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venerdì 21 settembre 2018

La Battaglia dell'Idra e del Timavo. 1917


APPROFONDIMENTI
Si riporta la versione del 1919 a cura 
del Comando Supremo del Regio Esercito
dei combattimenti dell'estate del 1917
che precedettero la 12a battaglia dell'Isonzo



La battaglia dall'Idria al Timavo
(Agosto- Settembre 1917)

Estate 1917: il Re in vista al fronte

L'offensiva di primavera era appena terminata è già l’esercito nostro si preparava a nuovi cimenti. Le unità provate nella battaglia del maggio venivano rapidamente completate, le armi logorate erano sostituite e le dotazioni di materiale aumentate; il lavoro tornava a fervere fecondo nei campi di istruzione e di addestramento.
Contemporaneamente, lungo la fronte, all’attività violenta della battaglia subentravano il lavorio quotidiano di vigilanza e afforzamento, le ricognizioni di pattuglie, i tiri di molestia delle artiglierie, le piccole azioni di logoramento. Si ricostituivano i depositi di munizioni, si piazzavano nuove bocche da fuoco, si provvedeva all’apertura di nuovi camminamenti, allo scavo di numerose caverne, difensive per proteggere le truppe dalla violenza del tiro avversario, ed offensive per tenere prossimi alla linea nemica durante la preparazione di artiglieria i riparti destinati a costituire le ondate d’assalto.
Nella prima quindicina di agosto il nostro esercito era magnificamente pronto per dare un nuovo poderoso urto all’avversario.
Tale urto era richiesto dalla situazione generale degli alleati: l’offensiva anglo-francese in preparazione; la necessità di alleggerire per quanto possibile la fronte russo-rumena della pressione nemica sempre più minacciosa; la speranza di fare rallentare la spinta austro-tedesca in Galizia nella presunzione che, scemata questa, sarebbe stato più facile all’esercito russo il riorganizzarsi. D’altra parte il Comando Supremo, attaccando, si manteneva fedele al concetto dominante le nostre operazioni: quello cioè di non dar tregua al nemico, di logorarne le forze, non solo con l’attrito continuo delle azioni quotidiane, ma con i colpi poderosi delle grandi battaglie.
L’avversario non ignorava il nostro attacco. Non è possibile oggi tenere nascosta l’immensa somma di preparativi, la raccolta di mezzi numerosi e poderosi quali quelli che noi ci accingevamo ad impiegare. E d’altra parte ci era perfettamente noto che il nemico aveva di molto accresciuto le proprie forze e i propri mezzi di difesa e di offesa, ciò che rendeva indispensabile da parte nostra una preparazione assai più vasta, per uno sforzo di gran lunga superiore a tutti i precedenti.
Il Comando Supremo, perfettamente edotto dello schieramento del nemico, indice delle sue prossime intenzioni; sicuro delle proprie condizioni di efficienza sulla fronte tridentina, tali da poter parare ad un eventuale attacco avversario da quella parte, decise di assalire sulla fronte giulia.
L’intendimento fu quello di eseguire un attacco a fondo sull’intera fronte da Tolmino al mare, dislocando le riserve delle armate e del Comando Supremo in modo che potessero con prontezza accorrere su quel qualunque settore dove fosse riuscito lo sfondamento, per allargare la breccia e spingere risolutamente l’avanzata.
Ed invero, determinatosi lo sfondamento della fronte nemica sull’altopiano di Bainsizza, il Comando Supremo spostò rapidamente verso di esso le riserve, mentre faceva seguitare la pressione sul Carso.
Affermatosi il successo col vittorioso procedere delle nostre truppe sull’altopiano di Bainsizza, alle truppe del Carso fu fatto assumere atteggiamento potenziale per approfittare anche di qualsiasi segno di indebolimento dell’avversario da quella parte.
Nell'applicazione tattica di tale concetto strategico, la battaglia dall’Idria al Timavo può considerarsi divisa schematicamente in distinti momenti:
L’attacco su tutta la fronte e il passaggio dell’Isonzo; la manovra di sfondamento sulla Bainsizza e la formidabile pressione sul Carso; l’avanzata sull’altopiano di Bainsizza.

info: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

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