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giovedì 2 settembre 2021

Dizionario minimo della Guerra di Liberazione. Le Divisioni Ausiliarie

 DIBATTITI
 Progetto 2016/1

Uno dei contributi più sottovalutati è quello delle Divisione Ausiliarie nel quadro del contributo dell’Italia alla campagna degli Alleati. Fu un contributo massiccio che incise in modo massiccio nello svolgimento della campagna. Gli alleati avevano i materiali ed i mezzi, ma non avevano gli uomini. Lo stesso problema lo avevano i tedeschi; questi ricorsero all’arruolamento forzato e, tramite la Organizzazione Todt, anche con mezzi estremamente coercitivi. Gli Alleati, con molta più eleganza si avvalsero delle Divisioni Ausiliare e con questa soluzione si guadagnarono la simpatia ed il consenso della popolazione. La organizzazione logistica alleata prevedeva la Peninsular Base Section P.B.S. con porto principale a Napoli che sostenva la V Armata Statunitense. La VIII Armata era sostenuta dai distretti logistici britannici che avevano come porti principali prima Bari e poi Ancona. Gli alleati chiesero alle autorità militare italiani gli uomini necessari al funzionamento di tutti i servizi logistici.

 

“Già nel dicembre 1943 erano stati impiegati nelle attività dei servizi alleati circa 95.000 militari italiani. Nel 1944 il loro numero salì a 163.377, con questa ripartizione: 76.664 per lavori di manovalanza e rifornimento, 19.102 in reparti genio, 8.833 autieri, 2.023 meccanici di officina, 9.284 con compiti di difesa contraerea, 25.914 in servizi di guardia e di polizia militare, 6.963 in unità salmerie, 14.594 con mansioni diverse. Un ulteriore aumento si verificò nel 1945, allorché venne raggiunta la punta massima di 195.000 uomini impiegati nelle attività in argomento.

Diamo ora qualche breve dettaglio ordinativo.  Per corrispondere alle esigenze prospettate dagli Alleati, lo Stato Maggiore R. Esercito procedette alla costituzione di otto grandi Unità "amministrative": quattro mediante la trasformazione di altrettante costiere (205a, 209a, 210a, 229a) e quattro ex novo (228a, 230a, 231a e Comando italiano 212, quest'ultimo avente una forza che nel 1945 sfiorò i 60.000 uomini).

La composizione di quelle Unità era variamente articolata come organici. A cura dell'Ispettorato Truppe Ausiliarie, appositamente istituito dallo Stato Maggiore Regio Esercito, vennero complessivamente creati tredici reggimenti pionieri, cinque reggimenti lavoratori, quarantadue battaglioni servizi, ventisei battaglioni guardie, cinque battaglioni ferrovieri, sette battaglioni portuali, ottantatré compagnie del genio, ottantuno compagnie autieri, trentatré reparti salmerie e portatori, nonché numerose altre unità specialistiche, con non raro interscambio di uomini e di denominazione.

L'opera degli "ausiliari" fu oscura ma molto preziosa: usiamo quest'ultimo aggettivo senza eccezioni di sorta, perché si addice all'intero arco delle attività, dagli "umili" lavori di manovalanza e scarico svolti nei porti all'impegno rischiosissimo dei bravi genieri, che resero inoffensive oltre 500.000 mine, come il fronte si spostava verso nord.

Va aggiunto che consistenti nuclei di tre Unità ausiliarie – 210a, 228a e Comando 212 - offrirono in più occasioni un contributo anche operativo. Giunti infatti nelle prime linee mentre vi infuriavano combattimenti, i nostri militari non esitarono a parteciparvi distinguendosi per bravura. Sono significative, in proposito, le perdite subite: 744 caduti, 2.252 feriti, 109 dispersi.”[1]



[1] Loi S. I Rapporti fra alleati e italiani nella cobelligeranza, cit., pag. 119

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