune non c’era alcun nemico ad attenderli. Spingendosi rapidamente all’interno,
le truppe meravigliate si resero conto ben presto che era accaduto qual cosa di
inatteso: avevano colto il nemico completamente di sorpresa. Benchè i Tedeschi
sapessero che uno sbarco anfibio fosse imminente, credevano che non sarebbe
stato effettuato che un po’ più tardi nel tempo. Le due divisioni che avevano
avuto il compito di difendere questa costa erano state mandate sul fronte
meridionale soltanto tre giorni prima, e il settore costiero e a zona sud di
Roma era tenuta soltanto da deboli forze. Per conseguenza, fatta eccezione per
poca artiglieria da costa e per distaccamenti antiaerei, la sola resistenza immediata
allo sbarco di Anzio fu opposta da elementi isolati della 29a divisione Panzer Granatieri
Corazzati. Soltanto tre compagnie del Genio ed il II battaglione del 71°
Reggimento Panzer Granatieri Corazzati erano stati lasciati a difesa della
costa dalla foce del fiume Tevere fino
al canale Mussolini, una estensione di 9 miglia di costa era occupata da una
sola compagnia.. Inoltre le truppe della zona di Anzio non erano state messe in
guardia contro un imminente sbarco alleato. Le difese costiere si riducevano a
campi di mine sparsi lungo l’approdo “Peter” utilizzato dalla 1a divisione
britannica, qualche casamatta la maggior parte delle quali non equipaggiata,
qualche pezzo dia artiglieria, pochi 88 mm e diversi vecchi pezzi italiani,
francesi, jugoslavi gran parte delle quali non venne usata contro gli attaccanti.
Con l’aiuto del mare calmo e della pratica assenza di opposizione, gli invasori
si stabilirono in fretta sulla spiaggia.[1]
Dalla destra la 3a divisione passò rapidamente sulle spiagge ed est di Nettuno.
Spazzando via poche pattuglie nemiche sbigottite, si spinse celermente
all’interno, si piazzò sulla linea della fase iniziale e serrò sotto per
respingere contrattacchi.”[2]
Il gen. Clark, accompagnato dal gen. di
brigata Donald W. Brann e da altri membri dello Stato Maggiore della V Armata
arrivò alla testa di sbarco in una lancia PT della Marina, si trasferì su di un
DUKW e sbarcò intorno alle ore 10.00. Pattuglie motorizzate del 3° Recconaissance
and Provisional Troops” muoveva decisamente innanzi per prendere e distruggere
i ponti sul canale Mussolini, che scorreva sulla destra. Soltanto al ponte più
meridionale vennero a contatto con qualche tedesco. Qui essi distrussero con
“bazookas” tre autoblindo uccidendo e catturando undici uomini della pattuglia
nemica.
I Rangers sbarcarono sulla spiaggia proprio
alla destra del porto di Anzio e, impadronitisi rapidamente delle attrezzature
portuali, si arrampicarono su per il rapido promontorio coronato di villette
ridenti prespicenti la spiaggia e si sparsero per le strade della città rastrellando
i pochi difensori disorientati. I Tedeschi non avevano avuto il tempo di
distruggere le attrezzature del porto. Fatta eccezione per una breccia nel molo
e qualche costruzione abbattuta lungo l’approdo (danni prodotti da bombardieri
alleati) non vi erano altri ostacoli che quelli costituiti da qualche
imbarcazione leggera affondata nel porto.
Più tardi, nella mattinata, il 509°
Battaglione paracadutisti di fanteria avanzò ad est lungo la riva ed occupò
Nettuno verso le 10,15. A nord-ovest di Anzio lo sbarco della Ia Divisone
britannica su svolse ugualmente indisturbata, benchè ritardato dalle condizioni
sfavorevoli del litorale. A mezzogiorno del giorno D, il Vi Corpo d’Armata
aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi iniziali a terra.
A sostegno dello sbarco, il giorno D ,
squadriglie alleate di caccia e bombardieri compirono più di 1200 voli;
bombardieri medi e pesanti danneggiarono ponti chiave e nodi stradali come
Cisterna e Velletri, cercando di bloccare le strade principali affluenti la
zona di Anzio. Caccia-bombardieri e caccia notturni sorvolarono queste strade
bombardando e mitragliando il traffico nemico che cominciava ad effettuarsi in
direzione della testa di sbarco.
Altri
caccia proteggevano in continuazione dall’aria le forze di sbarco. Gli attacchi
aerei nemici il giorno D furono di
scarsa proporzione (140 voli in tutto) ma crebbero d’intensità il 23 gennaio.
A tergo delle truppe d’assalto che si
spingevano nell’interno, le operazioni di scarico del primo convoglio
procedevano a tutta velocità. Genieri sgombravano rapidamente i campi minati e
si aprivano vie di uscita attraverso le dune; ma il terreno argilloso tra la
spiaggia e la strada principale ben presto fu così sconvolto che per rendere la
zona praticabile si dovettero usare reti, tronchi d’albero e pietra. DUKWe e
piccoli battelli facevano la spola nelle acque tranquille del golfo di Nettuno,
scaricando sollecitamente le imbarcazioni più pesanti che non potevano
avvicinarsi alla spiaggia a causa del basso fondale.
Nonostante il bombardamento intermittente
effettuato dopo il tramonto da poche batterie tedesche a lunga gittata e tre
piccole fulminee incursioni di caccia bombardieri della Luftwaffe, il 54° Genio
spostò rapidamente masse di uomini e materiali attraverso la spiaggia. Un
dragamine urtò una mina ed un LCI fu affondato dalle bombe, ma queste furono le
perdite più gravi. Il 36° Genio cominciò a sgombrare il porto dai rottami; la
Marina recuperò i battelli affondati; nelle prime ore del pomeriggio il porto
fu praticabile per le LST ed altre imbarcazioni. Quando il fondale della
spiaggia assegnata ai britannici a nord-ovest di Anzio si rilevò troppo basso
per essere di vera utilità, fu abbandonato e le operazioni di scarico furono
deviate verso il porto rimesso in efficienza.
A mezzanotte del giorno D, erano sbarcati
36.000 uomini, 3200 veicoli e gradi quantità di materiali costituenti il 90%
dell’equipaggiamento e del personale del convoglio d’assalto.
Le perdite del giorno D furono lievi. Il Vi
Copro registrò 13 morti, 97 feriti, 44 catturati e dispersi; furono fatti 227
prigionieri. Il Vi Corpo aveva raggiunto i suoi obiettivi iniziali senza incontrare
una resistenza di una certa entità e aveva prese quasi intatto il porto di Anzio,
che avrebbe dovuto essere la via principale di afflusso dei rifornimenti.
2.2. La situazione 23-24 gennaio. L’Iniziale
allargamento della testa di ponte
Il VI Corpo, raggiunti i suoi obiettivi
iniziali verso il mezzogiorno del giorno D, avanzò per occupare i limiti prestabiliti
della testa di sbarco.
La 1a divisione britannica avanzò dai suoi
approdi a sinistra verso il fiume Meletta e si assicurò il controllo di 12
chilometri sulla strada di Albano. Nel settore della 3a divisione la avanzata
consisté in una serie di azioni tendenti a raggiungere i ponti sul canale della
testa di sbarco. La sera del giorno D pattuglie avanzate del 30° Fanteria e del
3° Reconnaissance Troop avevano occupato tutti i ponti lungo il canale. Il
nemico riprese nello stessa notte la maggior parte dei ponti in aggressivi
appoggiati da carri armati. Sferrati da contingenti della Divisione Corazzata
“Hermann Goering”. Il mattino seguente il ten. col. C. McGarr comandante del
30° Fanteria. Con i resti del suo reggimento, appoggiata da carri armati e da
cacciatori di carri respinse in aspra lotta il nemico al di là dei ponti lungo
il ramo occidentale del canale.
I tedeschi contrattaccarono con tre carri
armati ed un pezzo semicingolato per riprendere il ponte della strada di
Cisterna a nord di Conca, ma furono respinti dai mezzi corazzati che
appoggiarono il 30° Fanteria. Sulla destra del 30° Reconnaissance Troop lungo
il canale principale e riprese gli altri ponti perduti.
Il 24 gennaio la 3a divisione aveva occupato
il settore di destra della testa di sbarco iniziale lungo il canale Mussolini.
Il 504° Paracadutisti di fanteria; al centro il 15° Fanteria, e alla sua
sinistra il 30° Fanteria, fronteggiavano Cisterna lungo il ramo occidentale del
canale. I Rangers sostituirono tutte quetse unità eccetto il III Battaglione
del 7° Fanteria della divisione lasciata nel tranquillo settore della testa di
sbarco. Frattanto la II Brigata della 1a Divisione al comando del generale di
brigata E.E.J. Moore spostò il suo settore dalla testa di sbarco avanzando
verso la linea del fiume Meletta. Il resto della divisione fu tenuto in riserva
di Corpo in caso di contrattacco nemico. In due giorni il VI Corpo aveva
rafforzato una testa di sbarco profonda 12 chilometri incontrando soltanto sporadica
resistenza.
Benchè lo sbarco di Anzio ed il
rafforzamento iniziale non avessero praticamente incontrato resistenza iniziale
non avessero praticamente incontrato resistenza da parte delle forze
germaniche, il nemico reagì prontamente per affrontare la situazione. I Comandi
del Gruppo Armate C misero immediatamente in allarme elementi della 4a
divisione paracadutisti e della divisione corazzata “Hermann Goering” a sud di
Roma e ordinare loro di difendere le strade che ad Anzio conducevano ai Colli
Laziali. Alle 06.00 del 22 gennaio entrò in esecuzione il piano prestabilito
per far accorrere truppe di oltr’Alpe e lanciarle ad arginare l’invasione
alleata.
Due divisioni e molte unità minori partirono
immediatamente dalla Francia, dalla Jugoslavia e perfino dalla Germania.
Nell’Italia settentrionale tre divisioni della Quattordicesima Armata furono
poste in allarme e partirono per la zona di Roma il 22 ed il 23 gennaio. Per
dirigere la difesa il I° Corpo paracadutisti ristabilì i suoi comandi nella
zona a sud di Roma alle 17.00 del 22 gennaio. Tutte le riserve disponibili
provenienti dal fronte meridionale e ivi avviate furono spinte verso Anzio;
esse comprendevano: 3a divisione corazzata granatieri e la 71a divisione
fanteria e il grosso della divisione “Hermann Goering”. Mentre queste forze si
andavano raccogliendo, l’aviazione tedesca bombardava la zona della testa di
sbarco e il naviglio di sostegno per ritardare l’avanzata alleata all’interno.
Per i primi due giorni, i difensori tedeschi cedettero di essere troppo deboli
per fermare l’avanzata alleata verso i Colli Laziali, ma dalla sera del 24
gennaio essi sperarono di poter contenere le forze della testa di sbarco e, non
appena avessero completate la raccolta delle forze necessarie, di sferrare un
contrattacco che avrebbe eliminato la testa di sbarco alleata.
Il
3.3.
Il consolidamento della testa di ponte 25-26 gennaio
IL Gruppo Armate C ordinò alla
Quattordicesima Armata di assumere la direzione delle operazioni tedesche di
fronte ad Anzio. Quando, il 25 gennaio, la Quattordicesima Armata, comandata
dal generale Eberhard von Mackensen, prese il comando, elementi di otto
divisioni tedesche erano impiegati sulla linea difensiva intorno alla testa di
sbarco, ed altre cinque divisioni con molte unità ausiliarie si trovavano in
marcia verso la zona di Anzio.Il 28 gennaio la Quattordicesima Armata aveva
affidato il comando delle forze di difesa del settore orientale del perimetro
della testa di sbarco (dinanzi a Cisterna) alla divisione Corazzata “Hermann
Goering”; quello del settore centrale (dinanzi a Campoleone) alla 3a Divisone
Corazzata Granatieri; quello del settore occidentale (dietro al fiume Moletta)
alla 65° Divisione fanteria. Oltre questo perimetro, altre unità erano
raggruppate per il contrattacco. Il 24 gennaio, una distanza di 6 e 8 chilometri
separavano la linea principale di resistenza tedesca dalla linea principale
della testa di sbarco occupata dal VI Corpo alleato. La reazione delle forze
nemiche frenò l’impeto del grosso della Quinta Armata ed allontanò la
prospettiva di un congiungimento fra le forze meridionali e la testa di sbarco.
Inoltre, se il VI Corpo si fosse spinto troppo innanzi verso i Colli Laziali
che erano il suo principale obiettivo, avrebbe rischiato di essere tagliato
fuori da un improvviso contraccolpo tedesco. Prima della fine del giorno D si
calcolava che i tedeschi avessero 20.000 uomini nelle zone dalli quali potevano
marciare rapidamente verso la testa di sbarco. Il giorno D+2 avevano
raddoppiato questa cifra e continuarono ad accrescerla fino a raggiungere un
totale di più di 70.000 uomini al giorno D+7, sfruttando il vantaggio di buone
vie di comunicazione stradale e ferroviaria e nonostante la minaccia alleata.
Questa forza in aumento indicava che il VI Corpo avrebbe dovuto apprestarsi ad
affrontare una pressione nemica valutata sufficiente per respingere in mare le
forze alleate. Per conseguenza il VI Corpo dal 24 al 29 gennaio consolidò le
sue posizioni. Le truppe alleate, in attesa di rinforzi, saggiavano il terreno
lungo, le due principali direttrici di marcia in direzione degli obiettivi
interni di Cisterna e Campoleone, che dovevano servire da punti strategici da
cui prendere lo slancio per l’avanzata verso i Colli Albani. Sulla destra la 3a
divisione mosse lungo le strade che conducevano a Cisterna attraverso il canale
Mussolini; sulla sinistra gli Inglesi si spinsero sulla strada di Albano verso
Campoleone[3]
(Cartina 4).
Il pomeriggio del 24 gennaio, quattro
compagnie del 15° e del 30° fanteria fecero una ricognizione preliminare in
forze verso Cisterna ma non poterono progredire molto a causa della resistenza
opposta da forti nuclei mobili nemici. Il generale Truscott ordinò allora una
avanzata con forze rilevanti all’alba del 25 gennaio, sulle due strade
principali che guidavano alla città attraverso i campi fangosi. Il I Battaglione del 30° fanteria avanzò a
sinistra sulla strada di Campoleone-Cisterna, mentre il II Battaglione del
15°Fanteria si diresse verso destra per la strada di Conca-Cisterna.
Circa due miglia oltre i canale, il 30°
Fanteria fu arrestato da una compagnia della Divisione Corazzata Hermann
Goering trincerata attorno al nodo stradale a mezza strada per Ponte Rotto.
Alla destra del 30° Fanteria il II Battaglione del 15° Fanteria avanzò di un
migliore mezzo sulla strada Coca-Cisterna prima di essere fermato dai
mitraglieri tedeschi annidiati nelle case coloniche lungo la strada. Carri
armati e caccia carri del DCCLI (751°) Battaglione carri e del DCI (601°)
Battaglione Cacciatori Carri furono impiegati per eliminare questi caposaldi.
Prima che i mezzi corazzati potessero entrare in azione, unità tedesche penetrarono
nel letto di un ruscello costringendo gli avamposti del fianco destro del II
battaglione a ritirarsi. La compagnia C che stava effettuando un’azione diversiva
su di una strada parallela a destra della strada Conca-Cisterna, si arenò di
fronte ad una resistenza altrettanto valida. Perdite: quattro carri armati di accompagnamento
di fronte al cannone semovente perduto dal nemico
I veterani della Divisione Corazzata Hermann
Goering con forza inaspettata avevano smussato le punte di penetrazione della
3a divisione. Non avevano tempo a sufficienza per allestire difese stabili, i
tedeschi avevano piazzato mitragliatrici e cannoni controcarri in ogni casa
colonica lungo la strada. Questi capisaldi erano forniti di eccellenti settori
di tiro allacciati l’un l’altro attraverso la campagna dolcemente ondulata ed
erano appoggiati da carri armati e da cannoni semoventi. Essi dovevano essere eliminati
uno per uno dai carri e dai cacciatori di carri americani prima che la fanteria
potesse avanzare.
Il 504° paracadutisti di fanteria fece un
attacco diversivo lungo il canale principale in direzione di Littoria.
Avanzando sotto la protezione di un intenso fuoco di appoggio rinforzato dai
tiri nell’incrociatore “Brooklyn” e di due cacciatorpediniere, occupò i
villaggi di Borgo Sabatino, Borgo Piave e Sessano sulla sponda orientale del
canale. La compagnia D, tuttavia, fu tagliata fuori oltre Borgo Piave da un
contrattacco di sorpresa effettuato da 5 carri armati e 8 “flakwagons” (cannoni
contraerei semoventi) della divisione corazzata Hermann Goering; essa subì
gravi perdite benchè molti uomini riuscissero a tornare indietro.
Quella notte, il 504° paracadutisti di
fanteria s ritirò dalle sue posizione rimaste scoperte, lasciando indietro
forti pattuglie di combattimento. Il mattino seguente, 26 gennaio, la 3a
divisione riprese la sua pressione in direzione di Cisterna.
Nella zona del 30° reggimento il I
battaglione penetrò intorno al nodo stradale sotto Ponte Rotto dove era stato
trattenuto e costrinse il nemico ad indietreggiare. Nel pomeriggio il I
battaglione del 15° Fanteria si gettò verso nord-est sulla strada attraverso il
ramo occidentale del canale per stabilire un blocco sulla strada
Cisterna-Littria.
Nonostante un fuco nutrito di appoggio della
durata di 70 minuti, aperto dai Battaglioni IX, X, XXXIX di artiglieria da
campagna, e di tiri di neutralizzazione di cannoni di maggior calibro, i tedeschi
restarono tenacemente abbarbicati alle loro posizioni.
Il 27 gennaio, il II battaglione del 15°
Fanteria in seguito ad una azione di artiglieria ugualmente accurata, si spinse
su per la strada Conca-Cisterna, Contemporanea il I battaglione del 15° Fanteria
proseguiva nel suo attacco sulla destra guadagnando terreno ma senza riuscire
ad aprirsi un passaggio verso il suo passaggio .I Tedeschi, lasciando in linea
nuove unità via via sopraggiungevano, facevano ogni sforzo per impedire agli
americani di raggiungere la strada statale n. 7. In attacchi dal 25 al 27
gennaio, la 3a Divisione raggiunse posizioni situate una o due miglia oltre il
ramo occidentale dal canale Mussolini ma era ancora a tre miglia da Cisterna.
Era chiaro che per raggiungere ‘obiettivo
assegnato alla divisione sarebbe stato
necessario uno sforzo superiore a quello immediatamente realizzabile, perché il
generale Truscott fermò l’avanzata per organizzare una azione più consistente.
Per fiancheggiare la marcia della 3a Divisione, fu ordinato alla Ia Divisone britannica
di spostarsi sulla strada di Albano verso Campoleone per garantirsi questo
importante nodo stradale e ferroviario quale base di lancio per un ulteriore
avanzata.
(BOZZA)
[1] Cartina n. 3 The Landing 22 january 1944
[2]
Anzio Beachhead, Traduzione, pag. 21 e segg.
[3]
La stazione di Campoleone. La città di Campoleone è situata ad oltre due chilometri
più a nord. I riferimenti di questo studio a Campoleone concernono la stazione
ferroviaria e non la città vera e propria.
mercoledì 18 gennaio 2017
Progetti del Nastro Azzuro per il 2017
Il Nastro Azzurro, attraverso il CESVAM, intende presentare al Ministero della Difesa per il 2017 i seguenti progetti:
1. La prigionia italiana in Austria- Ungheria 1915-1918. Una ricerca identificativa
2.La prigionia e l'internamento nella prima guerra mondiale 1915-1918
3.Capire la Grande guerra.1915-1918
4.I soldati Italiani sulla testa di ponte di anzio1944 (gennaio-maggio)
5.Il pensiero militare in guerra
6.il Valore del combattente disarmato: il prigioniero di guerra . Storia della prigionia di guerra italiana 1861-1945
7.La guerra di liberazione : una guerra su 5 fronti
8.Le vicende dei militari italiani in russia 1941-1943- i prigionieri italiani nella seconda guerra mondiale in unione sovietica
9.Il contributo italiano alla nascita dello stato albanese 1943-1946
10.il valore militare negli eserciti preunitari : breve storia dell'esercito borbonico 1789-1860
11.Le origini del Nastro azzurro 1923 1928 da Istituto a ente morale
1. La prigionia italiana in Austria- Ungheria 1915-1918. Una ricerca identificativa
2.La prigionia e l'internamento nella prima guerra mondiale 1915-1918
3.Capire la Grande guerra.1915-1918
4.I soldati Italiani sulla testa di ponte di anzio1944 (gennaio-maggio)
5.Il pensiero militare in guerra
6.il Valore del combattente disarmato: il prigioniero di guerra . Storia della prigionia di guerra italiana 1861-1945
7.La guerra di liberazione : una guerra su 5 fronti
8.Le vicende dei militari italiani in russia 1941-1943- i prigionieri italiani nella seconda guerra mondiale in unione sovietica
9.Il contributo italiano alla nascita dello stato albanese 1943-1946
10.il valore militare negli eserciti preunitari : breve storia dell'esercito borbonico 1789-1860
11.Le origini del Nastro azzurro 1923 1928 da Istituto a ente morale
martedì 17 gennaio 2017
Seminario di Studi: Siria, passato presente futuro.
COOPERAZIONE
TRA ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
E LA CONGREGAZIONE INTERNAZIONALE ACCADEMIA TEMPLARE
Si riporta la nota introduttiva allo sviluppo della cooperazione in oggetto preparata il 24 novembre 2016 per lo sviluppo delle successive attività
PREMESSA
A seguito dell’incontro
svoltosi l’8 ottobre 2016 tra il Presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro,
Gen. Carlo Maria Magnani e il Dott. Renato Mollica, nel quadro della
cooperazione tra l’Istituto del Nastro Azzurro e la Congregazione
Internazionale Accademica Templare, il CESVAM ha avuto, tramite il
Vicesegretario Nazionale del Nastro Azzurro, Lgt Domenico Caccia, il mandato di
esplorare la fattibilità di sviluppare una serie di conferenze o altre attività
consimili al fine di approfondire la conoscenza della situazione in Siria
nell’attuale congiuntura internazionale, soprattutto nella prospettiva, una
volta terminata la guerra in essere, di come e quando si attuerà il ritorno
degli attuali profughi siriani nell’area mediterranea, in Europa e nel mondo. A
tale proposito si è ipotizzato un incontro con P. Archimandrita Mtanious Hadad B.S., Apocrisario presso la Santa Sede
di S.B. Lahan III e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin.
SITUAZIONE
Il CESVAM, tramite la
Segreteria Nazionale ha fissato, per il 24 novembre 2016 un incontro con padre Hadad per sottoporre le ipotesi di
attuazione della iniziativa culturale sulla Siria. Tale incontro si è tenuto
presso la Basilica di Santa Maria in Cosmedin a cui hanno partecipato il
Direttore del CESVAM ed il Vicesegretariogenerale.
Nell’aprire l’incontro il
Direttore del CESVAM ha esposto i termini della iniziativa culturale che si
vuole attuare, sottolineando che l’obbiettivo è quello di conoscere, da
pregiata e acclarata fonte, la situazione in Siria e approfondire l’idea di
come individuare criteri e modi di sostegno al ritorno in Siria dei profughi
siriani al momento della fine della guerra. Questo, nell’ipotesi di
accetazione, di tenere centrale l’apporto di Padre Hadad. In termini di
attuazione questo apporto si dovrà esplicare in due conferenze, una da tenere
in gennaio ed un'altra in marzo 2017 a Roma, intese come propedeutiche ad un
Convegno da tenersi in Calabria nell’ultima settimana di settembre, convegno
che assolutamente dovrà produrre atti scritti, che saranno di base alle
attività che si decideranno di attuarsi, sempre sul tema della Siria, nel 2018.
Padre Hadad ha espresso il
suo assenso a quanto detto, dichiarandosi disposto a partecipare, sulla base
del calendario, che nei dettagli, per le conferenze, con dati provvisori per il
Convegno, è riportato in allegato A.
Inoltre è stato concordato che la Segretaria Nazionale del Nastro Azzurro farà avere a padre Hadad una nota informativa
su che cosa è e quale è la sua missione dell’Istituto del Nastro Azzurro. Sarà
inoltre preparato, a cura del CESVAM, un
dossier informativo sui dati di base storico-geografici sulla Siria,
propedeutici alle conferenze, parti del quale saranno su “Quaderni On Line” la
rivista che è pubblicata su “www.valoremilitarecesvam.blogspot.com. Inoltre
note e commenti sulla Siria faranno da corollario a queste parti e saranno
diffuse, tramite i normali canali informativi dell’Istituto a tutti i Soci.
Il Vicesegretario
nazionale, Lgt Domenico Caccia si assume l’onere di comunicare quanto sopra
esporto al Presidente Magnani ed al Dott. Mollica, e fungerà da tramite tra
Padre Hadad e Il Nastro Azzurro e l’Accademia Templare.
La visita a parte della
Chiesa di Santa Maria in Cosmedin che necessita di urgenti e vasti lavori di
restauro, che potrebbe essere oggetto di iniziative ulteriori a sostegno, ha
concluso il cordiale incontro.
Roma 24 novembre 2016.
Programma del seminario di gennaio
Venerdi 20 gennaio
ore 15-19,30
Contenuti del Seminario I Tornata
Tema: Il Medio Oriente dal Passato al Presente attraverso la storia del contingente Militare
per eccellenza: I Templari
Articolazione
Saluti
del Presidente Nazionale del Nastro Azzurro.Gen. Carlo Maria Magnani
Introduzione
al tema Seminario Direttore del CESVAM. Gen Massimo Coltrinari
Il perché di questo seminario: un
tentativo di coniugare geografia e storia
I
Intervento S.E.R. Gran Maestro frà
Renato Mollica
Storiografia Templare a
presentazione dell'Ordine Internazionale Congregazionale ”Jacques
De Molay”
L'impegno
attuale dell'ordine per la pace in Siria
II
Intervento P. Archimandrita Mtanious Hadad B.S
Comprendere la Siria, dal passato al presente
Sabato 21 Gennaio ore 09-12,30 S
Contenuti del Seminario II Tornata
Introduzione
del tema Seminario. CESVAM. Presiede Ing. Prof. Giancarlo Ramaccia
I Intervento
S.E.R. Gran Maestro frà Renato Mollica
Il Valore Militare della Cavalleria nell'Evo di mezzo
interpretato dall'impegno odierno
II
Intervento S.E. Gran Cancelliere frà
Giorgio Vizzari
Processus contra
templarios – presentazione della “Pergamena di Chinon”
III
Intervento Direttore CESVAM Gen. Massimo
Coltrinari
La tecnologia militare dal 1000 al 1300.
Aspetti terrestri
IV
Intervento Conferenziere CESVAM Avv. Alfonso Licata
La
Cartografia dl 300 e Lanzerotto Malocello
Dibattito e
conclusione II Giornata
Segreteria. Istituto del Nastro Azzurro. Roma Piazza Galeno 1 Tel. 06 4402676
email:segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org
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