DIBATTITI
Serie Università Albania 1943
Le operazioni contro i ribelli
E' noto che i territori della penisola balcanica,
compreso quello albanese, sono ideali per condurre azioni di guerriglia. Nelle
aree dell'Albania la natura è montuosa ed impervia, vaste sono le zone boscose,
alta la scarsità di buone vie di comunicazione, tutto, quindi, favorevole ad
azioni di guerriglia. Il terreno è ideale per imboscate o sorprese, dove dietro
al contadino o al pastore, dall'apparenza inoffensivo, si nasconde invece il
combattente o l'informatore. In questo contesto l'attività della 9ª Armata fu
resa sempre più difficile dall’estendersi della ribellione albanese. Un quadro
delle azioni che essa condusse contro i ribelli albanesi può essere utile per
comprendere il carattere della rivolta e le conseguenti ripercussioni sul campo
operativo:
1) Alla fine di giugno 1943 un battaglione mobile di
carabinieri, circa 300 uomini in movimento da Valona a Sebenico per presidiare
i pozzi di bitume della zona viene attaccato di sorpresa. Ingenti le perdite
immediate, il grosso viene catturato dai “ribelli” e successivamente
massacrato;
2) Il primo luglio 1943 sono stati attaccati I
presidi di Permett,Klisura e Monrova (Valle dello Vojussa) presidi, che, circondati,
resistono. Una compagnia di scorta ai guardafili, che cerca di stabilire le
comunicazioni con Telepeni con i
suddetti presidi, incontra forte resistenza che, nonostante il concorso di
un'altra compagnia, non riesce a superare. Una colonna di due battaglioni
partita da Berat incontra anche essa una forte resistenza e riesce a superarla
solo dopo essere stata rinforzata. Tentativi fatti da Tepeleni verso Kilsura
con autoblindo non hanno successo a causa delle numerose mine che ne mettono
fuori uso quattro; nel contempo i presidi sono riforniti a mezzo di aerei e
sette apparecchi rifornitori sono colpiti dal tiro antiaereo di armi leggere e
di mitragliatrici. La situazione viene ristabilita solo il 9 luglio. Le perdite
ammontano a 3 ufficiali e 36 militari morti, 4 ufficiali e 131 soldati feriti,
da cui si deduce l’entità e lo spessore delle forze “ribelli”;
3) ll giorno 16 luglio ha inizio una vasta operazione
di rastrellamento contro I centri di vita, di sosta e di concentramento dei
ribelli nella “Malacastra”. Le forze impiegate sono circa 10 battaglioni,
alcuni schierati lungo la Vojussa, altri in movimento da Berat ed altri da
Fieri. I ribelli si sganciano dopo breve resistenza lasciando sul campo alcuni
apparecchi radio ed alcune mitragliatrici. Si hanno 3 morti e 39 feriti da
parte italiana;
4) Sempre a metà luglio i “ribelli” fanno saltare il
grande ponte di Perati e quelli minori tra Perati e Permeti, sempre sullo
Vojussa.Attaccano posti della Regia Marina a Valona, un autocar- ro cisterna
sempre a Valona, il treno a scartamento ridotto tra Sebenico e Valona, una
autocolonna tra Dibra e Struga e l’autovettura che trasporta il Generale
Tricoli, che resta ferito. In questa serie di attacchi si hanno 2 morti e una
ventina di feriti.
5) Il primo agosto si ha l’attacco al presidio di
Burrel (Mati) e contro i presidi posti a protezione di Germani e di Clos, che
resistono. Il ponte sul Mati viene interrotto. In queste operazioni si hanno 37
morti e 73 feriti;
6) Nei giorni 11-12 agosto una colonna, costituita
dal III Battaglione del 128° Reggimento Fanteria, viene attaccata lungo la
strada Tepeleni-Argirocastro; si hanno 6 morti e 20 feriti;
7) Il giorno 12 una colonna di rifornimento (zona di
Pogradec) lun go il lago di Ocrida è attaccata. Si hanno 3 morti e 14 feriti, 5
ufficiali, 6 sottoufficiali e 15 soldati dispersi;
8) Il 16 agosto attacco ad una colonna tra Dibra e
Psicopia senza perdite; nello stesso giorno i ribelli fanno saltare i ponti
lungo la strada che unisce le due località. Con questo attacco ha inizio l’insurrezione
del Dibrano, con scontri tra ribelli e le bande fedeli agli italiani;
9) Il 18 agosto reparti della “Arezzo” insieme ai
tedeschi ed i bulgari operano fuori del confine albanese contro i ‘ribelli’
nella zona di Florina, conducono a fondo rastrellamenti;
10)
Il 21 agosto
il cantiere stradale, a pochi chilometri ad est di Tirana, è attaccato e
distrutto;
11)
A fine agosto
azioni di formazioni “ribelli” anche dello scutinaro zona fino a quel momento
tranquilla e con la popolazione a noi favorevole. Una nostra azione svolta da
un raggruppamento della “Firenze” verso Reci non ha successo e si concluse con
gra- vi perdite da parte italiana. Questo fatto impone una azione in forze ed
una preparazione accurata per la quale vengono fatte affluire verso Scutari
quasi tutte le forze della “Puglie” dal Kossovo (100150 km di distanza). L’8
settembre trova elementi delle “Puglie” ancora in movimento per concentrarsi a
Scutari.
Il comando dell’Armata in una valutazione della
situazione a fine agosto dava una consistenza delle forze ribelli di circa
10-12 mila uomini. I progetti di azioni
contro le forze “ribelli” trovano poi la loro sintesi in un progetto di
operazioni che doveva essere posto in atto dalla fine di agosto a tutto il settembre
1943. Secondo il Generale Torsiello alla sera dell’8 settembre vi erano in
corso ben otto combattimenti tra le forze italiane e i ribelli albanesi.
Il problema operativo si presentava nelle ultime
settimane di agosto al Comando della 9ª Armata nei medesimi termini della
primavera. Ovvero da un lato l’aggravarsi e l’estendersi della rivolta albanese
e dall’altro la minaccia dello sbarco Alleato.
Nella considerazione che era impossibile
fronteggiare le due evenienze, il Comando della 9ª armata decise di gettare
tutte le forze mobili disponibili in una vasta serie di operazioni da condursi
a fondo e nel minor tempo possibile per domare o almeno imporre un tempo di
arresto alla rivolta per poi raccogliere le stesse forze per far fronte a nuovi
eventi (ovvero l’eventuale sbarco Alleato) con il contributo delle promesse del
Gruppo Armate Est.
Con queste premesse si ha la configurazione del
ciclo operativo di agosto-settembre che nelle intenzioni del Generale Dalmazzo,
avrebbe dovuto portare una certa chiarificazione della situazione interna e favorire
i compiti del nuovo Comandante dell’ Armata, già designato per il giorno 9
settembre nella persona del Generale Sogno.
Il ciclo operativo, su queste basi, avrebbe dovuto
iniziarsi alla fine di agosto e concludersi il 10-15 settembre con rastrellamenti
locali condotti fino al 30 settembre. Da notare che tutte queste disposizioni
erano note al Comando Supremo il quale non ignorava che le forze impegnate
allontanavano le forze mobili dalle principali vie di comunicazione
disperdendole all’inseguimento delle formazioni di “ribelli” nel momento meno
favorevole, in vista degli eventi che stavano maturando nel senso armistiziale.
Le unità impiegate in questa operazione erano le
seguenti:
•
Parte della
“Perugia” e “Parma”, con rinforzi della “Brennero” nelle zone di Agiocastro,
Porto Palermo e Santi Quaranta con il compito di rastrellare quella zona ed in
seguito a raccogliersi;
•
Parte della
“Perugia” nelle valli della Vojussa e del Drino;
•
Parte della
“Parma” a difesa di Valona.
Il comando della divisione “Firenze” con parte
delle forze della “Arezzo” venne impiegata nel Dibrano con il concorso di bande
armate locali; una volta esaurito il compito dovevano raccogliersi nuovamente
nella zona di Elbassan Librash ove erano le rimanenti forze che stavano
risalendo da sud.
La divisione “Puglie” ebbe ordine di intervenire
con il massimo delle forze nel Kossovo e nello scutarino per stroncare i
tentavi di rivolta verificatesi a fine agosto.
Reparti della “Brennero” erano tenuti di riserva,
tranne aliquote di sostegno. Le forze impiegate contro i ribelli erano quindi
le seguenti:
•
Sei
battaglioni della divisione “Perugia”
•
Sei
battaglioni della divisione “Parma”
•
Tre
battaglioni della divisione “Firenze”
•
Tre
battaglioni della divisione “Arezzo”
•
Cinque
battaglioni della divisione “Puglie”
•
Tre
battaglioni della divisione “Brennero”.
Il resto delle forze erano impegnate nella
protezione dei centri di via ed in operazioni a breve raggio.
La 9ª Armata, quindi, in questo ciclo operativo
stava compiendo il massimo sforzo di uomini e di mezzi contro le formazioni
“ribelli”.
Questo aspetto è da tenere in particolare evidenza
nel momento in cui ci si chiede come mai tali unità si disintegrarono
rapidamente all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, e perché non misero
almeno in essere una qualche forma di resistenza alla penetrazione tedesca.
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