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mercoledì 22 settembre 2021

Le Guerre in AFganistan dell'800.

 APPROFONDIMENTI

Il teatro operativo afgano dal punto di vista geografico


Massimo Coltrinari


L’Afghanistan (sede degli Afgani) ondeggia come appendice montuosa della grande catena che fascia l’Asia, “una immensa Svizzera asiatica[1]” collocata tra i deserti della Persia e quelli dell’India, tra i deserti della Turcomania e quelli del Belutcistan. Compreso tra i gradi 60°, 55’ e 74°,45’ di longitudine orientale da Greenwich e tra i gradi 28°,48’ e 37°,15’ di latitudine settentrionale, (cioè fra i paralleli comprendenti la zona di territorio che corre tra la frontiera meridionale di Tripoli e la Sicilia), l’Afghanistan era delimitato a Nord dalle terre dei Turcomanni, da quelle degli Usbecchi e dai Tagiki, ad ovest con la Perisa, a Est e a Sud con il Kasmir, col territorio delle tribù indipendenti del confine indiano, con la Provincia della Frontiera nord-occidentale e col Belutcistan. Soltanto a Sud-Est e a Nord (con il fiume Amu-Daria) l’Afghanistan possiede confini ben definiti, mentre ad Ovest, Nord-Ovest e a Sud il territorio si confondeva con le regioni circostanti, da cui i frequenti conflitti con i vicini. La superficie è di circa 721.000 km2. L’Afghanistan, veniva descritto nel 1880 da Oreste Baltieri[2], come “un enorme uccello accoccolato e rivolto verso l’India, con il becco immenso posato sull’altipiano di Pamira, o Tetto del mondo – quell’immenso altipiano verso cui si accavalcavano i più alti monti della terra – il collo tracciato dalla catena dell’Indocush, il petto dalla catena di Solimano, che si arrotondava a ventre verso il Belutcistan. Le ali, chiuse dai monti e dai fiumi che scendevano trasversalmente nella vasta pianura del Punjab.  L’altipiano, attraversato dal 38° parallelo, sorge ad un’altezza media superiore alle cime più elevate d’Europa e comprende parecchi laghetti che nutrono i grandi fiumi. Le posizioni strategiche per l’Afghanistan erano Merw, Herat, Candahar, a cavallo della grande catena montuosa che taglia in due l’Asia, sulle sponde di fiumi scorrenti verso occidente dalla barriera delle Indie.

 

Merw si trovava all’angolo nord-ovest della vasta regione, proprio sulla strada che aggirandosi per le sinuosità del Cuhi Caitù mette nel cuore dell’Afghanistan. Da Merw passa pure la strada che dalla Persia settentrionale e attraversa il deserto dei Turcomani, taglia l’Amu-Daria (fiume) e va in Bucaria (regione della Tartara abitata dagli Usbecchi). Si tratta di una posizione favorevole ai Russi, sia per assicurare la via al Marc Caspio, sia per guardare i deserti della Perisa, sia per tenere a freno i Turcomani, sia per avere un posto avanzato tra le due poderose potenze che si affacciano l’una sulla terra e l’altra sull’acqua. Merw è quindi una base offensiva di possibili operazioni russe verso l’Afghanistan perché ivi si concentrano le strade che vengono dal Caspio e dalle due rive dell’Aral, perché ivi il corso dell’Amu-Daria si accosta più che altrove alla frontiera afghana, perché ivi v’è mezzo di approvvigionare le truppe, infine perché di là parte la via più diretta e meno difficile che va ad Herat.

L’unico passaggio tra lungo la catena montuosa che va dalle rive del Mar Nero al mar di Cine è rappresentato dall’angolo nor-ovest dell’Afghanistan tra le posizioni strategiche di Herat e Merw.




Herat, allora fiorentissima città, si trova a 450km da Candahar e 500km da Cabul. Si poteva andare a Cabul direttamente percorrendo una strada difficile e montuosa lungo i meandri dell’Erirud, mentre strada più lunga ma assai comoda era invece quella che passava per Candahar. Da Cabul poi la strada lungo il fiume Cabul, per il passo di Cheiber immetteva all’India. Da Candahar altre strade immettevano all’India: principale quella di Quetta (per il passo di Bolan a Sicarpur).

Herat, situata in una vallata in grado di offrire largo campo di approvvigionamento ad un grande esercito, collegata alla Persia, con il Marc Caspio, con Buchara, adagiata a Merw, era detta a ragione la chiave strategica dell’India. E gli Inglesi la considerarono tale, quando nel 1839 mossero guerra a Dost Mohamet, emiro di Cabul, per il timore che la Russia – da lui favorita – occupasse il passo. Nel 1836 mossero guerra alla Persia per impedirle l’annessione di Herat.

La città consisteva in un quadrilatero i cui lati erano formati da un terrapieno largo alla base circa 250 piedi (76mt), alto da 50 a 60 piedi (15-18mt), con un fossato largo 45 (13 mt) e profondo 16 (5mt). La fortezza avrebbe potuto, nelle mani di una potenza europea, divenire – anche in ragione della sua posizione tattica – una piazza d’armi di primissimo d’ordine.

Il terzo punto strategico dell’Afghanistan era Candahar, situata a 3500 piedi s.l.m. (1066 mt), sulle ultime pendici della catena dei Gul-Cu, la quale, sopra Cabul, abbassandosi dal massiccio dell’Indocush scende trasversalmente verso sud-ovest e separa le acque dell’Argandab da quelle del Tarnac, con altezze che arrivano a 8400 piedi (2600mt). I due fiumi si raccolgono sotto Candahar dopo aver raccolto fiumi minori. Il Tarnac e l’Argandab, riuniti nella pianura in un unico fiume (l’argandadb), contribuisce ad ingrossare le acque dell’Hilmend (il fiume più importante del paese), che scorre attraverso tutta la regione e che – se sono consentiti paragoni geografico/strategici – sarebbe ciò che è il Po rispetto a Bologna. Nell’inverno e nella primavera il fiume ha poca acqua e raggiunge i 300 piedi di larghezza (90 mt), ma in giugno allo sciogliersi delle nevi, la sua ampiezza poteva arrivare anche ad un chilometro e mezzo. Candahar è la seconda città dell’Afghanistan, ma la più nobile dell’Afghanistan. Vi fioriva il commercio delle carovane che lentamente andavano e venivano dall’India con le ricchezze che da quel paese si riversavano sull’Asia centrale. Nodo commerci, dunque, ma anche luogo di imprese militari: la vita e la forza vi affluivano formando obiettivi di attacco, basi di operazioni, perni di resistenze. E gli inglesi riconoscevano assai bene l’importanza di questo posto avanzato oltre l’Indo e i monti di Solimano, che ne proteggeva i passi, sbarrava direttamente il più importante e più diretto di essi – quello di Bolan – era centro d’approvvigionamenti e perno di manovra contro Cabul, Herat e la Persia.

 



[1] “L’Afghanistan e le Campagne di Alessandro nel Caucaso Indiano” di Oreste Baratieri – Estratto dalla Nuova Antologia Italiana, 15 dicembre 1879 – Tipografia Barbera – Roma. 1880.

[2] “L’Afghanistan e le Campagne di Alessandro nel Caucaso Indiano” di Oreste Baratieri  – Estratto dalla Nuova Antologia Italiana, 15 dicembre 1879 – Tipografia Barbera – Roma. 1880.


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