Il piano di Tancredi Saletta 1889 -1909
Negli
anni successivi le singole fasi del Piano Cosenz vennero sottoposte a sperimentazione
mediante esercitazione per i quadri, previste nell’ambito degli studi per gli
ufficiali di Stato Maggiore. Con l’assunzione alla carica di Capo di Stato
Maggiore del gen. Tancredi Saletta, il piano Cosenz fu sottoposto, a radicale
revisione, anche se parziali modifiche erano già state apportate a partire dal
1889. Tancredi Saletta lo aggiorna e predispone un nuovo piano nel 1904, che
nelle sue linee generali è sempre imperniato sul concetto di una difesa dalla
minaccia austriaca, cioè ha un impronta totalmente difensiva. Nonostante il rinnovo del Trattato della Triplice, i piani
sono sempre aggiornati. Sono i tempi, come detto, che il Conrad voleva una
guerra preventiva contro l’Italia ed il nostro Stato Maggiore non era
insensibile a questa minaccia.
Nel
dettaglio, appena nominato capo di Stato
Maggiore, il gen. Saletta mise a verifica, attraverso
numerose esercitazioni con i quadri, le
diverse ipotesi operative prese in considerazione dal generale Enrico Cosenz,
in quanto appariva a tutti evidente che dovevano essere aggiornate.
Una prima innovazione fu
quella di assicurare una maggiore difesa delle coste italiane, ritenendo
opportuno schierare alcuni reparti rafforzando, nel meridione, alcuni punti
ritenuti essenziali per la difesa del Paese. Una divisione fu posta alla difesa
di Roma, una divisione fu inviata in Sicilia, un Corpo d’Armata in Puglia. Fu
sciolto il Corpo d’Armata Speciale, incaricato di operare ad ovest del Tagliamento, e le sue funzioni date a tre divisioni di cavalleria.
Sul Piave si dovevano attestare la 2a e la 3a Armata, che dovevano spingere tre
Corpi d’Armata tra Piave e Tagliamento, ed un quarto Corpo d’Armata si doveva
spingere verso Belluno.
La riserva, a livello di
Armata, venne dislocata più a nord rispetto allo studio Cosenz, nella zona di
Padova, Lonigo-Rovigo.
Era questo uno studio
innovativo che prevedeva, se tradotto, come fu, in piano operativo, una
radicale revisione di tutta la predisposizione per la radunata e per la
mobilitazione. La materia non fu di pertinenza del solo Stato Maggiore, ma anche
di vari ambienti politici, diplomatici ed economici e soprattutto fu centrale
nelle discussioni nei circoli militari italiani dell’epoca. Il dibattito sulla
difesa del confine orientale divenne oggetto di conferenze, dibattiti e
polemiche, spesso anche di qualche spessore. Appariva evidente che occorreva
dare una concreta risposta alla ipotesi, prima nemmeno formulata, di una
eventuale guerra con l’Austria-Ungheria. Anche il Parlamento non rimase
estraneo al dibattito e nelle tornate del 1899 e 1900 ribadì che si doveva dare
una concreta attuazione alla difesa del confine orientale.
Gli studi di Stato Maggiore
si infittirono. Si pose come cardine di ogni studio che, data la potenza
dell’Austria-Ungheria, l’Italia non poteva che assumere solo atteggiamenti difensivi.
Dibattiti sorsero in merito alla valutazione da dare alle possibilità di difesa
del Tagliamento: alla fine si arrivò alla conclusione che questo fiume non
poteva, per le sue condizioni idro-geografiche, essere un ostacolo degno di nota
su cui imbastire la difesa ad oltranza. Il fiume più adatto a questa funzione
si ritenne fosse il Piave, ricco d’acqua, almeno in quegli anni, con sponde
sopraelevate, ed appoggiato a due ostacoli naturali molto efficaci, quali il
Montello a nord e la laguna veneta a sud; inoltre questo corso d’acqua era vicino
ad importanti terminali ferroviari. Si concludeva, in quei anni, la
discussione, iniziata con Ricotti – Magnani, che la difesa doveva essere
imperniata non sull’Adige, ma sul Piave.
Il nuovo piano di guerra aveva
le seguenti caratteristiche e peculiarità:
. ulteriori 150.000 uomini
destinati alla difesa delle coste;
. la difesa del saliente
trentino-tirolese, si organizzò in due settori: l’occidentale, dallo Stelvio al
Lago di Garda, affidato ad un Corpo d’Armata autonomo su tre divisioni, con
aliquote di truppe alpine; l’orientale, alla 1a Armata, costituito da quattro Corpi
d’Armata;
. la riserva, costituita
dalla 4a Armata concentrata tra Monselice e Padova;
. sul Piave vi era il nerbo
delle forze italiane costituite dalla 2a e dalla 3a Armata;
. contro gli sbarchi lungo le
coste della penisola si lasciava un Corpo d’Armata in Puglia ed una divisione a
Roma.
Questo piano fu definito in
tutti i suoi particolari e si provvide alla diramazione a tutti i livelli; completati
e distribuiti anche i documenti di mobilitazione e di radunata.[1]
[1]
Ruffo M., L’Italia nella Triplice
Alleanza. I piani operativi dello Stato Maggiore verso l’Austria-Ungheria dal
1885 al 1915, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito,
Ufficio Storico, 1998, pag. 157.
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