APPROFONDIMENTI
Caduto Mussolini ed il sui regine, ritorna Badoglio.
Mussolini paga l'errore di non aver gestito una dittatura come quella di Hitler e di Stalin
Il suo buonismo lo portò alla rovina.
Invece di togliere le poltrone,
come con Badoglio il responsabile dei primi disastrosi sei mesi di guerra,
esonerato nel 1940, doveva tagliare le teste.
Badoglio
1.3 I 45 giorni del governo Badoglio
Il Governo di Pietro Badoglio è un'altra tragedia
nazionale, una di quelle sciagure che ancora oggi incidono sul tessuto sociale
italiano. Nel momento in cui si presenta al Paese, il Capo del Governo non
esita a dichiarare che “la guerra continua”, nel segreto intento di rassicurare
ingenuamente la Germania. A Berlino si era visto con stupore il liquefarsi in
poche ore di un regime che si credeva “granitico”; stupore ancora maggiore nel
constatare che Mussolini si era lasciato andare senza nessuna resistenza e
soprattutto nessun fascista aveva impugnato le armi per la sua difesa e la
difesa del fascismo stesso. Passata la meraviglia tutti constatarono che il
cambio del vertice politico-militare a Roma significava, soprattutto alla luce
della situazione disperata in cui si trovava l’Italia, un reale proposito di
trovare una qualsivoglia situazione per uscire dalla guerra. Tolto dalla scena
Mussolini ed il fascismo, che aveva voluto la guerra, questo era più facile da
realizzare. Solo Badoglio si faceva illusioni con le sue dichiarazioni, non
considerando che avrebbe solo suscitato diffidenza, poca credibilità e rabbia
repressa nei tedeschi, rabbia che esploderà con l’inizio della loro occupazione
dell’Italia.
Il Governo non fece nulla per intervenire in Sicilia. Non
prese alcuna decisione di carattere militare per la difesa dell’Isola; eppure
vi erano forze attestate nel centro e nel nord Italia che potevano essere
avviate al fronte aperto nell’isola. “La guerra continua” rimaneva solo una
enunciazione e questa inattività sul fronte operativo siciliano fu notata con
ulteriore preoccupazione dagli osservatori tedeschi. L’asserzione sembra
trovare una sua validità nella violenza durezza con cui il governo badogliano
reprime ogni manifestazione popolare seguita all’annunzio all’arresto di
Mussolini ed alla caduta del Fascismo. Il governo Badoglio organizza una sorta
di applicazione di legge marziale mascherata dando ogni potere alle autorità
militare. Autorità militari che non trovano altro che rifarsi alle disposizioni
adottate l’anno precedente nel fronteggiare la situazione in Jugoslavia, con
provvedimenti che prevedevano l’arresto immediato, la detenzione, l’internamento
di civili, la presa di ostaggi, la rappresaglia. Le manifestazioni in Italia,
per lo più di carattere innocuo, si risolvono per questo atteggiamento
autoritario quanto inutile con tragedie: a Milano si hanno 23 morti e 87 feriti
per le manifestazioni dal 26 al 30 luglio, a Bari con 17 morti e 36 feriti per la manifestazione del 28
luglio, a Reggio Emilia con 9 morti e 30 feriti, sempre per una manifestazione
del 28 luglio. Durante i 45 giorni del governo badogliano si hanno 83 italiani
porti e 516 feriti. Un bilancio tanto tragico quanto inutile.
Il Governo Badoglio, nei primi tre giorni di vita con tre
decreti cancella tutta l’organizzazione del PNF, ne in corpora i beni e le
proprietà, assorbe la Milizia nelle forze regie e fa finta che oltre un
ventennio di governo a cui tutti i suoi componenti hanno collaborato e ricevuto
prevende, privilegi ed onori non sia mai esistito. Confermando il suo spirito
conservatore, la liberazione dei detenuti politici avviene con un certo
rallentamento, visti questi sempre ed ancora come oppositori.
La morsa del Governo Badoglio si allenta e nascono i primi
Comitati, che sono gli antesignani del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale,
e riprendo vita i partiti politici. Il Partito Socialista ed il partito Comunista,
che nella clandestinità avevano tenuto una loro organizzazione, si collegano a
questi Comitati dando vita ad organizzazioni politiche embrionali. Escono alla
luce anche il partito d’Azione, fondato nel 1942, la Democrazia cristiana,
fondata anch’essa nel 1942, con riferimento al Partito Popolare di Don Sturzo,
ed il partito Liberare. Saranno i partiti della Prima repubblica che
governeranno l’Italia fino alla Caduta del Muro di Berlino ed il crollo
dell’Unione Sovietica nel 1989. Operano tutti in una situazione di incertezza,
semilegale, in cui domina la inattività del Governo di fronte al problema
principale: la guerra. La ricerca di una soluzione per fronteggiare una
situazione che di giorno in giorno diveniva sempre più difficile ed
insostenibile. Il compito del Governo Badoglio, ovvero il vertice militare e la
Monarchia, mentre il vertice diplomatico, che nella circostanza si tiene i
disparte, è tanto semplice quanto difficile: cercare di concludere un accordo
con gli anglo-americani ponendo fine ai combattimenti cercando di contenere e
neutralizzare la prevedibile reazione tedesca, ossessivamente tanto temuta da
tutti i responsabili italiani.
Il Governo Badoglio, e con esso il Re, falliscono
miseramente, non essendo all’altezza di controllare una così difficile
situazione tanto drammatica se non
tragica, dimostrando di essere irresoluti a come comportarsi di fronte alla
eredità della guerra fascista, che anche loro avevano voluto. Il comportamento
ambigui, le incertezze ed i ritardi con cui il Governo Badoglio avvia i
contatti per trovare una possibilità di accordo
sono così tanti e persistenti da generare fortissimi dubbi sugli
alleati: questi, peraltro, dopo le decisioni prese a Casablanca, nel gennaio
1943, sono fermamente risoluti a imporre una pace o un armistizio senza
condizioni. Nel contempo, al fine di distrarre i tedeschi e cercare di
contrastare il più possibile i loro sospetti di una pace separata, fanno si che
si assumo atteggiamento risoluti nel voler continuare la guerra; questo impedisce
di predisporre piani concreti volti a preparare i comandi e le truppe ad un
eventuale armistizio. In pratica il Governo Badoglio, per paura dei tedeschi,
non predispone nulla dal punto di vista militare per uscire dalla guerra.
Gravissimo errore che si rileverà foriero di tragedie al momento della
proclamazione dell’armistizio.
Di fronte all’inerzia militare del Governo Badoglio, sia
sul fronte siciliano sia su quello interno, i tedeschi mostrano via via una
sempre maggiore attività militare. Subito dopo il 25 luglio e la caduta di
Mussolini iniziano a far affluire forze in Italia, quelle forze che avevano
ripetutamente negato a Mussolini nei suoi ultimi mesi di potere, che sarebbero
state veramente preziose per contrastare lo sbarco in Sicilia. Affluiscono
nuove unità dal confine orientale, dal Brennero, dalla Francia e si posizionano
in modo tale da tenere sotto controllo le forze italiane.
Queste, peraltro, anche se numericamente superiori, sono
in profonda fase di riordino dopo i rovesci subiti in Russia ( le ultime unità
rientrano dal fronte russo a maggio 1943) e in Sicilia; inoltre l’armamento in
dotazione e decisamente inferiore a quello tedesco, che si aggiunge alla
scarsezza di materiali di equipaggiamento ed ad un morale fortemente scosso.
Questo aspetto non deve trarre in inganno. In modo
assoluto le Forze Armate italiane avevano materiali degni di nota. Basti dire
che i tedeschi, all’indomani del disarmo delle unità italiane, ebbero materiali
e equipaggiamenti con cui condussero le
operazioni in Italia fino all’aprile 1945; al sud, nei territori occupati dagli
angloamericani, il materiale italiano requisito servì, su ordine di Churchill,
a equipaggiare le unità partigiane titine, che, partendo da una situazione di
netta inferiorità logistica riuscirono a condurre contro i tedeschi dal 1943 al
1945 ben cinque offensive dopo aver ricevuto il materiale italiano.
(continua)
massimo coltrinari
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