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mercoledì 8 giugno 2022

Antonio Trogu. La Giornata del Decorato ed il Valore Militare. El Alamein

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La Giornata del Decorato ed il Valore Militare.Verso nuove forme di comunicazione e partecipazione” Roma 21 Maggio 2022

 

Relazione su : La Giornata del Decorato ed il Valore Militare. El Alamein

di

Antonio Trogu

 

La Giornata del Decorato veniva celebrata il 24 maggio. La data ricorda che il 24 Maggio 1915 le Truppe Italiane attraversarono il Piave, per completare con l'ingresso nel Primo Conflitto Mondiale il processo di riunificazione nazionale lasciato incompleto dal Risorgimento. Successivamente, quando furono riviste le varie festività, fu deciso di spostarla al 4 novembre, accumunandola ad altre ricorrenze. Nel momento in cui tale festività dal 1977 è stata declassata da giorno festivo a “festa mobile” la denominazione “Giornata del Decorato” è sparita. L’Istituto del Nastro Azzurro ne mantiene viva la memoria con celebrazioni.

La MOVM (Medaglia d’Oro al Valor Militare) rappresenta il massimo riconoscimento del valore militare e dall'anno 1793 all'anno 2022 il numero conferimenti e’ di 2606.

Le Medaglie e Croci al Valor Militare traggono origine dall'Ordine dei decorati al Valor Militare istituito da Vittorio Amedeo III nel 1793.

Caduto in disuso durante il periodo della dominazione Napoleonica, venne riproposto il 1° aprile 1815 da Vittorio Emanuele I.

Lo stesso Sovrano ne abrogò l'istituzione pochi mesi dopo, il 4 agosto 1815, sostituendo le Medaglie al Valore con l'Ordine Militare di Savoia (oggi d'Italia).

Nel 1833, Carlo Alberto riconosciuto che i titoli richiesti per la concessione dell'Ordine Militare erano troppo severi, ristabiliva la possibilità di concedere Medaglie al Valore (Oro e Argento) in premio a generosi atti compiuti in guerra ed in pace da militari.

Regolamentate con R.D. 4 novembre 1932, n. 1423 e successive modificazioni, le ricompense al Valor Militare hanno per finalità il segnalare come degni di pubblico onore gli autori di atti di eroismo militare, anche compiuti in tempo di pace, purché l'impresa sia strettamente connessa alle finalità per le quali le Forze militari dello Stato sono costituite, qualunque sia la condizione e la qualità dell'autore.

Con il termine valore, riferito a persona, in generale si indica “il possesso di alte doti intellettuali e morali, o alto grado di capacità professionale”. Dal punto di vista dei comportamenti sociali, si tende a considerare come valore ogni condizione o stato che l’individuo o più spesso una collettività reputa desiderabile, attribuendogli in genere significato e importanza particolari e assumendolo a criterio di valutazione di azioni e comportamenti.

Essere insignito di medaglia al valore militare significa essere decorato per avere dimostrato senso del dovere, abnegazione e sacrificio spinto, se necessario, sino all’estremo,. Coraggio, ardimento dimostrati nell’affrontare i nemici in combattimento e nel sostenere fermamente le dure prove che la guerra comporta, anche con pericolo della propria vita: lottare, combattere, resistere.

E’ necessario ora fare un riferimento al senso del dovere.

Nella tradizione latina Cicerone se ne serve per designare l’insieme delle nozioni e delle credenze su cui esiste un implicito accordo da parte di tutti gli uomini (communis consensus).

Il senso del dovere viene  definito da Giovan Battista Vico come “un giudizio senza alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano” e’ fondamentale per comprendere il comportamento dei soldati italiani in situazioni drammatiche.

Tuttavia una società non può guardare al futuro se non ha il senso del dovere.

L’accettazione della possibilità di dover sacrificare la propria vita, le motivazioni tradizionali incentrate sul valore individuale del soldato, su valori collettivi come il patriottismo sono ancora validi  e diffusi nella società  di oggi?

Con Forze Armate di professionisti l’esigenza di dover competere per il reclutamento sul mercato del lavoro «normale» ha indotto nell’organizzazione un atteggiamento definibile come «razionalismo burocratico»: la ricerca e le politiche del personale, infatti, si sono focalizzate sull’efficacia manageriale e sulle ricompense economiche.

Vi e’ in atto un generale processo di cambiamento culturale che, sostituendo la razionalità laica a valori e credenze tradizionali, ha portato, nel caso specifico, a ridimensionare l’importanza attribuita a valori militari tradizionali – come il patriottismo e l’onore. A livello organizzativo, ha contribuito a focalizzare l’attenzione sul raggiungimento dell’efficienza economica, ignorando «i fattori che (come il morale, la coesione, la leadership) sono i più ‘imponderabili’, ma anche a mio parere i più importanti per un’organizzazione come le forze armate».

Allora quale può essere la nostra missione?  principalmente quella di fare memoria. Ricordare chi ha dato tutto alla Patria, dalla gioventù fino al sacrificio della vita, senza nulla chiedere in cambio.

 Un ricordo semplice ma sentito di tanti valorosi militari, non solo in guerra ma anche in tempo di pace, che hanno visto premiato un loro gesto eroico con una medaglia. Oro, argento o bronzo tutte unite da una comune base di coraggio e di altruismo. Molte quelle concesse alla memoria.

 

 

Vorrei adesso fare alcuni brevi esempi sul valore dimostrato dai soldati italiani in A.S.

«Carri nemici fatta irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata.

Trovasi circa 5 chilometri nordovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono!»

Fu questo l’ultimo drammatico radiomessaggio inviato dai corazzati della divisione Ariete alle 15,30 del 4 novembre 1942, poco prima di essere annientati dall’VIII armata britannica, nel corso dell’ultima decisiva battaglia che si svolgeva dal 23 ottobre nel deserto egiziano di El Alamein.

La data di nascita del reparto risale al 15 luglio 1937 quando venne formata a Milano la 2ª Brigata corazzata, composta inizialmente dal 3º Reggimento bersaglieri, a cui si aggiunsero nel novembre 1938 l’8º Reggimento bersaglieri e il 32º Reggimento fanteria carrista. Il 1º febbraio 1939 la Brigata fu innalzata al livello divisionale, assumendo la denominazione di 132ª Divisione corazzata “Ariete” ed incorporando tre reggimenti: l’8º Bersaglieri, il 32º Fanteria carrista e il 132º Artiglieria corazzata, oltre ad altre unità divisionali.

Nella seconda guerra mondiale l’unità fu destinata in Africa settentrionale dove combatté da marzo 1941 a novembre 1942 tutte le principali battaglie della guerra nel deserto libico-egiziano.

L′Ariete affrontò questo scontro avendo in organico tre battaglioni carri: IX, X (proveniente dal 133º Reggimento e assegnato al 132º Reggimento fanteria carrista il 21 aprile 1942 per sostituire l’VII Battaglione carri distrutto in combattimento) e XIII (assegnato al 132° nel luglio 1942 in sostituzione dell’VIII Battaglione carri anch’esso distrutto in combattimento). In forza aveva solo un centinaio di carri (in gran parte M 14/41) e 16 semoventi 75/18, mentre i i battaglioni bersaglieri avevano in pratica l’organico di una compagnia.

Vi fu anche la prima ricompensa tedesca al valore concessa ad un italiano in Africa settentrionale

«Il Comando del Corpo tedesco in Africa ha decorato di Croce di Ferro sul campo il Col. Montemurro per il magnifico comportamento dei bersaglieri ed artiglieri della sua colonna nel combattimento per la presa di EI Mechili. Altre proposte sono in corso per il conferimento della stessa decorazione ad altri militari della divisione distintisi nella stessa azione.
Rivolgo al Col. Montemurro e a coloro che hanno partecipato alle azioni di EI Mechili il mio compiacimento per la bravura dimostrata.

Questo mio riconoscimento del Valore dei soldati dell’Ariete ci sia di sprone nelle prove che saremo chiamati a sostenere in avvenire”.

Del valoroso colonnello italiano, ne parlò il Primo Ministro britannico Winston Curchill alla camera inglese che a proposito di El Mechili ebbe a dire;

“fummo costretti a ripiegare perché c’erano i Bersaglieri dell’8° di Ugo Montemurro”.

L’epopea dell’8° bersaglieri continuerà per l’intera campagna in Africa settentrionale , resa delle truppe dell’Asse in Tunisia nel 1943, tanto da guadagnarsi nell’immediato dopoguerra, ben due Medaglie d’Oro al Valor militare alla sua gloriosa bandiera

Nell’aprile del 1943 le forze dell’asse cercarono di difendere ad oltranza la Tunisia.

Il punto centrale e più avanzato della linea difensiva di Enfidaville era costituito dall’altura di Takrouna. Questo colle roccioso, che sulla propria cima vedeva sorgere un paesino costituito da casette di fango, rappresentava un importante punto strategico visto che da li era possibile controllare la via che conduceva a Tunisi. Per rimarcare la difesa ad oltranza di Takrouna, al Capitano Politi comandante del I/66°  e al comandante del 47° tedesco vennero affidate le bandiere di guerra italiane e tedesca, che come esige l’etica militare devono essere difese sino all’ultimo uomo. Questo l’ordine di servizio a riguardo:

Z.O., 18 Aprile 1943 – XXI E.F. 

All’eccellenza Generale d’Armata Giovanni Messe

Comandante Iª Armata

“Questa mattina in nome della Patria e Vostro, alla presenza di una rappresentanza in armi del presidio di Takrouna, ho consegnato le bandiere italiana e tedesca al comandante del caposaldo che ha preso impegno che esse verranno difese fino all’ultimo uomo, come Vostra consegna”.

Il 20 aprile 1943, il Comandante della Divisione “Trieste”, Generale La Ferla, affidò ad alcuni reparti di formazione, tra cui i resti della Divisione Paracadutisti Folgore, il compito di prestare man forte al 66° Reggimento Fanteria che rischiava di perdere il controllo del villaggio di Takrouna. Nel villaggio infuriava il combattimento tra gli italiani e le truppe anglo-neozelandesi. Riconquistato il villaggio, oramai decimati dall'incessante fuoco nemico, i fanti del 66° Reggimento, i Paracadutisti ed un’ultima compagnia di Granatieri giunta in rinforzo, riuscirono a resistere fino alla sera del 21 aprile. La mattina del 22 aprile, dovettero tuttavia soccombere per mancanza di rifornimenti.

Radio Londra, per giustificare il ritardo dell’avanzata verso Tunisi, affermò che l’Italia aveva schierato laggiù i suoi migliori soldati.

Durante la 2^ Guerra Mondiale, inquadrato nella 101^ divisione "Trieste" il 66° Reggimento Fanteria partecipa alla campagna in Africa settentrionale, contendendo il terreno all'8^ armata da El Alamein alla Tunisia dove, durante la battaglia di Takrouna, il 1° Battaglione al comando del Capitano Mario Politi, si copre di gloria tenendo in scacco una divisione nemica per diversi giorni e cedendo soltanto dopo aver terminato le munizioni, meritando così la Medaglia d'Oro al Valore Militare.

Takrouna,  sulla quale Radio Londra, riguardo alle sconfitte subite delle proprie truppe, disse: “Sul Takrouna l'Italia ha fatto affluire i suoi migliori soldati".  Questi sono nomi che rimangono alla storia per il valore dimostrato dagli italiani tanto da destare stupore ed incredulità nello stesso Montgomery: “Ferma, disperata resistenza”, scrisse nelle sue memorie, notoriamente avare di complimenti nei confronti delle nostre truppe.

Un ultimo esempio riguarda i bersaglieri dei rgt. 5° e 10° . Alle ore 11,15 del 12 maggio telegramma di Mussolini a Messe: "Cessare combattimento. Siete nominato Maresciallo d'Italia. Onore a voi et vostri prodi".

La battaglia si spegne. L'ultimo cannone rimasto a tuonare è italiano, l'ultima bandiera ammainata è il tricolore. Alle 19.30 ordine del Comando Supremo: Cessate il fuoco". Alle ore 13 del 13 maggio 1943, quel che rimane della 1° Armata italiana abbassa le armi. Spenti tutti i fuochi e fine delle operazioni in Africa Settentrionale.

Così il Magg. Mario Romagnoli, ultimo Comandante dei resti del 5° e 10° Rgtt. Bersaglieri racconta la sua resa e quella dei suoi uomini: 

La resa fu degna delle nostre tradizioni. Il nemico (truppe americane) inviò un parlamentare con bandiera bianca, accompagnato da un Ufficiale tedesco con l'ordine di resa emanato dal Comandante della piazza di Biserta. Ero in posizione con i superstiti di due Reggimenti, circa 600 uomini, su di una piccola quota. Il parlamentare mi invitò ad andare da lui. Rifiutai. Se voleva parlarmi doveva venire lui da me. Venne. Mi intimò la resa mostrandomi l'ordine del Generale Comandante la piazza di Diserta. Rifiutai la resa incondizionata ed esposi le mie condizioni. Il parlamentare se ne andò. Riunii i bersaglieri, feci loro un breve discorso. Lacerai la bandiera, dopo averla fatta baciare agli Ufficiali e ne distribuii un pezzetto ciascuno. Il parlamentare tornò. Quanto avevo richiesto fu concesso. Potei far distruggere le armi. Entrammo nelle file nemiche in perfetto ordine: 4 motociclisti, la mia macchina con l'Aiutante Maggiore Tenente Ercolani e il cappellano. Una colonna di camion miei, nascosti e salvati dall'offensiva nemica, con tutti i bersaglieri, fiancheggiata dai miei motociclisti. Così, in un deserto africano sfilai alla testa dei miei bersaglieri davanti ai nemici che, irrigiditi sull'attenti, presentarono le armi”.

Così finì la guerra tunisina sul fronte di Biserta". 

 

 

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