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giovedì 21 settembre 2023

Progetto 2020/1 - La Politica Religiosa all'indomani della conquista dell'Etiopia 1936-1937

DIBATTITI


La politica religiosa  in A.O.I. fu incentrata sul riconoscimento della religione copta come religione ufficiale. Si marcò la netta posizione di distanza ed inferiorità della religione islamica, che non pochi problemi creò in Somalia. Tutta la popolazione indigena era considerata a livello individuale sulla base del comune denominatore della fedeltà al Governo Italiano e nel rispetto delle leggi italiane. L’elemento religioso non era considerato discriminante. Tutte le religioni professate in Etiopia erano rispettate e vi era attenzione verso questo aspetto. Ad esempio nel primo annuale della fondazione dell’Impero, 1700 mussulmani, di cui 200 a spese del Governo Centrale, si poterono recare alla Mecca. Furono assistiti durante il viaggio dalla rete consolare italiana ed alloggiati in alberghi appositamente requisiti dal consolato italiano. Mosche e scuole coraniche si costituirono anche con il contributo italiano, in controtendenza rispetto alla politica del Negus che aveva sempre negato ogni sussidio o assistenza ai mussulmani; anche sulla scia di questo fu permesso l’uso della lingua e della scrittura araba, che il precedente governo aveva proibito.

Ancora più interessante notare che, mentre in Italian si sviluppa tutta una serie di iniziative che poi portarono alla promulgazione delle leggi razziali del 1938, in A.O.I si costituisce con il sostegno e i sussidi italiani la comunità israelitica di Adis Abeba (i falascia come erano chiamati gli ebrei) e la scuola “falascia” di Adis Abeba riceve regolari contributi dal Governo Centrale. Anche i protestanti, tramite i loro missionari, ricevono aiuti e sostegno, nonostante la dura opposizione antitaliana all’invasione dell’Etiopia ed alla vicinanza al Negus. In sostanza una politica religiosa di ampio respiro, tollerante verso tutte le religioni minoritarie in contrasto con i criteri colonialistici i vigore  del tempo. Infine su questa linea occorre rilevare che il Governo Centrale provvide subito alla abolizione della schiavitù. Molti schiavi liberati furono assunti nelle varie amministrazioni statali per agevolare il loro inserimento nella società ed i Missionari Italiani della Consolata organizzarono numerosi “Villaggi della Libertà” nei vari territori etiopi veri e propri centri di accoglienza, sostegno ed impiego degli ex-schiavi.

Massimo Coltrinari

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