Uno
dei contributi più sottovalutati è quello delle Divisione Ausiliarie nel quadro
del contributo dell’Italia alla campagna degli Alleati. Fu un contributo
massiccio che incise in modo massiccio nello svolgimento della campagna. Gli
alleati avevano i materiali ed i mezzi, ma non avevano gli uomini. Lo stesso
problema lo avevano i tedeschi; questi ricorsero all’arruolamento forzato e,
tramite la Organizzazione Todt, anche con mezzi estremamente coercitivi. Gli
Alleati, con molta più eleganza si avvalsero delle Divisioni Ausiliare e con
questa soluzione si guadagnarono la simpatia ed il consenso della popolazione.
La organizzazione logistica alleata prevedeva la Peninsular Base Section P.B.S.
con porto principale a Napoli che sostenva la V Armata Statunitense. La VIII
Armata era sostenuta dai distretti logistici britannici che avevano come porti
principali prima Bari e poi Ancona. Gli alleati chiesero alle autorità militare
italiani gli uomini necessari al funzionamento di tutti i servizi logistici.
“Già nel dicembre 1943 erano
stati impiegati nelle attività dei servizi alleati circa 95.000 militari
italiani. Nel 1944 il loro numero salì a 163.377, con questa ripartizione:
76.664 per lavori di manovalanza e rifornimento, 19.102 in reparti genio, 8.833
autieri, 2.023 meccanici di officina, 9.284 con compiti di difesa contraerea,
25.914 in servizi di guardia e di polizia militare, 6.963 in unità salmerie,
14.594 con mansioni diverse. Un ulteriore aumento si verificò nel 1945,
allorché venne raggiunta la punta massima di 195.000 uomini impiegati nelle
attività in argomento.
Diamo ora qualche breve dettaglio
ordinativo. Per corrispondere alle
esigenze prospettate dagli Alleati, lo Stato Maggiore R. Esercito procedette
alla costituzione di otto grandi Unità "amministrative": quattro
mediante la trasformazione di altrettante costiere (205a, 209a, 210a, 229a) e
quattro ex novo (228a, 230a, 231a e
Comando italiano 212, quest'ultimo avente una forza che nel 1945 sfiorò i
60.000 uomini).
La composizione di quelle Unità
era variamente articolata come organici. A cura dell'Ispettorato Truppe
Ausiliarie, appositamente istituito dallo Stato Maggiore Regio Esercito,
vennero complessivamente creati tredici reggimenti pionieri, cinque reggimenti
lavoratori, quarantadue battaglioni servizi, ventisei battaglioni guardie,
cinque battaglioni ferrovieri, sette battaglioni portuali, ottantatré compagnie
del genio, ottantuno compagnie autieri, trentatré reparti salmerie e portatori,
nonché numerose altre unità specialistiche, con non raro interscambio di uomini
e di denominazione.
L'opera degli
"ausiliari" fu oscura ma molto preziosa: usiamo quest'ultimo
aggettivo senza eccezioni di sorta, perché si addice all'intero arco delle
attività, dagli "umili" lavori di manovalanza e scarico svolti nei
porti all'impegno rischiosissimo dei bravi genieri, che resero inoffensive
oltre 500.000 mine, come il fronte si spostava verso nord.
Va aggiunto che consistenti
nuclei di tre Unità ausiliarie – 210a, 228a e Comando 212 - offrirono in più
occasioni un contributo anche operativo. Giunti infatti nelle prime linee
mentre vi infuriavano combattimenti, i nostri militari non esitarono a
parteciparvi distinguendosi per bravura. Sono significative, in proposito, le
perdite subite: 744 caduti, 2.252 feriti, 109 dispersi.”[1]
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