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giovedì 9 giugno 2022

Renato Hagman. Convegno 21 maggio 2022 Relazione

 DIBATTITI


La Giornata del Decorato ed il Valore Militare. Decorati bresciani al Tonale

 

Il bellissimo sacrario del Tonale, sacro agli Alpini e a tutti coloro che hanno a cuore il ricordo dei caduti per la Patria, ha una riproduzione della celebre Vittoria alata di Brescia, monumento del I secolo al Capitolium cittadino, prodotta dallo scultore Timo Bortolotti di Darfo, in Valle Camonica.

Anche lui partecipò alla prima guerra mondiale e venne ferito sull’Ortigara, tanto che pensavano non sarebbe sopravvissuto. Invece ci riuscì e donò la sua arte per il sacrario. Amico di Sironi, Carrà e De Grada tra gli altri, sarà molto famoso fino alla morte avvenuta nel 1954.

Nel sacrario, che custodisce 797 salme di caduti e 50 di militari ignoti di cui più della metà austriaci, Timo ha ricordato i fratelli bergamaschi Calvi, pluridecorati al Valor Militare; Gennaro Sora, bergamasco, Medaglia d’Argento al Valor Militare; Francesco Tonolini e Angelo Tognali, bresciani.

Francesco Tonolini nacque a Breno, in Valle Camonica, nel 1880; ingegnere laureatosi al Politecnico di Milano, venne assegnato al Battaglione alpini Edolo, il mio battaglione, dove svolse il servizio militare di leva. Nominato sottotenente di complemento nel Sesto Reggimento alpini nel 1914, assunse il comando dei volontari alpini della Valle Camonica al quale apparteneva anche Cesare Battisti; all’ingresso in guerra dell’Italia nel 1915, andò al Passo di Campo, il corpo volontario alpini venne sciolto e lui fu promosso tenente, rientrando in servizio nel 1916 nel 5°, battaglione Valtellina. Venne inviato alla Bainsizza tra i fanti ma, ritornato negli alpini, venne promosso capitano, al comando del battaglione Stelvio, alla testa del quale conquistò Quota 2015 sul Costone dei Ponari, sull’Ortigara.

Il 20 ottobre 1917 venne decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare per la conquista di una trincea nemica, portando in salvo i feriti gravi.

Per la difesa di Monte Fior e di Monte Cornone venne decorato con la Croce di Guerra al Valor Militare.

La notte del 27 ottobre 1918 lo vide impegnato sulla Montagnola di Valdobbiadene, al comando di due plotoni dello Stelvio che guidò all’attacco del nemico, catturando duecento prigionieri e molto materiale bellico; morì in azione il 28 ottobre 1918 e per il suo eroismo dimostrato in battaglia gli venne concessa la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, con questa motivazione: “Ufficiale di conosciutissimo valore e di singolare ardire, sempre pronto ad ogni aspro cimento, animato da fede indomabile, che sapeva trasfondere in ufficiali e truppa, fu costantemente primo fra i primi di fronte al nemico. Nel difficile passaggio di un fiume, rivendicò per sé il compito più pericoloso. Trascinò imperterrito la compagnia sotto il fuoco intenso di mitragliatrici per la conquista di una importante posizione, agevolando l’azione dei reparti di un altro battaglione. Contro l’ostinata resistenza dell’avversario si slanciò intrepido con due plotoni sul margine di un ben munito costone, spezzando definitivamente la tenacia del nemico e volgendolo in fuga. Trovò eroica morte sul campo”.

Angelo Tognali, nato a Vione in Valle Camonica il 14 gennaio 1897, era ragioniere. All’ingresso in guerra dell’Italia nel 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito, nella Brigata di Fanteria Ravenna. Dopo il corso per ufficiali, venne assegnato al battaglione Monte Pelmo degli alpini. Si distinse in varie battaglie tra cui quella di Caporetto, per cui venne promosso tenente.

Al comando di un plotone, presidiò il settore Cuma Alta-Pozzo di Mezzo e compì vari attacchi alle postazioni nemiche, tra cui quelle sul Col del Kuk, sul Monte Grappa. Cadde in battaglia, circondato dalle soverchianti forze nemiche, il 27 ottobre 1918.

Gli venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: “Alla testa del proprio plotone, quantunque ammalato, volle partecipare all’attacco di una ardua posizione fortemente difesa. Incitando, col proprio esempio, i dipendenti e travolgendo, con impetuoso slancio, in un breve, ma accanito corpo a corpo, l'aspra resistenza nemica, primo giunse, con il suo reparto sull’obiettivo, validamente concorrendo a conquistarlo e da esso non volle più allontanarsi, sebbene le sue condizioni di salute si fossero aggravate. Contrattaccato violentemente, il giorno successivo, oppose, coi propri dipendenti, nel punto più pericoloso della linea la più strenua ed ostinata resistenza. Caduti tutti i serventi di una sezione mitragliatrici che era pure ai suoi ordini, accorse egli stesso ad una delle armi, continuando ad eseguire efficacemente il fuoco, finché reso impossibile il tiro dalla troppa vicina pressione dell’attacco, dando fulgida prova di eroismo si slanciò seguito dai suoi, contro l’avversario a colpi di bombe a mano e, nella furiosa marcia cadde gloriosamente colpito a morte”.

In questa occasione desidero ricordare anche l’ufficiale Francesco Vecchiati, mio nonno, ferito in combattimento e preso prigioniero dagli austriaci.

Riuscì a scappare e a tornare a casa per vedere la moglie sul letto di morte: lui era riuscito a sopravvivere alla Grande Guerra, mentre lei soccombeva alla terribile epidemia di Spagnola.

 

Renato Hagman


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