APPROFONDIMENTI
La campagna d'Italia, Operazioni nelle Marche del 2° Corpo Polacco
Corpo Italiano di Liberazione
di F. Mammarella
AVANZATA
SUL FIUME CESANO E LIBERAZIONE Dl CORINALDO (10 AGOSTO) E CASTELLEONE Dl
SUASA(11 AGOSTO)
REAZIONI
TEDESCHE A CASTELLEONE Dl SUASA E A LORETELLO.
Mentre i reparti del C. I. L. stavano
completando lo schieramento difensivo a sud del fiume Nevola e del fosso delle
Ripe, il comando del Corpo polacco comunicò che stava, con le due divisioni
schierate per ala — la 3a «Carpatica» e la 5a «Kresowa» —
per preparare e lanciare un attacco allo scopo di spezzare la resistenza nemica
«dirigendo lo sforzo principale lungo i fianchi interni di entrambe le
divisioni» con obiettivo la conquista delle alture di riva destra del Cesano.
Riuscita questa prima azione, le due divisioni si sarebbero dirette
«all'esterno, aggirando così le difese nemiche lungo le alture». Al C. I. L.
era affidato il compito di «assicurare il fianco sinistro dell'attacco del
Corpo polacco contenendo il nemico nell'interno del settore Corinaldo -
Castelleone di Suasa». Limiti tra C. I. L. e Corpo polacco (5a divisione
«Kresowa»): Belvedere Ostrense - Corinaldo - Orciano di Pesaro.
Successivamente
il comando del Corpo polacco fece conoscere che l'attacco sarebbe stato
sferrato il mattino del 9 agosto.
Il
comandante del C. I. L., allo scopo di attirare l'attenzione del nemico e
impedirgli di reagire sul fianco delle unità polacche attaccanti, dispose che
il mattino del 9 venissero effettuati dall'artiglieria numerosi e violenti
concentramenti di fuoco[1]
sulle posizioni antistanti, intervenendo anche nel settore d'azione delle
truppe polacche con i medi calibri. Questa azione di fuoco fu integrata
dall'invio di numerose pattuglie in tutto il settore, le quali informarono che
l'avversario continuava a difendere le sue posizioni a sud del Cesano.
Il
comandante del C. I. L. insistette allora perchè nella notte e nella giornata
dell'indomani le unità dipendenti mantenessero uno stretto contatto col nemico
onde conoscere la consistenza del suo schieramento e, per quanto possibile, le
intenzioni, non essendo escluso, dati gli sviluppi dell'azione polacca sulla
destra, un suo ripiegamento oltre il fiume Cesano.
Il
mattino del 10 agosto[2],
infatti, da diverse segnalazioni si potè arguire che i tedeschi stavano
effettivamente ritirandosi a nord del Cesano. Subito, allora, il comandante del
C. l. L. diramò il seguente fonogramma a mano:
«Informatore
segnala che Castelleone di Suasa è sgombera. Pattuglia 3° alpini prosegue senza
incontrare nemico. Forze polacche sulla destra avrebbero superato displuviale
Nevola Cesano. Ciò fa supporre che displuviale Castelleone Corinaldo sia stata
sgomberata. Allo scopo di non perdere tempo distaccamenti già predisposti I e II
brigata inizino movimenti per raggiungere displuviale Nevola Cesano. Divisione
«Nembo» invii un plotone su Castelleone di Suasa. Grandi unità si predispongano
per essere in misura di occupare tempestivamente predetta displuviale qualora
fosse confermato che essa è stata sgomberata dal nemico. Movimenti d'iniziativa».
In
seguito a questi ordini, tutto il dispositivo del C. I. L. si mise in
movimento:
a)
Sulla destra, la II brigata,
schierata col reggimento marina «S. Marco» in 1°scaglione e il 68° reggimento
fanteria in 2° scaglione, oltrepassò coi reparti avanzati il fiume Nevola e
occupò la località le Murate trovata
sgombra. Quindi, elementi del reggimento «S. Marco», dopo aver impegnato e
fugato elementi ritardatori tedeschi, occuparono q. 250 (ad ovest di Corinaldo): nel pomeriggio, sempre del 10, entrarono
in Corinaldo e si affrettarono a raggiungere, più a nord, la q. 239 in modo da conferire sicurezza
alla occupazione del paese.
In
conseguenza dello sbalzo in avanti dei reparti del reggimento «S. Marco anche i
reparti del 68°reggimento fanteria ebbero ordine, prima di sera, di muovere per
raggiungere la nuova zona oltre il Nevola.
b)
Al centro, la I brigata distaccò in avanti reparti di bersaglieri a destra e di
alpini a sinistra, i quali avanzarono senza incontrare reazione (ciascuno dei
due reggimenti - 4° bersaglieri e 3° alpini - con un battaglione in 1°
scaglione e uno in 2°) sino alle località Croce del Termine e C. S. Onofrio (q.
211), che risultarono occupate da elementi ritardatori tedeschi. Prima di sera,
le posizioni di C. S. Onofrio furono
prese d'assalto da un nostro plotone alpini che inflisse anche perdite al
nemico (1 morto e 2 prigionieri). A notte, anche la località Croce del Termine venne occupata da
reparti bersaglieri dopo che i nuclei nemici ivi sistemati furono costretti dal
nostro fuoco ad abbandonare la posizione.
In
relazione all'occupazione di C. S. Onofrio e Croce del Termine dominanti il
Cesano, il dispositivo dei due reggimenti della brigata si articolò in avanti
muovendo per raggiungere le nuove posizioni.
c)
Sulla sinistra, la divisione «Nembo»
spinse in avanti elementi paracadutisti i quali, verso le ore 10, raggiunsero Loretello, trovata sgombra.
Altri elementi paracadutisti si spinsero sino alle località di Farneto e C.se Nuove (a sud e a sud - est di Castelleone di Suasa), dove si
impegnarono con elementi ritardatori tedeschi.
Indietro,
scaglionati in profondità, mossero; il 184° reggimento di fanteria
paracadutista in direzione di Castelleone di Suasa; il 183° reggimento in
direzione di Ripalta - Loretello.
L'indomani,
11 agosto, una compagnia del XIV battaglione del 184° reggimento paracadutisti
occupò, verso le ore 8, Castelleone di
Suasa, mentre gli altri reparti della divisione si spostavano per
raggiungere le posizioni atte a garantire il fianco sinistro del C. I. L,
continuando a svolgere una intensa attività esplorativa. Durante questa
attività, pattuglie paracadutisti riscontrarono, il 12, sulla estrema sinistra,
la presenza di elementi tedeschi a S. Pietro, muniti di armi automatiche e
mortai. Una pattuglia di paracadutisti inoltre, passato il Cesano, si spinse
oltre S. Lorenzo in Campo fino a Montalfoglio, dove notò la presenza di
elementi tedeschi e una batteria nemica nella zona di q. 295.
Era
chiaro ormai che il grosso del nemico si era ritirato sulle posizioni a nord
del Cesano.
Raggiunta
la displuviale tra il Cesano e il Nevola - Fenella, il C. I. L. tornò, in
relazione al compito assegnatogli, ad assumere atteggiamento difensivo
disponendosi secondo i noti criteri elastici, i quali, mentre gli consentivano
una efficace azione difensiva, gli permettevano nel contempo di poter passare
rapidamente all'azione offensiva. Fu perciò disposto:
—
che la linea di sicurezza seguisse
questo andamento: margine anteriore dell'abitato di Castelleone di Suasa - ciglio
tattico crinale tra fiume Cesano e torrente Fenella fiume Nevola. Nella zona di
sicurezza dovevano essere difese ad oltranza le posizioni di q. 239 (nord di
Corinaldo), q. 235 e q. 271 di Croce del Termine (in unico caposaldo) e
Castelleone di Suasa;
—
che la linea di resistenza passasse
per il margine anteriore dell'abitato di Castelleone di Suasa - alture riva
destra affluente ovest di testata fosso Volpara - alture riva sinistra
affluente nord - est di testata fosso Volpara - q, 235 di C. S. Maria -q. 271
-le Selve - q. 230 - q. 222 - q. 201 - margine anteriore abitato di Corinaldo -
q. 220 - altura di q. 239;
—
che le saldature avvenissero: tra I e
II brigata sull'altura di q. 243 (sulla linea di sicurezza) e a le Selve (sulla
linea di resistenza); tra divisione «Nembo» e I brigata sull'altura di q. 211
di C. S. Onofrio (sulla linea di sicurezza) e -alla confluenza affluenti di
testata del fosso Volpara (sulla linea di resistenza);
—
che le artiglierie si schierassero a sud dell'allineamento C. la Volpara - le
Murate.
Le
unità del C. I. L. attuarono quindi, tra l'11 e il 12, il loro schieramento
sulle nuove posizioni, da Corinaldo a Castelleone di Suasa e Loretello, nel
modo che segue (Schizzo n. 18):
a)
Sulla destra, la II brigata si
schierò col reggimento «S. Marco» più 2 batterie polacche controcarri: 1 da 57
e 1 da 75 in 1° scaglione (in 2 sottosettori di battaglione : battaglione
«Grado», rinforzato da 2 sezioni cannoni da 57/50 controcarri e da 1 compagnia
pezzi da 47/ 32, nel sottosettore di destra da i Cappuccini a q. 250,
rispettivamente a nord e ad ovest di Corinaldo; battaglione «Bafile» ,
rinforzato da 1 sezione cannoni da 57/50 controcarri e da 3 plotoni pezzi da
47/32, nel sottosettore di sinistra da q. 250 a C. Giovannetti).
In
2° scaglione il 68° reggimento fanteria con il I battaglione in località S.
Bartolo e il II battaglione nella zona Ie Murate. Il V gruppo da 75/13
someggiato sui rovesci di S. Bartolo.
b)
Al centro, la I brigata si schierò in
2 sottosettori di reggimento (ogni reggimento con battaglione in 1°scaglione e
1 battaglione in 2° scaglione): il 4° reggimento bersaglieri, rinforzato da 1
batteria da 57/50 controcarri, nel settore di destra col XXIX battaglione da q.
235, poco a sud di C. Giovannetti, a C. 40 Monte, poco a sud di Croce del
Termine, e il XXX III battaglione (in 2° scaglione) in località C. S. Vincenzo;
il 3° reggimento alpini, rinforzato da 1 batteria da 57/50 controcarri, nel
sottosettore di sinistra col battaglione «Monte Granero» da C. 4° Monte a q.
211 di C. S. Onofrio, e il battaglione «Piemonte» (in 2° scaglione) a fosso
Volpara.
Il
IV gruppo da 75/13 someggiato e il gruppo di formazione batterie alpine da
75/13 presero posizione qualche chilometro rispettivamente a est e a sud di C.
Scalogna.
c)
Sulla sinistra, la divisione «Nembo» si schierò col 184° reggimento fanteria
paracadutista, rinforzato da elementi controcarri, in 1°scaglione, in 2
sottosettori di battaglione: XIV battaglione nel sottosettore di destra da q.
211 a le Caselle; XIII battaglione nel sottosettore di sinistra da le Caselle
alle posizioni a sud di C.se Pollini. Il 183° reggimento paracadutisti si
schierò con il XVI battaglione in 1 0 scaglione tra Loretello e q. 312 (una
compagnia però rimase indietro a Ripalta) e il XV battaglione in 2°scaglione
nella zona del quadrivio di q. 285 tra Ripalta e Montale. In 2° scaglione
rimasero ancora il CLXXXIV battaglione guastatori a Montale e la 184a
compagnia motociclisti a Piticchio.
Il
184° reggimento artiglieria «Nembo» prese posizione col I gruppo cannoni da
75/27 nella zona di q. 128 e col II gruppo cannoni da 100/22 in quella di q.
181.
d)
L'11° reggimento artiglieria schierò il I gruppo da 105/28 nella zona di q. 85
(a sud di le Murate), il II gruppo da 100/22 nella zona di Tiro a segno (nei
pressi di P.te Murato), il III gruppo da 75/ 18 nella zona di C. Augusti (poco
ad ovest di S. Bartolo), il IV gruppo da 75/18 nella zona di Casalta (a nord -
est di Castelleone di Suasa), il CLXVI gruppo da 149/19 nella zona di q. 174 (a
sud di C. San Vincenzo).
Anche
questa volta, la dosatura delle forze nello schieramento difensivo non si
differenziava da quella di prima, salvo un leggero aumento a favore delle forze
destinate in 1°scaglione (7 battaglioni anzichè 6) dovuto probabilmente alla
maggiore superficie di contatto col nemico determinatasi sul fianco sinistro.
Lo schieramento avanzato delle artiglierie assicurava un buon giuoco nella
manovra dei proietti pesanti contro le posizioni nemiche sulla sinistra del
Cesano, rispetto alle quali le nuove posizioni occupate dal C. l. L. venivano
ad esercitare, malgrado ogni apparente aspetto difensivo, la funzione di una
vera e propria pedana di lancio per gli sviluppi di una ripresa offensiva a
breve scadenza.
Ma
i tedeschi, di fronte allo sbalzo sulle nuove posizioni compiuto dalle unità
del C. I. L., non mancarono di reagire prontamente.
Il
giorno 11 agosto, dopo una violenta preparazione di fuoco effettuata
prevalentemente con mortai, forze germaniche valutate ad una quarantina di
uomini attaccarono, tra le ore 11 e le ore 12, le nostre posizioni di q. 211 a nord - est di Castelleone di Suasa. L'attacco, contenuto in un
primo tempo dagli elementi alpini che si trovavano sul posto, venne
successivamente stroncato del tutto per l'intervento di una compagnia del XIV
battaglione paracadutisti (del 184° reggimento). Il nemico fu così costretto a
ripiegare lasciando sul terreno 10 uomini tra morti e feriti.
L'indomani
12, sull'albeggiare verso le ore 4, i tedeschi con una compagnia tornarono ad
attaccare, più a sinistra, le posizioni di Loretello, tenute da due nostri
plotoni paracadutisti, i quali ritennero opportuno ripiegare di qualche
centinaio di metri. Ma giunta poco dopo una compagnia paracadutista in rinforzo
(la 46a), i nostri balzarono al contrattacco costringendo
l'avversario a ripiegare; cosicchè Loretello, verso le ore 8, tornava di nuovo
in nostro possesso. Nel pomeriggio, verso le ore 17, furono i nostri
paracadutisti a reagire occupando, dopo breve preparazione di artiglieria, la q. 312 (circa 500 m. a nord di
Loretello), dove venivano catturati 2 prigionieri. Risultò anche che il nemico,
nell'abbandonare la posizione, aveva portato con sè 4 morti e una decina di
feriti.
Pure
nella notte sul 13 agosto, i tedeschi attaccarono con pattuglie le nostre
posizioni avanzate di q. 245 (difese
dal XIV battaglione paracadutisti), C. S.
Onofrio (difese dal battaglione alpini «Monte Granero») e Croce del Termine (difese dal XXIX battaglione
bersaglieri). Ma dovunque la pronta reazione delle nostre truppe e del fuoco
pesante delle nostre artiglierie costrinse l'avversario a ripiegare oltre il
fiume Cesano. Anzi sulla sinistra, nella zona di Loretello, i nostri
paracadutisti ne approfittarono per reagire con una avanzata procedendo, con un
plotone del XVI battaglione (183° reggimento), alla occupazione di S. Pietro.
Tutte
queste puntate esplorative del nemico, senza contare l'azione di martellamento
svolta con la sua artiglieria e coi suoi mortai contro le nostre posizioni di
Corinaldo, C. S. Onofrio, Castelleone di Suasa e Loretello, erano in ultima
analisi manifestazioni, in forma piuttosto dinamica, di una volontà
temporeggiatrice. Si trattava per l'avversario di guadagnar tempo nello spazio
in relazione al quadro operativo d'insieme. Lo sviluppo dei vari solchi
fluviali nel senso dei paralleli, in connessione con l'andamento plastico delle
successive displuviali, facilitava ai comandi tedeschi l'attuazione di
irrigidimenti successivi, i quali, nei confronti della manovra offensiva
operata dal C. I. L. e dal Corpo
polacco, conservavano il vantaggio di poter attuare una logorante e sfibrante
manovra difensiva a tempi e spazi ristretti. Questo fatto continuava infatti a
costringere le unità del C. I. L. ad agire per così dire a spallate successive:
dal Musone all'Esino, dall'Esino al Misa, dal Misa al Nevola, dal Nevola al
Cesano. Si trattava, dunque, di preparare ora una nuova spallata, quando ecco
giungere l'ordine per il C. I. L. di cambiare settore.
[1]
Furono complessivamente
sparati oltre 3.000 colpi
[2] Il giorno 10 agosto, il Capo di S.
M. dell'Esercito, gen. Berardi, tenne una riunione presso il C. I. L. alla
quale parteciparono, tra gli altri, il comandante del C. I. L. e il col.
Pidslcy della Sottocommissione alleata di controllo. In tale circostanza il
comandante del C. I. L. fece presente:
— la deficienza del munizionamento
sempre a causa delle note difficoltà dei mezzi di trasporto;
— la necessità di poter disporre di
un secondo gruppo di artiglieria di medio calibro;
— la necessità di motorizzare i pezzi
controcarri in modo che potessero seguire le truppe di linea e intervenire
tempestivamente contro mezzi corazzati nemici;
— la necessità di dotare il C. I. L.
di alcuni mezzi corazzati, tenuto conto che i soldati italiani si erano finora
dovuti aprire la strada da soli anche contro mezzi corazzati tedeschi e che la
povertà dei propri mezzi, di fronte all'abbondanza di quelli a
disposizione degli stessi polacchi, era motivo, per i nostri soldati, di
demoralizzazione.
In tale
occasione il Capo di S. M. dell'Esercito ebbe anche un colloquio col gen.
Anders, comandante del Corpo polacco, il quale gli espresse le sue
congratulazioni per il brillante comportamento tenuto nelle recenti operazioni
dal C. I. L. che, nonostante le immense
difficoltà, è stato all'altezza dei compiti Soggiunse inoltre, con parole
lusinghiere, quanto grandi fossero stati gli sforzi fisici sopportati dai
reparti del C. I. L., mettendo in risalto come « tutto il Corpo italiano di
liberazione, attraverso marce senza soste, quasi senza la possibilità di
riprendere fiato, con inflessibile volontà ed a prezzo di gravissimi sacrifici,
sia stato ugualmente sempre a fianco delle truppe motorizzate polacche»
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