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venerdì 31 maggio 2019

Indici Maggio 2019


SOMMARIO
ANNO LXXIX, Supplemento on line, V, n.41
Maggio 2019
www.valoremilitare.blogspot.com
Editoriale, Maggio 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        29.05.2019
Copertina, Maggio 2019
                            su www. valore militare cesvam.blogspot.com con post in data        30.05.2019


IL MONDO DA CUI VENIAMO: LA MEMORIA

APPROFONDIMENTI
                     
Igino Gravina, La battaglia di El Alamein I Parte
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data ...19.05.2019
Igino Gravina, La battaglia di El Alamein II Parte
                     su www. valore militare.blogspot.com con post in data ...19.05.2019


DIBATTITI
Massimo Coltrinari, Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Architettura
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   02.05.2019
Massimo Coltrinari, Le conseguenze della Presa di Porta Pia. 20 settembre 1870
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   04.05.2019
Osvaldo Biribicchi, Jesi e la sua storia militare recente I Parte
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   13.05.2019
Osvaldo Biribicchi, Jesi e la sua storia militare recente II Parte
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   13.05.2019
Redazionale, Jesi. Aeroporto ed Aeroscalo per Dirigibili. Iconografia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   15.05.2019
Redazionale, Storia del Risorgimento- La campagna nella Bassa Italia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   21.05.2019
Valentina Trogu, Relazione tra fenomeni sociali, strategie e dottrine
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   22.05.2019


ARCHIVIO
Redazionale, Corpi Volontari Austro Ungarici
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   05.05.2019
Redazionale, Operazioni sulla Frontiera Occidentale. 1940. I Comandi. I
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   07.05.2019
Redazionale, Operazioni sulla Frontiera Occidentale. Le Unità. II
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   08.05.2019
Redazionale, Operazioni sulla Frontiera Occidentale. I Servizi. III
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   09.05.2019
Redazionale, Iconografia del Valore Militare
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   16.05.2019
Redazionale, Dizionario Minimo della Grande Guerra Glossario
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   23.05.2019
Redazionale, Progetto di realizzazione Capire la Grande Guerra
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   27.05.2019
Redazionale, Macerata. 2016 Conferenza sulla Grande Guerra
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   28.05.2019


MUSEI,ARCHIVI,BIBLIOTECHE
Redazionale, Lo Statuto della Legione Azzurra
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   17.05.2019

FONTI, TESTI E DOCUMENTI

IL MONDO IN CUI VIVIAMO: LA REALTA' D'OGGI

UNA FINESTRA SUL MONDO
Redazionale, Rapporti Russia-Ucraina. La difesa del confine occidentale
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   10.05.2019
Redazionale, Gerusalemme: la città delle tre religioni monoteiste
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data   26.05.2019


GEOPOLITICA DELLE PROSSIME SFIDE

SCENARI,REGIONI, QUADRANTI
Matteo Bortolami, I nuovi gruppi anarchici operanti in Italia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       03.05.2019


CESVAM NOTIZIE
CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE
Redazionale, Antifascismo e Memoria. Enrico Levi
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       01.05.2019
Redazionale, Giornata del decorato Torino 5-6 Aprile 2019 Iconografia
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       06.05.2019
Redazionale, La Medaglia della Vittoria
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       14.05.2019
Redazionale, Bari Convegno Sull'Albania
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       20.05.2019
Redazionale, Quaderni n. 3 2018 - Dedicato a Rosetta
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       24.05.2019
Redazionale, Un amico ci ha lasciato
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       25.05.2019


SEGNALAZIONI LIBRARIE
Redazionale, Italy on the Rimland
                     su www. valoremilitare.blogspot.com con post in data       11.05.2019





AUTORI

Pecce Alessio, ricercatore
Bottoni Roberta, Istituto del nastro Azzurro
Coltrinari, Massimo direttore CESVAM
Francesco Attanasio, Presidente della federazione di Siracusa
Carandente  Chiara, Istituto del Nastro Azzurro
Baldoni, Massimo, pseudonimo
Giorgini, Desiderio pseudonimo
Alessia Biasiolo, collaboratrice CESVAM
Luigi Marsibilio, membro del Collegio dei redattori della Rivista
Giancarlo Ramaccia, vice direttore CESVAM
Giovanni Cecini membro del Collegio dei redattori della Rivista

Numero chiuso in data 31.05. 2019



giovedì 30 maggio 2019

Copertina Maggio 2019



QUADERNI ON LINE


Tirana 29 novembre 1944
Sfilata per la Liberazione
Soldati Italiani del Comando Italiano Truppe alla Montagna

Anno LXXX, Supplemento on line, IV, 2019, n. 41
Maggio 2019
www.valoremilitare.blogspot.com




mercoledì 29 maggio 2019

Editoriale maggio 2019

Verso la conclusione del Primo semestre.

Come noto il CESVAM basa la sua attività sul calendario accademico; pertanto la cadenza degli avvenimenti fa riferimento all'anno accademico che è articolato in due semestre. Il primo semestre di questo anno accademico si sta completando. Il mese di giugno vedrà il concludersi delle attività didattiche riferite al Master di 1° Livello  in Storia Militare Contemporanea 1796-1960 con l'inizio delle assegnazioni delle tesi e del rinfittirsi della collaborazione di edizione con l'Istituto. Ha ripreso le sue uscite la Rivista QUADERNI che è stata calibrata proprio per sostenere l'attività del Master e la sua diffusione. E' in avanzato stato di approntamento il report annuale del CESVAM in cui  i quindici comparti in cui è articolato saranno oggetto di esposizione e commento,
Come partecipazione esterna, dopo il brillante successo del Convegno di Torino è seguita la partecipazione al convegno internazionale dell'Università di Bari dedicato all'Albania, che, tra l'altro a visto la performante partecipazione rappresentativa e di immagine del Vice Presidente Pica. A questo convegno seguirà, su iniziativa delle autorità accademiche albanesi un secondo convegno a Tirana nel prossimo novembre per celebrare con dignità il 75° anniversario della indipendenza dell'Albania, a cui, riconosciuto da tutti, ha dato un grandissimo contributo il valore militare del soldato italiano. L'Istituto è onorato di essere stato invitato. Prossimo appuntamento sarà a giugno a Follina con gli amici austriaci in cui sarà portato avanti il progetto dedicato alla prigionia italiana in Austria e austriaca in Italia nella Grande Guerra.
Sotto il profilo editoriale, si constata che il CESVAM, in esecuzione dei progetti annunciati, sta pubblicando un volume al mese. I volumi, come noto, sono a sostegno ed integrazione delle attività didattiche del Master e rivolti oltre l'orizzonte del cortile di casa. Iniziano ad arrivare risposte da persone esterne all'Istituto, che ha permesso di avviare presso alcune Federazioni un interessante programma di presentazioni.
Giugno sarà il mese di chiusura di molti cerchi aperti in questo semestre, obiettivo da perseguire in attesa di sospendere l'attività, almeno quella ufficiale, per i mesi di luglio ed agosto. Sospensione della attività che, come prassi accademica, sarà dedicata ad una pausa di riflessione e meditazione e confronto dei contenuti delle varie ricerche in essere, per poter, poi, riprendere a settembre con maggiore vigoria ed intensità.

(massimo coltrinari)

martedì 28 maggio 2019

Macerata. 2016 Conferenza sulla Grande Guerra

ARCHIVIO
Salone d'Onore della Prefettura di Macerata
2016
 Conferenza sulla GRande Guerra
 organizzata dal Comando Militare Regione Marche
Il terremoto ha reso inagibile questa sala
Nel corso dei restauri sono emersi importanti affreschi riguardanti il passaggio delle 
Marche dallo stato preunitario allo stato nazionale  








lunedì 27 maggio 2019

Progetto di realizzazione Capire la Grande Guerra


ARCHIVIO
Il progetto per la realizzazione di due volumi
dedicati alla Grande Guerra
 rappresenta la continuazione del Dizionario minimo della Grande Guerra
in cui è previsto la ricostruzione dell'ordinamento
 della dirigenza militare  che condusse la grande guerra
nei suoi aspetti temprali




La ricostruzione degli incarichi in merito alla Casa militare di Sua Maestà il Re è qui  riportato di seguito.

Casa Militare di Sua Maestà il Re

Primo Aiutante di Campo Generale
Ugo Brusatti, tenente generale, dal 24 maggio 1015 al 20 maggio 1917
Arturo Cittadini, tenente generale, dal 20 ottobre 1917 al termine della guerra

Ministro della Real Casa
Alessandro Mattioli Pasqualini, Senatore del Regno, dal 24 maggio 1915 al termine della guerra

Aiutanti di Campo Generali
Augusto Vanzo, maggior generale, dal 24 maggio 1915 al 2 luglio 1915
Giulio Miglietti Merli, maggior generale, dal 2 luglio 1915 al 3 aprile 1919
Guglielmo Capomazza, contrammiraglio, dal 24 maggio 1915 al 18 ottobre 1915
Luigi Cito Filomarino, viceammiraglio, dal 18 ottobre 1915 al 10 giugno 1916
Guido Biscaretti di Ruffia, capitano di vascello, dal 10 giugno 1916 al 15 luglio 1917
Leopoldo Notarbartolo, contrammiraglio, dal 15 luglio 1917 al 7 aprile 1918
Guido Biscaretti di Ruffia, contrammiraglio, dal 27 aprile 1918 al termine della guerra



(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro,irg)

domenica 26 maggio 2019

Gerusalemme: la città delle tre religioni monoteiste



UNA FINESTRA SUL MONDO
La mancata soluzione del problema arabo-israeliano trova
una delle radici motivazionali nella 
mancata risoluzione dello status di  
Gerusalemme
Di questo fallimento internazionale
 ed israeliano in particolare
ne risente tutto il Medio oriente




Fonte: Rivista LIMES, Rivista di Geopolitica
info:www.ilmioabbonamento.it


sabato 25 maggio 2019

Un amico ci ha lasciato.

NOTIZIE CESVAM
Il tempo passa ed i testimoni sono sempre meno.
 Internati militari Italiani in Germania.
 Un aspetto del valore militare che si esprime in modo diverso da quello dei campi di battaglia.


Ennio Borgia
internato nei campi di concentramento in Germania
 come deportato politico e partigiano combattente
non è più tra noi

Continueremo a combattere contro tutti e contro tutto quello che agevolano
l'oblio su quegli anni terribili per l'Europa
nella convinzione  che chi non conosce la Storia è condannato a riviverla

Speriamo, Caro Ennio, di non rivivere quello che tu hai vissuto 
per noi,  per i nostri figli e i nostri nipoti
L'inferno in terra non lo si augura a nessuno
Grazie per quello che ci hai dato e il retaggio che ci lasci.



foto ripresa qualche giorno prima della cattura


Ennio mostra il suo numero di matricola sul registro del
 campo di concentramento di Dachau

venerdì 24 maggio 2019

Quaderni n. 3 2018 - Dedicato a Rosetta

NOTIZIE CESVAM
E' in edizione il n. 3 del 2018
della Rivista Quaderni
La copertina è dedicata al ricordo di
 Rosetta.
venuta a mancare qualche mese fa.
Un omaggio alla sua persona ed alla sua immagine





La Rivista QUADERNI è uno strumento messo a disposizione
 anche dei frequentatori del
 Master di 1° Livello in
STORIA MILITARE CONTEMPORANEA 1796 -1960

(vvv.unicusano.it)

giovedì 23 maggio 2019

Dizionario Minimo della Grande Guerra Glossario

ARCHIVIO
La Emeroteca del Cesvam si è arricchita
 dei volumi editi da Osprey  nella
La Grande Biblioteca Militare del 900
I volumi sono stati utilizzati per la compilazione del 
Glossario del Dizionario minimo della Grande Guerra
glossari che sono entrati nella fase di Editing.




centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

mercoledì 22 maggio 2019

Relazione tra fenomeni sociali, strategie e dottrine

DIBATTITI
Diamo il benvenuto tra noi alla Dottoressa  Valentina Trogu
come ricercatore del CESVAM

di
Valentina Trogu

Lo studio dei fatti storici non può discernere dallo studio dei fenomeni sociali interni ad una nazione, rilevanti al punto da determinare la struttura, le tendenze e gli aspetti della società e, di conseguenza, indispensabili per capire le basi di scelte e strategie politiche, economiche e militari. Per riuscire a spiegare le connessioni tra due discipline, la sociologia e la storia, che apparentemente non sembrano interagire tra loro, analizzeremo le modalità con cui i fenomeni sociali  hanno inciso sulle decisioni di Stalin, Roosevelt e Churchill nel periodo della Conferenza di Yalta.
L’iniziale linea seguita durante la Conferenza lascia intendere che i tre leader avessero una strategia comune da perseguire. In realtà, quella che sembra essere una strada comune verso una ipotetica pace lascia ben presto spazio al percorso verso la realizzazione delle reali intenzioni dei tre uomini, differenti se non divergenti le une dalle altre. Il motivo alla base di questa separazione di obiettivi è da ricercare nell’analisi dei fenomeni sociali interni alle tre grandi potenze.
Partendo dalla società si possono ricostruire le dinamiche che influenzano i leader a livello internazionale. Le decisioni politiche, economiche e militari, infatti, non possono essere considerate disgiuntamente dalle influenze sociali così come le strategie adattate da Stalin, Roosvelt e Churcill devono essere analizzate a partire dalle notevoli differenze ideologiche e culturali. Perché dare tanta importanza all’ideologia di una nazione e delle persone che ne fanno parte? La necessità di identificare un fenomeno ideologico nasce, secondo lo storico Arnold Toynbee, nel XIX secolo in occidente contemporaneamente alla percezione di una forte competizione tra le religioni cristiane e altre fonti di legittimazione legate all’idea di una vita sociale e collettiva basata su sistemi di valori secolari. Le “nuove” ideologie che vengono riconosciute da Tuynbee sono il nazionalismo, l’individualismo liberale e il comunismo. E’ una concezione assolutista, che vede le ideologie subentrare alla religione ma l’aspetto che deve essere colto dalle affermazioni dello storico delle civilizzazioni è lo sconvolgimento che la società industriale ha causato alle tradizionali forme di ordine sociale determinando la nascita di nuovi visioni del mondo, nuove credenze e valori che si integrano in un sistema caratterizzato da una forte connessione tra gli elementi riconoscibili.
Per conoscere una società e chi vi abita, dunque, è necessario ricercare la sua ideologia. L’individuazione di questa ideologia avviene identificando una visione del mondo che presenti un elevato grado di coerenza interna e che, prodotta da gruppi di intellettuali, arrivi a diffondersi tra i vari strati della popolazione. Qual è lo scopo di creare una comune visione del mondo? La funzione è di legittimare e giustificare i rapporti di potere che si creano all’interno di un gruppo sociale e all’interno dell’intera società. Ecco che siamo arrivati ad una delle connessioni fondamentali per capire le strategie messe in atto da chi governa nei confronti della propria società ma anche a livello di relazioni internazionali. Parliamo della stretta relazione tra i concetti di potere e ideologia, tra la capacità non innata ma costruita di una persona o di un gruppo di far valere i propri interessi, i propri obiettivi contro quelli degli altri legittimando le azioni compiute.
Gli interessi possono riguardare la tutela della società in cui si vive contro tentativi di influenze da parte di altre società oppure il soddisfacimento di propositi personali (del singolo) indipendentemente dai bisogni dei “dominati”. Chi sta al potere cerca, in molti casi, di trovare nell’ideologia della propria nazione il punto da cui partire per legittimare la propria autorità e le proprie strategie. Naturalmente, è facile comprendere come spesso si sia assistito e si assiste ancora oggi a manipolazioni ideologiche da parte di strateghi che mascherano un interesse di dominio con false promesse, finti buoni propositi e ingannevoli prospettive. Basti pensare al nazionalsocialismoe alla legittimazione di una ideologia che si basava su un’idea di superiorità razziale del popolo tedesco contro un’anti razza inferiore, quella ebraica, da spazzare via dopo averla sottomessa.
Da questo punto di vista, dunque, le ideologie possono essere viste come parte delle forme di pensiero politico ma non come sistema politico in sé stesso. Possono essere studiate per capire come influenzano 
l’agire e come condizionano le coscienze degli individui ricordando che possono essere manipolate e poi smascherate (Marx nella sua Critica dell’Ideologia parla di come smascherare gli inganni che creano le disuguaglianze sociali).
Lo studio delle ideologie e dei fenomeni sociali ad esse connesse porta, poi, a confrontare i differenti modelli strutturati da Stati diversi e a comprendere il perché di un diverso modo di agire. La pace sembrava essere l’obiettivo comune di Roosevelt, Churchill e Stalin durante la Conferenza di Yalta, ma quali erano le reali spinte che subivano i tre leader e che li hanno portati a nuovi scontri? E’ chiaro che ogni protagonista della conferenza si è mosso come una pedina su una scacchiera per accontentare da una parte l’opinione pubblica internazionale e dall’altra le esigenze provenienti dall’interno del proprio Paese.

martedì 21 maggio 2019

Storia del Risorgimento- La campagna nella Bassa Italia

DIBATTITI
Il ruolo della seconda piazzaforte dello Stato Pontificio.
Ancona, la prima in Adriatico
solo difensiva





Nel 1860 la piazzaforte cadde in tre giorni 
in virtù del fatto che nel 1857 
Il Governo pontificio rinunciò alla flotta militare
Ancona era una piazzaforte difensiva e
non offensiva

nota di introduzione sulla ricerca
 " La flotta come strumenti attivo di una piazzaforte"





lunedì 20 maggio 2019

Bari Convegno Sull'Albania

NOTIZIE CESVAM
Il Vice Presidente Nazionale e
Presidente della Federazione di Bari
Ha portato i saluti 
Dell'Istituto al convegno in epigrafe







Una relazione di dettaglio sara' prodotta a breve

La partecipazione al convegno si inserisce
nelle attività' del Cesvam
In relazione al progetto Albania 1943

domenica 19 maggio 2019

La battaglia di El Alamein I Parte

APPROFONDIMENTI
Ricostruzione degli anni settanta 
 della Battaglia che determinò l'inizio della fine della
presenza militare italian in Nord Africa



di Igino Gravina



LA BATTAGLIA DI EL ALAMEIN
Quando nella sera del 23. ottobre 1942, tra El Alamein ed El Ruweisat, fra El Ruweisat ed El Qattara, un migliaio di bocche da fuoco dei britannici rovesciarono il loro carico di ferro sulle posizioni italo-tedesche, l'ago della bilancia - che negli eventi della lotta aveva per oltre due anni oscillato convulsamente da una parte all'altra, tra il confine egiziano ed il golfo sirtico, tra El Agheila e Bardia, tra le porte della Tripolitania e le porte di Alessandria - si spostò decisamente a favore dell'8a Armata inglese, che da quel momento ebbe via aperta verso la Tunisia, verso il continente europeo.
Battaglia, quella di El Alamein, combattuta con estremo accanimento da entrambe le parti: dall’attaccante che, fiducioso della. vittoria, stante la sua schiacciante superiorità morale e materiale, rinnova senza tregua i colpi; dal difensore che, pur riconoscendo la sua debolezza, si batte disperatamente perché sa che dall'esito della lotta dipende il destino dell‘Africa.
In effetti, tale destino era già stato virtualmente deciso ad Alam el-Halfa, quando (30 agosto-5 settembre) le truppe italo-tedesche tentarono invano, in uno sforzo supremo, di aprirsi la strada verso il Delta. “Fu un’azione di importanza vitale  -  scrive il Maresciallo Montgomery - comandante dell'8a Armata – che’, se l’avessimo perduta, avremmo potuto perdere l’Egitto. Vincendola, spianammo la strada al successo di El Alamein ed alla successiva avanzata in Tunisia”.
Si determinò così, tra il 6 settembre ed il 23 ottobre, quella febbrile e intensa preparazione, che doveva impegnare comandi e stati maggiori, navi, aerei ed equipaggi dei due eserciti contrapposti, tendenti ciascuno, con la affluenza di nuove forze ed accumulo di materiali, a creare la premessa per sferrare. il colpo decisivo al momento opportuno. Questa gara di velocità fu vinta dai britannici che, per avere risolto favorevolmente per loro e reso pressoché disperato per l'armata corazzata italo-tedesca il problema dei trasporti marittimi, dovevano conseguentemente riportare la vittoria anche in campo operativo.
Il piano britannico, imperniato su un’offensiva strategica, di cui la battaglia di Egitto doveva costituire il prologo, doveva sopperire a due necessità contrastanti: prima, attaccare il più presto possibile per impedire allo avversario di consolidare le sue difese sulla linea di El Alamein; seconda, sincronizzare l'azione con gli sbarchi alleati in Africa settentrionale, già previsti e programmati per 1'8 novembre. Il far presto, oltre al vantaggio di ridurre il tempo agli italo-tedeschi di rafforzarsi, presentava quello di conseguire un notevole effetto morale sull'opinione pubblica dell’Africa settentrionale; per contro, poteva influire dannosamente sulla preparazione della battaglia, la quale doveva assolutamente conseguire effetti decisivi e clamorosi. Fu deciso pertanto che l'offensiva di Egitto precedesse l‘operazione “Torch” (sbarco sull'Africa settentrionale francese) di una quindicina di giorni: intervallo equo ed aderente alle circostanze contingenti che “sarebbe stato abbastanza lungo” - scrive il generale Alexander, comandante del Medio Oriente - “per distruggere la maggior parte dell’esercito dell’Asse che ci stava di fronte, nel lo stesso tempo sarebbe stato troppo corto perché il nemico cominciasse a rinforzare l’Africa in misura di qualche rilevanza”.
Di fronte alle posizioni italo-tedesche di El Alamein - costituite di opere campali in cui predominavano, come elemento più importante della difesa, i campi minati anticarro ed antiuomo - si presentavano all'attaccante due soluzioni: un attacco a sud, dove le difese delle truppe italo-tedesche erano. piuttosto deboli; oppure un attacco a nord, dove le difese erano più forti ma i risultati del successo sarebbero stati determinanti, in quanto avrebbe indotto la difesa a concentrare le proprie forze al margine meridionale della breccia, ‘allontanandole quindi dalle proprie linee di comunicazione, rappresentate dalla rotabile costiera. In definitiva, precisa Alexsander, “il fronte ostile poteva essere paragonato ad una porta, imperniata alla estremità settentrionale. Spingendo il lato debole (ossia quello sud) poteva farla girare all’indietro per un certo tratto prima di poter provocare un qualche danno serio, ma un col po fortunato alla cerniera avrebbe scardinato L’intero fronte spalancando la porta”.
Il concetto di attaccare a nord, ossia contro il punto più forte, anziché a sud, è contrario in linea teorica a quelli che sono i dettami dell’arte della guerra, i quali consigliano di esercitare lo sforzo principale contro il punto più debole dell'avversario. Occorreva, pertanto, un correttivo che giustificasse una tale soluzione, che si staccava nettamente dall'ortodossia tattica. Ed il correttivo esisteva: era determinato da una schiacciante superiorità di forze e di mezzi su tutta la fronte, con particolare riferimento al punto di applicazione dello sforzo principale.
Il fatto che l'armata corazzata italo-tedesca sia riuscita con i suoi reiterati furibondi contrattacchi a contenere dapprima e successivamente a rendere quanto mai difficile, cruenta e lenta l'avanzata dei britannici, che per diversi giorni si dibatterono fra i campi minati prima di sboccare al largo, costituisce un titolo di onore per le armi italiane e germaniche, che neanche la sconfitta può offuscare. Bisogna precisare, d'altra parte, che la battaglia di El Alamein non fu considerata dagli inglesi, come qualcuno ha asserito, un cozzo di ferraglie. La superiorità dei mezzi fu certamente determinante, ma specialmente la preparazione, meticolosa ed intelligente, costituisce un titolo di merito per l'Armata del Nilo, e quindi per il suo Comandante, che nessuno può misconoscere.

II.
Lo schieramento delle forze contrapposte all'inizio dell'offensiva britannica era il seguente (vedasi grafico accanto):
a)        ARMATA CORAZZATA ITALO-TEDESCA (A.C.I.T.):
-          in prima schiera: a nord, le divisioni di fanteria 164° germanica, “Trento” e "Bologna", inquadrate nel XXI Corpo d'Armata (generale Navarrini); a sud, le divisioni di fanteria “Brescia”, "Pavia” e "Folgore”, inquadrate nel X corpo d'Armata (generale Nebbia): A cavallo dei limiti di settore dei Corpi di Armata erano schierati 4 battaglioni di paracadutisti tedeschi;
-          in seconda linea: le divisioni corazzate "Littorio" e 15a germanica a tergo del settore nord; le divisioni corazzate "Ariete” e 21a germanica sul rovescio del settore sud;
-          in riserva d’Armata: la 90a divisione leggera germanica e la divisione motorizzata “Trieste” nel settore nord lungo la costa.
Sia le truppe di seconda schiera, sia quelle di riserva erano inquadrate inizialmente nel XX Corpo d'Armata: (generale De Stefanis); quelle italiane, e nel Deutsch Africa Korps (generale Ritter Von Thoma), quelle tedesche.

               b)          FORZE BRITANNICHE:
-          settore nord: XXX Corpo d'Armata con le divisioni 9a australiana, 51a Highland, 2a neozelandese, 1a sud-africana, 4a indiana;
-          settore sud: XIII Corpo d'Armata con la 7a divisione corazzata, la 44a divisione, la 50a divisione e la brigata francesi liberi;
-          in riserva (a tergo del settore nord): X Corpo d'Armata con le divisioni corazzate di 1a e 10a.


(a cura di Chiara Mastroantonio)

La battaglia di El Alamein II Parte

APPROFONDIMENTI




di Igino Gravina





24 Ore di ritardo
Il piano britannico, (denominato "piano Lightfoot”) minutamente elaborato dal Maresciallo Montgomery, consisteva in quello di scardinare "la cerniera della porta" a nord con i Corpi d'Armata XXX e X, e di esercitare nel contempo una forte e costante pressione, a sud con il XIII, al fine di vincolare in questo settore le divisioni “Ariete” e 21 germanica.
Il piano prevedeva lo sviluppo dell’azione in tre fasi successive: prima fa- se: sfondamento del settore nord, previa apertura di due corridoi fra le alture di Tell El Eisa e Miteiriya; seconda fase: demolizione sistematica delle fanterie dell'Asse, che presidiavano la fascia dei campi minati; terza fase: eruzione in campo aperto e distruzione delle forze corazzate italo-tedesche previo lo impiego del X Corpo d'Armata corazzato.
Alle ore 20,40 del 23 ottobre, nella “brillante luce lunare, circa mille pezzi medi e da campagna”- scrive Montgomery nel suo volume “Da El Alamein al fiume Sangro”- aprirono simultaneamente il fuoco sulle nostre batterie già individuate. Dopo una brevissima pausa di cinque minuti, alle ore 21 il fuoco venne spostato sulle nostre posizioni già avanzate e contemporaneamente le fanterie del XXX e XIII. Corpo d‘Armata mossero all‘attacco. In seguito ad aspri combattimenti, protrattisi tutta la notte e nel mattino successivo, alcuni reparti del 62° reggimento fanteria (divisione “Trento”) furono sommersi, mentre “due battaglioni della 164a divisione fanteria (germanica) furono annientati dal fuoco concentrico delle armi britanniche” (Rommel: “Guerra senza odio"). Malgrado tali successi, “il tentativo di irrompere nel campo di mine occidentali fallì” (Montgomery), in quanto le divisioni 9a australiana « 51a britannica (XXX Corpo d'Armata) furono inchiodate sul posto   
dal violento fuoco delle artiglierie e dei pezzi anticarro della difesa. “Questo fu un serio ritardo”- scrive il generale Alexander - in quanto era essenziale che il X Corpo d'Armata corazzato “sfociasse ed ottenesse libertà di manovra” per poter sfruttare la “nostra grande potenza corazzata”, In conseguenza di tali avvenimenti, Montgomery ordinò il giorno 24 ai Corpi d'Armata XXX e X di “spazzare il corridoio senza ritardo”. Alle ore 15, pertanto, l'attacco fu ripreso nel settore settentrionale con maggiore violenza: furono conseguiti buoni risultati. Ma lo “spazzamento.” del corridoio meridionale, in corrispondenza dell‘altura di Miteiriya, ottenne qualche successo solo al mattino del 25, ossia “con 24 ore di ritardo sul programma” prestabilito, commenta amaramente Alexander.

Il campo di mine
Nel settore sud, intanto, il XIII Corpo d‘Armata tenta inutilmente di irrompere nel campo di mine, per cui le unità impegnate (7a divisione corazzata, 44a divisione e Ia brigata combattenti francesi) ricevettero l‘ordine di ritirarsi, giacche’ era chiaro che qualsiasi tentativo di forzare il passaggio attraverso le difese “avrebbe avuto come risultato gravi perdite che non potevano essere accettate” (Alexander).
Da quanto sopra esposto risulta evidente che i successi ottenuti dall’VIII Armata britannica nei primi due giorni di lotta (24-25 ottobre) non furono brillanti o, perlomeno, non corrisposero alle aspettative od ai progetti prestabiliti. Resero dura, aspra e talvolta incerta la lotta, oltre la tenace resistenza delle unità di fanteria in linea, anche e principalmente i furiosi contrattacchi sferrati dalle divisioni corazzate “Littorio” e "15a" tedesca a nord e da reparti delle divisioni corazzate "Ariete”(V Gruppo semovente in particolare) e 21a tedesca a sud..
Stanti le difficoltà di sfociare dai due corridoi aperti – ma non sufficientemente approfonditi - in corrispondenza dell‘altura di Miteiriya, Montgomery decise nel pomeriggio del 25 di “spostare l’azione principale di demolizione nel settore australiano” ossia verso il mare, L’attacco sferrato nella notte dal 25 al 26 ottobre riuscì, ma più a sud le posizioni occidentali di quota 28 furono valorosamente e sanguinosamente riconquistate dall’ XI battaglione del 7° bersaglieri con il concorso di reparti della “Littorio” e germanici.
Il Maresciallo Rommel, che si trovava in Europa per un breve periodo di cura e riposo, interpellato da Hitler accettò di rientrare in Africa, malgrado non si fosse rimesso ancora bene in salute. Partì in aereo ed alla sera del 25 riprese il comando dell’A.C.I.T.  - Il giorno prima il generale Von Stumme - comandante interinale - era deceduto per collasso cardiaco in seguito ad un mitragliamento nemico dell’auto su cui viaggiava: lo sostituì il generale Von Thoma, comandante del Corpo tedesco d‘Africa.
La lenta e contrastata avanzata oltre l’altura di Miteiriya: l’arresto del X Corpo d‘Armata, bloccato da una robusta cortina di fuoco anticarro e dalla vivace reazione delle truppe nobili italo-tedesche; i limitati. successi ottenuti nel settore meridionale dal XIII Corpo d’Armata britannico indussero il comando inglese, nel pomeriggio del 26, a disporre una sosta su tutto a fronte per riorganizzare e raggruppare le forze, in vista di una nuova spallata da effettuare con la massima potenza d’urto. I due giorni successivi - 27 e 28 - furono pertanto utilizzati dai britannici per i necessari spostamenti e sostituzione delle truppe in linea, che maggiormente avevano sofferto perdite, senza tuttavia, che la lotta languisse, giacche‘ gli italo-tedeschi sferrarono contrattacchi or qua or la’ specie in corrispondenza del ciglione di quota 28. Nel la notte tra il 28 e il 29 un fortunato attacco degli australiani verso la costa riuscì ad intrappolare reparti della 164a divisione tedesca, che rimasero chiusi in una sacca. Nei giorni successivi, tuttavia, gran parte di quei reparti si aprirono combattendo la strada verso ovest.
Contemporaneamente a questo lavoro di riorganizzazione anche lo schieramento dell'A.C.I.T. venne rimaneggiato: e ciò in considerazione che esso non rispondeva alla situazione che si era venuta a creare, essendo chiaro che il nemico avrebbe continuato ad esercitare lo sforzo principale nel settore nord. In considerazione di tale constatazione, la 21a divisione corazzata tedesca e taluni. reparti dell'Ariete, già dislocati a sud, vennero richiamati verso nord; così pure la 90a divisione leggera germanica e la “Trieste”, che si trovavano nelle retrovie a cavallo della strada costiera, vennero fatte affluire sul tergo immediato del settore settentrionale.


La gravità della situazione, per quanto non ancora disperata, non sfuggì al nostro Comando Supremo, né a Rommel. Nel colloquio avuto il 28 ottobre con il generale Barbasetti di Prun – capo della delegazione del Comando Supremo in Africa settentrionale (Delease) - il comandante tedesco precisò che per attenuare la gravità della situazione stessa occorreva l‘urgente invio in Africa di forti quantità di munizioni “perché se ne consumano in quantità superiori agli arrivi’, di benzina “perché oggi la limitatissima disponibilità costringe a tenere i carri fermi o a limitare i movimenti per non restare più fermi;” di uomini “perché la truppa è esausta”. Tenuto conto pertanto di tali deficienze, che non permettevano di rompere il combattimento con la manovra per sottrarsi all'avversario, Rommel concludeva, quasi con rammarico e con un certo senso di fatalismo, che non c'era che la soluzione di dare battaglia fino allo estremo sul fronte di El Alamein. In effetti, se queste erano le dichiarazioni fatte al rappresentante del nostro comando superiore in Africa, le intenzioni di Rommel erano diverse. Egli fin dal mattino del 28 stesso - come scrive nella sua opera - decise “di arretrare sulla posizione di Fuka ancor prima che la battaglia avesse raggiunto il suo acme, qualora la pressione britannica fosse diventata troppo forte”.



III.
Creatasi una buona testa di ponte, si trattava ora di dare l’ultima spallata alla “cerniera della porta” affinché questa fosse Spalancata: a tale operazione il Maresciallo Montgomery diede il nome di "Surcharge" ("Supercarica”), che aveva lo scopo di “farci erompere in paese aperto e condurre alla di disintegrazione delle forze di Rommel in Egitto”. L’azione sarebbe stata preceduta nella notte tra il 30 e il 31 ottobre da una puntata della 9a divisione australiana verso il mare, al fine di confermare i timori di Rommel per l'estremo nord e quindi vincolare la 90a divisione leggera germanica, già in quel settore nei pressi di Sidi Abd El Rahman. Ottenuto tale risultato, il comandante dell’VIII Armata britannica si riprometteva di vibrare il colpo fra tedeschi e italiani.

Valorosa resistenza
In aderenza a tali intendimenti, alle ore 23 del: 30 ottobre, dopo intensa preparazione di artiglieria, gli australiani attaccarono a sud di Bir Sultan Homar, investendo i capisaldi dei 125° reggimento granatieri tedeschi e le postazioni del CCCLVII Gruppo da 75/27 italiano “i cui uomini - scrive Rommel – opposero una valorosa resistenza e caddero sul campo o riuscirono ad aprirsi la via combattendo fino al vicino settore”. Rinserrati verso il mare, i granatieri tedeschi riuscirono nel pomeriggio del 31 a trovare scampo verso ovest in seguito a contrattacchi sferrati da elementi della 90a divisione leggera e 21a corazzata tedesche e della “Littorio" che sfondarono la sacca lungo la strada costiera.
All’una del mattino del 2 novembre la "Supercarica” si iniziò: la preparazione di artiglieria, di straordinaria intensità, precedette l’avanzata di poderose forze di fanteria e corazzate. “Come fu giorno - scrive Montgomery - la IX brigata Corazzata. leggera (britannica) urtò contro un formidabile sbarramento anticarro e durante tutta la giornata soffrì perdite superiori al 75%… Anche la 1a divisione corazzata si trovò impegnata nei pressi di Tell El Aqqaqir e ne seguì un’accanita battaglia di carri che costò perdite ad ambo le parti”. “Fu qui - aggiunge Alexander a sua volta - che si svolse quella che fu chiamata la battaglia di Tell El Aqqaqir, che fu il più grande scontro di formazioni corazzate di tutta la compagnia”. E Rommel, con maggiori dovizie di particolari: “Divampò una delle più dure battaglie di carri armati. Le squadriglie aeree ed i reggimenti di artiglieria britannici martellarono ininterrottamente le nostre truppe, sulle quali, nello spazio di un’ora intorno a mezzogiorno, lanciarono il loro carico per sette volte formazioni di 18 bombardieri per volta”. E dopo avere amaramente constatato che persino i famosi cannoni da 88 mm tedeschi “furono messi fuori combattimento in numero sempre maggiore” aggiunge: “I carri armati della “Littorio” e della “Trieste” venivano abbattuti uno dopo l’altro dai britannici. I cannoni italiani da 44 mm, esattamente come i nostri da 50 mm, non avevano alcuna efficacia contro i carri armati inglesi”.
Per tutta la giornata del 2 novembre le truppe italo-tedesche combatterono strenuamente. Radio Londra comunicò testualmente: “Il nemico ha combattuto bene e caparbiamente nei

novembre. Segnalava di aver raggiunto il meridiano di El Dab'a (50 Km. a sud della costa) e di essere in contatto con elementi corazzati nemici e chiedeva carburanti, acqua e viveri.
Poi più nulla. Rimasti con irrisorie scorte di viveri e quasi senza acqua, gruppi di uomini isolati cercano di raggiungere i resti dell’Armata. Alcuni ci riescono dopo sforzi sovrumani; altri soggiacciono nell'ampia distesa delle sabbie; altri ancora seguono la sorte comune delle claudicanti colenne, formate dalle divisioni "Brescia”, “Pavia” e "Folgore” con le quali vengo no catturati dal nemico. Sì, seguirono l'amara sorte anche i paracadutisti della divisione "Folgore” che, impiegata come fanteria, “era truppa solida - dice la relazione inglese - e diede all’8a Armata una nuova idea delle qualità combattive degli italiani”.
- Si chiude così il capitolo glorioso di questa grande unità - il X Corpo d'Armata - che eventi sfortunati in altri settori del fronte avevano indotto ad abbandonare le posizioni di El Alamein dove i suoi uomini si erano battuti valorosamente prima e durante la battaglia.



IV
Narrano le storie che il Maresciallo Montgomery, durante lo sbarco delle Armate anglo-americane sulle coste della Calabria (settembre 1948), diceva nel corso di una conversazione agli ufficiali: "Non bisogna mai permettere che il nemico possa scegliere il terreno della lotta e combattere secondo i suoi piani, Occorre stabilire un piano e combattere secondo questo: in mancanza di un piano o quando esso non è attuabile, è preferibile abbandonare subito l’offensiva. Il concetto essenziale è quello di non attaccare se non si è pronti e sicuri di poter attuare il proprio piano.”
Questo pensiero dell'ex Comandante dell'8a Armata britannica, riportato da Auge' e Ferrier nel loro volume "In guerra con le forze armate britanniche ed americane”, è esatto. Chi conosce l'azione esplicata da Montgomery come capo militare trova in quel pensiero le ragioni profonde delle sue vittorie; e trova altresì i lineamenti basilari della dottrina militare anglosassone, la quale, associando i principi della guerra terrestre ai principi della guerra marittima, anzi trasferendo questi a quelli, basa il successo sulla superiorità dei mezzi sull’avversario in uno spazio operativo intercontinentale.
Il principio del calcolo assoluto, “legge fondamentale - scrive Rommel - che può essere soltanto applicato in caso di completa superiorità materiale” ha messo l'8a Armata britannica ad El Alamein in condizioni di affrontare la lotta con piena sicurezza di successo. Bisogna rilevare, tuttavia, che in guerra non vi è niente di assoluto: l'azione di comando, i fattori morali, gli imprevisti, il caso, la fortuna giuocano un ruolo che talvolta è sufficiente a capovolgere situazioni, per cui colui che si sente sicuro di avere la vittoria in tasca diventa un bel momento soccombente. Montgomery sapeva bene tutte queste cose: organizzatore ed animatore di uomini, egli ridusse al minimo lo scarto di probabilità che potessero solo lontanamente fargli sfiorare la sconfitta.  Rielevazione morale dei suoi uomini, preparazione accurata del campo di battaglia (infingimenti, mascheramento, segretezza, ecc.), addestramento meticoloso delle sue truppe costituiscono un complesso di provvidenze e di previdenze, che dovevano esercitare una influenza decisiva negli sviluppi della lotta.
La condotta della battaglia fu improntata ad un certo schematismo che rifugge le soluzioni improvvise. Attacco frontale su fronte ristretto, apertura della breccia, irruzione con forze corazzate: concezione semplice, quindi, ed assenza completa della manovra.
La concentrazione delle .truppe e degli sforzi e lo spostamento a breve raggio dell'asse di gravità temperarono in parte tale rigidità di concezione e di esecuzione. Azione metodica, lenta, talvolta guardinga delle truppe. Si ha l'impressione, studiando la battaglia di El Alamein, che l’8a Armata britannica, pur sicura e fiduciosa del successo, a parte l’orientamento a scansare rischi inutili ed a ridurre al minimo le perdite, procedesse verso gli obiettivi con quella cautelosa prudenza, scaturente da una rispettosa ammirazione per un avversario particolarmente temibile.
Ed in effetto, l'Armata corazzata italo-tedesca era temibile: temibile per il prestigio che si era acquistato nelle campagne precedenti; temibile per la vivace reazione manifestata. fin dalle prime battute del terribile concerto, iniziatosi nella sera del 23 ottobre. La crisi di comando nei primi di lotta ebbe forse qualche dannosa ripercussione sullo sviluppo delle  operazioni. .Come' noto, Rommel era in Europa il 23 ottobre ed il Generale Stumme - comandante interinale - impedì alle artiglierie di. reagire col fuoco al fuoco dell'avversario. per risparmiare munizioni. Riassunto il comando il 25 a sera, Rommel rilevò che ciò era stato un errore. .Comunque, il fatto dimostra in quali condizioni di inferiorità si trovasse l'A.C.I.T. fin dall'inizio della battaglia. Resosi conto rapidamente della situazione, il. comandante tedesco il 27 ottobre richiamò verso nord la 21 a divisione corazzata germanica e successivamente (2 novembre) la divisione "Ariete" perché comprese che l’avversario tendeva a rom- pere le difese in quel settore. Si iniziò così quella furibonda lotta, fatta di botte e risposte, che si protrasse quasi ininterrottamente fino al 4 novembre. Lotta frammentaria, convulsa, che ebbe i suoi principali epicentri, ora sulla altura di Tell el Miteiriya, ora su quota 28, ora verso la costa ed, infine, sulle posizioni arretrate di Tell el Aqqaqir, in cui il 2 novembre avvenne l’ultimo ed il più furibondo scontro di carri armati mai verificatosi in Africa.
Era il canto del cigno. L'ordine di Mussolini e di Hitler del 3 novembre di resistere ad oltranza in sito, offrì l'occasione all'A.C.I.T. di dimostrare fino all'ultimo al nemico la propria vitalità e combattività! Ma quell'ordine, oltre a determinare ulteriori, inutili perdite, pregiudicò il ripiegamento già disposto con la conseguente distruzione dell’ “Ariete", rimasta quasi fino all'ultimo pressoché intatta, la perdita di quasi tutta la fanteria - e quindi delle nostre divisioni "Folgore”, “Brescia”, "Pavia”, “Trento" e "Bologna” - che, forse si sarebbe potuta in parte salvare. Tutto considerato - scrive Rommel - posso riconoscere di aver commesso un solo errore: quel lo di non avere eluso ventiquattro ore prima l’ordine di vittoria o morte” (di Hitler), poiché’ in tal caso 1’Armata sarebbe stata salvata molto verosimilmente insieme con la fanteria, quando ancora conservata la metà della sua forza e capacità di combattere”.
Si concluse così una delle più memorabili battaglie del secondo conflitto mondiale: quella battaglia che, assieme a quella di Stalingrado, doveva segnare una svolta decisiva della guerra. Era l'inizio del riflusso della marea che, dopo avere tutto, invaso e sommerso, si ricompose nella sua sede iniziale: poi, anche quelle acque furono sconvolte nel proprio elemento naturale in un turbinio da tregenda ed il nemico poté cantare vittoria.
Ma fu vera vittoria?


(a cura di Chiara Mastroantonio)