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Fotografia e cartolina
sul finire del secolo erano il momento di
aggregazione e senso di appartenenza che
sarà uno dei fattori morali più importanti nel corso della Grande Guerra
Uno degli aspetti più interessanti
della Grande Guerra è stato quello della fotografia. Il ritrarsi rappresentava
un aspetto quasi irrinunciabile. Dare la propria immagine significava essere
presenti ed esorcizzava il futuro immediato, ovvero l’andare in guerra con
tutte le sue incognite. In questa foto, invero poco marziale, sono ritratti i
volontari di guerra arruolati nel 35° Reggimento fanteria della Brigata
“Bologna”. L’uniforme è quella di marcia, senza elmetto protettivo che sarà
adottato solo nel 1916, con l’importazione del modello francese, Adrian.
La prima
cartolina delle quattro dedicate alla Brigata “Messina”, riporta quella
relativa al 94° Reggimento fanteria che insieme al 93° componevano la Brigata.
Un soldato di età umbertina è riportato mentre so esercita al poligono di tiro.
Ricordati nella colonna di sinistra la data di costituzione del reggimento, il
1 ottobre 1884, i nomi di due ufficiali che parteciparono sicuramente alla
battaglia di Adua, il 13 marzo 1896, il Magg. A. Montecchi ed il Ten. A.
Sansoni ( non è chiaro se siano Caduti in questa battaglia o siano stati
decorati), e l’indicazione dei reparti mobilità per l’Africa, il motto del Reggimento (il noto Si vis pacem para bellum) e gli Stemmi
araldici dei Distretti di reclutamento del Reggimento, che erano al tempo
Lecce, Firenze, La Spezia, Pisa, Roma, e Messina. A significare la funzione di
amalgama che il Reggimento, così come tutte le unità del regio Esercito
assolveva dopo le riforme Ricotti Magnani del 1873. La Cartolina è stata
disegnata, come si nota dalla firma a sinistra dal Tenente G. Costa e stampata
nello stabilimento A. Marzi di Roma.
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