Arnaldo Angerilli
RELAZIONE MISSIONE
MILITARE “MAN” DEL 17/7/1944 – Note aggiuntive di chiarimento ed integrazione –
La divulgazione, dopo quasi quarant’anni
dalla stesura, della relazione “riservata” che il Capo della Missione Militare
“Man”, generale Salvatore Melia, compilò per il Comando Supremo (S.I.M.-Sezione
Calderoni), ha provocato da parte di alcuni protagonisti della Resistenza del
Maceratese osservazioni critiche sulle quali ritengo opportuno, nella veste di
membro superstite della Missione, intervenire per chiarire il senso del
documento, esplicitare qualche fatto forse troppo sommariamente esposto ed ovviare
a qualche omissione.
Collaborai
alla elaborazione della relazione sul piano puramente informativo di
fatti ed episodi, mentre le considerazioni di ordine politico militare e le
osservazioni conclusive riflettono le impressioni, le convinzioni ed i giudizi
del Generale Melia sulle vicende che caratterizzarono la Resistenza nelle
Marche.
E’ indubbio che la relazione, stilata da un
onestissimo Generale in s.p.e. dell’Esercito Italiano, il quale in un momento
difficile aveva scelto a Bari la via della lotta al nazifascismo in
territorio occupato dal nemico, può apparire freddamente burocratica, in quanto
priva di aggettivi esaltante e legata a fatti e circostanze non sempre
percepibili nella loro compiuta verità, per il susseguirsi e l’accavallarsi
convulso e violento degli accadimenti; la ricostruzione “a posteriori” di fatti
non è stata quindi agevole, anche se vicina nel tempo agli stessi, ed è
probabilmente viziata, in taluni casi, da giustificabili inesattezze.
La
operatività della Missione fu condizionata dalla esiguità numerica della stessa
(due componenti), dal fatto che il Capo Missione, molto conosciuto specie nel
Maceratese, doveva agire con estrema cautela, dal non aver saputo o voluto
acquisire organicamente qualche valido collaboratore, dalla etichetta
“monarchica e badogliana” che suscitava, in particolare agli inizi, in taluni
esponenti politici diffidenze e prevenzioni, per altro ricambiate dalla Missione.
D’altro
canto non si può tacere che la Missione aveva anche il compito di appurare, informando
il S.I.M., la consistenza e l’armamento delle formazioni
partigiane di sinistra (comuniste in particolare),
alle quali talvolta venivano lesinati i “lanci” a vantaggio di gruppi di altro
colore, privilegiando quelli militari e monarchici.
Superando
mentalità, abitudini, concezioni acquisite nell’ambiente del regio Esercito, i
componenti della Missione si “calarono” nella realtà della Resistenza, che era
una guerra di popolo contro i nazifascisti, di civili in armi insofferenti di
discipline formali e di gradi che non rispecchiassero autentici valori umani e
professionali.
Anche
nelle Marche gli Antifascisti, gli ex confinanti e detenuti politici, i
combattimenti delle brigate internazionali di Spagna ebbero una funzione
preminente e decisiva nella costituzione e nella organizzazione delle
formazioni partigiane, nella educazione politica, ispirata agli ideali di
Libertà, Giustizia sociale e Democrazia dei giovani provati dalle guerre di
aggressione fasciste, disorientati dalla catastrofe in cui il fascismo aveva
precipitato l’Italia, avviliti e braccati dagli occupatori nazisti e dai
repubblicani.
Avvalendosi delle esperienze di vita cospirativa
acquisite duramente nel corso del ventennio fascista e nella guerra
antifranchista, essi furono i promotori, i coordinatori ed i validi strateghi,
sul piano politico-militare, della guerra partigiana.
La Missione ebbe proficui incontri e contatti di
natura organizzativa ed operativa con diversi esponenti Antifascisti i quali,
indipendentemente dal loro credo
politico ed in assoluta unità da intenti, fornirono lealmente informazioni,
assistenza, coperture, nascondigli, nel rispetto di una ermetica segretezza; la
loro valida collaborazione consentì ai componenti della Missione, tra l’altro,
di sfuggire alla cattura dei nazifascisti.
Ritengo doveroso ricordare i loro nomi: Balzelli
Goffredo, Bartocci Guido (Flette), Bragina Astorre, Buscalferri Aldo, Carelli
Augusto, Crucianelli Gino, D’Innocenzo Ezio, Fattorini Mario, Morello don
Cesare, Pallotta Mariano e fratello, Pasquini Silvio, Pianesi Mario, Ricci
Ottavio (Nicola), Rocchi Zeno, Sarti Ernesto, Tommasi Annibale.
I contatti ed i collegamenti della
Missione con le formazioni partigiane ed i Comitati di Liberazione della provincia
di Ascoli Piceno furono limitati e salutari, dopo quello avvenuto in Fermo
nei giorni immediatamente successivi allo sbarco presso le foci del Tenna.
L’azione organizzativa del Colonnello Petroni Paolo,
investito del Comando militare provinciale, incontrò seri ostacoli ed approdò a
scarsi risultati, anche pel frazionamento delle formazioni e per l’eccessivo
spirito di autonomia operativa delle stesse.
La ricetrasmittente “RAR” rimase pressoché
inutilizzata per gravi carenze dei responsabili, compromettendo collegamenti e
lanci.
Dopo i rastrellamenti del Marzo 1944 il Comitato di
Liberazione, senza sentire il parere della Missione, sostituì il Colonnello
Petroni con il Maggiore Strinati.
L’azione di comando del Colonnello Petroni si svolse
essenzialmente nelle zone di Montefortino e di Montemonaco, con influenza
diretta sul gruppo del Tenente Mario Cassio.
Frequenti
invece i rapporti, anche per la lunga permanenza della Missione nel Maceratese,
con il C.L.N. di Macerata e le formazioni partigiane della provincia, ad
accezione di quelle operanti nelle zone di San Severino Marche e di Cingoli,
efficienti, validamente inquadrate e comandate che avevano i loro supporti
logistici ed i vertici politico-militari nell’Anconetano.
Si incontrarono difficoltà nella designazione di un
responsabile militare provinciale per la riluttanza di diversi ufficiali
superiori dell’Esercito, inutilmente interpellati e sollecitati ad uscire da
una passiva attesa degli Alleati.
Venne infine nominato il Colonnello di Commissariato
Egidi Walfrido che si prodigò efficacemente in compiti organizzativi,
partecipando valorosamente ad azioni di guerra.
Efficiente e funzionante, anche nei periodi più
difficili e tormentati, la radio “PRD” su cui poggiò la Missione, grazie al
costante ed eroico impegno del responsabile Pirani Florindo e del marconista De
Arcangelis Silvio, abilmente sfuggiti, più volte, alle ricerche dei
radiolocalizzatori tedeschi.
L’incontro tra il Generale Melia e l’Ing.Gino Tommasi
(Annibale), avvento i primi di febbraio 1944 nei pressi di Caldarola presenti
lo scrivente ed Ernesto Sarti, dopo le iniziali reciproche diffidenze, si
rivolse in un aperto dialogo con ampie convergenze sul piano organizzativo ed
operativo.
Dopo l’arresto dell’Ing.Tommasi l’8 Febbraio in Ancona
la Missione, nonostante reiterati tentativi, non riuscì a stabilire contatti né
a promuovere incontri con il Maggiore Amato Tiraboschi, subentrato nel Comando
militare.
Quanto al
comandante della guardia nazionale repubblicana di Macerata colonnello
Bassanesi, in un colloquio su richiesta dello stesso in epoca molto vicina alla
liberazione di Macerata, riportai la netta impressione che si preoccupasse
soltanto di salvare, con una tardiva ed inutile collaborazione,
incolumità personale e perfino la posizione militare.
La mancata collaborazione di diversi ufficiali
superiori dell’Esercito residenti nel Maceratese, che ai rischi di una
partecipazione preferirono un ambiguo attesismo, non incise in modo rilevante
sull’apparato militare dell’organizzazione partigiana. D’altra parte non tutti
gli ufficiali riuscivano a superare i rigidi schemi tattico-disciplinari,
professionalmente acquisiti in lunghi anni di militanza nel regio Esercito, ed
a comprendere la peculiarità e le specificità della guerra partigiana.
In taluni casi, peraltro rari, l’azione di comando di
ufficiali, anche i complemento, si rivelò controproducente.
I
contatti della Missione con il C.L.N. di Ancona e con le formazioni
combattenti della provincia si limitarono al citato incontro con l’Ing.Tommasi
e ad una mia breve permanenza, dopo un rapido incontroa Frontale con Goffredo
Balzelli, presso il gruppo della Porcarella, per la esecuzione di sabotaggi
sulla linea ferroviaria Falconara-Albacina ed ai tralicci delle linee
elettriche di alta tensione.
I primi
di Aprile 1944 la missione si trasferì nella provincia di Pesaro, e
precisamente nella zona di S.Pietro in Calibrano, ospitata
dai responsabili di una organizzazione molto
efficiente, da cui dipendevano formazioni omogenee e ben comandate.
I colloqui, avvenuti principalmente con Nicola (Ricci
Ottavio) validissimo responsabile militare a livello provinciale, furono molto
utili e produttivi, anche per l’acquisizione di informazioni precise e puntuali
sui lavori e sull’andamento della linea Gotica.
Ricordo con affettuosa commozione il partigiano
Astorre (Bragia Astorre), umile, serio e coraggioso Caduto pochi mesi dopo, che
mi fu assiduo e cordiale compagno in quelle giornate di rischio e di
preoccupazione, mentre i militari nazisti transitavano minacciosi sulle strade
circostanti.
Anche in provincia di Pesaro fu rimarcato
l’assenteismo di vari ufficiali dell’Esercito di grado elevato.
Sporadici
i contatti ed i collegamenti con i gruppi partigiani della vicina Umbria,
affidati al Colonnello Petroni che, per varie circostanze, non riuscì a
stabilirli validamente.
A
conclusione di queste brevi annotazioni ritengo di dover colmare una lacuna
della relazione, peraltro spiegabile nella qualità e nei fini della stessa, per
lumeggiare il notevole apporto che alcuni valorosi partigiani, investiti di
funzioni di comando o di compiti specifici, diedero validamente ed assiduamente
alla Missione, affiancandone l’azione.
Buslcaferri Aldo - , trucidato dai nazisti a
Vestignano di Caldarola il 22 Marzo 1944 mentre soccorreva un partigiano
ferito.
La sua morte eroica, nel compimento di un gesto
sublime di umana solidarietà e di amore fraterno, chiuse una vita intensamente
vissuta al servizio di una Idea, nutrita senza incertezze durante il fascismo,
nonostante persecuzioni, detenzioni e confino.
Dopo l’otto settembre era stato l’animatore ed il
coordinatore del movimento partigiano nella zona di Caldarola. Lo incontrai
l’ultima volta, poco tempo prima della sua morte, presso il Comando di
Vestignano ed ebbi con lui un aperto scambio di informazioni e di orientamenti
operativi.
Lo coadiuvava principalmente l’Ing.Luigi Pisani,
anziano e valoroso antifascista, già fuoriuscito in Francia e capitano nella
legione straniera francese, anch’egli ucciso dai tedeschi lo stesso giorno dopo
atroci sevizie.
Pure nella sua fiduciosa serenità, Aldo era conscio
dei pericoli che incombevano sul Comando di Vestignano ed era amareggiato e
deluso pel comportamento di due ufficiali superiori che , assegnati al Comando
come tecnici militari, non davano un’efficace apporto; infatti al primo sentore
di rischio abbandonarono precipitosamente il loro posto.
Pianesi Mario,
antifascista ed ex confinato politico, ispettore militare e membro del C.L.N.
di Macerata.
Collaborò assiduamente con la Missione; ebbi con lui
incontri e contatti frequentissimi. La sua casa in via della Pace, ove
l’anziana madre mi riceveva cordialmente e serenamente, costituì un efficace
punto di riferimento e di collegamento.
Fu uno dei maggiori animatori ed organizzatori della
Resistenza nel Maceratese.
Sereno, imperturbabile, coraggioso disimpegnava
compiti di dirigenza organizzativa, logistica, militare ed informativa,
partecipando tuttavia valorosamente a scontri con i nazifascisti e ad azioni
“gappiste”. Provvide personalmente, con astuzia ed ardimento, al rischioso
trasferimento di ufficiali superiori alleati ex prigionieri nel Sud.
Alla innata bontà d’animo ha sempre unito il coraggio
delle proprie idee e la generosità nel comunicarle.
La Missione poté contare, in ogni contingenza, sulla
sua valida e leale collaborazione.
Pirani Florindo
– capo della Missione radio P.R.D.. La sua radio ricetrasmittente fu la più
efficiente delle Marche e la Missione se ne avvalse utilmente in ogni
necessità.
Attraversare le linee, raggiunto Bari ed infine
Brindisi, era riuscito, con l’impeto della sua dialettica e con tenacia
instancabile, a vincere le resistenze dei Comandi Italiani ed Alleati ottenendo
la consegna di un apparecchio ricetrasmittente. Affiancato dal bravo e valoroso
marconista Silvio De Arcangelis, di Pescara, riattraversava rischiosamente le
linee raggiungendo Cingoli, da cui successivamente spostava l’apparecchio in
varie località del Maceratese, per evitarne la localizzazione da parte dei
tedeschi e dei fascisti.
Catturato dai nazifascisti, riusciva audacemente a
fuggire, approfittando di un bombardamento alleato su Macerata, dalla caserma
Corridoni ove era imprigionato con accuse che comportavano la fucilazione,
raggiungendo le formazioni partigiane del Monastero. Partecipava quindi ai
combattimenti sostenuti da quel gruppo distinguendosi pel suo coraggio che
rasentava la temerarietà.
Ci incontrammo la prima volta a Tolentino su invito,
da Brindisi, del S.I.M. da cui dipendevamo, ai fini di collegamento tra le due
missioni. I nomi di copertura non ci consentirono di sapere preventivamente che
ci conoscevamo da tempi lontani. Dopo il controllo reciproco dei segni di
riconoscimento previsti da Brindisi, ebbe inizio la nostra conversazione che
assunse toni particolarmente cordiali.
Frequenti i successivi contatti.
Di carattere aperto e giovale, dinamico, sostenuto da
un coraggio che non aveva limiti, fu un capace ed insostenibile collaboratore
della Missione, specie nel campo informativo e dei collegamenti.
Rocchi Zeno –
Antifascista da sempre, perseguitato duramente dal regime, più volte arrestato,
confinato in località insalubri che ne minarono ulteriormente il fisico, già
menomato dalle continue angherie e bastonature dei fascisti.
Pur in condizioni di salute precarie fu, sin dal 19
settembre 1943, il promotore e l’animatore delle formazioni partigiane nella
zona di Sarnano, ove esisteva sin dagli inizi un presidio fascista.
Nutrito da una Fede che il fascismo non era riuscito a
piegare, era un idealista con uno spiccato senso di solidarietà umana ed un
illimitato spirito di scarificio. La sua bontà non gli consentiva di odiare il
nemico di smpre, che combatteva lealmente senza ricambiare le crudeltà di cui
era stato vittima durante il ventennio.
I numerosi incontri che ebbi con lui, concretamente
utili ai fini della Missione, trasfondevano in me quel senso di serena
tranquillità e di ottimismo che animava costantemente la sua pur travagliata
esistenza.
Nonostante i gravissimi rischi, sempre incombenti, e
le imperfette condizioni non si allontanò mai dalla zona di Sarnano e dalle
formazioni partigiane da lui create e dirette, nelle quali militavano numerosi
slavi che lo stimavano ed amavano come un padre.
Fu un esempio luminoso di onestà indefettibile, di
Fede intensamente vissuta, di valoroso combattente per la Libertà, la Giustizia
sociale e la Democrazia.
Nei confronti di Zeno, che morì nella indigenza come
nella indigenza era vissuto, gli aggettivi qualificanti non sono espressioni di
vuota retorica, ma costituiscono un obbiettivo doveroso riconoscimento.
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Alla prova dei fatti la generazione cresciuta sotto il
fascismo, arbitro assoluto durante il ventennio del suo destino e della sua
formazione, si dimostrò matura per raccogliere ed assimilare le tradizioni e le
lezioni degli uomini dell’Antifascismo.
Se il Risorgimento fu opera di una èlite, la
opposizione in armi al nazifascismo fu espressione unanime di popolo, che vi
partecipò con uomini provenienti da tutte le classi sociali.
Ancona 15 Marzo 1985
Maggiore
Fanteria Cpl. Angerilli Arnaldo
Membro
della Missione Militare “MAN”
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