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mercoledì 14 ottobre 2015

Ricostruzione di un avvenimento militare. 1. La Teoria. 3 Le Fonti Storiche

a. La Teoria

1. La Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia. 7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.

3. Le Fonti Storiche.
Tutti quei materiali che danno notizie del passato e pongono le basi della sua conoscenza, sono definite “fonti”. Le classificazioni delle fonti sono molteplici, con svariate sottocategorie o sezioni (es. monumenti, documenti, avanzi, tradizioni, resti, ricordi, testimonianze, ecc.). Il pericolo in questi casi è sempre quello di avventurarsi in disquisizioni nozionistiche sterili e teoriche; si propone la seguente classificazione basata su quanto discende dalla apparenza esterna:

fonti:
1)     materiali (o resti), come ad es. opere murarie, monumenti, di fortificazioni, armi, ecc.
2)     scritte, come ad es. leggi,trattati,sentenze, verbali, direttive,ordine di operazioni, proclami,
                   cronache, diarii,memorie, relazioni  ecc.
                   suddivise in:
           a)  documentarie, ove prevale di massima il carattere di ufficialità e legalità
b)     narrative, ove l’elaborazione personale è preminente
3)     figurate, come ad es. quadri, fotografie, filmati, carte geografiche, topografiche,schizzi ecc
4)     orali, come ad es. racconti, tradizioni, canti, memorie, ricordi ecc.
 Uno degli aspetti più difficili per chi si avvicina a questo genere di lavoro è quello di gestire, ovvero ricercare, valutare, confrontare ed utilizzare le fonti, in quanto necessitano conoscenze scientifiche di rilievo, che devono essere sommate a conoscenze linguistiche, a alto rigore logico, e sano potere critico al fine di poter separare l’utile ed il superfluo, il vero dal falso, l’approssimativo dall’essenziale.
Ancorché ottenunto in modo ottimale tutto questo, si è a metà dell’opera in quando agisce l’assioma che né la disponibilità delle fonti, nè il loro accurato studio sono sufficienti ai fini di una conoscenza che voglia assurgere a storia.
Lo scopo della storia non è ricercare, ordinare e mettere in sistema le fonti fine a sè stesse, né la loro scrupolosa raccolta, né l’estrema cautela critica adottata; occorre sempre ricordare che le fonti non costituiscono la realtà oggetto di indagine, ma sono il semplice, ancorché indispensabile tramite per pervenire alla vita trascorsa, che è il reale scopo della storia.
Contro le concezioni storiografiche che asserivano che il compito dello storico fosse quello  di “ritrovare” le fonti senza aggiungere di proprio. “I documenti restaurati, riprodotti, descritti, allineati, restano documenti, cioè cose mute” asseriva Benedetto Croce nella sua polemica sulle predette concezioni storiografiche.[1] Ma la presa di posizione crociana non deve essere vista nella sua totalità negativa. Una azione quotidiana, quasi coeva agli avvenimenti, volta a mettere le “cose mute” in ordine e facilmente consultabili rappresenta una preservazione della memoria che sicuramente riceverà la gratitudine senza limiti dei futuri storici. Non è storia, ma sicuramente questa azione agevolerà la storia e sarà baluardo alle inevitabili mistificazioni  o false ricostruzioni che fioriscono quando le fonti sono carenti.
La conoscenza storica, quindi, non può non essere il risultato che della compenetrazione dell’elemento intellettivo, dato dall’accurata analisi delle fonti, con l’elemento intuitivo-rappresentativo, dato dalla loro rielaborazione interiore.[2]




[1] Croce B., Teoria e storia della storiografia, Bari, Laterza, 1954, pag. 19 e segg.
[2] Cfr. per un ulteriore approfondimento,  Croce B., La storia come pensiero e come azione, Bari, Laterza, 1939 Vds. inoltre Antoni C., Commento a Croce, Venezia, Edizioni Neri Pozza, 1964.
massimo.coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)

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