DIBATTITI
La Giornata del Decorato ed il Valore
Militare. Decorati
bresciani al Tonale
Il bellissimo sacrario
del Tonale, sacro agli Alpini e a tutti coloro che hanno a cuore il ricordo dei
caduti per la Patria, ha una riproduzione della celebre Vittoria alata di
Brescia, monumento del I secolo al Capitolium cittadino, prodotta dallo scultore
Timo Bortolotti di Darfo, in Valle Camonica.
Anche lui partecipò
alla prima guerra mondiale e venne ferito sull’Ortigara, tanto che pensavano
non sarebbe sopravvissuto. Invece ci riuscì e donò la sua arte per il sacrario.
Amico di Sironi, Carrà e De Grada tra gli altri, sarà molto famoso fino alla
morte avvenuta nel 1954.
Nel sacrario, che
custodisce 797 salme di caduti e 50 di militari ignoti di cui più della metà
austriaci, Timo ha ricordato i fratelli bergamaschi Calvi, pluridecorati al
Valor Militare; Gennaro Sora, bergamasco, Medaglia d’Argento al Valor Militare;
Francesco Tonolini e Angelo Tognali, bresciani.
Francesco Tonolini
nacque a Breno, in Valle Camonica, nel 1880; ingegnere laureatosi al
Politecnico di Milano, venne assegnato al Battaglione alpini Edolo, il
mio battaglione, dove svolse il servizio militare di leva. Nominato
sottotenente di complemento nel Sesto Reggimento alpini nel 1914, assunse il
comando dei volontari alpini della Valle Camonica al quale apparteneva anche
Cesare Battisti; all’ingresso in guerra dell’Italia nel 1915, andò al Passo di
Campo, il corpo volontario alpini venne sciolto e lui fu promosso tenente,
rientrando in servizio nel 1916 nel 5°, battaglione Valtellina. Venne
inviato alla Bainsizza tra i fanti ma, ritornato negli alpini, venne promosso
capitano, al comando del battaglione Stelvio, alla testa del quale
conquistò Quota 2015 sul Costone dei Ponari, sull’Ortigara.
Il 20 ottobre 1917
venne decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare per la conquista di una
trincea nemica, portando in salvo i feriti gravi.
Per la difesa di Monte
Fior e di Monte Cornone venne decorato con la Croce di Guerra al Valor
Militare.
La notte del 27 ottobre
1918 lo vide impegnato sulla Montagnola di Valdobbiadene, al comando di due
plotoni dello Stelvio che guidò all’attacco del nemico, catturando
duecento prigionieri e molto materiale bellico; morì in azione il 28 ottobre
1918 e per il suo eroismo dimostrato in battaglia gli venne concessa la
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, con questa motivazione: “Ufficiale di conosciutissimo valore e di
singolare ardire, sempre pronto ad ogni aspro cimento, animato da fede
indomabile, che sapeva trasfondere in ufficiali e truppa, fu costantemente
primo fra i primi di fronte al nemico. Nel difficile passaggio di un fiume,
rivendicò per sé il compito più pericoloso. Trascinò imperterrito la compagnia
sotto il fuoco intenso di mitragliatrici per la conquista di una importante
posizione, agevolando l’azione dei reparti di un altro battaglione. Contro
l’ostinata resistenza dell’avversario si slanciò intrepido con due plotoni sul
margine di un ben munito costone, spezzando definitivamente la tenacia del
nemico e volgendolo in fuga. Trovò eroica morte sul campo”.
Angelo Tognali, nato a
Vione in Valle Camonica il 14 gennaio 1897, era ragioniere. All’ingresso in
guerra dell’Italia nel 1915, si arruolò volontario nel Regio Esercito, nella
Brigata di Fanteria Ravenna. Dopo il corso per ufficiali, venne
assegnato al battaglione Monte Pelmo degli alpini. Si distinse in varie
battaglie tra cui quella di Caporetto, per cui venne promosso tenente.
Al comando di un
plotone, presidiò il settore Cuma Alta-Pozzo di Mezzo e compì vari attacchi
alle postazioni nemiche, tra cui quelle sul Col del Kuk, sul Monte Grappa.
Cadde in battaglia, circondato dalle soverchianti forze nemiche, il 27 ottobre
1918.
Gli venne conferita la
Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: “Alla testa del proprio plotone, quantunque
ammalato, volle partecipare all’attacco di una ardua posizione fortemente
difesa. Incitando, col proprio esempio, i dipendenti e travolgendo, con
impetuoso slancio, in un breve, ma accanito corpo a corpo, l'aspra resistenza
nemica, primo giunse, con il suo reparto sull’obiettivo, validamente
concorrendo a conquistarlo e da esso non volle più allontanarsi, sebbene le sue
condizioni di salute si fossero aggravate. Contrattaccato violentemente, il
giorno successivo, oppose, coi propri dipendenti, nel punto più pericoloso della
linea la più strenua ed ostinata resistenza. Caduti tutti i serventi di una
sezione mitragliatrici che era pure ai suoi ordini, accorse egli stesso ad una
delle armi, continuando ad eseguire efficacemente il fuoco, finché reso
impossibile il tiro dalla troppa vicina pressione dell’attacco, dando fulgida
prova di eroismo si slanciò seguito dai suoi, contro l’avversario a colpi di
bombe a mano e, nella furiosa marcia cadde gloriosamente colpito a morte”.
In questa occasione desidero ricordare anche l’ufficiale
Francesco Vecchiati, mio nonno, ferito in combattimento e preso prigioniero
dagli austriaci.
Riuscì a scappare e a tornare a casa per vedere la moglie
sul letto di morte: lui era riuscito a sopravvivere alla Grande Guerra, mentre
lei soccombeva alla terribile epidemia di Spagnola.
Renato Hagman
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