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Comando Supremo. Direttive Operative
di Alessio Pecce
Le
direttive del Comando Supremo per l’anno 1916 sono abbastanza articolate,
tenendo conto anche della esperienza acquisita nei primi sei mesi di guerra.
Uno die caratteri distintivi di queste direttive era l’intedimento del Comando
Supremo che le Armate dipendenti, rendessero solidissime le linee di difesa, e
contemporeneamente svolgessero su azioni tali da fissare le forze austriache
per impedire a loro spostamenti e sottrazioni ed invio in altre zone del
fronte.
In
particolare:
Sulla fronte giulia, la 2a e
la 3a armata, una volta sospese le operazioni in corso e ritirate dalla prima
linea le unità esuberanti, dovevano procedere all'espugnazione delle posizioni
avversarie, coi sistemi propri della guerra ossidionale.
E precisamente, la 2° armata
doveva in un primo tempo conquistare tutte quelle posizioni che l'avversario
manteneva ancora sulla destra dell'Isonzo, indi rivolgere la propria attività
all'occupazione del Mrzli e del Vodil; la 3° doveva procedere all'espugnazione
delle posizioni nemiche sul San Michele, sul Cosich e sul Debeli, dando la
precedenza alle operazioni attorno al San Michele.
b) Sulla fronte trentina, la
I° armata, rinunziato alle operazioni contro i forti di Lardaro e di Riva, e
contro le posizioni saldamente fortificate, che si appoggiavano a quei due
sbarramenti, doveva consolidare e migliorare la propria situazione in val
Sugana, mirando all'occupazione della linea: Borgo-forcella Cadino-Cavalese.
c) Sulla fronte cadorina, la
4° armata doveva "limitare il suo programma a ben sistemare l'occupazione
del Col di Lana e adiacenze".
d) Sulla fronte carnica,
all'infuori di una vigile attività, intesa ad incatenarvi le forze avversarie,
non si dovevano svolgere particolari operazioni.
Con successive direttive del
28 novembre, il C. S. riconfermava alle armate dipendenti che era suo
intendimento che le operazioni di guerra proseguissero anche durante l'inverno,
limitate naturalmente, per effeto della stagione, a determinati tratti della
fronte.
Ma, indipendentemente da ciò,
il contegno delle truppe non doveva limitarsi ad una vigilanza passiva.
"Una bene intesa attività – soggiungeva il C. S. - esercitata ovunque,
oltre a tener desto lo spirito offensivo delle truppe, permetterà di
raggiungere proficui risultati parziali, diretti a migliorare la nostra linea
di occupazione".
Altro compito che incombeva
alle armate, prescindendo dalle operazioni, grandi o piccole, che sarebbero
state progettate ed intraprese nella stagione invernale, era quello di assumere
un dispositivo che, consentendo di mantenere le posizioni raggiunte,
assicurasse alle truppe le migliori condizioni di svernamento.
I criteri fondamentali, cui si
doveva informare tale dispositivo, nei riguardi di tutte le truppe, eccetto
quelle direttamente impegnate nelle operazioni, erano i seguenti:
a) mantenere sulle linee più
avanzate, saldamente organizzate e in condizioni igieniche e soddisfacenti, il
minimo di forze strettamente indispensabili per la vigilanza e per una prima
difesa;
b) dislocare in seconda linea,
a distanza tale dalle linee avanzate che potessero accorrervi tempestivamente
al bisogno, sufficienti truppe di rincalzo, riparate entro ricoveri di riposo,
in buone condizioni di soggirono;
c) tenere il rimanente delle
forze in località arretrate quanto occorresse, per assicurare comodità di
accantonamento negli abitati o dentro i baraccamenti all'uopo costruiti.
Entro il più breve tempo
possibile dovevasi inoltre procedere al riordinamento dei reparti, ristabilendo
l'inquadramento degli ufficiali e dei graduati, rimettendo a numero le cariche
speciali, completando le varie dotazioni, restituendo, insomma, ai reparti la
loro compagine organica.
Con le stesse direttive, il C.
S. dava poi particolari istruzioni circa i turni di servizio, l'equipaggiamento
delle truppe, l'igiene delle trincee e dei ricoveri, l'istruzione disciplinare,
morale e tecnica dei reparti.
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