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venerdì 6 settembre 2024

Alle Radici della Repubblica. La fine dell'Unità antifascista

 DIBATTITI

La Svolta di Salerno. Quando Togliatti salvò la Monarchia


La Questione meridionale: un altra occasione persa

Massimo Coltrinari

I partiti politici dopo il Congresso di Bari erano per lo più dominati dalle personalità di Benedetto Croce ed Enrico de Nicola, espressione delle forze liberali, moderate e conservatrici che nella sostanza operavano per salvare la Monarchia proponendo in una prima fase l’istituzione di una reggenza dinastica, preceduta da una doppia abdicazione quella di re Vittorio Emanuele e del Principe ereditario Umberto, in attesa della fine della guerra; questa fase ebbe termine per il netto rifiuto del Re di abdicare. Iniziò una seconda fase in cui fu escogitato l’istituto della Luogotenenza che il Re accettò a metà di febbraio 1944. A questa soluzione erano anche favorevoli, oltre alle forze liberali, i democratici cristiani ed anche Carlo Sforza, repubblicano, emigrato negli Stati Uniti e rientrato in Italia al seguito delle truppe alleate. Sforza era convinto che con la Luogotenenza accettata la Monarchia riconosceva in gran parte le sue colpe. Contrari alla Luogotenenza erano il Partito Comunista, il Partito Socialista ed il partito d’Azione, fermi nel loro rifiuto di ogni intesa con il Re e con il governo Badoglio, in quando vi vedevano una sostanziale continuità con il passato e una totale assenza di rinnovamento.

Al suo arrivo Togliatti non esitò a sposare la causa e l’azione di Croce e di De Nicola che portò all’annuncio ufficiale della Luogotenenza il 12 aprile 1944 ( Togliatti era arrivato a Napoli il 27 marzo) e che nella sostanza diede vita a quella che poi a posteriori si chiamò “svolta di Salerno”. In sostanza Togliatti agevolò e partecipò alla prevalenza delle forze politiche e sociali conservatrici e quelle trasformistiche meridionali che miravano a perpetuare il loro dominio politico con l’ausilio di un apparato amministrativo inefficiente e corrotto adattandosi ad ogni compromesso.

In sostanza la “svolta di Salerno” liquidò in pochi giorni l’unità antifascista, che era rappresentata dal Comitato Nazionale di Liberazione, e del suo ruolo politico che doveva rappresentare il nucleo iniziale del futuro Stato democratico, basato sui principi e valori che il fascismo ha sempre negato.

Si apre a questo punto un ennesimo aspetto della questione meridionale, ma questa non è la sede idonea per approfondirla. Si osserva solo che gli attuali problemi del meridione d’Italia rimasero quelli unitari e post risorgimentali, e nel 1944 fu persa una occasione di rinnovamento radicale, come fu persa nel 1860 con la mancata istituzione della Repubblica proposta dai mazziniani a seguito della vittoria garibaldina. Il Partito d’Azione, che rappresentava il rinnovamento, vide la sua politica messa da parte e rigettata proprio da quelle forze di sinistra che avrebbero dovuto appoggiarla ed attuarla. (continua)

La precedente nota è stata pubblicat in data 3 settembre 2024)

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