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martedì 17 aprile 2018

MILITARISMO E AZIONE LA PELLICOLA DENTRO E FUORI LA GUERRA


 APPROFONDIMENTI


Di Giovan Battista Birotti

L’espansionismo giapponese e la guerra contro Cina e Stati Uniti ebbero nella pellicola un valido alleato e un singolare riflesso artistico.
Ecco degli esempi di un particolare genere cinematografico il geki, letteralmente “film a soggetto”, che caratterizzò l’epopea bellica nipponica con capolavori che andranno oltre la semplice rappresentazione della guerra e che rappresentano una pagina singolare della cinematografia del Sol Levante.
Tra i maggiori autori a soggetto propagandistico c’è Yamamoto Kajiro, che nel 1942 realizzò il manifesto bellico per eccellenza: La guerra sui mari dalle Hawaii alla Malesia per celebrare il primo anniversario dell’attacco a Pearl Harbor.
Nonostante i pochissimi strumenti a disposizione Yamamoto riuscì a realizzare un’opera spettacolare dal sapore documentaristico e con un forte impatto realistico. Oltre ai due celebri attacchi aerei contro gli americani a Pearl Harbor (7 dicembre 1941) e contro la flotta britannica nelle acque malesi (8-15 febbraio 1942), il fulcro del film consiste nell’addestramento duro ma necessario, il nemico inoltre si è soliti non rappresentarlo fisicamente ma solo attraverso una voce che tutti  ascoltano attraverso la radio. Tra i cadetti, che durissimamente si addestrano, ne spunta vagamente uno.
Non c’è cenno della loro identità, né vengono mostrati i momenti di rilassamento, non soffrono e non esitano mai nel loro ideale, quasi sempre sorridono. Allo stesso modo, la famiglia del cadetto lo sostiene in questo suo “giusto” desiderio di edificazione. Il ritmo con cui avviene la metamorfosi dei giovani da individui ordinari ad armi specializzate nell’attacco aereo è omogeneo, senza mai cadute, sostenuto da una colonna sonora che ne sottolinea il vigore.
Molti critici giapponesi, al tempo adolescenti, hanno testimoniato il contagioso effetto di esaltazione della combattività suscitato nel pubblico nel corso della proiezione di questo film.
Yamamoto realizzò altri film di guerra tra cui I falchi da caccia del generale Kato e Partono le squadriglie degli uomini siluro entrambi del 1944: il primo riguardava la missione del generale Kato nei cieli del Pacifico meridionale e il secondo era un altro ritratto dei giovani che si sacrificano per la patria e quindi un invito allo spirito di abnegazione dei kamikaze.
Proseguendo il viaggio attraverso i film dedicati alla guerra c’è il dittico dell’autore Tasaka Tomotoka: I cinque ricognitori e Terra e soldati del 1938 e del 1939. Evitano l’esaltazione dell’eroismo guerriero e pongono l’accento sulla vita quotidiana del soldato, sulla psicologia e sul suo coinvolgimento materiale nel conflitto, stringendo un rapporto di continuità con quell’umanismo e quel realismo che avevano segnato il cinema giapponese prima della guerra. 
Tratto da un romanzo di Hino Hashihei, che partecipò come reporter al conflitto e volle nella sua opera registrare la diretta esperienza vissuta dei soldati al fronte, I Cinque ricognitori è un mosaico di piccoli fatti quotidiani che mostra uno spaccato di vita militare di un gruppo di soldati giapponesi nella Manciuria occupata.
Il film ottenne in patria una grande popolarità, conquistando il primo posto nella prestigiosa la classifica dei dieci migliori film dell’anno della rivista Kinema Junpo e fu presentato con successo al Nazi Film Festival di Berlino e al Festival di Venezia, da poco voluto dallo stesso Mussolini. La prima edizione del Festival di Venezia si era svolta dal 6 al 21 Agosto del 1932, per volere di Benito Mussolini e su idea del conte Giuseppe Volpi di Misurata. E’, oggi, il festival cinematografico più antico del mondo.
Terra e Soldati ha un maggiore assetto propagandistico, tutto è focalizzato, sulle marce estenuanti, sulla vita del battaglione e su alcune scene di combattimento. A differenza dei cinque protagonisti del film precedente Tasaka non caratterizza nessuno degli uomini e li ritrae propriamente in sincronia. Come fossero un’unica entità.
I film a soggetto bellico servirono sì per corroborare l’appoggio popolare verso la guerra, ma presentano un profilo personalistico e artistico degno di nota che farà scuola nella fabbrica cinematografica giapponese del secondo dopoguerra.

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