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martedì 3 settembre 2024

Alle radici della Repubblica. Il Partito d'Azione

 DIBATTITI

Svolta di Salerno e Partito d’Azione

Quando Palmiro Togliatti salvò la Monarchia

Massimo Coltrinari

Nell’Italia liberata, come noto, sul finire del 1943, si erano già formati i partiti politici che diedero vita ad una nuova stagione politica italiana, dopo l’esperienza del Partito unico. Al Congresso di Bari del Gennaio 1944 divennero i protagonisti della vita politica italiana, pur nel contesto della guerra in corso, delle applicazioni delle condizioni di armistizio imposte dalla Commissione Alleata di Controllo e interagirono con il vertice politico-amministrativo che aveva firmato l’Armistizio, rappresentato dal Re e dal Governo presieduto dal Maresciallo Badoglio.

In questo contesto, agli inizi di febbraio si poteva constatare che il partito che aveva più proficuamente lavorato per creare condizioni per una nuova Italia era il Partito d’Azione. In pratica questo partito poteva essere definito come l’ala marciante dell’antifascismo avendo svolto un ruolo rilevante nel cosiddetto Regno del Sud. Per un riscontro descrittivo si legga il testo di De Spinosa che è particolarmente ricco di notizie e fatti della vita quotidiana nelle provincie liberate1

Il Partito d’Azione in tutti i suoi atti ed in tutte le sue manifestazioni poneva come base la questione istituzionale, ed era nettamente intransigente nella sua pregiudiziale antimonarchica ed antifascista, ravvisando nella permanenza del re e del suo governo la continuazione di un fascismo senza Mussolini e l’ostacolo a qualsiasi rinnovamento morale, politico e sociale. La vera epurazione secondo gli esponenti azionisti doveva cominciare dal trono e dalle forze che si annidavano nella sua ombra, a cominciare dall’apparato degli esteri, militare, amministrativo e degli interni. La forza del Partito d’Azione era tale anche nell’Italia Liberata che tutti gli altri partiti non potevano che seguire questa linea intransigente contro la Monarchia. Chi si oppose a questa linea e sostanzialmente la fece naufragare fu Palmiro Togliatti. Appena sbarcato a Napoli il 27 marzo 1944, in sincronia con la componente mediterranea della diplomazia stalinista, che due settimane prima aveva, il 14 marzo 1944, aveva, prima tra le Nazioni Unite, riconosciuto il Governo Badoglio. Il fuoriuscito Palmiro Togliatti ritornò in Italia con un piano veramente preciso e ben coordinato. I punti di questo piano, interdipendenti, prevedevano, oltre al riconoscimento del Governo Badoglio da parte della URSS, un cambiamento totale di tutta la politica del Partito Comunista Italiano ( PCI), ora orientata tutta verso una politica filo-badogliana con la realizzazione al più presto possibile di un Governo Italiano, sempre presieduto dal Duca di Addis Abeba, ma con la partecipazione di tutti i partiti antifascisti che si erano già radunati al Congresso di Bari, nel gennaio 1944. E’ la cosiddetta “svolta di Salerno” che nella sostanza era diretta contro tutta la politica del Partito d’Azione, ovvero dell’antifascismo militante e rinnovativo.  (continua)

1De Spinosa A., Il Regno del Sud, Firenze, Casa Editrice Parenti, 1955


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