Quanto
si usa il termine “filosofia” in qualsiasi ambiente militare si suscita sempre
ripulsa, ostilità o quanto meno diffidenza, per non dire altro o citare
particolari significativi. Non si può però prescindere in questo cammino o in
questa proposta che si sta svolgendo senza fare un cenno alla filosofia della
storia, lasciando poi ad ognuno dei lettori di approfondire personalmente
questo aspetto.[1]
Partendo
dall’assunto che la guerra, classica o asimmetrica che sia, è scontro di forze
morali, le ideologie nate dal seno della filosofia della storia hanno fornito
ai combattenti una giustificazione morale ed un ideale, convertendosi pertanto
in forze morali. Dalle lotte fra Impero e Papato, passando attraverso, in anni
recenti, al conflitto vietnamita, alla guerra fredda, all’11 settembre 2001 con
l’abbattimento delle Twin Towers, con tutto quello che ne consegue[2]
è evidente che qualche nozione di filosofia della storia occorre pur avere.
Cosa
deve intendersi per filosofia della storia?
Tanto
per continuare a percorre terreni minati, avanziamo questa nozione: è
l’attività speculativa svolta sull’intero corso degli eventi umani per trovare
una ragione ed un fine che li spieghino e li giustifichino.
Da
questa nozione, che naturalmente può essere discussa a tutto tondo, si possono
intravedere le differenze esistenti tra storia e filosofia della storia.
La
prima si interessa soltanto a quella frazione del passato che ha lasciato di sé
testimonianze, al fine di ricostruirla
La
seconda tende a valutare la storia nella sua totalità, e quindi anche nel suo
svolgimento futuro, allo scopo di individuarne il piano di sviluppo e di
indicarne il fine.
Estensione
ed obbiettivo differenziano sostanzialmente la storia dalla filosofia della
storia: Da ciò emerge evidente che la filosofia della storia, ai nostri fini,
si pone all’esterno della cerchia dei nostri specifici interessi. Alcuni cenni,
però sono necessari al fine, per chi vuole, di incamminarsi su questo sentiero.
Abbagnano
riconduce tutte le condizioni filosofiche della storia a cinque categorie,
risultando quindi la storia concepita:
.
come decadenza: è visione propria dell’antichità
.
come ciclo: è concezione propria anch’essa dell’antichità ed è
stata ripresa nei tempi moderni[3]
.
come regno del caso[4]
.
come progresso sistematico, cioè inevitabile, fatale[5]
Altre
ripartizioni possono essere fatte, ma le concezioni filosofiche della storia,
in sintesi, tendono a soddisfare due innate esigenze del nostro spirito, che
affondano le loro radici nell’inconscio: la ricerca di un ordine, e la ricerca
di un fine, nella vita delle generazioni, che coinvolga la partecipazione dei
singoli. Sì da dare un senso alla vita di ognuno. È il dramma dell’uomo, unico
abitante di un pianeta, in un universo di universi.
A
questo dramma si affianca la tendenza umana a ridurre il complesso al semplice,
il molteplice all’unico, nella accezione correlata che semplicità ed unità
siano foriere di verità.
Sotto
l’aspetto pratico è proprio nella semplicità e nella unicità nonché nel rigido
schematismo che ne deriva l’origine di storture e forzature pesantemente
incidenti nella varie filosofie della storia.[6]
Le
filosofie della storia, come tutti i miti, hanno avuto una potente forza di
suggestione sulle masse. La concezione hegeliana della civiltà germanica quale
incarnazione dello spirito del mondo e culmine della storia cosmica ha dato l’innesco
alla teoria del “popolo dominatore” o del “popolo dei dominatori”, acquisto concetto
dal movimento Nazionalsocialista di Hitler, il cui punto di arrivo, fra immani
tragedie e distruzioni, fu la creazione del campo di sterminio, come sintesi
della purezza della razza. Per non dire del miraggio di una società senza
classi proposto dal materialismo storico, che, trasferendo il Paradiso dal
cielo alla terra, ha conferito valore di religione all’ideologia marxista,
nelle varie versioni (leninista, staliniana, maoista ecc.) che è insieme una
filosofia della storia ed un programma d’azione.
Non
si può dimenticare che varie filosofie della storia, assunte a base ideologica
da regimi di varia natura, hanno fatto sì che il rifiuto dell’ideologia
politica potesse essere giudicata un porsi fuori dalla storia e contro la
storia. Questa opposizione veniva convertirsi in opposizione ed attentato al
destino stesso dell’umanità, offrendo così una base giustificativa ad ogni
forma di repressione. Dal pari oggi il confronto fra la civiltà occidentale e
la civiltà islamica apre ulteriori inquietanti interrogativi, per le diverse
concezioni poste alla base della filosofia della storia, generando conflitti di
cui non si ha idea della loro portata e creando instabilità ed insicurezza
oltre i limiti di guardia.
A
conclusione di questo breve cenno sulla filosofia della storia, per chi vuole
ampliare i concetti espressi si rimanda a quanto già acquisito in merito alla
figura ed al pensiero di G. F. Hegel (1770-1831)[7]
il cui posto in questo nostro contesto è di tutto rilievo, sia perché Hegel ha
trovato e proposto la formulazione del concetto di svolgimento storico, a cui
rimandiamo più avanti, sia perché dalla sua opera hanno attinto concezioni ed
ideologie che hanno inciso sugli avvenimenti del mondo in questi due ultimi
secoli.
Oltre
ad Hegel, sarebbe d’uopo un approfondimento riguardo a tutto quanto va sotto
l’etichetta di “materialismo storico”, che nel pensiero di Hegel trova radici
e, quindi, all’opera ed alla figura di Carlo Marx per giungere al neo-idealismo
e alla figura ed all’azione di Benedetto Croce.[8]
[1]
Il terreno è arduo, minato e spinoso. Ma concezioni filosofiche, tanto aborrite
dai militari in genere, parafrasando un celebre detto di un militare di gran
vaglia, quale Napoleone, si sono
trasformate in baionette, e che baionette! Dei dirigenti, dei comandanti,
non possono essere privi nel loro bagaglio di abbozzate nozioni filosofiche, né
tanto meno di avere confusioni tra storia e filosofia della storia, correndo il
rischio o di non “avere baionette”, oppure di trovarsele di fronte senza sapere
che cosa fare.
[2]Basti
pensare, alla NATO in Afganistan, la cui azione era basata sul principio
“occorre prima di ogni cosa conquistare il cuore e le menti”.
[3]
In particolare da O. Spengler
[4]Si
rimanda all’opera di Schopenhauer
[5]È
questa concezione comune a molti pensatori, anche se la finalità indicata è
totalmente diversa. S. Agostino propugna in questa concezione il trionfo della
“città celeste” sulla “città terrena”, Carlo Marx, che adotta la stessa
concezione, l’instaurazione di una società umana senza classi.
[6]
S. Agostino. La storia presenta tre periodi: senza legge, sotto la legge, della
grazia; Hegel: lo sviluppo storico può presentarsi in tre periodi: civiltà
orientale, ove uno solo è libero; civiltà greco-romana, dove pochi sono liberi;
civiltà germanica, ove tutti sono liberi.
[7]
Oltre alle viarie biografie facilmente reperibili, per un “renfrescement” sul
filosofo tedesco cfr. Hegel G.F, Lezioni
sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia, 1947 e succ. ed.
[8]
Molte le opere che si possono consultare in questa prospettiva. Interessanti
sono quelle di N. Abbagnano, G. Giannantoni, G. Sini e R. Treves.
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