Cerca nel blog

sabato 16 febbraio 2019

Il Corpo di Liberazione Italiano Luglio 1944. Liberazione di Corinaldo


APPROFONDIMENTI
La campagna d'Italia, Operazioni nelle Marche del 2° Corpo Polacco
Corpo Italiano di Liberazione


di F. Mammarella

AVANZATA SUL FIUME CESANO E LIBERAZIONE Dl CORINALDO (10 AGOSTO) E CASTELLEONE Dl SUASA(11 AGOSTO)
REAZIONI TEDESCHE A CASTELLEONE Dl SUASA E A LORETELLO.
 Mentre i reparti del C. I. L. stavano completando lo schieramento difensivo a sud del fiume Nevola e del fosso delle Ripe, il comando del Corpo polacco comunicò che stava, con le due divisioni schierate per ala — la 3a «Carpatica» e la 5a «Kresowa» — per preparare e lanciare un attacco allo scopo di spezzare la resistenza nemica «dirigendo lo sforzo principale lungo i fianchi interni di entrambe le divisioni» con obiettivo la conquista delle alture di riva destra del Cesano. Riuscita questa prima azione, le due divisioni si sarebbero dirette «all'esterno, aggirando così le difese nemiche lungo le alture». Al C. I. L. era affidato il compito di «assicurare il fianco sinistro dell'attacco del Corpo polacco contenendo il nemico nell'interno del settore Corinaldo - Castelleone di Suasa». Limiti tra C. I. L. e Corpo polacco (5a divisione «Kresowa»): Belvedere Ostrense - Corinaldo - Orciano di Pesaro.
Successivamente il comando del Corpo polacco fece conoscere che l'attacco sarebbe stato sferrato il mattino del 9 agosto.
Il comandante del C. I. L., allo scopo di attirare l'attenzione del nemico e impedirgli di reagire sul fianco delle unità polacche attaccanti, dispose che il mattino del 9 venissero effettuati dall'artiglieria numerosi e violenti concentramenti di fuoco[1] sulle posizioni antistanti, intervenendo anche nel settore d'azione delle truppe polacche con i medi calibri. Questa azione di fuoco fu integrata dall'invio di numerose pattuglie in tutto il settore, le quali informarono che l'avversario continuava a difendere le sue posizioni a sud del Cesano.
Il comandante del C. I. L. insistette allora perchè nella notte e nella giornata dell'indomani le unità dipendenti mantenessero uno stretto contatto col nemico onde conoscere la consistenza del suo schieramento e, per quanto possibile, le intenzioni, non essendo escluso, dati gli sviluppi dell'azione polacca sulla destra, un suo ripiegamento oltre il fiume Cesano.
Il mattino del 10 agosto[2], infatti, da diverse segnalazioni si potè arguire che i tedeschi stavano effettivamente ritirandosi a nord del Cesano. Subito, allora, il comandante del C. l. L. diramò il seguente fonogramma a mano:
«Informatore segnala che Castelleone di Suasa è sgombera. Pattuglia 3° alpini prosegue senza incontrare nemico. Forze polacche sulla destra avrebbero superato displuviale Nevola Cesano. Ciò fa supporre che displuviale Castelleone Corinaldo sia stata sgomberata. Allo scopo di non perdere tempo distaccamenti già predisposti I e II brigata inizino movimenti per raggiungere displuviale Nevola Cesano. Divisione «Nembo» invii un plotone su Castelleone di Suasa. Grandi unità si predispongano per essere in misura di occupare tempestivamente predetta displuviale qualora fosse confermato che essa è stata sgomberata dal nemico. Movimenti d'iniziativa».
In seguito a questi ordini, tutto il dispositivo del C. I. L. si mise in movimento:
a) Sulla destra, la II brigata, schierata col reggimento marina «S. Marco» in 1°scaglione e il 68° reggimento fanteria in 2° scaglione, oltrepassò coi reparti avanzati il fiume Nevola e occupò la località le Murate trovata sgombra. Quindi, elementi del reggimento «S. Marco», dopo aver impegnato e fugato elementi ritardatori tedeschi, occuparono q. 250 (ad ovest di Corinaldo): nel pomeriggio, sempre del 10, entrarono in Corinaldo e si affrettarono a raggiungere, più a nord, la q. 239 in modo da conferire sicurezza alla occupazione del paese.
In conseguenza dello sbalzo in avanti dei reparti del reggimento «S. Marco anche i reparti del 68°reggimento fanteria ebbero ordine, prima di sera, di muovere per raggiungere la nuova zona oltre il Nevola.
b) Al centro, la I brigata distaccò in avanti reparti di bersaglieri a destra e di alpini a sinistra, i quali avanzarono senza incontrare reazione (ciascuno dei due reggimenti - 4° bersaglieri e 3° alpini - con un battaglione in 1° scaglione e uno in 2°) sino alle località Croce del Termine e C. S. Onofrio (q. 211), che risultarono occupate da elementi ritardatori tedeschi. Prima di sera, le posizioni di C. S. Onofrio furono prese d'assalto da un nostro plotone alpini che inflisse anche perdite al nemico (1 morto e 2 prigionieri). A notte, anche la località Croce del Termine venne occupata da reparti bersaglieri dopo che i nuclei nemici ivi sistemati furono costretti dal nostro fuoco ad abbandonare la posizione.
In relazione all'occupazione di C. S. Onofrio e Croce del Termine dominanti il Cesano, il dispositivo dei due reggimenti della brigata si articolò in avanti muovendo per raggiungere le nuove posizioni.
c) Sulla sinistra, la divisione «Nembo» spinse in avanti elementi paracadutisti i quali, verso le ore 10, raggiunsero Loretello, trovata sgombra. Altri elementi paracadutisti si spinsero sino alle località di Farneto e C.se Nuove (a sud e a sud - est di Castelleone di Suasa), dove si impegnarono con elementi ritardatori tedeschi.
Indietro, scaglionati in profondità, mossero; il 184° reggimento di fanteria paracadutista in direzione di Castelleone di Suasa; il 183° reggimento in direzione di Ripalta - Loretello.
L'indomani, 11 agosto, una compagnia del XIV battaglione del 184° reggimento paracadutisti occupò, verso le ore 8, Castelleone di Suasa, mentre gli altri reparti della divisione si spostavano per raggiungere le posizioni atte a garantire il fianco sinistro del C. I. L, continuando a svolgere una intensa attività esplorativa. Durante questa attività, pattuglie paracadutisti riscontrarono, il 12, sulla estrema sinistra, la presenza di elementi tedeschi a S. Pietro, muniti di armi automatiche e mortai. Una pattuglia di paracadutisti inoltre, passato il Cesano, si spinse oltre S. Lorenzo in Campo fino a Montalfoglio, dove notò la presenza di elementi tedeschi e una batteria nemica nella zona di q. 295.
Era chiaro ormai che il grosso del nemico si era ritirato sulle posizioni a nord del Cesano.
Raggiunta la displuviale tra il Cesano e il Nevola - Fenella, il C. I. L. tornò, in relazione al compito assegnatogli, ad assumere atteggiamento difensivo disponendosi secondo i noti criteri elastici, i quali, mentre gli consentivano una efficace azione difensiva, gli permettevano nel contempo di poter passare rapidamente all'azione offensiva. Fu perciò disposto:
— che la linea di sicurezza seguisse questo andamento: margine anteriore dell'abitato di Castelleone di Suasa - ciglio tattico crinale tra fiume Cesano e torrente Fenella fiume Nevola. Nella zona di sicurezza dovevano essere difese ad oltranza le posizioni di q. 239 (nord di Corinaldo), q. 235 e q. 271 di Croce del Termine (in unico caposaldo) e Castelleone di Suasa;
— che la linea di resistenza passasse per il margine anteriore dell'abitato di Castelleone di Suasa - alture riva destra affluente ovest di testata fosso Volpara - alture riva sinistra affluente nord - est di testata fosso Volpara - q, 235 di C. S. Maria -q. 271 -le Selve - q. 230 - q. 222 - q. 201 - margine anteriore abitato di Corinaldo - q. 220 - altura di q. 239;
— che le saldature avvenissero: tra I e II brigata sull'altura di q. 243 (sulla linea di sicurezza) e a le Selve (sulla linea di resistenza); tra divisione «Nembo» e I brigata sull'altura di q. 211 di C. S. Onofrio (sulla linea di sicurezza) e -alla confluenza affluenti di testata del fosso Volpara (sulla linea di resistenza);
— che le artiglierie si schierassero a sud dell'allineamento C. la Volpara - le Murate.
Le unità del C. I. L. attuarono quindi, tra l'11 e il 12, il loro schieramento sulle nuove posizioni, da Corinaldo a Castelleone di Suasa e Loretello, nel modo che segue (Schizzo n. 18):
a) Sulla destra, la II brigata si schierò col reggimento «S. Marco» più 2 batterie polacche controcarri: 1 da 57 e 1 da 75 in 1° scaglione (in 2 sottosettori di battaglione : battaglione «Grado», rinforzato da 2 sezioni cannoni da 57/50 controcarri e da 1 compagnia pezzi da 47/ 32, nel sottosettore di destra da i Cappuccini a q. 250, rispettivamente a nord e ad ovest di Corinaldo; battaglione «Bafile» , rinforzato da 1 sezione cannoni da 57/50 controcarri e da 3 plotoni pezzi da 47/32, nel sottosettore di sinistra da q. 250 a C. Giovannetti).
In 2° scaglione il 68° reggimento fanteria con il I battaglione in località S. Bartolo e il II battaglione nella zona Ie Murate. Il V gruppo da 75/13 someggiato sui rovesci di S. Bartolo.
b) Al centro, la I brigata si schierò in 2 sottosettori di reggimento (ogni reggimento con battaglione in 1°scaglione e 1 battaglione in 2° scaglione): il 4° reggimento bersaglieri, rinforzato da 1 batteria da 57/50 controcarri, nel settore di destra col XXIX battaglione da q. 235, poco a sud di C. Giovannetti, a C. 40 Monte, poco a sud di Croce del Termine, e il XXX III battaglione (in 2° scaglione) in località C. S. Vincenzo; il 3° reggimento alpini, rinforzato da 1 batteria da 57/50 controcarri, nel sottosettore di sinistra col battaglione «Monte Granero» da C. 4° Monte a q. 211 di C. S. Onofrio, e il battaglione «Piemonte» (in 2° scaglione) a fosso Volpara.
Il IV gruppo da 75/13 someggiato e il gruppo di formazione batterie alpine da 75/13 presero posizione qualche chilometro rispettivamente a est e a sud di C. Scalogna.
c) Sulla sinistra, la divisione «Nembo» si schierò col 184° reggimento fanteria paracadutista, rinforzato da elementi controcarri, in 1°scaglione, in 2 sottosettori di battaglione: XIV battaglione nel sottosettore di destra da q. 211 a le Caselle; XIII battaglione nel sottosettore di sinistra da le Caselle alle posizioni a sud di C.se Pollini. Il 183° reggimento paracadutisti si schierò con il XVI battaglione in 1 0 scaglione tra Loretello e q. 312 (una compagnia però rimase indietro a Ripalta) e il XV battaglione in 2°scaglione nella zona del quadrivio di q. 285 tra Ripalta e Montale. In 2° scaglione rimasero ancora il CLXXXIV battaglione guastatori a Montale e la 184a compagnia motociclisti a Piticchio.
Il 184° reggimento artiglieria «Nembo» prese posizione col I gruppo cannoni da 75/27 nella zona di q. 128 e col II gruppo cannoni da 100/22 in quella di q. 181.
d) L'11° reggimento artiglieria schierò il I gruppo da 105/28 nella zona di q. 85 (a sud di le Murate), il II gruppo da 100/22 nella zona di Tiro a segno (nei pressi di P.te Murato), il III gruppo da 75/ 18 nella zona di C. Augusti (poco ad ovest di S. Bartolo), il IV gruppo da 75/18 nella zona di Casalta (a nord - est di Castelleone di Suasa), il CLXVI gruppo da 149/19 nella zona di q. 174 (a sud di C. San Vincenzo).
Anche questa volta, la dosatura delle forze nello schieramento difensivo non si differenziava da quella di prima, salvo un leggero aumento a favore delle forze destinate in 1°scaglione (7 battaglioni anzichè 6) dovuto probabilmente alla maggiore superficie di contatto col nemico determinatasi sul fianco sinistro. Lo schieramento avanzato delle artiglierie assicurava un buon giuoco nella manovra dei proietti pesanti contro le posizioni nemiche sulla sinistra del Cesano, rispetto alle quali le nuove posizioni occupate dal C. l. L. venivano ad esercitare, malgrado ogni apparente aspetto difensivo, la funzione di una vera e propria pedana di lancio per gli sviluppi di una ripresa offensiva a breve scadenza.
Ma i tedeschi, di fronte allo sbalzo sulle nuove posizioni compiuto dalle unità del C. I. L., non mancarono di reagire prontamente.
Il giorno 11 agosto, dopo una violenta preparazione di fuoco effettuata prevalentemente con mortai, forze germaniche valutate ad una quarantina di uomini attaccarono, tra le ore 11 e le ore 12, le nostre posizioni di q. 211 a nord - est di Castelleone di Suasa. L'attacco, contenuto in un primo tempo dagli elementi alpini che si trovavano sul posto, venne successivamente stroncato del tutto per l'intervento di una compagnia del XIV battaglione paracadutisti (del 184° reggimento). Il nemico fu così costretto a ripiegare lasciando sul terreno 10 uomini tra morti e feriti.
L'indomani 12, sull'albeggiare verso le ore 4, i tedeschi con una compagnia tornarono ad attaccare, più a sinistra, le posizioni di Loretello, tenute da due nostri plotoni paracadutisti, i quali ritennero opportuno ripiegare di qualche centinaio di metri. Ma giunta poco dopo una compagnia paracadutista in rinforzo (la 46a), i nostri balzarono al contrattacco costringendo l'avversario a ripiegare; cosicchè Loretello, verso le ore 8, tornava di nuovo in nostro possesso. Nel pomeriggio, verso le ore 17, furono i nostri paracadutisti a reagire occupando, dopo breve preparazione di artiglieria, la q. 312 (circa 500 m. a nord di Loretello), dove venivano catturati 2 prigionieri. Risultò anche che il nemico, nell'abbandonare la posizione, aveva portato con sè 4 morti e una decina di feriti.
Pure nella notte sul 13 agosto, i tedeschi attaccarono con pattuglie le nostre posizioni avanzate di q. 245 (difese dal XIV battaglione paracadutisti), C. S. Onofrio (difese dal battaglione alpini «Monte Granero») e Croce del Termine (difese dal XXIX battaglione bersaglieri). Ma dovunque la pronta reazione delle nostre truppe e del fuoco pesante delle nostre artiglierie costrinse l'avversario a ripiegare oltre il fiume Cesano. Anzi sulla sinistra, nella zona di Loretello, i nostri paracadutisti ne approfittarono per reagire con una avanzata procedendo, con un plotone del XVI battaglione (183° reggimento), alla occupazione di S. Pietro.
Tutte queste puntate esplorative del nemico, senza contare l'azione di martellamento svolta con la sua artiglieria e coi suoi mortai contro le nostre posizioni di Corinaldo, C. S. Onofrio, Castelleone di Suasa e Loretello, erano in ultima analisi manifestazioni, in forma piuttosto dinamica, di una volontà temporeggiatrice. Si trattava per l'avversario di guadagnar tempo nello spazio in relazione al quadro operativo d'insieme. Lo sviluppo dei vari solchi fluviali nel senso dei paralleli, in connessione con l'andamento plastico delle successive displuviali, facilitava ai comandi tedeschi l'attuazione di irrigidimenti successivi, i quali, nei confronti della manovra offensiva operata dal    C. I. L. e dal Corpo polacco, conservavano il vantaggio di poter attuare una logorante e sfibrante manovra difensiva a tempi e spazi ristretti. Questo fatto continuava infatti a costringere le unità del C. I. L. ad agire per così dire a spallate successive: dal Musone all'Esino, dall'Esino al Misa, dal Misa al Nevola, dal Nevola al Cesano. Si trattava, dunque, di preparare ora una nuova spallata, quando ecco giungere l'ordine per il C. I. L. di cambiare settore.


[1] Furono complessivamente sparati oltre 3.000 colpi
[2] Il giorno 10 agosto, il Capo di S. M. dell'Esercito, gen. Berardi, tenne una riunione presso il C. I. L. alla quale parteciparono, tra gli altri, il comandante del C. I. L. e il col. Pidslcy della Sottocommissione alleata di controllo. In tale circostanza il comandante del C. I. L. fece presente:
— la deficienza del munizionamento sempre a causa delle note difficoltà dei mezzi di trasporto;
— la necessità di poter disporre di un secondo gruppo di artiglieria di medio calibro;
— la necessità di motorizzare i pezzi controcarri in modo che potessero seguire le truppe di linea e intervenire tempestivamente contro mezzi corazzati nemici;
— la necessità di dotare il C. I. L. di alcuni mezzi corazzati, tenuto conto che i soldati italiani si erano finora dovuti aprire la strada da soli anche contro mezzi corazzati tedeschi e che la povertà dei propri mezzi, di fronte all'abbondanza di quelli a disposizione degli stessi polacchi, era motivo, per i nostri soldati, di demoralizzazione.
In tale occasione il Capo di S. M. dell'Esercito ebbe anche un colloquio col gen. Anders, comandante del Corpo polacco, il quale gli espresse le sue congratulazioni per il brillante comportamento tenuto nelle recenti operazioni dal  C. I. L. che, nonostante le immense difficoltà, è stato all'altezza dei compiti Soggiunse inoltre, con parole lusinghiere, quanto grandi fossero stati gli sforzi fisici sopportati dai reparti del C. I. L., mettendo in risalto come « tutto il Corpo italiano di liberazione, attraverso marce senza soste, quasi senza la possibilità di riprendere fiato, con inflessibile volontà ed a prezzo di gravissimi sacrifici, sia stato ugualmente sempre a fianco delle truppe motorizzate polacche»




Nessun commento:

Posta un commento