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venerdì 11 agosto 2023

Albania 1943. Giugno. Attività antiguerriglia

 DIBATTITI

Serie Università Albania 1943

Le operazioni contro i ribelli

E' noto che i territori della penisola balcanica, compreso quello albanese, sono ideali per condurre azioni di guerriglia. Nelle aree dell'Albania la natura è montuosa ed impervia, vaste sono le zone boscose, alta la scarsità di buone vie di comunicazione, tutto, quindi, favorevole ad azioni di guerriglia. Il terreno è ideale per imboscate o sorprese, dove dietro al contadino o al pastore, dall'apparenza inoffensivo, si nasconde invece il combattente o l'informatore. In questo contesto l'attività della 9ª Armata fu resa sempre più difficile dall’estendersi della ribellione albanese. Un quadro delle azioni che essa condusse contro i ribelli albanesi può essere utile per comprendere il carattere della rivolta e le conseguenti ripercussioni sul campo operativo:

1)       Alla fine di giugno 1943 un battaglione mobile di carabinieri, circa 300 uomini in movimento da Valona a Sebenico per presidiare i pozzi di bitume della zona viene attaccato di sorpresa. Ingenti le perdite immediate, il grosso viene catturato dai “ribelli” e successivamente massacrato;

2)       Il primo luglio 1943 sono stati attaccati I presidi di Permett,Klisura e Monrova (Valle dello Vojussa) presidi, che, circondati, resistono. Una compagnia di scorta ai guardafili, che cerca di stabilire le comunicazioni con Telepeni  con i suddetti presidi, incontra forte resistenza che, nonostante il concorso di un'altra compagnia, non riesce a superare. Una colonna di due battaglioni partita da Berat incontra anche essa una forte resistenza e riesce a superarla solo dopo essere stata rinforzata. Tentativi fatti da Tepeleni verso Kilsura con autoblindo non hanno successo a causa delle numerose mine che ne mettono fuori uso quattro; nel contempo i presidi sono riforniti a mezzo di aerei e sette apparecchi rifornitori sono colpiti dal tiro antiaereo di armi leggere e di mitragliatrici. La situazione viene ristabilita solo il 9 luglio. Le perdite ammontano a 3 ufficiali e 36 militari morti, 4 ufficiali e 131 soldati feriti, da cui si deduce l’entità e lo spessore delle forze “ribelli”;

3)       ll giorno 16 luglio ha inizio una vasta operazione di rastrellamento contro I centri di vita, di sosta e di concentramento dei ribelli nella “Malacastra”. Le forze impiegate sono circa 10 battaglioni, alcuni schierati lungo la Vojussa, altri in movimento da Berat ed altri da Fieri. I ribelli si sganciano dopo breve resistenza lasciando sul campo alcuni apparecchi radio ed alcune mitragliatrici. Si hanno 3 morti e 39 feriti da parte italiana;

4)    Sempre a metà luglio i “ribelli” fanno saltare il grande ponte di Perati e quelli minori tra Perati e Permeti, sempre sullo Vojussa.Attaccano posti della Regia Marina a Valona, un autocar- ro cisterna sempre a Valona, il treno a scartamento ridotto tra Sebenico e Valona, una autocolonna tra Dibra e Struga e l’autovettura che trasporta il Generale Tricoli, che resta ferito. In questa serie di attacchi si hanno 2 morti e una ventina di feriti.

5)    Il primo agosto si ha l’attacco al presidio di Burrel (Mati) e contro i presidi posti a protezione di Germani e di Clos, che resistono. Il ponte sul Mati viene interrotto. In queste operazioni si hanno 37 morti e 73 feriti;

6)    Nei giorni 11-12 agosto una colonna, costituita dal III Battaglione del 128° Reggimento Fanteria, viene attaccata lungo la strada Tepeleni-Argirocastro; si hanno 6 morti e 20 feriti;

7)    Il giorno 12 una colonna di rifornimento (zona di Pogradec) lun go il lago di Ocrida è attaccata. Si hanno 3 morti e 14 feriti, 5 ufficiali, 6 sottoufficiali e 15 soldati dispersi;

8)    Il 16 agosto attacco ad una colonna tra Dibra e Psicopia senza perdite; nello stesso giorno i ribelli fanno saltare i ponti lungo la strada che unisce le due località. Con questo attacco ha inizio l’insurrezione del Dibrano, con scontri tra ribelli e le bande fedeli agli italiani;

9)    Il 18 agosto reparti della “Arezzo” insieme ai tedeschi ed i bulgari operano fuori del confine albanese contro i ‘ribelli’ nella zona di Florina, conducono a fondo rastrellamenti;

10)         Il 21 agosto il cantiere stradale, a pochi chilometri ad est di Tirana, è attaccato e distrutto;

11)         A fine agosto azioni di formazioni “ribelli” anche dello scutinaro zona fino a quel momento tranquilla e con la popolazione a noi favorevole. Una nostra azione svolta da un raggruppamento della “Firenze” verso Reci non ha successo e si concluse con gra- vi perdite da parte italiana. Questo fatto impone una azione in forze ed una preparazione accurata per la quale vengono fatte affluire verso Scutari quasi tutte le forze della “Puglie” dal Kossovo (100150 km di distanza). L’8 settembre trova elementi delle “Puglie” ancora in movimento per concentrarsi a Scutari.

Il comando dell’Armata in una valutazione della situazione a fine agosto dava una consistenza delle forze ribelli di circa 10-12 mila uomini. I  progetti di azioni contro le forze “ribelli” trovano poi la loro sintesi in un progetto di operazioni che doveva essere posto in atto dalla fine di agosto a tutto il settembre 1943. Secondo il Generale Torsiello alla sera dell’8 settembre vi erano in corso ben otto combattimenti tra le forze italiane e i ribelli albanesi.

Il problema operativo si presentava nelle ultime settimane di agosto al Comando della 9ª Armata nei medesimi termini della primavera. Ovvero da un lato l’aggravarsi e l’estendersi della rivolta albanese e dall’altro la minaccia dello sbarco Alleato.

Nella considerazione che era impossibile fronteggiare le due evenienze, il Comando della 9ª armata decise di gettare tutte le forze mobili disponibili in una vasta serie di operazioni da condursi a fondo e nel minor tempo possibile per domare o almeno imporre un tempo di arresto alla rivolta per poi raccogliere le stesse forze per far fronte a nuovi eventi (ovvero l’eventuale sbarco Alleato) con il contributo delle promesse del Gruppo Armate Est.

Con queste premesse si ha la configurazione del ciclo operativo di agosto-settembre che nelle intenzioni del Generale Dalmazzo, avrebbe dovuto portare una certa chiarificazione della situazione interna e favorire i compiti del nuovo Comandante dell’ Armata, già designato per il giorno 9 settembre nella persona del Generale Sogno.

Il ciclo operativo, su queste basi, avrebbe dovuto iniziarsi alla fine di agosto e concludersi il 10-15 settembre con rastrellamenti locali condotti fino al 30 settembre. Da notare che tutte queste disposizioni erano note al Comando Supremo il quale non ignorava che le forze impegnate allontanavano le forze mobili dalle principali vie di comunicazione disperdendole all’inseguimento delle formazioni di “ribelli” nel momento meno favorevole, in vista degli eventi che stavano maturando nel senso armistiziale.

Le unità impiegate in questa operazione erano le seguenti:

           Parte della “Perugia” e “Parma”, con rinforzi della “Brennero” nelle zone di Agiocastro, Porto Palermo e Santi Quaranta con il compito di rastrellare quella zona ed in seguito a raccogliersi;

           Parte della “Perugia” nelle valli della Vojussa e del Drino;

           Parte della “Parma” a difesa di Valona.

Il comando della divisione “Firenze” con parte delle forze della “Arezzo” venne impiegata nel Dibrano con il concorso di bande armate locali; una volta esaurito il compito dovevano raccogliersi nuovamente nella zona di Elbassan Librash ove erano le rimanenti forze che stavano risalendo da sud.

La divisione “Puglie” ebbe ordine di intervenire con il massimo delle forze nel Kossovo e nello scutarino per stroncare i tentavi di rivolta verificatesi a fine agosto.

Reparti della “Brennero” erano tenuti di riserva, tranne aliquote di sostegno. Le forze impiegate contro i ribelli erano quindi le seguenti:

           Sei battaglioni della divisione “Perugia”

           Sei battaglioni della divisione “Parma”

           Tre battaglioni della divisione “Firenze”

           Tre battaglioni della divisione “Arezzo”

           Cinque battaglioni della divisione “Puglie”

           Tre battaglioni della divisione “Brennero”.

Il resto delle forze erano impegnate nella protezione dei centri di via ed in operazioni a breve raggio.

La 9ª Armata, quindi, in questo ciclo operativo stava compiendo il massimo sforzo di uomini e di mezzi contro le formazioni “ribelli”.

Questo aspetto è da tenere in particolare evidenza nel momento in cui ci si chiede come mai tali unità si disintegrarono rapidamente all’indomani dell’annuncio dell’armistizio, e perché non misero almeno in essere una qualche forma di resistenza alla penetrazione tedesca.

 


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