DIBATTITI
La Giornata del Decorato ed il Valore
Militare.
I Cavalleggeri dall’Oriente a Trento
Dopo lo stallo
evidenziato con la battaglia dell’Yser, durante la prima guerra mondiale, gli
statisti delle nazioni componenti la Triplice Intesa cominciarono a pensare fosse
necessario uno sbarco in Grecia, allo scopo di lanciare una forte offensiva
contro Vienna. L’idea di David Lloyd George o di Aristide Briand venne
abbandonata dopo essere stata presentata a Raymond Poincarrè, il presidente
francese, sentito anche il parere favorevole del generale d’Esperey e del
colonnello Lardemelle.
Il Quartier Generale
francese si rifiutava, infatti, di distogliere le truppe dal fronte francese,
dove si stavano preparando le offensive in Champagne, quindi l’appannaggio
dell’Armata alleata d’Oriente rimase agli alleati inglesi che, con il primo
Lord dell’Ammiragliato, Winston Churchill, pensava fosse giusto, e forse
necessario, aprire gli stretti della Turchia per permettere un collegamento con
i russi, alleati, che però dovevano essere anticipati ad Istanbul, che doveva
essere occupata dagli inglesi per primi.
Il gioco degli
equilibri, quindi portò alla formazione di un’Armata anglo-francese che si
ingrosserà poi con la partecipazione di altri Stati, Italia compresa. Lo sbarco
avvenne nell’ottobre 1915, quando le truppe entrarono a Salonicco in Grecia con
l’intento di creare un collegamento con la Serbia, alleata, mentre la stessa
Grecia era ancora neutrale.
Questa nuova Armata non
riuscì ad impedire che la Serbia fosse occupata dagli imperi centrali, malgrado
le azioni del generale francese Maurice Sarrail, ad esempio, ma mantenne la
posizione di Salonicco dalla quale
cercava, con ogni mezzo diplomatico, di portare la Grecia al fianco della Triplice
Intesa.
Il comando congiunto delle
truppe inglesi e francesi si ebbe nell’agosto 1916, proprio agli ordini di
Sarrail, anche se il titolo non gli valse un vero e proprio potere; infatti
sembrava che ciascuno degli alleati lavorasse soltanto per il proprio
tornaconto, e soprattutto per pesare sulla conferenza di pace futura. In quel
mese arrivarono i rinforzi dei contingenti di Fanteria russi, mentre l’Italia
mise a disposizione una Divisione di Fanteria che verrà potenziata l’anno
seguente.
L’Armata alleata in
Oriente entrerà in azione nel vero senso della parola bloccando l’avanzata
bulgara verso la Macedonia e la Tracia, fino alla conquista della città di
Monastir nel novembre 1916, stabilizzando il fronte nella Macedonia
meridionale; le truppe italiane dell’Armata erano agli ordini del generale
Carlo Petitti di Roreto, mantenendo il comando separato da quello degli altri
contingenti.
Tacciata di essere
soltanto la guardiana di Salonicco dal presidente francese Clemenceau, per lo
stallo nelle operazioni, sporadiche anche se sempre molto sanguinose, l’Armata
vedrà l’alternarsi dei comandanti in capo, e si rese protagonista di azioni
interessanti con lo sfondamento del fronte bulgaro da parte delle divisioni
italo-serbo-francesi, fino alla resa di Sofia nel settembre del 1918.
Comandante dell’Armata
era divenuto il generale Louis Franchet d’Esperey che preparò proprio
l’offensiva del 17 settembre. Dopo tre giorni di uso d’artiglieria, il generale
ordinò l’attacco attraverso le strette piste di montagna per sorprendere i
bulgaro-tedeschi, mentre il 23 gli italiani si impadronirono di Prilep e il 29
di Uskub (Skopje), rompendo appunto il fronte.
La strada verso
l’Ungheria e Vienna era aperta. Qualche giorno dopo il re di Bulgaria
Ferdinando di Sassonia Coburgo Gotha abdicò, preannunciando al Kaiser la caduta
tedesca. L’Armata d’Oriente libererà la Serbia che annetté immediatamente il
Montenegro, occuperà l’Ungheria e si dirisse verso Istanbul che verrà occupata.
Una parte dell’Armata
verrà utilizzata per contrastare i bolscevichi nella guerra civile russa, in
modo particolare in Crimea e nella Russia del Sud, nei primi mesi del 1919.
Il quartier generale
dell’Armata verrà posto proprio a Istanbul, per poi venire smobilitata
nell’estate del 1919, mentre il generale italiano Mombelli, nel febbraio 1921,
entrerà a far parte della Commissione Interalleata di Controllo e
Organizzazione della Polizia ottomana nella capitale stessa, poi del Comitato
Dirigente dei Generali Alleati in Turchia, essendo nel contempo Presidente
della Sottocommissione di Disarmo.
Interessante notare
l’impiego in Macedonia, oltre che delle Brigate di Fanteria Cagliari e Sicilia,
con due Reggimenti di tre battaglioni ciascuno, anche dello squadrone di
Cavalleria dal Reggimento Cavalleggeri di Lucca, oltre ad Arditi e altri.
La Scuola di Cavalleria
era stata ricostituita a Pinerolo nel 1849, per diventare centro europeo per
l’equitazione militare, poi con un distaccamento a Roma Tor di Quinto. Il
capitano Federico Caprilli elaborerà un metodo per la Cavalleria che permetterà
al cavallo di sviluppare al meglio le proprie doti, sia in ambito sportivo che
militare. Lo sviluppo della Cavalleria e dei suoi cavalleggeri porterà ad
interessanti azioni che vedranno l’impiego nella rivolta dei Boxer in Cina,
così come nel dissidio con la Turchia.
I Cavalleggeri di
Lodi contribuiranno all’occupazione di Tripoli il 5 ottobre 1911 e
combatteranno a Henni Bu Meliana, meritando la Medaglia d’Argento al Valor
Militare allo Stendardo, episodio ricordato anche da D’Annunzio.
I combattimenti a
Monterus Nero del 23 marzo 1913 comporteranno una Medaglia d’Argento al Valor
Militare allo Stendardo dei Cavalleggeri di Lodi, assieme alla
Cavalleria coloniale costituita in Libia nel 1912, quando l’Italia (prima al
mondo) adopererà l’aereo nelle operazione belliche. Fatto non di secondaria
importanza, perché molti piloti d’aereo provenivano proprio dai Cavalleggeri,
come il capitano Gaspare Bolla.
Nel 1915 venne
completata la costituzione del Reggimento Cavalleggeri di Palermo,
portando a trenta i Reggimenti stessi. Ispettore dell’Arma di Cavalleria dal
1913 sarà Vittorio Emanuele Savoia Aosta, conte di Torino.
Nei primi mesi della
prima guerra mondiale, i Reggimenti di Cavalleria vengono impiegati in modo
frazionato e alle dipendenze di altri comandi, soprattutto assumendo compiti di
sorveglianza e protezione delle retrovie. Molti cavalieri, mentre nasce il
Comando del Corpo di Cavalleria, vengono impegnati nei reparti d’assalto, nella
Fanteria, nell’Artiglieria, nei bombardieri e alle mitragliatrici. Alcune
compagnie verranno appiedate per non tenerle inoperose durante le operazioni
belliche, quindi le avremo sul Carso e sull’Isonzo, ad Adria e alle Cave di
Selz, meritando Medaglie di Bronzo e d’Argento al Valor Militare.
Alla conquista di
Gorizia partecipa una Brigata di Cavalleria con Squadroni tratti da 27
Reggimenti. Cavalleggeri verranno avviati alla battaglia conosciuta come di
Caporetto, mentre a Pozzuolo del Friuli tra il 29 e il 30 ottobre 1917, la
seconda Brigata di Cavalleria con la Genova e la Novara impegnerà
i nemici per le 24 ore che consentiranno alla Terza Armata di ripiegare,
tanto che la data viene ricordata dalla festa dell’Arma al motto “Generosa con
tutti, fedele a se stessa”.
Il nemico verrà
abilmente contrastato anche a Pasian Schiavonesco e anche i risultati dei
cavalleggeri convinceranno il Re a mantenere il fronte al Piave durante la
riunione di Peschiera.
Riorganizzati, durante
le operazioni del 1918 i Lancieri di Firenze, i Cavalleggeri di
Caserta, Piemonte Cavalleria, i Lancieri di Milano, i di
Vittorio Emanuele II, ottengono Medaglie al Valor Militare.
Il 19 giugno 1918 cade
Francesco Baracca a bordo del suo aereo: appartenente al Piemonte Cavalleria,
era già stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare dopo il suo
trentesimo combattimento aereo vittorioso. Con la Medaglia d’Oro è stato
decorato al Valor Militare anche Fulco Ruffo di Calabri, capitano dei Cavalleggeri
di Foggia, pilota da caccia. Inoltre, verranno decorati con Medaglia d’Oro
al Valor Militare, al termine della guerra, anche Gabriele D’Annunzio, tenente
colonnello dei Lancieri di Novara, per il famosissimo volo su Vienna e
altre sue operazioni eroiche, e Giacomo Camillo De Carlo, tenente dei Lancieri
di Firenze.
Determinanti saranno i
contributi dei cavalleggeri per la vittoriosa fine della guerra in Italia. La
notte del 3 novembre 1918, i Cavalleggeri di Alessandria entreranno a
Rovereto da dove giungeranno a Trento per ricevere la resa austriaca nelle mani
del colonnello comandante; isseranno il tricolore sul Buonconsiglio.
Entrando a Corgnolo, i Lancieri
di Aosta meriteranno la Medaglia di Bronzo al Valor Miltare allo Stendardo,
così come i Lancieri di Mantova giunti a Palmanova. I Lancieri di
Vercelli per il loro Stendardo riceveranno la Medaglia d’Argento al Valor
Militare per le azioni svolte in guerra, compreso l’inseguimento del nemico sul
Tagliamento. Il generale Armando Diaz citerà la Cavalleria nel suo Bollettino
della Vittoria.
Tornando alle missioni
fuori Italia dei Reggimenti di Cavalleria Lodi, Catania, Palermo,
Umberto I, Lucca, verrà concessa la Medaglia d’Argento al Valor
Militare al Catania e allo Squadrone Sardo per la presa di Fieri
e della valle dei fiume Semeni. Il Palermo riceverà allo Stendardo la
Medaglia di Bronzo al Valore Militare. Il Reggimento impegnato nella presa di
Sofia con gli Squadroni di Lucca, rientrerà in Italia nel luglio 1919[1].
Alessia Biasiolo
[1] Vengono citati soltanto alcuni esempi del
largo impiego della Cavalleria nelle varie azioni militari.
Nessun commento:
Posta un commento