a. La
Teoria
1. La
Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale
conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione
Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia.
7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.
massimo coltrinari
massimo.coltrinari@libero.it
6. La filosofia della Storia.
Quanto si usa il termine “filosofia” in qualsiasi ambiente militare si
suscita sempre ripulsa, ostilità o quanto meno diffidenza, per non dire altro o
citare particolari significativi. Non si può però prescindere in questo cammino
o in questa proposta che si sta svolgendo senza fare un cenno alla filosofia
della storia, lasciando poi ad ognuno dei lettori di approfondire personalmente
questo aspetto.[1]
Partendo dall’assunto che la guerra, classica o asimmetrica che sia, è
scontro di forze morali, le ideologie nate dal seno della filosofia della
storia hanno fornito ai combattenti una giustificazione morale ed un ideale,
convertendosi pertanto in forze morali. Dalle lotte fra Impero e Papato,
passando attraverso, in anni recenti, al conflitto vietnamita, alla guerra
fredda, all’11 settembre 2001 con l’abbattimento delle Twin Towers, con tutto
quello che ne consegue[2]
è evidente che qualche nozione di filosofia della storia occorre pur avere.
Cosa deve intendersi per filosofia della storia?
Tanto per continuare a percorre terreni minati, avanziamo questa nozione:
è l’attività speculativa svolta sull’intero corso degli eventi umani per
trovare una ragione ed un fine che li spieghino e li giustifichino.
Da questa nozione, che naturalmente può essere discussa a tutto tondo, si
possono intravedere le differenze esistenti tra storia e filosofia della
storia.
La prima si interessa soltanto a quella frazione del passato che ha
lasciato di sé testimonianze, al fine di ricostruirla
La seconda tende a valutare la storia nella sua totalità, e quindi anche
nel suo svolgimento futuro, allo scopo di individuarne il piano di sviluppo e
di indicarne il fine.
Estensione ed obbiettivo differenziano sostanzialmente la storia dalla
filosofia della storia: Da ciò emerge evidente che la filosofia della storia,
ai nostri fini, si pone all’esterno della cerchia dei nostri specifici
interessi. Alcuni cenni, però sono necessari al fine, per chi vuole, di
incamminarsi su questo sentiero.
Abbagnano riconduce tutte le condizioni filosofiche della storia a cinque
categorie, risultando quindi la storia concepita:
-
come
decadenza: è visione propria dell’antichità
Altre ripartizioni possono essere fatte, ma le concezioni filosofiche
della storia, in sintesi, tendono a soddisfare due innate esigenze del nostro
spirito, che affondano le loro radici nell’inconscio: la ricerca di un ordine,
e la ricerca di un fine, nella vita delle generazioni, che coinvolga la
partecipazione dei singoli. Sì da dare un senso alla vita di ognuno. E’ il
dramma dell’uomo, unico abitante di un pianeta, in un universo di universi.
A questo dramma si affianca la tendenza umana a ridurre il complesso al
semplice, il molteplice all’unico, nella accezione correlata che semplicità ed
unità siano foriere di verità.
Sotto l’aspetto pratico è proprio nella semplicità e nella unicità nonché
nel rigido schematismo che ne deriva l’origine di storture e forzature
pesantemente incidenti nella varie filosofie della storia.[6]
Le filosofie della storia, come tutti i miti, hanno avuto una potente
forza di suggestione sulle masse. Lla concezione hegeliana della civiltà
germanica quale incarnazione dello spirito del mondo e culmine della storia
cosmica ha dato l’innesco alla teoria del “popolo dominatore” o del “popolo dei
dominatori”, acquisto concetto dal
movimento Nazionalsocialista di Hitler, il cui punto di arrivo, fra immani
tragedie e distruzioni, fu la creazione del campo di sterminio, come sintesi
della purezza della razza. Per non dire del miraggio di una società senza
classi proposto dal materialismo storico, che, trasferendo il Paradiso dal
cielo alla terra, ha conferito valore di religione all’ideologia marxista,
nelle varie versioni (leninista, staliniana, maoista ecc.) che è insieme una
filosofia della storia ed un programma d’azione.
Non si può dimenticare che varie filosofie della storia, assunte a base ideologica da regimi di
varia natura, hanno fatto si che il rifiuto dell’ideologia politica potesse
essere giudicata un porsi fuori dalla storia e contro la storia. Questa
opposizione veniva convertirsi in opposizione ed attentato al destino stesso
dell’umanità, offrendo così una base giustificativa ad ogni forma di
repressione. Dal pari oggi il confronto fra la civiltà occidentale e la civiltà
islamica apre ulteriori inquietanti interrogativi, per le diverse concezioni
poste alla base della filosofia della storia, generando conflitti di cui non si
ha idea della loro portata e creando instabilità ed insicurezza oltre i limiti
di guardia.
A conclusione di questo breve cenno sulla filosofia della storia, per chi
vuole ampliare i concetti espressi si rimanda a quanto già acquisito in merito
alla figura ed al pensiero di G. F. Hegel (1770-1831)[7]
il cui posto in questo nostro contesto è di tutto rilievo, sia perché Hegel ha
trovato e proposto la formulazione del concetto di svolgimento storico, a cui
rimandiamo più avanti, sia perché dalla sua opera hanno attinto concezioni ed
ideologie che hanno inciso sugli avvenimenti del mondo in questi due ultimi
secoli.
Oltre ad Hegel, sarebbe d’uopo un approfondimento riguardo a tutto quanto
va sotto l’etichetta di “materialismo storico”, che nel pensiero di Hegel trova
radici e, quindi, all’opera ed alla figura di Carlo Marx per giungere al
neo-idealismo e alla figura ed all’azione di Benedetto Croce.[8]
[1]Il
terreno è arduo, minato e spinoso. Ma concezioni filosofiche, tanto aborrite
dai militari in genere, parafrasando un celebre detto di un militare di gran
vaglia, quale Napoleone, si sono
trasformate in baionette, e che baionette! Dei dirigenti, dei comandanti,
non possono essere privi nel loro bagaglio di abbozzate nozioni filosofiche, ne
tanto meno di avere confusioni tra storia e filosofia della storia, correndo il
rischio o di non “avere baionette”, oppure di trovarsele di fronte senza sapere
che cosa fare.
[2]Basti
pensare, per parlare della quotidianità, dell’azione della NATO in Afganistan
basata sul principio “occorre prima di ogni cosa conquistare il cuore e le
menti”.
[3]
In particolare da O. Spengler
[4]
Si rimanda all’opera di Schopenhauer
[5]E’questa
concezione comune a molti pensatori, anche se la finalità indicata è totalmente
diversa. S. Agostino propugna in questa concezione il trionfo della “città
celeste” sulla “città terrena”, Carlo Marx, che adotta la stessa concezione,
l’instaurazione di una società umana senza classi.
[6]
S. Agostino. La storia presenta tre periodi: senza legge, sotto la legge, della
grazia; Hegel:lo sviluppo storico può presentarsi in tre periodi:civiltà
orientale, ove uno solo è libero; civiltà greco-romana, dove pochi sono liberi;
civiltà germanica, ove tutti sono liberi.
[7]
Oltre alle viarie biografie facilmente reperibili, per un “renfrescement” sul
filosofo tedesco cfr. Hegel G.F, Lezioni
sulla filosofia della storia, Firenze, La Nuova Italia , 1947 e
succ. ed.
[8]Molte
le opere che si possono consultare in questa prospettiva. Interessanti sono
quelle di N. Abbagnano, G. Giannantoni, G. Sini e R. Treves.
massimo.coltrinari@libero.it
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