a. La
Teoria
1. La
Storia quale passato e quale conoscenza del passato. 2. La Storia quale
conoscenza. 3. Le Fonti Storiche. 4. Le partizioni della Storia. 5. Relazione
Storia e Storiografia. La funzione dello Storico. 6. La filosofia della Storia.
7. Il concetto di svolgimento. 8 .La Storia Militare.
massimo.coltrinari
(massimo.coltrinari@libero.it)
3. Le Fonti Storiche.
Tutti quei materiali che danno notizie del passato e pongono le basi
della sua conoscenza, sono definite “fonti”. Le classificazioni delle fonti
sono molteplici, con svariate sottocategorie o sezioni (es. monumenti,
documenti, avanzi, tradizioni, resti, ricordi, testimonianze, ecc.). Il
pericolo in questi casi è sempre quello di avventurarsi in disquisizioni
nozionistiche sterili e teoriche; si propone la seguente classificazione basata
su quanto discende dalla apparenza esterna:
fonti:
1) materiali (o resti),
come ad es. opere murarie, monumenti, di fortificazioni, armi, ecc.
2) scritte,
come ad es.
leggi,trattati,sentenze, verbali, direttive,ordine di operazioni, proclami,
cronache, diarii,memorie, relazioni ecc.
suddivise in:
a)
documentarie, ove prevale
di massima il carattere di ufficialità e legalità
b)
narrative, ove l’elaborazione personale è preminente
3) figurate, come ad es. quadri, fotografie, filmati, carte
geografiche, topografiche,schizzi ecc
4) orali, come ad es. racconti, tradizioni, canti, memorie,
ricordi ecc.
Uno degli aspetti più difficili
per chi si avvicina a questo genere di lavoro è quello di gestire, ovvero
ricercare, valutare, confrontare ed utilizzare le fonti, in quanto necessitano
conoscenze scientifiche di rilievo, che devono essere sommate a conoscenze
linguistiche, a alto rigore logico, e sano potere critico al fine di poter
separare l’utile ed il superfluo, il vero dal falso, l’approssimativo
dall’essenziale.
Ancorché ottenunto in modo ottimale tutto questo, si è a metà dell’opera
in quando agisce l’assioma che né la disponibilità delle fonti, nè il loro
accurato studio sono sufficienti ai fini di una conoscenza che voglia assurgere
a storia.
Lo scopo della storia non è ricercare, ordinare e mettere in sistema le
fonti fine a sè stesse, né la loro scrupolosa raccolta, né l’estrema cautela
critica adottata; occorre sempre ricordare che le fonti non costituiscono la
realtà oggetto di indagine, ma sono il semplice, ancorché indispensabile
tramite per pervenire alla vita trascorsa, che è il reale scopo della storia.
Contro le concezioni storiografiche che asserivano che il compito dello
storico fosse quello di “ritrovare” le
fonti senza aggiungere di proprio. “I
documenti restaurati, riprodotti, descritti, allineati, restano documenti, cioè
cose mute” asseriva Benedetto Croce nella sua polemica sulle predette
concezioni storiografiche.[1]
Ma la presa di posizione crociana non deve essere vista nella sua totalità
negativa. Una azione quotidiana, quasi coeva agli avvenimenti, volta a mettere
le “cose mute” in ordine e facilmente consultabili rappresenta una
preservazione della memoria che sicuramente riceverà la gratitudine senza
limiti dei futuri storici. Non è storia, ma sicuramente questa azione agevolerà
la storia e sarà baluardo alle inevitabili mistificazioni o false ricostruzioni che fioriscono quando
le fonti sono carenti.
La conoscenza storica, quindi, non può non essere il risultato che della
compenetrazione dell’elemento intellettivo, dato dall’accurata analisi delle
fonti, con l’elemento intuitivo-rappresentativo, dato dalla loro rielaborazione
interiore.[2]
[1]
Croce B., Teoria e storia della
storiografia, Bari, Laterza, 1954, pag. 19 e segg.
[2]
Cfr. per un ulteriore approfondimento,
Croce B., La storia come pensiero
e come azione, Bari, Laterza, 1939 Vds. inoltre Antoni C., Commento a Croce, Venezia, Edizioni
Neri Pozza, 1964.
(massimo.coltrinari@libero.it)
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