Di Giovan Battista Birotti
L’espansionismo giapponese e la guerra contro Cina e
Stati Uniti ebbero nella pellicola un valido alleato e un singolare riflesso
artistico.
Ecco degli esempi di un particolare genere
cinematografico il geki,
letteralmente “film a soggetto”, che caratterizzò l’epopea bellica nipponica
con capolavori che andranno oltre la semplice rappresentazione della guerra e
che rappresentano una pagina singolare della cinematografia del Sol Levante.
Tra i maggiori
autori a soggetto propagandistico c’è Yamamoto Kajiro, che nel 1942 realizzò il
manifesto bellico per eccellenza: La
guerra sui mari dalle Hawaii alla Malesia per celebrare il primo
anniversario dell’attacco a Pearl Harbor.
Nonostante i
pochissimi strumenti a disposizione Yamamoto riuscì a realizzare un’opera
spettacolare dal sapore documentaristico e con un forte impatto realistico.
Oltre ai due celebri attacchi aerei contro gli americani a Pearl Harbor (7
dicembre 1941) e contro la flotta britannica nelle acque malesi (8-15 febbraio
1942), il fulcro del film consiste nell’addestramento duro ma necessario, il
nemico inoltre si è soliti non rappresentarlo fisicamente ma solo attraverso
una voce che tutti ascoltano attraverso
la radio. Tra i cadetti, che durissimamente si addestrano, ne spunta vagamente
uno.
Non c’è cenno
della loro identità, né vengono mostrati i momenti di rilassamento, non
soffrono e non esitano mai nel loro ideale, quasi sempre sorridono. Allo stesso
modo, la famiglia del cadetto lo sostiene in questo suo “giusto” desiderio di
edificazione. Il ritmo con cui avviene la metamorfosi dei giovani da individui
ordinari ad armi specializzate nell’attacco aereo è omogeneo, senza mai cadute,
sostenuto da una colonna sonora che ne sottolinea il vigore.
Molti critici
giapponesi, al tempo adolescenti, hanno testimoniato il contagioso effetto di
esaltazione della combattività suscitato nel pubblico nel corso della
proiezione di questo film.
Yamamoto realizzò
altri film di guerra tra cui I falchi da
caccia del generale Kato e Partono le
squadriglie degli uomini siluro entrambi del 1944: il primo riguardava la
missione del generale Kato nei cieli del Pacifico meridionale e il secondo era
un altro ritratto dei giovani che si sacrificano per la patria e quindi un
invito allo spirito di abnegazione dei kamikaze.
Proseguendo il
viaggio attraverso i film dedicati alla guerra c’è il dittico dell’autore
Tasaka Tomotoka: I cinque ricognitori
e Terra e soldati del 1938 e del
1939. Evitano l’esaltazione dell’eroismo guerriero e pongono l’accento sulla
vita quotidiana del soldato, sulla psicologia e sul suo coinvolgimento
materiale nel conflitto, stringendo un rapporto di continuità con
quell’umanismo e quel realismo che avevano segnato il cinema giapponese prima
della guerra.
Tratto da un
romanzo di Hino Hashihei, che partecipò come reporter al conflitto e volle
nella sua opera registrare la diretta esperienza vissuta dei soldati al fronte,
I Cinque ricognitori è un mosaico di
piccoli fatti quotidiani che mostra uno spaccato di vita militare di un gruppo
di soldati giapponesi nella Manciuria occupata.
Il film ottenne
in patria una grande popolarità, conquistando il primo posto nella prestigiosa
la classifica dei dieci migliori film dell’anno della rivista Kinema Junpo e fu presentato con
successo al Nazi Film Festival di Berlino e al Festival di Venezia, da poco
voluto dallo stesso Mussolini. La prima edizione del Festival di Venezia si era
svolta dal 6 al 21 Agosto del 1932, per volere di Benito Mussolini e su idea
del conte Giuseppe Volpi di Misurata. E’, oggi, il festival cinematografico più
antico del mondo.
Terra e Soldati ha un maggiore assetto propagandistico,
tutto è focalizzato, sulle marce estenuanti, sulla vita del battaglione e su
alcune scene di combattimento. A differenza dei cinque protagonisti del film
precedente Tasaka non caratterizza nessuno degli uomini e li ritrae
propriamente in sincronia. Come fossero un’unica entità.
I film a soggetto bellico servirono sì per corroborare
l’appoggio popolare verso la guerra, ma presentano un profilo personalistico e
artistico degno di nota che farà scuola nella fabbrica cinematografica
giapponese del secondo dopoguerra.
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