UNA FINESTRA SUL MONDO
di Matteo Bortolani
Sirte, roccaforte nel
2015 degli jihadisti dell’Isis in Libia è il trampolino di lancio per la
conquista di Tripoli, gli jihadisti hanno issato le bandiere nere sulla città
nel 2015 dopo essere partiti da Derna, storica roccaforte islamista.
Consolidata la propria presenza sulla città, a Sirte arrivano armi, uomini e
intelligence, la strategia è ripetere Mosul, approfittando del caos politico
che regna in Libia e della mancanza di una vera forza di contrasto del
terrorismo. L’unico esercito è quello di Haftar che però opera in Cirenaica.
A metà aprile gli
jihadisti marciano verso Misurata pronti a farla cadere, arrivano alle porte
tanto che l’ambasciata Italiana da l’ordine a tutti i connazionali di
abbandonare la città qualora vi si trovassero e possibilmente di lasciare il
Paese. L’avanzata avviene con i soliti pick up con mitragliatori tipo KPV,
mortai, RPG, qualche pezzo di artiglieria pesante ma soprattutto autobombe e
IED, gli ordigni esplosivi.
Niente si frappone ai
jihadisti, Misurata sembra destinata a cadere. Poi succede qualcosa. Con la
nascita del Governo di accordo nazionale voluto dall’Onu (accordi di Skhirat
del dicembre 2015) e l’insediamento di Fayez al Sarraj a Tripoli con il
piratesco arrivo su una motovedetta nella basa navale di Abu Sitta, si crea
anche una regia militare laddove le forze militari sono più strutturate ovvero
Misurata. Nasce Al Bunyan Al Marsus che coordina le katiboe, ovvero le brigate
a cui giungono armi e aiuti dai Paesi occidentali. Sul terreno arrivano forze
speciali inglesi e americane con il compito di assistere sul campo, ovvero fare
i puntatori. Ma soprattutto iniziano i Raid delle forze americane con Africom,
regolari e martellanti. Le sorti del conflitto si capovolgono.
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