APPROFONDIMENTI
Dopo la caduta della Tunisia i nodi
stavano vendo al pettine. Lo Sbarco in Sicilia rappresenta il primo passo
dell'assalto alla Fortezza Europa
ed al potere della Germania.
L'Italia era in prima linea ed avrebbe dovuto,
come L'Inghilterra nel 1940 ricevere il massimo degli aiuti dall'alleato Germanico
Il quale teneva oltre 8 divisioni al di la del Brennero, pronte a scendere in Italia,
su ordine.
Come realmente accadde l'8 settembre 1943.
divisioni che sarebbero state utilissime in Sicilia
Questi erano gli alleati tedeschi
La
calda estate del 1943
1.1
Lo
sbarco in Sicilia. 1.2 La caduta di
Mussolini. 1.3 I 45 giorni del governo
Badoglio. 1.4 L’armistizio. 1.5 La Campagna d’Italia
di
MASSIMO COLTRINARI
1.1 Lo sbarco in
Sicilia
Con la resa delle truppe italo-tedesche il 12 maggio in
Tunisia[1]
il 12 maggio 1943, era facilmente prevedibile che gli anglo-americani
fissassero il prossimo obiettivo nella invasione della penisola italiana, anche
se notizie davano probabile una invasione della Grecia. Presto le loro
intenzioni si fecero manifeste, con l’attacco a Pantelleria[2]
che cadde dopo una risibile resistenza. Con la perdita dell’Africa
settentrionale, preceduta dalla ritirata in Russia, L’Italia aveva perso le sue
truppe migliori; la difesa del suolo metropolitano diventava sempre più
problematica, anche per la scarsezza dei materiali. Ma vi erano forze e
materiali sufficienti per una difesa efficace; il vero problema stava nel
morale, minato da tutta una serie di fattori negativi che chiamavano in causa i
vertici politico-militari nella loro interezza.
Gli anglo-americani il 10 luglio 1943 invadono la Sicilia
sbarcando tra Siracusa e Licata, in attuazione della operazione “Husky”. La
difesa italiana, scarsamente appoggiata da forze tedesche riuscì inizialmente a
contrastare le operazioni di sbarco; poi dovette cedere; il 12 luglio, la linea
delle difese costiere italiane fu sfondata, mentre alcuni tentativi di reazione
italo-tedeschi, con forze tedesche fatte affluire anche dalla Francia, furono
prima contenuti poi respinti. La mancanza di una difesa mobile centrale basata
fu forze mobili motorizzate e corazzate (la divisione Littorio, poi denominata
Centauro, e la divisone della Milizia “Di Camicie Nere” con i suoi 36 Carri
Tigre, erano stanziate a Chiusi in Toscana) favorì l’avanzata alleata che raggiunse la Sicilia
centrale lungo la direttrice Enna- Caltanisetta.
Il Comando Italiano, in relazione alle forze disponibili,
rinunziò alla difesa della Sicilia orientale, permettendo agli Alleanti di
entrare a Palermo il 22 luglio indisturbati e consegnando loro il porto, che
divenne in breve il punto di forza della loro organizzazione logistica. Per
disposizione del vertice militare italiano erano stati mandati in Sicilia
effettivi nativi dell’isola, nel presupposto
che i Siciliani avrebbero difeso la loro isola fino all’estremo. La realtà si
manifestò quasi subito; sempre più numerosi furono i soldati nativi dell’isola
che trovarono ogni giustificazione e modo per lasciare i loro reparti per
raggiungere le lro famiglie, in un clima di completa sfiducia verso le
istituzioni sia militari che politiche. La difesa era minata nel morale e nella
determinazione e questo ebbe ripercussioni quanto mai negative sulla condotta
delle operazioni.
Il 20 luglio le
disposizioni per le forze italo-tedesche prescrivevano che dovevano attestarsi
a difesa delle provincie orientali lungo una linea che, da Sud a Nord, segue il
corso del Simeto, sale all’altezza di Nicosia, e s’allarga ad ovest al alcune
parti delle Madonie. La linea viene presto investita dagli anglo-americani,
che, grazie alla determinazione delle unità tedesche ed a costo di sensibili
arretramenti, attuando la classi manovra di arresto momentaneo, reazione
dinamica locale e ripiegamento su posizioni più arretrate già predisposte alla
difesa, sono contenuti. I combattimenti assumo densità consistenti e sono via
via sempre più accaniti, dando momenti di arresto consistenti alle forze
avanzanti. Il 5 agosto 1943 la situazione si compromette definitivamente con la
conquista di Catania da parte britannica, dopo intensi combattimenti, in cui
emerge la determinazione italiana a combattere ( battaglia del ponte di Primo
Sole).
I resti delle unità italiane passano lo stretto e si
riorganizzano in Calabria; questo movimento ha termine il 12 agosto, mentre le
forze tedesche continuano a dare copertura ed a trattenere gli anglo-americani,
sviluppando azioni di frenaggio e arresto momentaneo che permette di guadagnare
tempo. Questa azione ha successo e consente al Comando tedesco di trasferire in
Calabria la quasi totalità delle truppe impiegate e, cosa ancora più
importante, la quasi totalità dei mezzi e degli equipaggiamenti. L’operazione
ha termine il 17 agosto, mentre il 16 gli alleati entrano a Messina
a, dopo una quanto mai squallida disputa tra il gen.
Montgomery, britannico, ed il gen.,
Patton, statunitensi, impegnati in una sorta di corsa a chi arrivava primo
nella città dello stretto.
[1] Facchini I, La campagna di Tunisia 1942 – 1943, Roma,
Editrice Nuova Cultura – Università la Sapienza, 2009.
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