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domenica 16 gennaio 2022

Konrad ed i piani di invasione dell'Italia

 DIBATTITI

Nel 1912, quale comandante designato della 3a armata, nel prospettare al capo di stato maggiore proposte operative ed organiche, così esordisce: « le fortificazioni italiane costruite in grande stile sul Tagliamento e nel Friuli settentrionale e meridionale si oppongono ormai alla nostra offensiva col grosso dall’Isonzo, che prima era attuabile in modo relativamente facile e decisivo, difficoltà tanto maggiori in quanto i mezzi d’attacco necessari da parte nostra sono rimasti allo status quo, non ostante i miei sforzi di anni.

«L'Italia, da quell’epoca, ha progredito in elevata misura militarmente, specie in quanto concerne le predisposizioni contro la monarchia; e quest’ultima invece è rimasta arretrata in tutto. Mentre ad esempio nel 1906-7 ed ancora nel 1908 sarebbe stato possibile, con i mezzi d’artiglieria della monarchia, avere ragione delle fortificazioni, ciò non è più possibile; mentre allora potevamo subito radunare alla frontiera grandi forze atte ad agire prontamente, ora le cose sono invertite, per lo sviluppo della rete ferroviaria italiana; l’Italia, grazie all'aumento e al rinforzo essenziale delle sue guarnigioni di frontiera, può entrare in azione con numerose forze, ed eziandio anche di sorpresa all’inizio della guerra. Da parte nostra non si sono effettuati gli aumenti di guarnigioni segnalati come imprescindibili, per non creare difficoltà diplomatiche. Mentre l’Italia nel 1906-7 poteva mettere in campo al massimo 24 divisioni, ora ne può aggiungere 6 che ben inteso diverranno 12 di milizia mobile. . . .

«Nulla si fece nè per far subito guerra all’Italia, nè per prepararci energicamente pel momento in cui tale guerra diverrà necessaria, . . . .

«Italia. E’ innegabile che tale stato, dalla sua unione nazionale, si è ininterrottamente consolidato, ha progredito commercialmente, finanziariamente, politicamente e specialmente poi nel campo militare, ed è entrato nella scena mondiale con tutte le tendenze di una grande potenza. Devesi inoltre far notare che sarebbe errore il commisurare l’esercito italiano alla stessa stregua del secolo scorso, e, quand’anche per l’avvenire si faccia calcolo sulla bravura preponderante delle nazioni della nostra monarchia, l’esercito italiano deve essere considerato molto di più di allora a causa anzitutto del suo ottimo ed ambizioso corpo di ufficiali, delle abbondanti dotazioni tecniche, fra le quali considero anche il sistema munificentemente attuato di fortificazioni, ed infine, dell’entusiasmo nazionale alimentato con tutti i mezzi.

«Agli insuccessi in Tripolitania non si deve dare troppo valore da tal punto di vista; giacchè simili fenomeni si sono verificati anche presso altri eserciti in condizioni analoghe».

I progressi del nostro esercito sembrarono tali al Conrad da fargli deporre l’antica idea della guerra preventiva contro di noi, tanto che, nell’aprile 1913, esaminando la condotta politica più conveniente per l’Austria-Ungheria in seguito alle complicazioni balcaniche, disse: «Ogni nostra azione indipendente desterebbe indubbiamente ora la sfiducia dell’Italia e la spingerebbe nelle braccia della Russia.

«Ed allora avremmo quella guerra su tre fronti cui siamo impari. Dobbiamo mantenerci d'accordo con l’Italia nell’agire e solo quando tutto fallisse seguire coll’Italia la via della resa dei conti...».

 (FINE)


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