DIBATTITI
La Giornata del
Decorato ed il Valore Militare.Verso nuove forme di comunicazione e
partecipazione” Roma 21 Maggio 2022
Relazione su : La Giornata del
Decorato ed il Valore Militare. El Alamein
di
Antonio Trogu
La
Giornata del Decorato veniva celebrata il 24 maggio. La data ricorda che il 24 Maggio 1915 le Truppe Italiane
attraversarono il Piave, per completare con l'ingresso nel Primo Conflitto
Mondiale il processo di riunificazione nazionale lasciato incompleto dal
Risorgimento. Successivamente, quando furono riviste le varie festività,
fu deciso di spostarla al 4 novembre, accumunandola ad altre ricorrenze. Nel
momento in cui tale festività dal 1977 è stata declassata da giorno festivo a
“festa mobile” la denominazione “Giornata del Decorato” è sparita. L’Istituto
del Nastro Azzurro ne mantiene viva la memoria con celebrazioni.
La
MOVM (Medaglia d’Oro al Valor Militare) rappresenta il massimo
riconoscimento del valore militare e dall'anno 1793 all'anno 2022 il numero
conferimenti e’ di 2606.
Le
Medaglie e Croci al Valor Militare traggono origine dall'Ordine dei decorati al
Valor Militare istituito da Vittorio Amedeo III nel 1793.
Caduto
in disuso durante il periodo della dominazione Napoleonica, venne riproposto il
1° aprile 1815 da Vittorio Emanuele I.
Lo
stesso Sovrano ne abrogò l'istituzione pochi mesi dopo, il 4 agosto 1815,
sostituendo le Medaglie al Valore con l'Ordine Militare di Savoia (oggi
d'Italia).
Nel
1833, Carlo Alberto riconosciuto che i titoli richiesti per la concessione
dell'Ordine Militare erano troppo severi, ristabiliva la possibilità di
concedere Medaglie al Valore (Oro e Argento) in premio a generosi atti compiuti
in guerra ed in pace da militari.
Regolamentate
con R.D. 4 novembre 1932, n. 1423 e successive modificazioni, le ricompense al
Valor Militare hanno per finalità il segnalare come degni di pubblico onore gli
autori di atti di eroismo militare, anche compiuti in tempo di pace, purché
l'impresa sia strettamente connessa alle finalità per le quali le Forze
militari dello Stato sono costituite, qualunque sia la condizione e la qualità
dell'autore.
Con
il termine valore, riferito a persona, in generale si indica “il possesso
di alte doti intellettuali e morali, o alto grado di capacità professionale”.
Dal punto di vista dei comportamenti sociali, si tende a considerare
come valore ogni condizione o stato che l’individuo o più spesso una
collettività reputa desiderabile, attribuendogli in genere significato e
importanza particolari e assumendolo a criterio di valutazione di azioni e
comportamenti.
Essere insignito
di medaglia al valore militare significa essere decorato per
avere dimostrato senso del dovere, abnegazione e sacrificio
spinto, se necessario, sino all’estremo,. Coraggio, ardimento dimostrati nell’affrontare i nemici in combattimento
e nel sostenere fermamente le dure prove che la guerra comporta, anche con
pericolo della propria vita: lottare, combattere, resistere.
E’
necessario ora fare un riferimento al senso del dovere.
Nella
tradizione latina Cicerone se ne serve per designare l’insieme delle nozioni e
delle credenze su cui esiste un implicito accordo da parte di tutti gli uomini
(communis consensus).
Il
senso del dovere viene definito da
Giovan Battista Vico come “un giudizio senza alcuna riflessione, comunemente
sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto
il genere umano” e’ fondamentale per comprendere il comportamento dei soldati
italiani in situazioni drammatiche.
Tuttavia
una società non può guardare al futuro se non ha il senso del dovere.
L’accettazione
della possibilità di dover sacrificare
la propria vita, le motivazioni tradizionali incentrate sul valore
individuale del soldato, su valori collettivi come il patriottismo sono ancora
validi e diffusi nella società di oggi?
Con Forze Armate di professionisti l’esigenza
di dover competere per il reclutamento sul mercato del lavoro «normale» ha
indotto nell’organizzazione un atteggiamento definibile come «razionalismo
burocratico»: la ricerca e le politiche del personale, infatti, si sono
focalizzate sull’efficacia manageriale e sulle ricompense economiche.
Vi
e’ in atto un generale processo di cambiamento culturale che, sostituendo la
razionalità laica a valori e credenze tradizionali, ha portato, nel caso
specifico, a ridimensionare l’importanza attribuita a valori militari
tradizionali – come il patriottismo e l’onore. A livello organizzativo, ha
contribuito a focalizzare l’attenzione sul raggiungimento dell’efficienza
economica, ignorando «i fattori che (come il morale, la coesione, la
leadership) sono i più ‘imponderabili’, ma anche a mio parere i più importanti
per un’organizzazione come le forze armate».
Allora
quale può essere la nostra missione? principalmente
quella di fare memoria. Ricordare chi ha dato tutto alla Patria, dalla gioventù
fino al sacrificio della vita, senza nulla chiedere in cambio.
Un ricordo semplice ma sentito di tanti
valorosi militari, non solo in guerra ma anche in tempo di pace, che hanno
visto premiato un loro gesto eroico con una medaglia. Oro, argento o bronzo
tutte unite da una comune base di coraggio e di altruismo. Molte quelle
concesse alla memoria.
Vorrei
adesso fare alcuni brevi esempi sul valore dimostrato dai soldati italiani in
A.S.
«Carri
nemici fatta irruzione sud Divisione Ariete. Con ciò Ariete accerchiata.
Trovasi
circa 5 chilometri nordovest Bir el Abd. Carri Ariete combattono!»
Fu
questo l’ultimo drammatico radiomessaggio inviato dai corazzati della divisione
Ariete alle 15,30 del 4 novembre 1942, poco prima di essere annientati
dall’VIII armata britannica, nel corso dell’ultima decisiva battaglia che si
svolgeva dal 23 ottobre nel deserto egiziano di El Alamein.
La
data di nascita del reparto risale al 15 luglio 1937 quando venne formata a
Milano la 2ª Brigata corazzata, composta inizialmente dal 3º Reggimento
bersaglieri, a cui si aggiunsero nel novembre 1938 l’8º Reggimento bersaglieri
e il 32º Reggimento fanteria carrista. Il 1º febbraio 1939 la Brigata fu
innalzata al livello divisionale, assumendo la denominazione di 132ª
Divisione corazzata “Ariete” ed incorporando tre reggimenti: l’8º Bersaglieri,
il 32º Fanteria carrista e il 132º Artiglieria corazzata, oltre ad altre unità
divisionali.
Nella
seconda guerra mondiale l’unità fu destinata in Africa settentrionale dove
combatté da marzo 1941 a novembre 1942 tutte le principali battaglie della
guerra nel deserto libico-egiziano.
L′Ariete affrontò
questo scontro avendo in organico tre battaglioni carri: IX, X (proveniente dal
133º Reggimento e assegnato al 132º Reggimento fanteria carrista il 21 aprile
1942 per sostituire l’VII Battaglione carri distrutto in combattimento) e XIII
(assegnato al 132° nel luglio 1942 in sostituzione dell’VIII Battaglione carri
anch’esso distrutto in combattimento). In forza aveva solo un centinaio di
carri (in gran parte M 14/41) e 16 semoventi 75/18, mentre i i battaglioni
bersaglieri avevano in pratica l’organico di una compagnia.
Vi
fu anche la prima ricompensa tedesca al valore concessa ad un italiano in
Africa settentrionale
«Il Comando del Corpo tedesco in
Africa ha decorato di Croce di Ferro sul campo il Col. Montemurro per il
magnifico comportamento dei bersaglieri ed artiglieri della sua colonna nel
combattimento per la presa di EI Mechili. Altre proposte sono in corso per il
conferimento della stessa decorazione ad altri militari della divisione
distintisi nella stessa azione.
Rivolgo al Col. Montemurro e a coloro che hanno partecipato alle azioni di EI
Mechili il mio compiacimento per la bravura dimostrata.
Questo mio riconoscimento del Valore
dei soldati dell’Ariete ci sia di sprone nelle prove che saremo chiamati a
sostenere in avvenire”.
Del
valoroso colonnello italiano, ne parlò il Primo Ministro britannico Winston
Curchill alla camera inglese che a proposito di El Mechili ebbe a dire;
“fummo
costretti a ripiegare perché c’erano i Bersaglieri dell’8° di Ugo Montemurro”.
L’epopea
dell’8° bersaglieri continuerà per l’intera campagna in Africa settentrionale ,
resa delle truppe dell’Asse in Tunisia nel 1943, tanto da guadagnarsi
nell’immediato dopoguerra, ben due Medaglie d’Oro al Valor militare alla sua
gloriosa bandiera
Nell’aprile
del 1943 le forze dell’asse cercarono di difendere ad oltranza la Tunisia.
Il
punto centrale e più avanzato della linea difensiva di Enfidaville era
costituito dall’altura di Takrouna. Questo colle roccioso, che sulla propria
cima vedeva sorgere un paesino costituito da casette di fango, rappresentava un
importante punto strategico visto che da li era possibile controllare la via
che conduceva a Tunisi. Per rimarcare la difesa ad oltranza di Takrouna,
al Capitano Politi comandante del I/66° e al comandante del 47° tedesco vennero
affidate le bandiere di guerra italiane e tedesca, che come esige l’etica
militare devono essere difese sino all’ultimo uomo. Questo l’ordine di servizio
a riguardo:
Z.O.,
18 Aprile 1943 – XXI E.F.
All’eccellenza
Generale d’Armata Giovanni Messe
Comandante
Iª Armata
“Questa mattina in nome della Patria
e Vostro, alla presenza di una rappresentanza in armi del presidio di Takrouna,
ho consegnato le bandiere italiana e tedesca al comandante del caposaldo che ha
preso impegno che esse verranno difese fino all’ultimo uomo, come Vostra
consegna”.
Il
20 aprile 1943, il Comandante della Divisione “Trieste”, Generale La Ferla,
affidò ad alcuni reparti di formazione, tra cui i resti della Divisione
Paracadutisti Folgore, il compito di prestare man forte al 66° Reggimento
Fanteria che rischiava di perdere il controllo del villaggio di Takrouna. Nel
villaggio infuriava il combattimento tra gli italiani e le truppe
anglo-neozelandesi. Riconquistato il villaggio, oramai decimati dall'incessante
fuoco nemico, i fanti del 66° Reggimento, i Paracadutisti ed un’ultima
compagnia di Granatieri giunta in rinforzo, riuscirono a resistere fino alla
sera del 21 aprile. La mattina del 22 aprile, dovettero tuttavia soccombere per
mancanza di rifornimenti.
Radio
Londra, per giustificare il ritardo dell’avanzata verso Tunisi, affermò che
l’Italia aveva schierato laggiù i suoi migliori soldati.
Durante
la 2^ Guerra Mondiale, inquadrato nella 101^ divisione "Trieste" il 66°
Reggimento Fanteria partecipa alla campagna in Africa settentrionale,
contendendo il terreno all'8^ armata da El Alamein alla Tunisia dove, durante
la battaglia di Takrouna, il 1° Battaglione al comando del Capitano Mario
Politi, si copre di gloria tenendo in scacco una divisione nemica per diversi
giorni e cedendo soltanto dopo aver terminato le munizioni, meritando così la
Medaglia d'Oro al Valore Militare.
Takrouna,
sulla quale Radio Londra, riguardo alle sconfitte subite delle proprie truppe,
disse: “Sul Takrouna l'Italia ha fatto affluire i suoi migliori
soldati". Questi sono nomi che rimangono alla storia per il valore
dimostrato dagli italiani tanto da destare stupore ed incredulità nello stesso
Montgomery: “Ferma, disperata resistenza”, scrisse nelle sue memorie, notoriamente
avare di complimenti nei confronti delle nostre truppe.
Un ultimo esempio riguarda i bersaglieri dei
rgt. 5°
e 10° . Alle ore 11,15 del 12 maggio telegramma di Mussolini a Messe:
"Cessare combattimento. Siete nominato Maresciallo d'Italia. Onore a voi
et vostri prodi".
La
battaglia si spegne. L'ultimo cannone rimasto a tuonare è italiano, l'ultima
bandiera ammainata è il tricolore. Alle 19.30 ordine del Comando Supremo:
Cessate il fuoco". Alle ore 13 del 13 maggio 1943, quel che rimane della
1° Armata italiana abbassa le armi. Spenti tutti i fuochi e fine delle
operazioni in Africa Settentrionale.
Così
il Magg. Mario Romagnoli, ultimo Comandante dei resti del 5° e 10° Rgtt.
Bersaglieri racconta la sua resa e quella dei suoi uomini:
“La resa fu degna delle nostre tradizioni. Il
nemico (truppe americane) inviò un parlamentare con bandiera bianca,
accompagnato da un Ufficiale tedesco con l'ordine di resa emanato dal
Comandante della piazza di Biserta. Ero in posizione con i superstiti di due
Reggimenti, circa 600 uomini, su di una piccola quota. Il parlamentare mi
invitò ad andare da lui. Rifiutai. Se voleva parlarmi doveva venire lui da me.
Venne. Mi intimò la resa mostrandomi l'ordine del Generale Comandante la piazza
di Diserta. Rifiutai la resa incondizionata ed esposi le mie condizioni. Il
parlamentare se ne andò. Riunii i bersaglieri, feci loro un breve discorso.
Lacerai la bandiera, dopo averla fatta baciare agli Ufficiali e ne distribuii
un pezzetto ciascuno. Il parlamentare tornò. Quanto avevo richiesto fu
concesso. Potei far distruggere le armi. Entrammo nelle file nemiche in
perfetto ordine: 4 motociclisti, la mia macchina con l'Aiutante Maggiore
Tenente Ercolani e il cappellano. Una colonna di camion miei, nascosti e
salvati dall'offensiva nemica, con tutti i bersaglieri, fiancheggiata dai miei
motociclisti. Così, in un deserto africano sfilai alla testa dei miei
bersaglieri davanti ai nemici che, irrigiditi sull'attenti, presentarono le
armi”.
Così
finì la guerra tunisina sul fronte di Biserta".
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