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lunedì 6 gennaio 2020

La situazione delle truppe tedesche in Italia III Parte

APPROFONDIMENTI
La seconda guerra mondiale. 
Rapporti tra Italia e Germania 
all'indomani della caduta del fascismo

Giovanni Cecini

Una volta liberata Roma, il fronte italiano perse l’attenzione da parte di Londra, Washington e Berlino. Dall’estate del 1944 le cose cambiarono su entrambi gli schieramenti, concentrando gli sforzi sul fronte occidentale, apertesi le ostilità in Normandia appena due giorni dopo il sopraggiungere degli Alleati nella Capitale. Tuttavia gli scontri successivi in Italia non furono da meno dei precedenti, considerata la lentezza con la quale gli Anglo-americani procedettero lungo la Penisola. Le linee parallele di difesa, che i Tedeschi avevano delineato nella zona tra Napoli e Roma, proseguirono anche in Italia centrale, principalmente in prossimità del lago Trasimeno. Superata anche Firenze, un altro inverno arrivò e la linea Gotica, che ricalcava grosso modo parte del tracciato dell’operazione “Alarico”, permise alle unità germaniche di bloccare il nemico e di costringerlo a trincerarsi, anche a causa del clima rigido.
Dopo Montecassino ed Ortona, anche qui i Tedeschi mostrarono una grinta e una capacità di resistenza non comuni, per le quali gli Alleati ebbero la meglio solo per la copiosità dei mezzi a disposizione e per la crescente stanchezza che la Germania aveva accumulato dopo sei anni di guerra combattuta su tutti  fronti del continente europeo. L’aspetto militare dell’azione tedesca, se si considera che la campagna d’Italia durò circa due anni, fu un capolavoro di resistenza bellica, anche a fronte dell’iniziale propensione germanica a difendere solo il settentrione del Paese.
Altra faccenda ovviamente è l’aspetto morale e criminale dell’esperienza. Numerosi potrebbero essere gli episodi da elencare, in cui militari della Wehrmacht, della Gestapo o delle SS si sono macchiati in territorio italiano, evidenziando agli occhi di coloro che si occupano di storia militare come l’aspetto operativo e neutro di una guerra tra due eserciti contrapposti possa essere stravolto da accadimenti che esulano dai valori classici di onore e cavalleria o da quelli tecnici di strategia e tattica.
Per questi motivi numerosi dei protagonisti di tale campagna furono messi alla sbarra per l’emanazione di ordini criminali. Tra i tanti, che chi più chi meno pagarono almeno con una detenzione, spiccano lo stesso Kesselring, Herbert Kappler e Walter Reder. Sta di fatto che la posizione incerta avuta dall’Italia durante il conflitto, come pure il mancato procedimento nei confronti dei crimini di guerra commessi dagli Italiani in venti anni di guerre fasciste, hanno portato un’imbarazzante e onnicomprensiva coltre di oblio su ampia parte delle responsabilità dirette e indirette di molti eccidi commessi nel nostro Paese dalle autorità politiche e militari tedesche. (fine)

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