APPROFONDIMENTI
L’Operazione
Paukenschlag ottant’anni fa
Durante la seconda guerra mondiale, tra
il 13 gennaio e il 28 febbraio 1942, a pochi giorni dall’ingresso in guerra
degli Stati Uniti, si scontrarono nell’ambito della Battaglia dell’Atlantico le
forze di Regno Unito, Canada e Stati Uniti contro la Germania, con la vittoria
di quest’ultima per la brillante operazione di utilizzo degli U-Boot che, al
comando di Karl Dönitz, riuscirono ad affondare 57 mercantili lungo le coste
statunitensi, del Canada del Nord e nel Mare delle Antille.
Il comandante
Karl Dönitz, formatosi nella Marina
imperiale tedesca, già impegnato durante la prima guerra mondiale, fu al
comando di una base di idrovolanti da cui passò ai sommergibili. Preso
prigioniero dai britannici e internato fino al 1920, una volta tornato in
patria entrò nella nuova Kriegsmarine (fondata nel 1935 dopo gli
ammodernamenti apportati da Raeder) del Terzo Reich, dopo avere servito durante
la Repubblica di Weimar.
Divenne quindi comandante della Befehlshaber
der U-Boote nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, e fu impegnato
nella Battaglia dell’Atlantico. Era fermamente convinto nell’utilizzo esclusivo
dei sottomarini nella Marina militare, perché pensava che il modo migliore per
contrastare gli avversari o i nemici fosse quello di affondare le loro petroliere,
soprattutto quelle inglesi, per togliere i rifornimenti alla Royal Navy. Quel
sistema sarebbe servito per limitare qualsiasi rifornimento, piegando il
nemico. Il metodo migliore era comporre un gruppo di sottomarini, il cosiddetto
branco di lupi, in modo da attaccare il nemico e sopraffarlo senza possibilità
di uscita.
In questo si scontrava con il
grandammiraglio Erich Raeder e con molti accoliti di Hitler che ritenevano la
Marina non primaria in caso di guerra. Hitler tuttavia lo teneva in alta
considerazione, soprattutto riconoscendogli l’assoluta fedeltà: Dönitz era un
ammiratore incondizionato del Führer e per quel motivo sostituì il rivale
Raeder quando questi si disse perplesso circa l’Operazione Barbarossa
contro l’Unione Sovietica.
Durante il conflitto, Dönitz sospettò, a
ragione, anche la decifrazione di Enigma da parte degli Alleati,
operazione in effetti riuscita, ma tenuta nel più assoluto riserbo, proprio per
evitare che i tedeschi cambiassero nuovamente il codice segreto con il quale
criptavano i loro messaggi, fatto che avrebbe portato a mesi e mesi di lavoro
ancora. Comunque, il Comandante sospettò che gli anglo-americani conoscessero Enigma
e, anche se aveva iniziato ad operare con successo dal 1941 lungo le coste
statunitensi, con risultati nefasti per il nemico, il primo febbraio 1942
ordinò ai suoi sommergibilisti di modificare il sistema di comunicazione,
cambiando il cifrario. Dönitz ottenne il risultato sperato e gli Alleati si
trovarono molto in confusione circa le operazioni e le rotte nemiche, fino a
quando la trasmissione di un messaggio in modo errato da parte degli U-Boote,
non riuscì a fare capire che la flotta di sottomarini utilizzava un codice Enigma
a quattro rotori, decifrando il codice usato. Verso la fine del 1942, il
comandante Dönitz riuscì ad ottenere la fornitura degli sperati U-Boote VII che
lo portarono ad attacchi in massa contro gli Alleati che ebbero perdite
vertiginose, agendo in modo particolare sulle scorte di carburante.
Il ruolo di Karl Dönitz fu così
importante, che Hitler lasciò scritto nel suo testamento che proprio lui
sarebbe dovuto essere il suo successore come Presidente del Terzo Reich, dopo
avere silurato gli altri due gerarchi: Göring perché si voleva proclamare capo
supremo da solo, e Himmler, suo delfino, colpevole di avere condotto trattative
segrete con gli Alleati, molte della quali all’oscuro di Hitler stesso.
Dopo la morte di Hitler del 30 aprile
1945, infatti, Dönitz divenne il capo della Germania con il Governo di
Flensburg: sarà lui a perfezionare la resa tedesca, che avvenne proprio nella
cittadina di Flensburg. Quindi venne portato al processo di Norimberga dove
venne giudicato criminale di guerra, non tanto per avere commesso reati
razziali, ma per la guerra sottomarina indiscriminata che aveva intrapreso,
anche negando gli aiuti ai nemici dopo gli affondamenti delle navi. Venne
condannato a dieci anni di carcere che scontò a Spandau, perché venne accettata
la tesi della sua difesa, secondo la quale il comportamento tenuto dall’imputato
Dönitz era il medesimo tenuto dagli Alleati, ad esempio gli americani in
Oriente, sempre negando l’aiuto ai naufraghi, per motivi di sicurezza.
Al processo di Norimberga arrivò anche
Erich Raeder che venne condannato ad una pena detentiva come criminale di
guerra, ma che sarà poi graziato per motivi di salute nel 1955.
Raeder considerava, concordando con la
linea politica di Mussolini, che l’area strategica per le operazioni belliche
durante la seconda guerra mondiale, fosse il Mediterraneo, quindi sosteneva
maggiormente il pattugliamento di quel mare, del Nordafrica e la conquista
dell’isola di Malta, da sottrarre agli inglesi, prima che di occuparsi dell’Operazione
Leone Marino.
I fatti gli diedero ragione, soprattutto
dopo la sconfitta tedesca nella Battaglia d’Inghilterra, e ancor più ebbe
ragione di opporsi all’Operazione Barbarossa, motivo di contrasto con
Hitler, anche se non l’unico. Proprio a seguito delle divergenti opinioni, mano
a mano Raeder venne retrocesso e infine si dimise, lasciando la carriera
militare.
Gli antefatti
Dönitz, comandante della flotta
sottomarina tedesca, e il collega Erich Raeder, comandante della Kriegsmarine,
avevano insistito presso Hitler per intervenire sulla scorta statunitense delle
navi che, in base all’accordo “Lend-Lease”, portavano dall’America del Nord
aiuti all’Inghilterra e all’Unione Sovietica, secondo il patto firmato da
Roosevelt nel 1941. Era chiaro che le attività statunitensi servivano soltanto
a garantire le proprie forniture, proteggendo le navi, ma secondo i tedeschi
del Terzo Reich si trattava di una specie di guerra non dichiarata.
La “Lend-Lease Act”, o Legge degli
affitti e prestiti, era stata approvata l’11 marzo 1941; l’Atto, firmato da
Roosevelt, permetteva agli Stati Uniti di prestare al Regno Unito entro la fine
di ottobre 1941, un miliardo di dollari americani, quindi di “vendere,
trasferire il possesso, scambiare, affittare, prestare o disporre in altra
maniera, a ognuno dei governi qualsiasi articolo da difesa”, intendendo per
governi quelli ritenuti dal Presidente statunitense vitali per la difesa degli
Stati Uniti stessi, quali Unione Sovietica, Francia e Cina, ad esempio.
Soprattutto la Gran Bretagna godeva
delle clausole dell’Atto, perché su di essa gravava il peso dell’intero conflitto,
visto che, anche con l’ingresso in guerra degli U.S.A., ci volle del tempo
prima di preparare ed inviare le truppe in Europa, quindi bisognava sostenere
con ogni mezzo i soldati presenti in territorio europeo e, comunque, sui teatri
di guerra.
Il “Lend-Lease” fu uno dei punti di
forza degli Alleati, anche quando i singoli Paesi in guerra potevano produrre
armi da soli: infatti per altre necessità come aerei da caccia, camion, navi da
sbarco, vagoni e locomotive ferroviarie come quelle fornite all’Unione
Sovietica, eccetera, l’accordo era indispensabile e venne adoperato per tutta
la durata della guerra. In totale si calcola che il prestito agli alleati sia
arrivato a superare i 50 miliardi di dollari, di cui la maggior parte alla Gran
Bretagna.
Oltre 4 miliardi di dollari vennero
prestati alla Gran Bretagna e all’Unione Sovietica anche dal Canada, che aveva
approvato una legge simile a quella dei vicini statunitensi.
Hitler non concordava circa la necessità
di agire direttamente in territorio americano, per non stuzzicare proprio gli
Stati Uniti che, in quel momento, non era opportuno entrassero nel conflitto.
Tuttavia l’attacco giapponese a Pearl Harbor aveva risolto il problema,
portando gli Stati Uniti a dichiarare guerra al Giappone l’8 dicembre 1941 e la
Germania a dichiarare guerra agli U.S.A. l’11 dicembre successivo.
Essendo in guerra, non v’era ragione di
non utilizzare gli U-Boote contro il nemico, come Dönitz già stava
architettando.
La Battaglia dell’Atlantico
Il temine Battaglia dell’Atlantico
venne creato da Winston Churchill nel 1941, riferendosi all’attività della Kriegsmarine
iniziata con l’inizio delle ostilità e durata per tutta la guerra, contro le
navi per rifornimenti dirette soprattutto in Gran Bretagna. Ben presto l’azione
delle navi venne sostituita da quella dei sommergibili tedeschi ai quali si
affiancarono anche unità italiane, con l’ingresso in guerra dell’Italia e fino
al 1943.
I sommergibili erano particolarmente
adatti ad affondare le navi dei grandi convogli che partivano per trasportare
truppe o rifornimenti di vario tipo: a molte navi che proteggevano quelle
deputate ai trasporti, rispondevano gruppi di U-Boote raccolti come branchi di
lupi che assalivano per ottenere il massimo risultato. Unito al fatto che
Dönitz era riuscito a decifrare i codici della Marina britannica, soprattutto
della Marina mercantile, sapendo esattamente che rotta avrebbero seguito.
Per difendersi dalla perfetta macchina
da guerra navale tedesca, vennero ben presto messi a punto dei sistemi come
quello detto ASDIC, Anti-Submarine Detection Investigation Commitee,
oggi chiamato sonar, che permetteva di rilevare la presenza dei pericolosi
sottomarini grazie alle onde sonore che riflettevano. Una difesa a metà, però,
perché gli U-Boote tedeschi potevano scendere maggiormente rispetto ai
sottomarini di altre nazioni e quindi riuscire a non lasciare tracce fino a
quando non erano pronti all’attacco. Un altro sistema era quello delle bombe di
profondità, per colpire i sottomarini ed affondarli, ma non sempre le Marine
avevano abbastanza cacciatorpediniere. Vennero poi attivati pattugliamenti
dell’Atlantico con Sea Hurricane, ricognitori e bombardieri per
migliorare la situazione di controllo.
Quindi venne sperimentato l’uso a bordo
del Huff-Duff, cioè un metodo per rilevare trasmissioni di messaggi
anche se questi non venivano decifrati, in modo da capire se il messaggio
arrivava da sommergibili nemici e intercettarli, inviando in prossimità gli
equipaggi di navi per cercare di affondarli.
Senz’altro la decifrazione del codice Enigma
e la triangolazione dei messaggi brevi che secondo i tedeschi non davano il
tempo per l’intercettazione, permise un ampio vantaggio agli Alleati al fine di
sconfiggere i temibili U-Boote tedeschi.
La Battaglia dell’Atlantico si
svolgeva quindi a colpi di branchi di lupi che attaccavano le navi e queste che
cercavano di difendersene. Poche ore dopo la dichiarazione di guerra contro il
Regno Unito, le unità tedesche erano già operative lungo le coste irlandesi.
La corazzata tedesca Admiral Graf
Spee operava in Sudamerica e in Africa e riuscì ad affondare varie unità
nemiche comportandosi come una nave pirata, camuffando la propria identità e,
una volta identificata, venne auto-affondata dal suo comandante. Altri episodi
sono rilevanti, ma arriviamo all’occupazione tedesca della Francia, quando
l’accesso al mare e all’Oceano Atlantico era garantito proprio dalle coste
francesi. In Francia furono costruiti i bunker per i sommergibili e lo spazio
d’azione tedesco aumentò di molto, soprattutto per aggirare il Canale della
Manica che era stato minato.
Dal giugno 1940 le azioni dei
sottomarini tedeschi aumentarono con successo, supportati a Bordeaux anche dai
sommergibili italiani per attaccare le navi in Atlantico: fino al mese di
ottobre vennero affondate 270 navi alleate.
Dopo venne adottata la tecnica del
branco di lupi che ottenne risultati ancora più brillanti, per la disperazione
degli Alleati. Contemporaneamente si intensificò anche l’attività delle navi di
superficie, con lo scopo di ridurre in pezzi l’asse Regno Unito-Stati Uniti sul
fronte dei rifornimenti.
L’Operazione Paukenschlag
Il 9 gennaio 1942 i comandanti degli
U-Boote ricevettero il messaggio in codice chiamato Paukenschlag 13,
secondo il quale il giorno 13, alle ore 00.00 i sommergibili stanziati davanti
alla costa degli Stati Uniti dovevano attaccare, malgrado non ci fosse alcuna
disposizione di oscuramento, quindi vedendo molto bene gli obiettivi,
soprattutto le navi ancorate nei porti. Credendosi al sicuro in patria, gli
statunitensi non avevano disposto alcuna limitazione alle trasmissioni radio,
pertanto i comandanti dei sommergibili avevano tutte le informazioni che
necessitavano. Infatti, le conversazioni sulle navi, le rotte, la mercanzia e
altro, erano perfettamente codificabili dai tedeschi in ascolto.
l primo vero attacco avvenne in anticipo
rispetto alle disposizioni, l’11 gennaio, mentre il 14 venne affondata una
petroliera panamense. Fino al 27 gennaio vennero affondate circa 160mila
tonnellate di imbarcazioni, per un totale di 26 navi.
Dönitz ottenne così di spedire nelle
Azzorre altri cinque sommergibili, in modo da poter attaccare Trinidad ed
Aruba, per esempio, soprattutto le petroliere che provenivano dal Venezuela.
Sempre con libertà di manovra, nelle Azzorre gli U-Boot affondarono la prima
petroliera il 14 febbraio 1942. Complessivamente in quel settore vennero
affondare 17 navi.
L’Operazione Paukenschlag non era
la prima lungo le coste americane, ma fu quella più efficace e che mise più
fretta alla Marina statunitense, sollecitata da quegli affondamenti a prendere
rapidi provvedimenti; inoltre, i membri degli equipaggi delle navi si
rifiutavano di prendere il largo senza un’adeguata protezione antisommergibili,
tanto che furono necessarie sette cacciatorpediniere per pattugliare un
comunque molto ampio tratto di costa. Le notizie, anche con il riserbo
militare, cominciavano a circolare, animando anche l’opinione pubblica, sempre
più spaventata all’idea di avere la guerra in casa.
Nel mese di febbraio gli affondamenti
ottenuti dall’Asse arrivarono a cinquecentomila tonnellate e furono ancora di
più nel mese di marzo 1942; entro la fine di giugno si arrivò ad un totale di
oltre tre milioni di tonnellate di navi affondate.
Gli Stati Uniti cominciarono ad
intensificare sempre più la ricerca di un sistema antisommergibili efficace per
contrastare quella guerra che causava danni incredibili.
Alessia Biasiolo
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