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sabato 19 marzo 2016

Guerra di Liberazione. La Missione "Man" nelle Marche

Arnaldo Angerilli

RELAZIONE MISSIONE MILITARE “MAN” DEL 17/7/1944 – Note aggiuntive di chiarimento ed integrazione –

La divulgazione, dopo quasi quarant’anni dalla stesura, della relazione “riservata” che il Capo della Missione Militare “Man”, generale Salvatore Melia, compilò per il Comando Supremo (S.I.M.-Sezione Calderoni), ha provocato da parte di alcuni protagonisti della Resistenza del Maceratese osservazioni critiche sulle quali ritengo opportuno, nella veste di membro superstite della Missione, intervenire per chiarire il senso del documento, esplicitare qualche fatto forse troppo sommariamente esposto ed ovviare a qualche omissione.
        Collaborai alla elaborazione della relazione sul piano puramente informativo di fatti ed episodi, mentre le considerazioni di ordine politico militare e le osservazioni conclusive riflettono le impressioni, le convinzioni ed i giudizi del Generale Melia sulle vicende che caratterizzarono la Resistenza nelle Marche.
E’ indubbio che la relazione, stilata da un onestissimo Generale in s.p.e. dell’Esercito Italiano, il quale in un momento difficile aveva scelto a Bari la via della lotta al nazifascismo in territorio occupato dal nemico, può apparire freddamente burocratica, in quanto priva di aggettivi esaltante e legata a fatti e circostanze non sempre percepibili nella loro compiuta verità, per il susseguirsi e l’accavallarsi convulso e violento degli accadimenti; la ricostruzione “a posteriori” di fatti non è stata quindi agevole, anche se vicina nel tempo agli stessi, ed è probabilmente viziata, in taluni casi, da giustificabili inesattezze.
        La operatività della Missione fu condizionata dalla esiguità numerica della stessa (due componenti), dal fatto che il Capo Missione, molto conosciuto specie nel Maceratese, doveva agire con estrema cautela, dal non aver saputo o voluto acquisire organicamente qualche valido collaboratore, dalla etichetta “monarchica e badogliana” che suscitava, in particolare agli inizi, in taluni esponenti politici diffidenze e prevenzioni, per altro ricambiate dalla Missione.
        D’altro canto non si può tacere che la Missione aveva anche il compito di appurare, informando il S.I.M., la consistenza e l’armamento delle formazioni




partigiane di sinistra (comuniste in particolare), alle quali talvolta venivano lesinati i “lanci” a vantaggio di gruppi di altro colore, privilegiando quelli militari e monarchici.
        Superando mentalità, abitudini, concezioni acquisite nell’ambiente del regio Esercito, i componenti della Missione si “calarono” nella realtà della Resistenza, che era una guerra di popolo contro i nazifascisti, di civili in armi insofferenti di discipline formali e di gradi che non rispecchiassero autentici valori umani e professionali.
        Anche nelle Marche gli Antifascisti, gli ex confinanti e detenuti politici, i combattimenti delle brigate internazionali di Spagna ebbero una funzione preminente e decisiva nella costituzione e nella organizzazione delle formazioni partigiane, nella educazione politica, ispirata agli ideali di Libertà, Giustizia sociale e Democrazia dei giovani provati dalle guerre di aggressione fasciste, disorientati dalla catastrofe in cui il fascismo aveva precipitato l’Italia, avviliti e braccati dagli occupatori nazisti e dai repubblicani.
Avvalendosi delle esperienze di vita cospirativa acquisite duramente nel corso del ventennio fascista e nella guerra antifranchista, essi furono i promotori, i coordinatori ed i validi strateghi, sul piano politico-militare, della guerra partigiana.
La Missione ebbe proficui incontri e contatti di natura organizzativa ed operativa con diversi esponenti Antifascisti i quali, indipendentemente  dal loro credo politico ed in assoluta unità da intenti, fornirono lealmente informazioni, assistenza, coperture, nascondigli, nel rispetto di una ermetica segretezza; la loro valida collaborazione consentì ai componenti della Missione, tra l’altro, di sfuggire alla cattura dei nazifascisti.
Ritengo doveroso ricordare i loro nomi: Balzelli Goffredo, Bartocci Guido (Flette), Bragina Astorre, Buscalferri Aldo, Carelli Augusto, Crucianelli Gino, D’Innocenzo Ezio, Fattorini Mario, Morello don Cesare, Pallotta Mariano e fratello, Pasquini Silvio, Pianesi Mario, Ricci Ottavio (Nicola), Rocchi Zeno, Sarti Ernesto, Tommasi Annibale.


I contatti ed i collegamenti della Missione con le formazioni partigiane ed i Comitati di Liberazione della provincia di Ascoli Piceno furono limitati e salutari, dopo quello avvenuto in Fermo nei giorni immediatamente successivi allo sbarco presso le foci del Tenna.
L’azione organizzativa del Colonnello Petroni Paolo, investito del Comando militare provinciale, incontrò seri ostacoli ed approdò a scarsi risultati, anche pel frazionamento delle formazioni e per l’eccessivo spirito di autonomia operativa delle stesse.
La ricetrasmittente “RAR” rimase pressoché inutilizzata per gravi carenze dei responsabili, compromettendo collegamenti e lanci.
Dopo i rastrellamenti del Marzo 1944 il Comitato di Liberazione, senza sentire il parere della Missione, sostituì il Colonnello Petroni con il Maggiore Strinati.
L’azione di comando del Colonnello Petroni si svolse essenzialmente nelle zone di Montefortino e di Montemonaco, con influenza diretta sul gruppo del Tenente Mario Cassio.
        Frequenti invece i rapporti, anche per la lunga permanenza della Missione nel Maceratese, con il C.L.N. di Macerata e le formazioni partigiane della provincia, ad accezione di quelle operanti nelle zone di San Severino Marche e di Cingoli, efficienti, validamente inquadrate e comandate che avevano i loro supporti logistici ed i vertici politico-militari nell’Anconetano.
Si incontrarono difficoltà nella designazione di un responsabile militare provinciale per la riluttanza di diversi ufficiali superiori dell’Esercito, inutilmente interpellati e sollecitati ad uscire da una passiva attesa degli Alleati.
Venne infine nominato il Colonnello di Commissariato Egidi Walfrido che si prodigò efficacemente in compiti organizzativi, partecipando valorosamente ad azioni di guerra.
Efficiente e funzionante, anche nei periodi più difficili e tormentati, la radio “PRD” su cui poggiò la Missione, grazie al costante ed eroico impegno del responsabile Pirani Florindo e del marconista De Arcangelis Silvio, abilmente sfuggiti, più volte, alle ricerche dei radiolocalizzatori tedeschi.




L’incontro tra il Generale Melia e l’Ing.Gino Tommasi (Annibale), avvento i primi di febbraio 1944 nei pressi di Caldarola presenti lo scrivente ed Ernesto Sarti, dopo le iniziali reciproche diffidenze, si rivolse in un aperto dialogo con ampie convergenze sul piano organizzativo ed operativo.
Dopo l’arresto dell’Ing.Tommasi l’8 Febbraio in Ancona la Missione, nonostante reiterati tentativi, non riuscì a stabilire contatti né a promuovere incontri con il Maggiore Amato Tiraboschi, subentrato nel Comando militare.
        Quanto al comandante della guardia nazionale repubblicana di Macerata colonnello Bassanesi, in un colloquio su richiesta dello stesso in epoca molto vicina alla liberazione di Macerata, riportai la netta impressione che si preoccupasse soltanto di salvare, con una tardiva ed inutile collaborazione, incolumità personale e perfino la posizione militare.
La mancata collaborazione di diversi ufficiali superiori dell’Esercito residenti nel Maceratese, che ai rischi di una partecipazione preferirono un ambiguo attesismo, non incise in modo rilevante sull’apparato militare dell’organizzazione partigiana. D’altra parte non tutti gli ufficiali riuscivano a superare i rigidi schemi tattico-disciplinari, professionalmente acquisiti in lunghi anni di militanza nel regio Esercito, ed a comprendere la peculiarità e le specificità della guerra partigiana.
In taluni casi, peraltro rari, l’azione di comando di ufficiali, anche i complemento, si rivelò controproducente.
        I contatti della Missione con il C.L.N. di Ancona e con le formazioni combattenti della provincia si limitarono al citato incontro con l’Ing.Tommasi e ad una mia breve permanenza, dopo un rapido incontroa Frontale con Goffredo Balzelli, presso il gruppo della Porcarella, per la esecuzione di sabotaggi sulla linea ferroviaria Falconara-Albacina ed ai tralicci delle linee elettriche di alta tensione.
        I primi di Aprile 1944 la missione si trasferì nella provincia di Pesaro, e precisamente nella zona di S.Pietro in Calibrano, ospitata

dai responsabili di una organizzazione molto efficiente, da cui dipendevano formazioni omogenee e ben comandate.
I colloqui, avvenuti principalmente con Nicola (Ricci Ottavio) validissimo responsabile militare a livello provinciale, furono molto utili e produttivi, anche per l’acquisizione di informazioni precise e puntuali sui lavori e sull’andamento della linea Gotica.
Ricordo con affettuosa commozione il partigiano Astorre (Bragia Astorre), umile, serio e coraggioso Caduto pochi mesi dopo, che mi fu assiduo e cordiale compagno in quelle giornate di rischio e di preoccupazione, mentre i militari nazisti transitavano minacciosi sulle strade circostanti.
Anche in provincia di Pesaro fu rimarcato l’assenteismo di vari ufficiali dell’Esercito di grado elevato.
        Sporadici i contatti ed i collegamenti con i gruppi partigiani della vicina Umbria, affidati al Colonnello Petroni che, per varie circostanze, non riuscì a stabilirli validamente.
        A conclusione di queste brevi annotazioni ritengo di dover colmare una lacuna della relazione, peraltro spiegabile nella qualità e nei fini della stessa, per lumeggiare il notevole apporto che alcuni valorosi partigiani, investiti di funzioni di comando o di compiti specifici, diedero validamente ed assiduamente alla Missione, affiancandone l’azione.

Buslcaferri Aldo - , trucidato dai nazisti a Vestignano di Caldarola il 22 Marzo 1944 mentre soccorreva un partigiano ferito.
La sua morte eroica, nel compimento di un gesto sublime di umana solidarietà e di amore fraterno, chiuse una vita intensamente vissuta al servizio di una Idea, nutrita senza incertezze durante il fascismo, nonostante persecuzioni, detenzioni e confino.
Dopo l’otto settembre era stato l’animatore ed il coordinatore del movimento partigiano nella zona di Caldarola. Lo incontrai l’ultima volta, poco tempo prima della sua morte, presso il Comando di Vestignano ed ebbi con lui un aperto scambio di informazioni e di orientamenti operativi.
Lo coadiuvava principalmente l’Ing.Luigi Pisani, anziano e valoroso antifascista, già fuoriuscito in Francia e capitano nella legione straniera francese, anch’egli ucciso dai tedeschi lo stesso giorno dopo atroci sevizie.




Pure nella sua fiduciosa serenità, Aldo era conscio dei pericoli che incombevano sul Comando di Vestignano ed era amareggiato e deluso pel comportamento di due ufficiali superiori che , assegnati al Comando come tecnici militari, non davano un’efficace apporto; infatti al primo sentore di rischio abbandonarono precipitosamente il loro posto.

Pianesi Mario, antifascista ed ex confinato politico, ispettore militare e membro del C.L.N. di Macerata.
Collaborò assiduamente con la Missione; ebbi con lui incontri e contatti frequentissimi. La sua casa in via della Pace, ove l’anziana madre mi riceveva cordialmente e serenamente, costituì un efficace punto di riferimento e di collegamento.
Fu uno dei maggiori animatori ed organizzatori della Resistenza nel Maceratese.
Sereno, imperturbabile, coraggioso disimpegnava compiti di dirigenza organizzativa, logistica, militare ed informativa, partecipando tuttavia valorosamente a scontri con i nazifascisti e ad azioni “gappiste”. Provvide personalmente, con astuzia ed ardimento, al rischioso trasferimento di ufficiali superiori alleati ex prigionieri nel Sud.
Alla innata bontà d’animo ha sempre unito il coraggio delle proprie idee e la generosità nel comunicarle.
La Missione poté contare, in ogni contingenza, sulla sua valida e leale collaborazione.

Pirani Florindo – capo della Missione radio P.R.D.. La sua radio ricetrasmittente fu la più efficiente delle Marche e la Missione se ne avvalse utilmente in ogni necessità.
Attraversare le linee, raggiunto Bari ed infine Brindisi, era riuscito, con l’impeto della sua dialettica e con tenacia instancabile, a vincere le resistenze dei Comandi Italiani ed Alleati ottenendo la consegna di un apparecchio ricetrasmittente. Affiancato dal bravo e valoroso marconista Silvio De Arcangelis, di Pescara, riattraversava rischiosamente le linee raggiungendo Cingoli, da cui successivamente spostava l’apparecchio in varie località del Maceratese, per evitarne la localizzazione da parte dei tedeschi e dei fascisti.
Catturato dai nazifascisti, riusciva audacemente a fuggire, approfittando di un bombardamento alleato su Macerata, dalla caserma Corridoni ove era imprigionato con accuse che comportavano la fucilazione, raggiungendo le formazioni partigiane del Monastero. Partecipava quindi ai combattimenti sostenuti da quel gruppo distinguendosi pel suo coraggio che rasentava la temerarietà.
Ci incontrammo la prima volta a Tolentino su invito, da Brindisi, del S.I.M. da cui dipendevamo, ai fini di collegamento tra le due missioni. I nomi di copertura non ci consentirono di sapere preventivamente che ci conoscevamo da tempi lontani. Dopo il controllo reciproco dei segni di riconoscimento previsti da Brindisi, ebbe inizio la nostra conversazione che assunse toni particolarmente cordiali.
Frequenti i successivi contatti.
Di carattere aperto e giovale, dinamico, sostenuto da un coraggio che non aveva limiti, fu un capace ed insostenibile collaboratore della Missione, specie nel campo informativo e dei collegamenti.

Rocchi Zeno – Antifascista da sempre, perseguitato duramente dal regime, più volte arrestato, confinato in località insalubri che ne minarono ulteriormente il fisico, già menomato dalle continue angherie e bastonature dei fascisti.
Pur in condizioni di salute precarie fu, sin dal 19 settembre 1943, il promotore e l’animatore delle formazioni partigiane nella zona di Sarnano, ove esisteva sin dagli inizi un presidio fascista.
Nutrito da una Fede che il fascismo non era riuscito a piegare, era un idealista con uno spiccato senso di solidarietà umana ed un illimitato spirito di scarificio. La sua bontà non gli consentiva di odiare il nemico di smpre, che combatteva lealmente senza ricambiare le crudeltà di cui era stato vittima durante il ventennio.
I numerosi incontri che ebbi con lui, concretamente utili ai fini della Missione, trasfondevano in me quel senso di serena tranquillità e di ottimismo che animava costantemente la sua pur travagliata esistenza.
Nonostante i gravissimi rischi, sempre incombenti, e le imperfette condizioni non si allontanò mai dalla zona di Sarnano e dalle formazioni partigiane da lui create e dirette, nelle quali militavano numerosi slavi che lo stimavano ed amavano come un padre.
Fu un esempio luminoso di onestà indefettibile, di Fede intensamente vissuta, di valoroso combattente per la Libertà, la Giustizia sociale e la Democrazia.
Nei confronti di Zeno, che morì nella indigenza come nella indigenza era vissuto, gli aggettivi qualificanti non sono espressioni di vuota retorica, ma costituiscono un obbiettivo doveroso riconoscimento.

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Alla prova dei fatti la generazione cresciuta sotto il fascismo, arbitro assoluto durante il ventennio del suo destino e della sua formazione, si dimostrò matura per raccogliere ed assimilare le tradizioni e le lezioni degli uomini dell’Antifascismo.
Se il Risorgimento fu opera di una èlite, la opposizione in armi al nazifascismo fu espressione unanime di popolo, che vi partecipò con uomini provenienti da tutte le classi sociali.

                
Ancona 15 Marzo 1985

                                          Maggiore Fanteria Cpl. Angerilli Arnaldo

                                          Membro della Missione Militare “MAN”

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