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sabato 2 febbraio 2019

In ricordo del gen. Trionfi, ultimo comandante del Collegio Militare di Roma


DIBATTITI
Un significativo gesto
per ricordare, nel mese della giornata delle memoria
il gen. Alberto Trionfi, 
 caduto come IMI nel trasferimento dallo Stafflag 64
 verso occidente nel gennaio 19144







Una pietra d’inciampo a via della Lungara 61







di Giovanni Cecini

Il 15 gennaio 2019 è stata una mattina fredda, ma soleggiata a Roma. Via della Lungara è notoriamente conosciuta per lo storico carcere giudiziario di Regina Coeli. I sanpietrini usurati e l’assenza di un marciapiedi ne rendono difficile la percorrenza per i pedoni. Tuttavia poco prima delle ore 10 davanti al civico 61, a pochi passi dall’ingresso del Centro Alti Studi della Difesa, si è creata una piccola folla, composta anche da giornalisti armati di macchine fotografiche e da telecamere. Il traffico è stato chiuso per l’occasione, ma le auto incolonnate erano ancora molte e stavano diventando di difficile gestione. Si è creato insomma un autentico imbottigliamento, come capita spesso a Roma. Si sentivano clacson a ripetizione: la priorità dell’automobilista era quella di scorrere, non certo quella di partecipare a un assembramento in mezzo a quella stretta strada parallela al Lungotevere. Nonostante tutto questo frastuono e il senso di stizza degli automobilisti, Via della Lungara si è comunque fermata per circa mezz’ora quella mattina del 15 gennaio. Il motivo? L’occasione è stata quella di ricordare il generale Alberto Trionfi, ufficiale del Regio Esercito, già comandante della Scuola militare di Roma (l’adiacente attuale CASD), che dopo lunghi mesi d’internamento bellico, fu brutalmente ucciso per mano di un sottufficiale della Luftwaffe il 28 gennaio 1945 in Polonia. La dirittura morale dell’uomo e del soldato comportò la fedeltà al giuramento prestato al legittimo Stato italiano anche dopo l’8 settembre. Questa dedizione ne ha comportato l’estremo sacrificio, dopo duri mesi d’inumana reclusione. La storia di Alberto Trionfi è oggetto di almeno un paio di volumi, scritti dalla figlia Maria, tra cui l’ultimo in collaborazione con la storica Elena Albertini, da poco edito per le Edizioni Chillemi: Un crimine di guerra mai risolto. L’assassinio del generale Trionfi e il carteggio Wiesenthal.
Scopriamo così che la vita di Alberto Trionfi è stata dedicata tutta alla Patria; ciò è certificato dal fatto che egli con consapevolezza e responsabilità il 7 settembre 1943 ebbe a lasciare Roma, per tornare in Grecia al suo comando. Egli era cosciente che il commiato alla famiglia e la partenza dall’Italia avrebbero comportato grandi rischi; egli tuttavia non si sentì di fare altrimenti. Si trovò così insieme ai suoi soldati vittima dell’armistizio prima e in seguito fermo sostenitore del rifiuto contro ogni lusinga o minaccia operata dalle istituzioni nazi-fasciste, volte a un’indotta adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Trionfi rimase sulle posizioni e dopo un lungo calvario fisico e psicologico fu brutalmente giustiziato.



Tutto ciò è stato ricordato nella cerimonia di Via della Lungara, che ha visto come motivazione principale l’apposizione di una pietra d’inciampo in suo onore, davanti alla sua ultima residenza italiana. Durante l’evento hanno preso la parola alcuni familiari – erano presenti le tre generazioni successive del generale – e infine anche un rappresentante dell’Associazione nazionale granatieri, che ha letto la motivazione della medaglia d’argento al valor militare concessa allo stesso Trionfi, per la propria composta condotta morale. Di fronte ai continui scempi e oltraggi alla comune memoria del Paese, da oggi “andare a Via della Lungara” potrebbe divenire l’occasione per onorare un uomo degno di onore e rispetto e non solo il sinonimo per apostrofare criminali comuni.


(centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org)

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