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lunedì 24 aprile 2023

La filosofia della Storia

 



Quanto si usa il termine “filosofia” in qualsiasi ambiente militare si suscita sempre ripulsa, ostilità o quanto meno diffidenza, per non dire altro o citare particolari significativi. Non si può però prescindere in questo cammino o in questa proposta che si sta svolgendo senza fare un cenno alla filosofia della storia, lasciando poi ad ognuno dei lettori di approfondire personalmente questo aspetto.[1]

Partendo dall’assunto che la guerra, classica o asimmetrica che sia, è scontro di forze morali, le ideologie nate dal seno della filosofia della storia hanno fornito ai combattenti una giustificazione morale ed un ideale, convertendosi pertanto in forze morali. Dalle lotte fra Impero e Papato, passando attraverso, in anni recenti, al conflitto vietnamita, alla guerra fredda, all’11 settembre 2001 con l’abbattimento delle Twin Towers, con tutto quello che ne consegue[2] è evidente che qualche nozione di filosofia della storia occorre pur avere.

Cosa deve intendersi per filosofia della storia?

Tanto per continuare a percorre terreni minati, avanziamo questa nozione: è l’attività speculativa svolta sull’intero corso degli eventi umani per trovare una ragione ed un fine che li spieghino e li giustifichino.

 

Da questa nozione, che naturalmente può essere discussa a tutto tondo, si possono intravedere le differenze esistenti tra storia e filosofia della storia.

La prima si interessa soltanto a quella frazione del passato che ha lasciato di sé testimonianze, al fine di ricostruirla

La seconda tende a valutare la storia nella sua totalità, e quindi anche nel suo svolgimento futuro, allo scopo di individuarne il piano di sviluppo e di indicarne il fine.

Estensione ed obbiettivo differenziano sostanzialmente la storia dalla filosofia della storia: Da ciò emerge evidente che la filosofia della storia, ai nostri fini, si pone all’esterno della cerchia dei nostri specifici interessi. Alcuni cenni, però sono necessari al fine, per chi vuole, di incamminarsi su questo sentiero.

Abbagnano riconduce tutte le condizioni filosofiche della storia a cinque categorie, risultando quindi la storia concepita:

. come decadenza: è visione propria dell’antichità

. come ciclo: è concezione propria anch’essa dell’antichità ed è

  stata ripresa nei tempi moderni[3]

. come regno del caso[4]

. come progresso sistematico, cioè inevitabile, fatale[5]

 

Altre ripartizioni possono essere fatte, ma le concezioni filosofiche della storia, in sintesi, tendono a soddisfare due innate esigenze del nostro spirito, che affondano le loro radici nell’inconscio: la ricerca di un ordine, e la ricerca di un fine, nella vita delle generazioni, che coinvolga la partecipazione dei singoli. Sì da dare un senso alla vita di ognuno. È il dramma dell’uomo, unico abitante di un pianeta, in un universo di universi.

A questo dramma si affianca la tendenza umana a ridurre il complesso al semplice, il molteplice all’unico, nella accezione correlata che semplicità ed unità siano foriere di verità.

 

Sotto l’aspetto pratico è proprio nella semplicità e nella unicità nonché nel rigido schematismo che ne deriva l’origine di storture e forzature pesantemente incidenti nella varie filosofie della storia.[6]

Le filosofie della storia, come tutti i miti, hanno avuto una potente forza di suggestione sulle masse. La concezione hegeliana della civiltà germanica quale incarnazione dello spirito del mondo e culmine della storia cosmica ha dato l’innesco alla teoria del “popolo dominatore” o del “popolo dei dominatori”, acquisto concetto dal movimento Nazionalsocialista di Hitler, il cui punto di arrivo, fra immani tragedie e distruzioni, fu la creazione del campo di sterminio, come sintesi della purezza della razza. Per non dire del miraggio di una società senza classi proposto dal materialismo storico, che, trasferendo il Paradiso dal cielo alla terra, ha conferito valore di religione all’ideologia marxista, nelle varie versioni (leninista, staliniana, maoista ecc.) che è insieme una filosofia della storia ed un programma d’azione.

Non si può dimenticare che varie filosofie della storia, assunte a base ideologica da regimi di varia natura, hanno fatto sì che il rifiuto dell’ideologia politica potesse essere giudicata un porsi fuori dalla storia e contro la storia. Questa opposizione veniva convertirsi in opposizione ed attentato al destino stesso dell’umanità, offrendo così una base giustificativa ad ogni forma di repressione. Dal pari oggi il confronto fra la civiltà occidentale e la civiltà islamica apre ulteriori inquietanti interrogativi, per le diverse concezioni poste alla base della filosofia della storia, generando conflitti di cui non si ha idea della loro portata e creando instabilità ed insicurezza oltre i limiti di guardia.

 

A conclusione di questo breve cenno sulla filosofia della storia, per chi vuole ampliare i concetti espressi si rimanda a quanto già acquisito in merito alla figura ed al pensiero di G. F. Hegel (1770-1831)[7] il cui posto in questo nostro contesto è di tutto rilievo, sia perché Hegel ha trovato e proposto la formulazione del concetto di svolgimento storico, a cui rimandiamo più avanti, sia perché dalla sua opera hanno attinto concezioni ed ideologie che hanno inciso sugli avvenimenti del mondo in questi due ultimi secoli.

Oltre ad Hegel, sarebbe d’uopo un approfondimento riguardo a tutto quanto va sotto l’etichetta di “materialismo storico”, che nel pensiero di Hegel trova radici e, quindi, all’opera ed alla figura di Carlo Marx per giungere al neo-idealismo e alla figura ed all’azione di Benedetto Croce.[8]

 

(Massimo Coltrinari)

[1] Il terreno è arduo, minato e spinoso. Ma concezioni filosofiche, tanto aborrite dai militari in genere, parafrasando un celebre detto di un militare di gran vaglia, quale Napoleone, si sono trasformate in baionette, e che baionette! Dei dirigenti, dei comandanti, non possono essere privi nel loro bagaglio di abbozzate nozioni filosofiche, né tanto meno di avere confusioni tra storia e filosofia della storia, correndo il rischio o di non “avere baionette”, oppure di trovarsele di fronte senza sapere che cosa fare.

[2]Basti pensare, alla NATO in Afganistan, la cui azione era basata sul principio “occorre prima di ogni cosa conquistare il cuore e le menti”.

[3] In particolare da O. Spengler

[4]Si rimanda all’opera di Schopenhauer

[5]È questa concezione comune a molti pensatori, anche se la finalità indicata è totalmente diversa. S. Agostino propugna in questa concezione il trionfo della “città celeste” sulla “città terrena”, Carlo Marx, che adotta la stessa concezione, l’instaurazione di una società umana senza classi.

[6] S. Agostino. La storia presenta tre periodi: senza legge, sotto la legge, della grazia; Hegel: lo sviluppo storico può presentarsi in tre periodi: civiltà orientale, ove uno solo è libero; civiltà greco-romana, dove pochi sono liberi; civiltà germanica, ove tutti sono liberi.

[7] Oltre alle viarie biografie facilmente reperibili, per un “renfrescement” sul filosofo tedesco cfr. Hegel G.F, Lezioni sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia, 1947 e succ. ed.

[8] Molte le opere che si possono consultare in questa prospettiva. Interessanti sono quelle di N. Abbagnano, G. Giannantoni, G. Sini e R. Treves.

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