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sabato 2 gennaio 2016

L'ultima portatrice carnica:Lina Della Pietra

ARCHIVIO

Maria Teresa Laudenzi*

Lina Della Pietra, ultima portatrice carnica, era nata il 9 maggio 1905,a Zovello ( Zuviel ) - 921 m.s.l.m. 186 abitanti -, frazione del  Comune di Ravascletto. in friulano anche Monai,  della Provincia di Udine, composto  delle frazioni di Zovello e Salars , nella Valcada, una delle sette Valli della Carnia, note già nel 1200 dai cramars “, venditori ambulanti girovaghi che cercavano fortuna, muniti dalla sola “ crassigne “, mobiletto in legno con cassetti , carico di spezie, stoffe, erbe, calzature e prodotti artigianali della zona.  
La zona della Carnia, dove si trovavano appostati 31 battaglioni, era talmente vitale da essere posta alle dirette dipendenze del Comando Supremo. Il valore di tale zona consisteva nel fatto che, realizzando uno sfondamento a Passo Monte Croce Carnico, l’esercito austriaco avrebbe potuto avere zona libera nelle Valli del But e Chiarsò, considerate le parti principali per invadere l’Italia. I 10.000 -12.000 uomini che presidiavano la Carnia dovevano essere vettovagliati ogni giorno, forniti di munizioni, medicinali. Quando il Comando Logistico e quello del Genio furono costretti a chiedere aiuto alla popolazione, ma tutti gli uomini erano alle armi , rimanevano a casa solo donne e bambini; le donne del Comune di Paluzza furono le prime a presentarsi “ Anin “ dicevano “ senò chei biadaz ai murin ancje di fan “ ( andiamo, altrimenti quei poveretti muoiono anche di fame ). Le portatrici avevano una età compresa  tra i 15 e 60 anni, munite di libretto personale, dove veniva segnato presenza,viaggi compiuti, materiale trasportato con le gerle e unità militare per la quale lavoravano. Ogni viaggio veniva compensato con lire 1,50 ( circa 3,50 € ) corrisposto ogni mese. Vettovagliamento, munizioni, materiale vario venivano caricati ogni giorno all’alba nei magazzini militari nelle gerle ( zèi – pronuncia gei in carnico , cesta di vimini intrecciati a forma di tronco di cono rovesciato, aperto in alto, con due spallacci, per essere portati sulle spalle. Nelle loro case venivano usate per trasportare fieno, legna, formaggio, vino,ecc.)  Partivano a gruppi di 15-20 senza guide, imponendosi una tabella di marcia, dopo percorso il fondo valle, con la gerla carica ( poteva pesare sino a 40 kg. ) “ attaccavano “ la montagna dirigendosi a   raggiungere  il fronte, a raggiera; Pal Piccolo, Pal Grande, Freinkofer. ( Alla fine di marzo durante violentissimi combattimenti con furibondi scontri all’arma bianca, che portarono alla perdita ed alla riconquista del Pal Piccolo, l’olocausto di sangue, largo e generoso  dei battaglioni Tolmezzzo e Val Tagliamento, per il superbo valore dimostrato già all’inizio della guerra, valse a far conferire alla bandiera dell’8° Reggimento Alpini la medaglia d’argento al valor militare ). Dalle 2 alle 5 ore di salita, superando dislivelli dai 600 ai 1.200 metri. Scaricato il materiale,sostavano pochi minuti,  ( qualche volta al ritorno, portavano a valle, in barella,i militari feriti o i caduti in combattimento ) poi la lunga discesa per ritornare a casa dove stavano in attesa vecchi e bambini. Accudivano gli animali nella stalla, nel cortile, facevano da mangiare. L’indomani all’alba si ricominciava. Una identità patriottica, religiosa, laboriosa, tenace e dalle esemplari tradizioni alpine, erano le doti delle portatrici carniche .Maria Plozner Mentil, quattro figlie ed un marito al fronte, venne uccisa il 15 febbraio 1916, , da un “ cecchino “ austriaco, a quota 1619, alla Casera Malpasso. Nello stesso anno, altre tre rimasero ferite : Maria Muser Olivotto, Maria Silverio Matiz di Timau e Rosaria Primus di Cleulis. Soltanto mezzo secolo dopo, il 1° ottobre 1997, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, attorniato dalle più alte cariche dello Stato e della Regione, ha consegnato ai figli della Maria Plozner Mentil, Dorina e Gildo, la Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa alla memoria della madre e baciata la mano a Lina Della Pietra.
A tutte le portatrici carniche venne concessa la medaglia d’oro Cavalieri di Vittorio Veneto ed un assegno annuo vitalizio di L.60.000 portato poi a L. 150.000.
La signora Elisabetta Zitelli che aveva ospitato la nonna Lina Della Pietra nel 1974, mi raccontò la storia della sua famiglia consegnandomi diverse fotografie, inedite, molto interessanti.
 Lina Della Pietra, faceva la ricamatrice da ragazzina,e dopo aver fatto parte delle portatrici carniche,come sua sorella Virginia, lavoro pericoloso quando si arrivava vicino al  fronte, perché dovevamo buttarci a terra per schivare le pallottole del nemico; dopo l’ottobre 1917, rimasta a Zovello, frequentava la parrocchia del paese,  dove aiutava il prete  a insegnare dottrina ( fatto inconsueto per i tempi di allora ); molto giovane ancora, sposò un fabbro, Giuseppe Casanova, andando a vivere in Francia  ad Arras capoluogo del Dipartimento del passo di Calais dove aprì una officina per automobili.. Ebbe due figli, Ettore nato il 4.4.1922 ed Elide nata il 30.10.1924, morta nel 1974,era mia madre aggiunse la signora Zitelli. Ritornata in Italia, per l’entrata in guerra con la Francia, dopo essersi alloggiata nelle case destinate ai rimpatriati, a Trieste, - nel 1974 trovò ospitalità a casa mia in viale Miramare, 171 Mio fratello Ettore andò negli Stati Uniti nel 1950 e ritornò in Italia per festeggiare i 100 anni della nonna Lina, rientrando nuovamente in America. Pochi mesi dopo morì anche la sorella Virginia ,portatrice carnica., . sorella di Lina . La signora Elisabetta Zitelli,  -aveva seguita sino sua alla morte la nonna Lina, avvenuta nel 2005. . Aveva 104 anni. Alle celebrazioni funebri nella Chiesa S.Bartolomeo di Barcola, solo i pochi parenti e amici, senza alcuna corona e messaggio da parte degli amministratori locali e dalle autorità politiche venisse recapitato ai familiari.. La signora  Zitelli  ,  concluse : La nonna Lina aveva ereditato dal suo passato la fatica abituata da secoli per l’estrema povertà di quelle zone ad indossare la “ gerla da casa “ ,- che mai come in questo caso , rappresentava il simbolo della donna carnica – ora la metteva sulle spalle al servizio della Patria.   Sono comunque fiera di quello che è stata e di quello che ha fatto “Arrigo Curiel


 Merita di essere pubblicata questa nota di Maria Teresa Laudenzi, professoressa, una delle protagoniste del Progetto Storia in Laboratorio, scrittrice e poetessa, predisposta nel 2012 e mai potuta pubblicare. Anche se il tema delle portatrice carniche è contestualizzato nel 1917, e quindi in anticipo sulla nostra architettura della Grande Guerra, sottolineare il valore al femminile è un anticipo di uno dei temi dominanti di questo anno che è appena iniziato (mc)

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