APPROFONDIMENTI
Cento anni fa una impresa che segnò l'azione della Regia Marina
LA BATTAGLIA IN PORTO E LA GUERRIGLIA MARITTIMA
La beffa di Buccari
La
battaglia in porto, una delle componenti della strategia voluta da Thaon di
Revel, ebbe nel 1918 significative affermazioni per la marina Italiana. L’anno
si apre con quella che nella nostra tradizione è passata alla storia come la
“Beffa di Buccari”, una azione svolta da naviglio sottile contro navi ancorate
in porto.La ricognizione aerea aveva constatato che a Fiume vi erano 23
piroscafi e 4 navi a Buccari, oltre alla flotta di battaglia a Pola.
Nella
notte del 10 ed 11 febbraio 1918 si mise in atto una azione di sorpresa volta a
distruggere sia navi mercantili che militari a Buccari. Vi furono destinati tre
MAS, contrassegnati dai numero 94,95,96 al comando del capitano di fregata
Costanzo Ciano, capitano di corvetta Luigi Rizzo, e del tenente di vascello De
Santis e con il sostegno di tre gruppi navali composti da cacciatorpediniere e
navi di scorta, tra cui l’”Animoso”, l’“Audace”, l’”Abba”. A bordo vi era il
marinaio volontario Gabriele D’Annunzio. Giunti nella baia di Buccari, dopo
essere stati rimorchiati dai cacciatorpediniere, i MAS, constato che non vi
erano ostruzioni e individuati i bersagli, lasciarono i loro siluri.
Questi
colpirono i loro bersagli. Immediatamente iniziò la manovra di sganciamento,
mentre tutta la difesa costiera austriaca entrava in azione. In questo
frangente Gabriele D’Annunzio lancio in mare tre bottiglie, sugellate con
fiocchi tricolori, contenente quello all’epoca fu definito il ”cartello di
scherno”[1]
I MAS raggiunsero il punto di incontro e
rientrarono senza incidenti ad Ancona. I risultati furono non rilevanti dal
punto di vista materiale, ma risultarono eccellenti dal punto di vista
propagandistico, artefice D’Annunzio. Mentre da parte austriaca si valuta
l’azione come una semplice incursione di MAS contro un porto scarsamente
difeso, in Italia l’eco fu dell’impresa fu trasformato in una vera a propria
campagna di esaltazione dell’eroismo italiano, della abilità della regia Marina
di attaccare anche nei porti la flotta austriaca, che non osava uscire in mare
aperto ad affrontare la flotta italiana.
[1] Piena azione di guerra psicologica,
questo “cartello” era cos’ concepito:
“In onta alla cautissima flotta austriaca
occupata a covare senza fine i porti sicuri la gloriuzza di Lissa, sono venuti
con il ferro e con il fuoco a scuotere la prudenza nel suo più incomodo rifugio
i Marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti
sempre a osare l’inosabile E’ un buon compagno ben noto, il nemico capitale fra
tutti i nemici il nemicissimo, quello di Pola e di Cattaro, è venuto con loro a
beffarsi della taglia.”
massimo coltrinari.
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