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mercoledì 22 maggio 2019

Relazione tra fenomeni sociali, strategie e dottrine

DIBATTITI
Diamo il benvenuto tra noi alla Dottoressa  Valentina Trogu
come ricercatore del CESVAM

di
Valentina Trogu

Lo studio dei fatti storici non può discernere dallo studio dei fenomeni sociali interni ad una nazione, rilevanti al punto da determinare la struttura, le tendenze e gli aspetti della società e, di conseguenza, indispensabili per capire le basi di scelte e strategie politiche, economiche e militari. Per riuscire a spiegare le connessioni tra due discipline, la sociologia e la storia, che apparentemente non sembrano interagire tra loro, analizzeremo le modalità con cui i fenomeni sociali  hanno inciso sulle decisioni di Stalin, Roosevelt e Churchill nel periodo della Conferenza di Yalta.
L’iniziale linea seguita durante la Conferenza lascia intendere che i tre leader avessero una strategia comune da perseguire. In realtà, quella che sembra essere una strada comune verso una ipotetica pace lascia ben presto spazio al percorso verso la realizzazione delle reali intenzioni dei tre uomini, differenti se non divergenti le une dalle altre. Il motivo alla base di questa separazione di obiettivi è da ricercare nell’analisi dei fenomeni sociali interni alle tre grandi potenze.
Partendo dalla società si possono ricostruire le dinamiche che influenzano i leader a livello internazionale. Le decisioni politiche, economiche e militari, infatti, non possono essere considerate disgiuntamente dalle influenze sociali così come le strategie adattate da Stalin, Roosvelt e Churcill devono essere analizzate a partire dalle notevoli differenze ideologiche e culturali. Perché dare tanta importanza all’ideologia di una nazione e delle persone che ne fanno parte? La necessità di identificare un fenomeno ideologico nasce, secondo lo storico Arnold Toynbee, nel XIX secolo in occidente contemporaneamente alla percezione di una forte competizione tra le religioni cristiane e altre fonti di legittimazione legate all’idea di una vita sociale e collettiva basata su sistemi di valori secolari. Le “nuove” ideologie che vengono riconosciute da Tuynbee sono il nazionalismo, l’individualismo liberale e il comunismo. E’ una concezione assolutista, che vede le ideologie subentrare alla religione ma l’aspetto che deve essere colto dalle affermazioni dello storico delle civilizzazioni è lo sconvolgimento che la società industriale ha causato alle tradizionali forme di ordine sociale determinando la nascita di nuovi visioni del mondo, nuove credenze e valori che si integrano in un sistema caratterizzato da una forte connessione tra gli elementi riconoscibili.
Per conoscere una società e chi vi abita, dunque, è necessario ricercare la sua ideologia. L’individuazione di questa ideologia avviene identificando una visione del mondo che presenti un elevato grado di coerenza interna e che, prodotta da gruppi di intellettuali, arrivi a diffondersi tra i vari strati della popolazione. Qual è lo scopo di creare una comune visione del mondo? La funzione è di legittimare e giustificare i rapporti di potere che si creano all’interno di un gruppo sociale e all’interno dell’intera società. Ecco che siamo arrivati ad una delle connessioni fondamentali per capire le strategie messe in atto da chi governa nei confronti della propria società ma anche a livello di relazioni internazionali. Parliamo della stretta relazione tra i concetti di potere e ideologia, tra la capacità non innata ma costruita di una persona o di un gruppo di far valere i propri interessi, i propri obiettivi contro quelli degli altri legittimando le azioni compiute.
Gli interessi possono riguardare la tutela della società in cui si vive contro tentativi di influenze da parte di altre società oppure il soddisfacimento di propositi personali (del singolo) indipendentemente dai bisogni dei “dominati”. Chi sta al potere cerca, in molti casi, di trovare nell’ideologia della propria nazione il punto da cui partire per legittimare la propria autorità e le proprie strategie. Naturalmente, è facile comprendere come spesso si sia assistito e si assiste ancora oggi a manipolazioni ideologiche da parte di strateghi che mascherano un interesse di dominio con false promesse, finti buoni propositi e ingannevoli prospettive. Basti pensare al nazionalsocialismoe alla legittimazione di una ideologia che si basava su un’idea di superiorità razziale del popolo tedesco contro un’anti razza inferiore, quella ebraica, da spazzare via dopo averla sottomessa.
Da questo punto di vista, dunque, le ideologie possono essere viste come parte delle forme di pensiero politico ma non come sistema politico in sé stesso. Possono essere studiate per capire come influenzano 
l’agire e come condizionano le coscienze degli individui ricordando che possono essere manipolate e poi smascherate (Marx nella sua Critica dell’Ideologia parla di come smascherare gli inganni che creano le disuguaglianze sociali).
Lo studio delle ideologie e dei fenomeni sociali ad esse connesse porta, poi, a confrontare i differenti modelli strutturati da Stati diversi e a comprendere il perché di un diverso modo di agire. La pace sembrava essere l’obiettivo comune di Roosevelt, Churchill e Stalin durante la Conferenza di Yalta, ma quali erano le reali spinte che subivano i tre leader e che li hanno portati a nuovi scontri? E’ chiaro che ogni protagonista della conferenza si è mosso come una pedina su una scacchiera per accontentare da una parte l’opinione pubblica internazionale e dall’altra le esigenze provenienti dall’interno del proprio Paese.

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