APPROFONDIMENTI
La strategia e la tattica nel quadro
delle operazioni ad anzio
Nella
sua concezione operativa lo sbarco di Anzio, con la diretta minaccia sulle
retrovie tedesche, avrebbe dovuto risolvere il problema di infrangere la linea
difensiva tedesca Sangro-Garigliano, evitando un attacco frontale, quasi
sicuramente destinato all'insuccesso.La sua importanza deriva pertanto dal
fatto che, se avesse avuto esito favorevole, lo sbarco poteva essere decisivo
per lo sviluppo ulteriore delle operazioni alleate verso l'Italia
settentrionale, modificando profondamente la situazione che si era determinata
in campo alleato dopo il fallimento dell'offensiva della fine del 1943.
Nella
scelta della zona di sbarco si fusero armonicamente le necessità politiche e
quelle militari. All'abile determinazione dell'obiettivo politico si congiunse
la sapiente scelta della zona di sbarco nelle sue immediate vicinanze, e, ad
una distanza dalla fronte che rendesse difficile al Comando tedesco di
effettuare una manovra per linee interne; inoltre, il retroterra fu scelto in
modo da consentire il favorevole sviluppo successivo delle operazioni dopo lo
sbarco.
In
complesso si può dire che nella concezione delle operazioni di sbarco furono
valutati obiettivamente i molteplici fattori in gioco determinando una
soluzione brillante che fa onore agli Stati Maggiori alleati.
Nell'esame
particolare, questa concezione richiama la nostra attenzione sulla sempre più
profonda interferenza della politica nelle operazioni militari: accogliendo la possibilità
di esecuzione dell'operazione proposta, concedendo i mezzi previsti necessari,
concorrendo a precisarne gli obiettivi, qualche volta, interferendo nella
stessa composizione delle forze operanti. Tutto ciò a differenza del passato,
quando la determinazione di tutti questi fattori era di esclusiva competenza
del Comandante superiore del teatro di operazioni e il potere politico limitava
il suo intervento nel campo logistico, concedendo o meno i mezzi richiesti.
Vero è
che i Capi politici alleati, nell'apprezzare e dar corso all'operazione
progettata dai Capi militari, prima di decidere, si consultavano con i loro
consiglieri militari, ciò che richiama alla mente l'analogo procedimento dei
Consigli Aulici del passato, specie nel secolo XVII e XVIII, nella condotta
delle operazioni, per quanto la rapidità di collegamento tra Capi politici e
militari oggi attenui difetti attributi a tali consigli.
E'
comunque importante che, per il futuro, gli uomini politici scelgano
accuratamente i loro consiglieri, in modo che sia per loro facile tradurre le
necessità politiche in termini militari, come fecero i Capi politici alleati,
non solo nella operazione di Anzio, ma in tutte le operazioni da loro
intraprese durante la seconda guerra mondiale.
Nel
caso dell'operazione di Anzio riteniamo che l'intervento diretto dei Capi
politici alleati sia stato razionale per la funzione politica-strategica
particolare che essa aveva. Se dal lato militare si trattava infatti di
spezzare la difesa tedesca, aggirando l'ala destra dello schieramento
avversario, in modo da impedirgli di ripiegare verso nord, dal lato politico
l'operazione si inquadrava in un campo ben più ampio, poiché si trattava di
impadronirsi di Roma, la cui conquista avrebbe avuto enormi ripercussioni
nell'opinione pubblica mondiale per la sua duplice funzione di capitale
d'Italia e di centro della Cristianità.
Questo
intervento razionale, per la decisione dell'operazione nel grande quadro
dell'azione politico-strategica da parte degli uomini politici, risultò però menomato gravemente dall'ulteriore intervento
nei particolari esecutivi dell'operazione.
Risultò
infatti che dopo la conferenza di Tunisi, in cui si decise dell'operazione
“Shingle”, fu tenuta un'altra conferenza in Marrakech nel Marocco, il 7- 8 gennaio
1944. A tale conferenza, voluta da Churchill, partecipò da parte americana solo
il capo di S.M. Eisenhower, mentre da parte inglese intervennero i generali
Wilson ed Alexander e l'amm. Cunningham. Non furono pertanto invitati né il
gen. Clark, che doveva essere l'organizzatore dell'operazione, né il gen. Lucas
comandante del corpo di spedizione, né l'amm. Lowry, comandante della VII forza
anfibia prevista per lo sbarco. Questi alti comandanti responsabili
dell'operazione furono solo autorizzati a farsi rappresentare da qualche
ufficiale di S.M. Fu così che il gen. Lucas fece intervenire due ufficiali del
suo comando (ufficio servizi), i quali cercarono di far posporre il giorno D
dal 20 al 25, al fine di effettuare serie prove di sbarco, ma ottennero solo
uno spostamento dal 20 al 22. La loro proposta poi di precaricare gli automezzi
a Napoli, per affettare più rapidamente lo scarico, fu completamente scartata
da Churchill e da Cunningham, anzi fu proibito questo procedimento. Gli
ufficiali inviati dall'ammiraglio Lowryi riuscirono tuttavia ad avere a
disposizione i mezzi di sbarco per 12 giorni anziché per 7. Trattando questioni
di capitale importanza con i soli rappresentanti, alla fine della conferenza fu
così possibile a Churchill di riferire a Roosvelt che sulla questione di Anzio
era stato raggiunto un completo accordo, mentre in realtà il Primo ministro
britannico aveva imposto la sua volontà a generali e ammiragli contro il loro
migliore giudizio[1].
E fu così che il generale Lucas parti per Anzio profondamente scoraggiato
poiché non vedeva come, con due divisioni, e gli avrebbe potuto contenere e
vincere le quattro divisioni tedesche che gli venivano segnalate in prossimità
della zona di sbarco.... [2]
[1]V.
MORRISON SAMUEL ELIOT, Op. cit. - pag 328
[2]Si dice
che il gen. Patton sia andato a trovare il gen. Lucas prima della partenza e
che visto il suo abbattimento abbia cercato di incoraggiarlo dicendogli che non
era poi detto che avrebbe lasciato la pelle nell'operaione, ma che avrebbe
potuto essere solo gravemente ferito e gli consigliò di leggere la Bibbia!
Nessun commento:
Posta un commento