La politica religiosa
in A.O.I. fu incentrata sul riconoscimento della religione copta come
religione ufficiale. Si marcò la netta posizione di distanza ed inferiorità
della religione islamica, che non pochi problemi creò in Somalia. Tutta la
popolazione indigena era considerata a livello individuale sulla base del
comune denominatore della fedeltà al Governo Italiano e nel rispetto delle
leggi italiane. L’elemento religioso non era considerato discriminante. Tutte
le religioni professate in Etiopia erano rispettate e vi era attenzione verso
questo aspetto. Ad esempio nel primo annuale della fondazione dell’Impero, 1700
mussulmani, di cui 200 a spese del Governo Centrale, si poterono recare alla
Mecca. Furono assistiti durante il viaggio dalla rete consolare italiana ed
alloggiati in alberghi appositamente requisiti dal consolato italiano. Mosche e
scuole coraniche si costituirono anche con il contributo italiano, in
controtendenza rispetto alla politica del Negus che aveva sempre negato ogni
sussidio o assistenza ai mussulmani; anche sulla scia di questo fu permesso l’uso
della lingua e della scrittura araba, che il precedente governo aveva proibito.
Ancora più interessante notare che, mentre in Italian
si sviluppa tutta una serie di iniziative che poi portarono alla promulgazione
delle leggi razziali del 1938, in A.O.I si costituisce con il sostegno e i
sussidi italiani la comunità israelitica di Adis Abeba (i falascia come erano chiamati gli ebrei) e la scuola “falascia” di Adis
Abeba riceve regolari contributi dal Governo Centrale. Anche i protestanti,
tramite i loro missionari, ricevono aiuti e sostegno, nonostante la dura opposizione
antitaliana all’invasione dell’Etiopia ed alla vicinanza al Negus. In sostanza
una politica religiosa di ampio respiro, tollerante verso tutte le religioni
minoritarie in contrasto con i criteri colonialistici i vigore del tempo. Infine su questa linea occorre rilevare
che il Governo Centrale provvide subito alla abolizione della schiavitù. Molti
schiavi liberati furono assunti nelle varie amministrazioni statali per
agevolare il loro inserimento nella società ed i Missionari Italiani della
Consolata organizzarono numerosi “Villaggi della Libertà” nei vari territori
etiopi veri e propri centri di accoglienza, sostegno ed impiego degli
ex-schiavi.
Massimo Coltrinari
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